Originariamente Scritto da
informauro
Quando finalmente la vidi mi dissi: "questo è basso!" (io, che ero alto un cazzo e un fojio de carta velina...). La foto doveva essere stata scattata da un fotografo particolarmente alto. Intendiamoci, visto che era irreperibile, l'avevo vista addirittura alla "TV dei ragazzi". La Panini voleva annunciare così l'inutilità delle migliaia di letterine ricevute con la preghiera di inviare quella - solo quella - figurina, per finire l'album. Quella figurina svuotò i portafogli di centinaia di nonni e genitori. L'irreperibilità era dunque di dominio pubblico e quella sua rarità - certamente voluta - ammantò la Panini di una nuvola di mistero, un'aureola mistica per noi che la immaginavamo lontana quanto spietatamente irragiungibile.
La fortuna della Panini (che secondo me ogni anno ne sceglieva di rare e rarissime, un po' a caso) dipese dalle gesta dell'uomo raffigurato sulla figurina rarissima di quell'anno. E il fato volle che proprio quell'anno e tutti i lunedì, puntualmente si parlasse di questo mitico giocatore, per giunta bello e simpatico, destinatario dei sogni calcistici dei peggiori bimbi calciatori.
Ma qui il punto è come arrivai in possesso della figurina in questione!
Dunque, un certo Ghigi era più grande di noi, ma solo di età...
Faceva il cascherino del panettiere, aveva una testa a pera e due denti da castoro che già lo rendevano ridicolo. Poi quando giocava a pallone (ritenendosi un misto fra Charles e Sivori - juventino com'era) aveva il vezzo - ridicolo anch'esso - di portare legato all'indice della mano destra, un fazzoletto (normalmente già incrostrato di mocciolo...): "pe' asciugamme er sudore". Chiaro, no?
Giocavamo lungo il Tevere, sotto Castel Sant'Angelo, proprio dove oggi ci sono le piscine, la spiaggia e la discoteca. Al massimo il pallone finiva nel canneto e ripescarlo era un (grave) problema dell'incauto calciatore di turno (anche perchè "tre canneti, è rigore!").
Nel canneto peraltro lasciavamo le nostre povere cose: 'na majetta, 'n quaderno, 'a penna cor sussidiario, er majone o er cappello. Mai le scarpe: mica c'avevamo li scarpini! Solo Ghigi c'aveva la bicicletta da cascherino (quelle con la ruota anteriore piccola e un cestone, dove portava una gran borsa)
Ora Ghigi - visto che era più grande (e soprattutto visto che portava il pallone!) - si arrogava il diritto di fare da arbitro, ragion per cui giocar con lui era di un certo vantaggio... Ma Ghigi era anche un po' sbruffoncello, con quelle sue spalle da postino ed il suo incedere che sembrava cascasse da un momento all'altro, per cui una volta ci disse con sufficienza che di quella figurina lui ce ne aveva addirittura due "eccome no? Una pe' me e una pe' mi' fratello".
Il progetto criminale mi si incuneò nella testa, lo elaborai, lo verificai, lo corressi ed infine, inevitabilmente lo attuai. Spietatamente.
Quel pomeriggio prima di Pasqua ottenni di giocare in squadra con lui. E ne feci di tutti i colori. Io - normalmente correttissimo e silenzioso - ero nervoso, distribuivo calci a tutti, fermavo il pallone con le mani, alzavo la voce provocando gli avversari. Ma litigavo anche con i compagni! In una pausa Ghigi mi prese da parte: "hai rotto, alla prossima te sbatto fora!". E io gliela feci subito "la prossima": mentre scendeva falciai proprio LUI, GHIGGETTO, il fratellino!
"Ma c'ho fatto, nun t'ho fatto gnente", mentre col ginocchio sanguinante si girava a terra, intervenne il fratellone "Gnente un cazzo! FORI, FORI SUBBITO - e co' nnoi nun ce giochi più, hai capito, si?".
Spudoratamente mi avviai verso il canneto, triste e deluso in volto, quanto perfidamente contento nel cuore. Appena nascosto, fu un blitz: aprii la sua borsa col cuore in gola, rovistai in un attimo e per un attimo pensai di non trovarla. Poi la vidi con un tuffo al cuore E LA FECI MIA!
Ebbi la sfacciataggine di andarmene lentamente, rispondendo male anche alle maledizioni di Ghigetto. Ma non fui così scemo da attuare il finale: sbandierare il bottino, una volta in cima al ponte.
Così - per la prima ed unica volta - finii il mio album Panini. Negli anni a seguire avrei solo giocato con le figurine, senza mai interessarmi all'album.
informauro
PS Chi era costui? Chiedete ai Vostri genitori ultracinquantenni, chiedetegli della figurina che più delle altre ha tormentato i loro sonni e fatto tormentare i Vostri poveri nonnini: vi diranno subito quella, unica ed insostituibile!