Latest Database Entry
CIVILIAN DEATHS
</I>Latest updates:</I>
Jun 12: One by truck bomb in Khan Bani Saad
Jun 12: Three police by suicide car bomb west of Ramadi
Jun 12: Two by roadside bomb in Al Rusafi Square, Baghdad
Jun 12: Three police shot dead and car set on fire, Bob al Sham, Baghdad
Jun 12: Two by roadside bomb, Bab al Muatham, Baghdad
Jun 12: 26 bodies found tortured and shot, 3 booby-trapped, in Baghdad
Jun 12: Policeman shot dead in Al-Hawija
Jun 12: Two shot dead near Albo Azeez, Khalis
Jun 12: Two shot dead in minibus near Al-Aswad, Khalis
Jun 12: One by mortar round, Al-Bayaa, south Baghdad
Jun 12: University medical student shot dead in Mosul
Jun 11: Voices of Iraq journalist by roadside bomb near Khalis
Jun 11: 17 bodies found tortured, shot in Baghdad
Jun 11: Bank director and his 2 guards shot dead in Mosul
Jun 11: Five killed in different incidents in Mosul
Jun 11: Two police by roadside bomb in Samarra
Jun 10: Two by Katyusha rockets in Tal Afar
Jun 10: Sixteen men found shot dead in Baghdad
Jun 10: Policeman by car bomb near Khan Bani Saad
Jun 10: 14-15 by suicide truck bomb, Albu-Ajeel, east of Tikrit
Jun 10: One by suicide car bomb at petrol station, Bayaa, southwest Baghdad
Jun 10: One by suicide car bomb at petrol station, Saidiya, Baghdad
Jun 10: Three by roadside bomb, Sadiya, Baghdad
Jun 10: Chairman of the Shiite Dialogue bloc shot dead, Sheikh Marouf, Baghdad
Jun 09: Eight in attack on Camp Bucca, near Umm Qasr
Jun 09: 24 bodies found shot dead in Baghdad
Jun 09: 4-5 by roadside bomb in Baladiyat, east Baghdad
Jun 09: Policeman shot dead in Shaab, north Baghdad
Jun 09: Pedestrian by car bomb attack on commandos, Shaab, Baghdad
Jun 09: Bodies of 3 soldiers found tortured, shot, Rashad, near Kirkuk
Jun 09: Policeman by suicide bombers in Baquba
Jun 09: Body of Ministry of Defence official found in Adhamiya, Baghdad
Jun 09: Policeman by roadside bomb in Mosul
Jun 09-10:
Jun 08: Police intelligence officer shot dead near Basra
Jun 08: Two police officers by roadside bomb, Al-Sakran, near Baquba
Il progetto IRAQ BODY COUNT
Questo è un progetto di Sicurezza Umana mirato alla creazione di una banca dati pubblica, indipendente e completa (basata sui resoconti delle agenzie e delle testate giornalistiche) dei civili morti in Iraq in seguito ad azioni militari dirette degli USA e delle forze alleate nel 2003.
Il numero totale delle vittime viene costantemente aggiornato e reso disponibile in tempo reale in questo sito e su tutti i contatori IBC scaricabili liberamente su qualsiasi altro sito web, dove verranno aggiornati in modo automatico e senza bisogno di ulteriore intervento.
Le cifre riguardanti le vittime del conflitto sono ricavate da un'analisi esaustiva dei resoconti pubblicati dai mezzi di informazione online. Laddove le fonti riferissero cifre diverse, verranno forniti gli estremi della forbice (il minimo ed il massimo). Tutti i risultati sono riveduti e controllati in modo indipendente da almeno tre membri del progetto Iraq Body Count prima di essere resi pubblici.
Il progetto trae origine dal lavoro svolto dal Professor Marc Herold, che ha redatto il più completo rapporto sulle vittime civili della guerra in Afghanistan dall'ottobre 2001 ad oggi; la nostra metodologia è stata elaborata in stretta collaborazione con lui.
Il Professor Herold ha commentato: "Sostengo fortemente questa iniziativa. Il computo delle vittime civili si rivela sempre più importante per almeno due ragioni: innanzitutto, le fonti militari e i mezzi di comunicazione ufficiali tentano di far passare l'idea che le nuove armi di precisione causano, nella peggiore delle ipotesi, un numero di vittime minimo e incidentale, mentre è vero il contrario; inoltre, la più efficace fonte di opposizione a queste "guerre" moderne è rappresentata da un'opinione pubblica informata e articolata, che continua a sostenere le convenzioni internazionali in materia di impatto delle guerre sulle popolazioni civili, in una fase in cui la maggior parte delle istituzioni e dei cosiddetti 'esperti' sembrano averle accantonate".
Eventi come le guerre e le guerre civili minacciano la sopravvivenza e la dignità di milioni di persone. Le vittime di tali conflitti sono in misura maggiore (se non esclusivamente) civili - uomini e donne comuni. Le vittime civili sono la conseguenza più inaccettabile di tutte le guerre. Ciascuna vittima costituisce una tragedia e non dovrebbe mai essere considerata il "costo" necessario per raggiungere gli obiettivi militari dei nostri paesi, poiché non siamo noi a pagare quel prezzo. Un quarto dei morti della guerra degli Stati Uniti in Afghanistan è rappresentata da civili, e la percentuale è stata ancora maggiore in Jugoslavia.
Riteniamo un obbligo morale e umanitario che ciascuna morte venga registrata, resa nota e onorata come merita e, quando possibile, che costituisca oggetto di indagini per accertare se vi siano i presupposti per un procedimento penale.
Nel passato le minacce alla sicurezza sono sempre state considerate con riferimento alla "sicurezza nazionale", cioè alla protezione dello Stato, dei suoi confini, della popolazione, delle istituzioni e delle ricchezze nazionali da attacchi esterni. Gli Stati creavano potenti apparati militari a scopo di auto-difesa. La popolazione doveva dunque considerarsi rassicurata dalla protezione offerta dallo Stato. La storia recente, tuttavia, mostra che gli stati che si definiscono "protettori della popolazione" spesso svolgono un ruolo inefficace, se non opposto. Hanno dimostrato di non avere alcun serio interesse nella documentazione e nello svolgimento di inchieste sulle morti dei civili e sulle loro cause. I governi degli stati vincitori non hanno sicuramente il minimo interesse a farlo mentre vengono condotte le campagne militari. I propugnatori delle ‘moderne’ tecniche di guerra sostengono inoltre che le loro armi sono "intelligenti" o "di precisione". Le morti civili smentiscono tali affermazioni. Esempi recenti dimostrano che nessuna arma aerea è in grado di evitare vittime tra la popolazione.
Il Segretario generale dell'ONU ha sollecitato la comunità internazionale ad elaborare un nuovo approccio a questi problemi che ponga al centro l'essere umano. Per dare un contributo in questa direzione, la Commissione sulla Sicurezza Umana (CHS) si è riunita per la prima volta a New York nel giugno 2001 e ha tenuto un secondo incontro a Tokyo nel dicembre 2001. Il progetto IBC è una risposta diretta al tema della Sicurezza Umana.
Il progetto IBC mira a promuovere la comprensione, l'impegno ed il sostegno al tema della dimensione umana nelle guerre fornendo una documentazione affidabile e aggiornata sulle vittime civili causate dall’intervento militare anglo-americano contro l’Iraq nel 2003. Il dovere di "registrare" ricade in modo particolare sui semplici cittadini dei paesi che provocano quelle morti mediante l'impiego delle proprie forze armate. Nella crisi attuale, questa responsabilità ricade principalmente sul popolo americano e britannico.
È ormai universalmente riconosciuto che la guerra ha conseguenze terribili per la popolazione civile non solo in termini di morti o feriti durante gli attacchi militari; basti pensare alle ferite o alle malattie a lungo decorso che necessitano di tempi lunghi per la guarigione (per esempio in conseguenza di radiazioni, contatti con munizioni inesplose a guerra finita, inquinamento dovuto a fuoriuscita di materiale tossico). Secondo stime ONU una guerra in Iraq potrebbe causare la morte per fame e la perdita delle abitazioni per milioni di persone.
Un rapporto ONU ampiamente diffuso circa le conseguenze umanitarie di una guerra condotta dagli Usa in Iraq, ha stimato che il conflitto causerà 2 milioni di rifugiati. (BBC News, 28 gennaio 2003, 078 GMT). La popolazione potrebbe risentire di profondi traumi psicologici, aborti spontanei, lutti, perdita della casa e dei beni personali. La distruzione delle infrastrutture civili può avere effetti che durano per generazioni. Questi fattori causano indubbiamente ulteriori vittime. Tuttavia, documentare e attribuire le responsabilità di tali effetti richiede l'impiego di risorse "sul campo" per un periodo di tempo assai lungo, mentre i morti e i feriti causati direttamente dagli attacchi militari possono essere prontamente localizzati nello spazio e nel tempo, e la relativa responsabilità immediatamente attribuita.
Questo progetto si pone l'obiettivo di registrare in modo univoco e virtualmente in tempo reale un indice chiave e immutabile delle conseguenze della guerra: il tributo di vittime innocenti, la cui entità sovente rimane a lungo ignota anche al termine del conflitto, semmai venga fatta oggetto di valutazione.
Uno dei motivi è che le notizie relative agli episodi nei quali perdono la vita i civili sono sparse su diverse fonti di informazione e divulgate anche successivamente: uno o due morti qui, alcune decine là, e solo ai fatti più gravi viene dedicato spazio dai media (come l'attacco al rifugio Al-Amariyah durante il quale arsero vivi centinaia di donne, bambini e anziani). Ma le cifre più piccole si sommano velocemente e, quale che sia il numero di civili che verranno uccisi nell’aggressione armata contro l'Iraq, è bene che il loro tributo di morte non rimanga ignoto a chi paga di tasca sua – in termini di tasse - per il loro massacro. Ed è proprio a queste vittime della violenza troppo facilmente trascurate che è dedicato l'Iraq Body Count, e siamo determinati a far sì che anch'essi abbiano un monumento alla memoria.
Descrizione
1. Descrizione
Le cifre riguardanti le vittime sono ricavate da uno studio accurato delle notizie pubblicate dai media online e da testimonianze dirette. Laddove le fonti riferiscano cifre diverse, vengono forniti gli estremi della forbice (il minimo ed il massimo). Tutti i risultati sono rivisti e controllati in modo indipendente da almeno due membri del progetto Iraq Body Count, oltre al redattore originario, prima di essere resi pubblici.
2. Fonti
Le nostre fonti comprendono agenzie di stampa liberamente accessibili online; di seguito è indicato un elenco delle più importanti. Altre fonti verranno aggiunte a condizione che soddisfino i criteri del progetto (si veda più avanti):
ABC - ABC News (USA)
AFP - Agence France-Presse
AP - Associated Press
AWST - Aviation Week and Space Technology
Al Jaz - Al Jazeera network
BBC - British Broadcasting Corporation
BG - Boston Globe
Balt. Sun - The Baltimore Sun
CT - Chicago Tribune
CO - Commondreams.org
CSM - Christian Science Monitor
DPA - Deutsche Presse-Agentur
FOX - Fox News
GUA - The Guardian (London)
HRW - Human Rights Watch
HT - Hindustan Times
ICRC – Comitato internazionale della Croce Rossa
IND - The Independent (London)
IO - Intellnet.org
JT - Jordan Times
LAT - Los Angeles Times
MEN - Middle East Newsline
MEO - Middle East Online
MER - Middle East Report
MH - Miami Herald
NT - Nando Times
NYT - New York Times
Reuters - (comprende Reuters Alertnet)
SABC - South African Broadcasting Corporation
SMH - Sydney Morning Herald
Sg.News - The Singapore News
Tel- The Telegraph (London)
Times - The Times (London)
TOI - Times of India
TS - Toronto Star
UPI - United Press International
WNN - World News Network
WP - Washington Post
Perché una fonte venga ritenuta accettabile deve soddisfare i seguenti requisiti: 1) sito aggiornato almeno quotidianamente; 2) tutti gli articoli archiviati separatamente nel sito, con un'unica URL (si veda Nota 1 più avanti); 3) fonte ampiamente citata o riferita da altre fonti; 4) sito in lingua inglese; 5) pubblico accesso (preferibilmente gratuito) al sito.
Il progetto fa assegnamento sul rigore professionale delle agenzie di stampa ufficiali. Si presume che qualsiasi agenzia che abbia raggiunto uno status internazionale rispettabile, effettui controlli rigorosi prima di pubblicare qualsiasi notizia (compreso, ove possibile, fonti oculari e confidenziali). Il criterio di attendere che almeno due agenzie indipendenti diffondano una notizia, prima di utilizzarla nel nostro progetto, testimonia del fatto che basiamo il nostro conteggio sulla natura intrinsecamente auto-correttiva della rete informativa internazionale, sempre più interconnessa.
Nota 1. Alcuni siti, dopo un certo periodo di tempo, rimuovono le notizie pubblicate, cambiano la loro URL, o le spostano in archivi con motori di ricerca inadeguati. Per questa ragione è politica del progetto che le URL delle fonti NON vengano pubblicate sul sito iraqbodycount.
3. Estrazione dei dati
La metodologia di raccolta dei dati si basa su tre criteri, alcuni dei quali funzionano in direzioni opposte.
a. Devono essere raccolte informazioni in misura sufficiente ad assicurare che ciascun evento sia differenziato da altro evento con il quale possa essere confuso.
b. Per una maggiore efficienza sia della produzione dei dati sia nella consultazione da parte del pubblico, è richiesta una certa economia nella raccolta dei dati stessi.
c. L'estrazione dei dati deve essere il più possibile uniforme, in modo che siano disponibili le stesse informazioni per la maggioranza degli eventi. Questo può essere garantito al meglio limitando la quantità di informazioni da raccogliere per ciascun evento ai fatti salienti solitamente riportati dalle fonti.
Le considerazioni pragmatiche sopra esposte hanno condotto alla decisione di raccogliere solo le seguenti informazioni per ciascun evento:
• Data
• Ora
• Luogo
• Obiettivo dichiarato dalle forze militari
• Armamenti (munizioni o vettore/dispositivo di lancio)
• Numero minimo di vittime civili (Nota 2)
• Numero massimo di vittime civili (Nota 2)
• Fonti (almeno due tra quelle incluse nell’elenco della sezione 2)
L'affidabilità del procedimento di estrazione dei dati aumenta assicurando che ogni informazione ottenuta venga controllata e certificata da altri due esaminatori indipendenti prima della pubblicazione; inoltre, tutti i dati immessi verranno revisionati qualora successivamente dovessero rendersi disponibili ulteriori informazioni.
Nota 2. Definizioni di minimo e massimo
Le cifre sul numero dei morti variano da fonte a fonte. Le incertezze sull’effettivo svolgimento delle operazioni militari, così come le potenziali manipolazioni operate dalla propaganda, possono avere come conseguenza cifre diverse per lo stesso evento. Per dare conto di tali discrepanze, a ogni evento verrà associato un numero massimo e un numero minimo di morti. Nessun numero sarà inserito nel conteggio se non rispetta i criteri espressi nei paragrafi successivi. Questo approccio conservativo permette una relativa certezza sul numero minimo di vittime.
Numero massimo di vittime. Il numero più alto di civili morti riportato da almeno due delle fonti del nostro elenco.
Numero minimo di vittime. Coincide con il massimo, a meno che almeno due delle fonti riportino un numero inferiore. In questo caso, il numero più basso viene assunto come il minimo. Se due fonti riportano "zero morti", il minimo può essere zero. Una dicitura del tipo "Impossibile confermare il numero dei morti" (come nei comunicati ufficiali) NON equivale a "zero morti", e di conseguenza NON verrà inserito lo "0" nella colonna del minimo.
Come ulteriore misura prudenziale, quando entrambe le fonti parlano di "gente" e non di civili, si riporterà la cifra indicata come massimo, ma nella colonna del minimo verrà indicato “0”, salvo che da altri dettagli si riesca a ricavare che alcuni dei morti sono civili - in questo caso il numero di civili identificabili all'interno del numero totale verrà inserito nella colonna del minimo al posto dello "0". La parola "famiglia", in questo contesto, verrà assunta come equivalente a 3 civili [famiglia media irachena (non allargata): 6. - Cia Factbook 2002] 4. Conservazione dei dati
Sebbene la maggior parte delle fonti, con tutta probabilità, rimarrà accessibile sul sito web da cui sono state tratte, a scopo di sicurezza il progetto creerà un archivio di tutte le fonti originali (sia elettronico che cartaceo). Laddove ritenuto opportuno dai gestori del progetto, questi dati potranno essere resi disponibili a fine di verifica per studiosi di comprovata obiettività. Quando si presenterà la circostanza opportuna, l'intero archivio verrà consegnato a un'università o a una Biblioteca Nazionale per metterlo a disposizione di ricercatori affidabili.
I diritti d'autore delle fonti originali rimarranno a coloro che hanno pubblicato i dati. I diritti della raccolta dati dell'IBC appartengono ai ricercatori citati nel progetto (si veda la sezione About us).
5. Pubblicazione dei dati (e condizioni d'uso)
Dopo essere stato sottoposto a verifica secondo quanto detto nella sezione 3, ciascun evento verrà aggiunto in un nuovo rigo del database che verrà aggiornato con regolarità (almeno giornalmente) sul sito www.iraqbodycount.org. Il totale minimo e massimo dei morti verrà così aggiornato automaticamente, anche in tutti i contatori web remoti scaricati dal sito.
Si autorizza chiunque (persona fisica o società) a scaricare e mostrare tutti i contatori web disponibili su questo sito, a condizione che il link al sito www.iraqbodycount.org non venga disattivato o manomesso sul sito ospite. È consentita anche la possibilità di copiare, attraverso il taglia-e-incolla, il database contenente l’elenco degli eventi. Si autorizza l'uso per motivi giornalistici e non-commerciali. Ogni uso commerciale è proibito se non esplicitamente autorizzato (contattare info@iraqbodycount.org).
Si richiede il riconoscimento esplicito dell'uso della banca dati o della metodologia dell'IBC citando il nome del progetto ("Iraq Body Count") o la URL (www.iraqbodycount.org), o i nomi dei principali ricercatori: Hamit Dardagan e John Sloboda.
6. Limiti e ambito della ricerca
Ogni progetto ha il suo ambito e le sue limitazioni. Riportiamo di seguito alcune delle domande più frequenti sull'argomento con le relative risposte.
Perché non vengono riportate tutte le vittime civili a partire dalla fine della Guerra del Golfo del 1991?
La decisione di limitarci alle morti avvenute a partire dal gennaio 2003 è essenzialmente strategica, e basata sulle risorse disponibili. Preferiamo fornire un flusso di dati verificabili e affidabili piuttosto che rischiare di essere dispersivi. Le morti del presente fanno più notizia di quelle del passato, e risulteranno di maggiore interesse per i siti web generalisti che ospiteranno i contatori web dell’IBC. Concordiamo sul fatto che il calcolo completo delle morti a partire dal 1991 è un progetto assai meritorio. Sosterremmo ben volentieri chiunque volesse realizzarlo, ma noi non siamo in grado di gestirlo con le risorse attuali.
Perché non riportate anche i feriti tra i civili, oltre ai morti?
È difficile quantificare i feriti: tutto ciò che va dallo shock alla perdita di un arto rientra in tale categoria. Inoltre i feriti possono guarire, quindi prima che possa essere effettuata la verifica indipendente la ferita può essere scomparsa. Saremmo sicuramente sopraffatti dalla quantità di risorse necessarie per individuare e classificare l'altissimo numero di feriti. Le morti sono irreversibili e immutabili, la punta dell'iceberg che fa notizia, e il crimine più grave contro gli innocenti.
Il conteggio comprende anche le vittime per cause indirette?
Ognuno dei due schieramenti può addossare all’altro la ‘responsabilità’ delle vittime per cause indirette o, nel caso di morti per malattie a lungo decorso o per modificazioni genetiche, attribuirla ad ‘altre cause’. La nostra metodologia richiede che le morti attribuite all’azione militare delle forze alleate vengano riferite da almeno due delle fonti comprese nel nostro elenco. Ciò riguarda anche i morti causati dalla distruzione degli impianti di trattamento idrico o da qualsiasi altro effetto letale sulla popolazione civile. Il criterio da noi seguito è sempre il seguente: il proiettile (o equivalente) deve provenire da un’arma azionata da mano statunitense o alleata, oppure, in alternativa, la vittima deve essere considerabile come un ‘effetto collaterale’ causato da una delle due parti (la relativa responsabilità, in tal caso, gravando indiscutibilmente sulle spalle di chi ha intrapreso una guerra senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU). Riconosciamo che ogni morte, da qualsiasi causa venga provocata, debba considerarsi un oltraggio, ma ai fini di questo progetto intendiamo registrare soltanto quei morti che possono essere inequivocabilmente imputati ai nostri leader. In sostanza, registriamo tutte le vittime civili attribuite al nostro intervento militare in Iraq.
(Questa risposta non è applicabile alle sanzioni, che pure avversiamo; il nostro studio riguarda soltanto le conseguenze dell’attuale intervento militare in Iraq. Lo abbiamo peraltro revisionato nella crescente consapevolezza di avere posto eccessiva attenzione alle bombe e alle altre armi convenzionali, trascurando così gli effetti mortali dovuti alla mancanza di cibo, acqua, elettricità, farmaci e attrezzature sanitarie. Questi effetti, seppure relativamente modesti all’inizio di una guerra, è assai probabile che diventino molto più significativi col passare del tempo, e noi controlleremo i resoconti dei media di conseguenza.)
Non avete il timore che il vostro conteggio possa essere distorto a fini propagandistici?
Siamo consapevoli che le entità coinvolte nel conflitto possano avere interesse a manipolare le cifre relative alle vittime per scopi politici. Nessuna cifra che possa essere definita ‘totalmente attendibile’ (se mai possa essercene una definibile come tale) potrà mai essere accettata come verità storica da tutte le parti coinvolte. Per questo pubblichiamo sempre un minimo e un massimo per ogni evento di cui diamo conto. Alcune fonti possono tendere a sovradimensionare il numero di vittime, altre a sminuirlo. La nostra metodologia non è influenzabile da nessuna forma di propaganda, da nessuna delle parti coinvolte nella guerra. Cercheremo di riflettere fedelmente il campo di variabilità delle cifre riportate dalle nostre fonti. È improbabile che queste fonti, in prevalenza occidentali (tra cui agenzie di stampa di lungo corso come Reuters e Associated Press), omettano stime conservative che possono agire come correttivo ad altre stime gonfiate. Contiamo sulla professionalità e sulla natura auto-correttiva intrinseca al sistema dei media, per ottenere valori minimi e massimi pienamente affidabili.
Avete intenzione di collaborare con progetti simili?
Per valutare pienamente il costo umano di questa guerra sono necessari sicuramente molti progetti. Apprezziamo tutti gli sforzi in tal senso, ma il progetto IBC è il nostro. È necessario che sia ben focalizzato e che la sua natura, i suoi obiettivi e i suoi limiti siano chiaramenti definiti e compresi. In ogni caso, realizzeremo e manterremo una sezione di link ad altri progetti attinenti in modo che i visitatori del nostro sito possano essere informati su attività simili.