Pagina 1 di 14 1211 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 132
  1. #1
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Alle Radici della Tradizione Occidentale: La Scuola Eleusina Madre

    ALLE RADICI DELLA TRADIZIONE OCCIDENTALE: LA SCUOLA ELEUSINA MADRE

    di Vladimir Bizzi
    Forse non tutti sanno che quella eleusina è l'unica Scuola di pensiero misterico dell'Occidente pre-cristiano ad aver avuto, dall'antichità fino ad oggi, un filo diretto di continuità.
    Tutte le tradizioni misteriche e religiose del mondo antico, infatti, con il trascorrere dei secoli, per tutta una serie di ragioni storiche più o meno note, hanno finito con lo spegnersi, con l'arenarsi, con l'essere assorbite, spesso drammaticamente, in quell'appiattimento culturale che vide il suo culmine nei secoli bui del Medio Evo, e che continua tutt'oggi, dopo duemila anni di "nuova cultura".
    Questo non è accaduto però per quella Tradizione che si poneva alla base della stessa cultura occidentale e di tutte le forme da essa derivate, quali l'Orfismo, il Pitagorismo e, per certi versi, anche il Neo-Platonismo. Parliamo infatti qui di una Tradizione che ha saputo e voluto tenacemente sopravvivere ad antiche e moderne omologazioni, facendo giungere pressoché intatti fino ai nostri giorni, per trasmissione iniziatica e generazionale, il proprio patrimonio di conoscenza, la propria visione del mondo e le proprie istituzioni.
    E' alla luce di tutto questo che oggigiorno la Tradizione Eleusina rappresenta di fatto un "unicum", un qualcosa di veramente straordinario, una perla custodita per secoli in un'ostrica che si è oggi deciso di schiudere.
    Sono state molteplici le ragioni di questa decisione, anche se le principali risultano essere due. In primo luogo la necessità di fare un po' di chiarezza, dopo una lunga serie di scritti ed affermazioni sull'Eleusinità che, a nostro avviso, ne hanno deformato e snaturato agli occhi del pubblico "profano" in modo abnorme i principi, i valori di fondo e lo stesso percorso storico (basti pensare ai vari Hoffman e ad altri autori di assurdi libercoli). In secondo luogo la constatazione che, al giorno d'oggi, anche alla luce delle grandi trasformazioni di fine millennio e di tutta una serie di importanti scoperte storiche ed archeologiche, non aveva più senso che fondamentali principi in passato ritenuti "dogmatici" (ma che in realtà dogmatici non sono mai stati) continuassero ad essere sottratti al lavoro di ricerca degli studiosi, degli storici delle religioni e di chiunque intenda avvicinarvisi.
    Si tenga presente che comunque non è stata una scelta facile e che molti, in ambito eleusino, hanno manifestato una netta contrarietà a certe aperture. Ma oggi siamo certi che sia stata la scelta migliore. Le radici più profonde dell'Eleusinità affondano nella cultura e nella civiltà degli antichi popoli pre-greci dello scacchiere del Mar Egeo; tutte popolazioni etnicamente affini, caratterizzate da capigliature nere e carnagione olivastra, che, fin dai tempi più remoti, abitarono le isole Cicladi, Creta, Grecia continentale e le coste dell'Asia Minore. Popolazioni che fecero tutte parte dell'Impero cretese dei Minosse, e che avevano soprattutto due elementi che le accomunavano: il culto degli antichi Dei Titani (spodestati, secondo la tradizione ellenica, da Zeus e dai nuovi Dei olimpici) e la designazione delle proprie progenie per linea femminile (Matriarcato)o Altra linea di fondo della loro cultura era la comune identificazione in una medesima stirpe sacrale, erede di una grandiosa precedente civiltà.
    Con il tracollo dell'Impero Minoico, avvenuto attorno al 1.500 a.C., e con la calata dal Nord (piana del Danubio, attuale Ucraina ed area caucasica) di nuove popolazioni etnicamente e culturalmente estranee all'area egea (Achei, Eoli, Joni, Dori, etc.), tutte asservite al culto di quelli che gli egei consideravano Dei "usurpatori", ebbe inizio una grande fase di tensione e di lotta che vide il suo apice nel 1.184 a.C., con la conclusione di quella che è comunemente conosciuta come la Guerra di Troia.
    Quest'ultima non fu un conflitto dettato da ragioni commerciali o da semplice desiderio di conquista, bensì una guerra che vide contrapporsi due mondi completamente diversi e inconciliabili tra loro: da un lato una coalizione di popoli invasori, decisi di annientare tutto ciò che non si conformava con la propria visione del mondo, dall'altro l'ultimo baluardo della cultura egeo-minoica, un'unione di popoli affini intenzionati a difendere strenuamente la propria identità culturale e religiosa ed il proprio patrimonio di valori.
    Con la rovinosa caduta di Troia, massimo centro religioso e culturale dei popoli lelegico-pelasgici ed egei, il grande patrimonio sapientale di queste civiltà venne segretamente trasferito in Attica, in una piccola località affacciata sul Golfo di Salamina: Eleusi. E' qui, infatti, che la Tradizione vuole sia giunta, incarnata in spoglie umane, la Dea Titana Demetra, alla ricerca della Figlia Kore, sottrattaLe dalle Divinità olimpiche per impedire che si compisse la sua missione di redenzione dell'umanità. Ed è sempre qui, nell'anno stesso del Suo arrivo (1.216 a.C.) che la Dea istituì i Sacri Misteri, pronunciando il Discorso della Rivelazione.
    Da quel momento Eleusi divenne il massimo punto di riferimento per tutti coloro che si riconoscevano nella "Fede Unica e Verace", ovvero nel culto degli antichi Dei Titani, divenendo un centro di iniziazione e di irradiazione culturale senza precedenti nel mondo antico. Tanto che, da tutto il mondo allora conosciuto, iniziarono a recarvisi a migliaia per poter essere iniziati.
    L'Eleusinità andò progressivamente espandendosi, attraverso varie fasi storiche, raggiungendo tutte le coste del Mediterraneo e tutte le contrade dell'Europa, fino alle brumose terre del Nord.
    Esiste, in ambito eleusino, una precisa schematizzazione di queste fasi. La fase precedente al 1.216 a.C. viene chiamata fase della "Coscienza Proto-Eleusina". Ad essa seguirono le fasi dette "Antico Eleusino" (1.216-780 a.C.) e "Medio Eleusino" (780-360 a.C.), in cui ebbe inizio la progressiva espansione del culto verso il Mediterraneo Occidentale, la Sicilia, la Magna Grecia e le coste del Nord-Africa. Vi fu poi la fase detta "Nuovo Eleusino" (360 a.C. - 50 d.C.), durante la quale vi fu la grande propagazione del culto in tutti i territori soggetti a Roma. Venne infine la fase chiamata "Tardo Eleusino" (50 d.C. - 380 d.C.), durante la quale si ebbe la massima espansione del culto fra i ceti popolari di tutto l'Impero, ma che vide anche l'inizio, con la presa del potere da parte dei Cristiani, delle grandi persecuzioni verso tutte le antiche religioni, inclusa quella eleusina. Persecuzioni che culminarono nell'anno 395, con la profanazione e distruzione del Telestherion e degli altri luoghi sacri di Eleusi.
    Nell'anno 380 d.C., Nestorio, l'ultimo Hierofante pubblicamente in carica, decise di porre fine alle celebrazioni nel Santuario di Eleusi, per far fronte alle terribili persecuzioni cristiane. Da quella data in poi ebbe inizio una forzata diaspora di tutti gli Eleusini che non intendevano sottomettersi ad una nuova religione che si dimostrava priva di tolleranza e di rispetto per gli altri culti e le altre idee. Non potendo più operare alla luce del sole, le istituzioni eleusine decisero di proseguire la celebrazione dei Riti e la tramandazione del proprio patrimonio sacrale e culturale in una sorta di obbligata "clandestinita'".
    Può apparire incredibile, ma a quella che per secoli era stata la massima espressione della cultura e della religiosità mediterranea, contando fra le sue fila addirittura dieci Imperatori (fra cui Ottaviano Augusto, Adriano, Marco Aurelio, Antonino Pio, Traiano, Gallieno e Giuliano) e grandi personaggi come Pausania, Cicerone, Quinto Sartorio, Galeria Valeria e Plauzia Ugulanilla non era più permesso neanche di esistere.
    Le due famiglie che, per tradizione, detenevano il primato pritanico (ovverosia, che potevano eleggere e nominare il Pritan degli Hierofanti), ovvero gli Eumolpidi e i Kerys, perpetrarono la Tradizione prendendo però due strade diverse. Gli Eumolpidi trovarono una loro continuità all'interno della Scuola Neo-Platonica di Atene, con Plutarco di Atene (nipote di Nestorio ed erede del titolo di Pritan), e poi con Proco e Asclepigenia, riuscendo a sopravvivere alla chiusura forzata della Scuola da parte delle autorità cristiane bizantine e a tramandare la Tradizione fino ai nostri giorni. Sono tutt'oggi presenti in Grecia, anche se molto chiusi in se stessi.
    I Kerys decisero di intraprendere una propria via, essendo maggiormente determinati a mantenere la purezza originaria dei Riti (consideravano gli Eumolpidi troppo contaminati da altre tradizioni) e scelsero pertanto di tramandare il patrimonio culturale e religioso dell'Eleusinita' per via familiare e generazionale, dapprima in Grecia e nella penisola balcanica, poi in Italia, a partire dal XV secolo.
    Le Scuole Eleusine oggi continuano, a fianco delle istituzioni ecclesiali, la loro opera, presenti in vari paesi del mondo. E la Scuola Eleusina Madre si trova in Italia, dove vi giunse alle soglie del Rinascimento, e dove è sempre rimasta, fedele al suo ruolo di custode della Tradizione.


    Fonte: www.sideratau8.net

  2. #2
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il valore ecumenico e universale dell'Eleusinità

    IL VALORE ECUMENICO E UNIVERSALE DELL'ELEUSINITA'

    di Vladimir Bizzi

    Uno dei principali significati del messaggio della Dea Demetra e dell'istituzione, in seguito al Discorso della Rivelazione, dei Sacri Misteri e dell'Ecclesia Eleusina Madre, consiste nella possibilità, offerta all'intera umanità, di estendere attraverso l'Iniziazione il concetto sacrale di "Stirpe" a livello ecumenico, universale.
    Con la chiusura di quella fase storica chiamata "Coscienza Proto-Eleusina" e l'apertura della fase detta "Antico Eleusin0" (1.216 a. C. - 780 a. C.), avvenuta in concomitanza con l'incarnazione della Dea e con l'istituzione dei Sacri Misteri, si assiste ad un evento epocale da un punto di vista storico, religioso e dottrinale. Il concetto proto-eleusino di "Stirpe", di "Appartenenza alla Stirpe", benché sia rimasto uno dei valori fondamentali dell'Eleusinità ("Sacra è la Stirpe e sacro è l'uomo che l'onora"), era connesso in origine all'appartenenza culturale ed "etnica" alla stirpe egea di derivazione minoico-lelegica, da intendersi alla stregua di "Popolo Sacro", custode e detentore del culto titanico, dei suoi valori e delle sue tradizioni, in un mondo culturalmente e religiosamente sempre più ostile. Un mondo prettamente mediterraneo, in cui si diffondevano nuovi culti di matrice "olimpica" e "patriarcale", professati soprattutto da quei popoli come gli Achei, gli Eoli, gli Joni, i Dori, gli Xuti, di origine né egea, né tantomeno mediterranea, che avevano progressivamente invaso l'Ellade e l'intera area del Mar Egeo.
    Con l'istituzionalizzazione dei Misteri Eleusini, e con l'apertura di questa nuova fase storica (l'Antico Eleusino) il concetto di Stirpe tendette a perdere sempre più la sua peculiarità "etnica" e, nel segno del Phikkhesh, la "Fratellanza Mentale", esso venne virtualmente esteso a tutta l'umanità discendente dal Dio Titano Giapeto. Venne virtualmente esteso a tutti coloro che si ritenevano pronti per l'iniziazione e che si identificavano nei valori dei Misteri e dell'Eleusinità nel suo complesso, quale che fosse la loro origine, la loro provenienza geografica, la loro lingua o la loro posizione sociale. Oltre a ciò, l'istituzionalizzazione dei Sacri Misteri rappresentò un fatto epocale, perché andò a stravolgere, sia pur solo ideologicamente, tutto un sistema, proprio delle culture elleniche, fondato sulle differenze individuali, di sesso, di classe e di nazione. Tutti gli iniziati divenivano uguali agli occhio degli Dei e dell'Ecclesia. L'iniziato, nella "parentesi" rituale del culto, si spogliava di tutte le funzioni e dei diritti-doveri propri del suo status all'interno del "sistema" e, raggiungendo una condizione di fratellanza mentale e sociale con gli altri iniziati (entrando così nel novero della "Stirpe allargata"), contraddiceva il "sistema" stesso.
    L'esperienza iniziatica eleusina assurgeva così a valore assoluto, attraverso un rovesciamento "mistico" dei valori comuni dell'epoca.
    Coloro che, dopo l'iniziazione (ed erano la maggioranza) decidevano di non proseguire la loro esperienza iniziatica verso "gradi" superiori all'interno delle precipue Coorti ecclesiali, e facevano ritorno alle loro case, alle loro città o nazioni, alla loro esperienza di vita quotidiana, vedevano comunque il mondo con altri occhi. Come ebbe a dire Sopatro, in seguito alla propria esperienza iniziatica eleusina, essi si sentivano "stranieri a se stessi", ed avevano una nuova visione delle cose e del mondo. A qualunque paese essi appartenessero, dall'Etiopia alla Gallia, dalla Germania all'Anatolia, qualunque fosse il loro status sociale o la loro posizione, portavano sempre con sé il senso di appartenenza alla "Stirpe", da intendersi adesso non più soltanto come "Popolo Sacro", ma anche e soprattutto come "Comunità di fedeli e di iniziati". E, benché tornati alle proprie occupazioni quotidiane, essi avrebbero accettato il mondo con i suoi sistemi, le sue norme, i suoi istituti civili e religiosi, come un male non del tutto inevitabile. Si sarebbero adattati alle norme e agli istituti propri del villaggio o della polis, e quindi dell'esistenza mondana, pur considerando questa condizione come "effimera", e sentendosi pienamente realizzati solo se insieme ad altri iniziati, insieme cioè ad altre persone che potessero con loro condividere la Conoscenza dei Grandi Misteri della vita, del creato e dell'increato, dell'Universo e degli Dei. Avrebbero comunque continuato la loro vita nella società, attenendosi però scrupolosamente alle regole ed ai principi morali dell'Eleusinità.
    Si badi bene, infatti, che l'esperienza iniziatica non implicava di per sé affatto un rifiuto della società, con le sue istituzioni civili, e dell'elemento materiale di questa (come venne interpretata invece da numerose comunità di indirizzo orfico, caratterizzate da un misticismo esasperato), bensì il saper vivere nella società, pur ravvisandone l'effimerità, seguendo nel proprio vivere quotidiano i principi morali ed i dettami dell'Eleusinità, anche dove non vi fossero Templi, Santuari o comunità ecclesiali. Un saper vivere, quindi, nella società, anche se con occhi diversi e con una speranza in più: la certezza di qualcos'altro oltre questo mondo, oltre questa vita fisica.


    Fonte: www.sideratau8.net

  3. #3
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il ruolo messianico di Kore-Persefone nei Misteri Eleusini

    IL RUOLO MESSIANICO DELLA FIGLIA, KORE-PERSEFONE, NEI MISTERI ELEUSINI

    di Vladimir Bizzi

    La Tradizione Eleusina è per sua natura profondamente matriarcale e mette in primo piano sia il ruolo centrale della Donna nei riti e nella società, che il culto delle Divinità Femminili. Essa deriva dalla cultura egeo-minoica cretese e si fonda sul culto degli Antichi Dei Titani, entrati in lotta, secondo la Tradizione, contro l'usurpatore Zeus e i nuovi Dei Olimpici, e da questi ultimi sconfitti. Questo ci insegna la Titanomachia, l'epica guerra fra Dei che ebbe luogo illo tempore.
    Demetra e Kore-Persefone, la Madre e la Figlia, pur non essendo, da un punto di vista prettamente teologico, le massime Divinità del "pantheon" eleusino, lo sono invece nell'ambito dei Misteri, e sono comunque sempre state le Divinità femminili più venerate, sia in ambito eleusino che nell'intero mondo mediterraneo della classicità. Tanto che possiamo tranquillamente affermare che Esse racchiudono in sé l'essenza stessa del concetto di Matriarcato, sia da un punto di vista sociale che sacrale, e che Esse, meglio di qualunque altra Divinità, hanno saputo incarnare il desiderio e la necessità degli antichi popoli egei di elevare come sommo punto di riferimento dei loro culti e delle loro preghiere delle personalità femminili, e non maschili. Concetto questo che si riallaccia all'onnipresente mito della Grande Madre, figura divina suprema, generatrice di vita, dispensatrice di ogni bene, del cui culto troviamo traccia, anche se sotto nomi diversi, presso tutti i popoli antichi, fino alla preistoria.
    A prescindere dal fatto che la Dea Demetra istituì i Sacri Misteri ad Eleusi nel 1.216 a.C., molte sono le tracce della presenza di questa Divinità in epoche precedenti. Tracce che ne fanno una delle Divinità più antiche che siano mai state venerate dal genere umano.

    Molti dati attestano che le due Divinità, la Madre e la Figlia, siano state venerate in Grecia fin dalle epoche più remote. E' stato sottolineato che i loro nomi non sono documentati con certezza nei testi micenei, ma è anche vero che i testi fino ad oggi tradotti ci informano - e senza dubbio in modo incompleto - solo sui culti delle città di Pilo e Crosso. E' altresì conosciuta la denominazione arcaica di queste due Divinità come Damia e Auxesia.
    I Greci interpretavano il nome Demetra ("Damater" nella forma ionica e "Demeter" in quella attica) come "Terra Madre". Essi usavano anche semplicemente "Da" come teonimo, intendendo "Dea Terra" (Eschilo, Prom. 566-8). Questa forma ben si concilia con l'interpretazione del Dio Poseidone come "Sposo della Terra" (Poseidaon o Posei-da-on). In uno dei miti più arcaici, infatti, Demetra e Poseidone si uniscono sotto le sembianze di due cavalli (Pausania, VIII 25,5-26), animali sacri alle Divinità ctonie. E' dalla loro unione che nasce Kore, la Figlia, il Verbo, la "Fanciulla dalla rosata guancia". E' quindi Poseidone, come concordano sia le Scuole Eleusine che la Tradizione, il genitore di Kore, ruolo che invece molti scrittori greci di epoca classica e tarda hanno erroneamente e stupidamente attribuito a Zeus.

    Come ha sostenuto G. M. St. Mariani Costa Sancti Severi, in linea con quanto affermò Thomson, esiste una tradizione che identifica la figura della Dea Madre con l'eleusina Demetra, erroneamente ritenuta da molti storici delle religioni una Divinità classica. Ma, poiché all'epoca di Thomson non era stato ancora decifrato il Linerare B, questo studioso non poteva sapere che il nome Demetra non era in uso tra i Micenei.
    "Demetra - sottolinea Mariani
    - è un'autentica Dea cretese, anche se nella Creta minoica non si chiamava così, similmente alla pelagica Diona, chiamata dai minoico-cretesi Akakal".
    "In ambito cretese - prosegue Mariani - Demetra veniva raffigurata spesso seduta in trono, con nelle mani una frusta fratta di ossicini e un tamburello. Ai due lati del trono venivano sovente raffigurati due leoni accucciati, elemento questo che rafforza il suo epiteto di Potnia-Theron. I due simboli nelle mani della Dea potrebbero rappresentare, secondo una valida ipotesi, dolore (inteso come punizione) e gioia. Altra iconografia più semplice della Dea, risalente sempre allo stesso periodo, è quella di una Demetra Hyppia, Dea delle biade e dei cavalli. Sarà sotto questa forma che la Dea, unendosi a Poseidone, genererà Kore, la Fanciulla, il Verbo.
    Nella prima metà del periodo dorico (Alto Medioevo Greco), per cause del tutto socio-economiche, nasce la figura di una Demetra legata alla terra e alla produzione agricola, ma soltanto in parte del mondo ellenico, sia per una non corretta interpretazione del rituale dell'esibizione della spiga (che, nel contesto dei Misteri, indicava non il legame con l'agricoltura, ma il profondo concetto della nascita e della reincarnazione), sia con l'uso sempre più diffuso del pane di miglio.
    A questa figura di una Demetra "agricola", si contrapponeva però, ancora nello stesso periodo, la figura di una Demetra Kabira, cioè ctonia. L'operazione sociale e politica che portò alla diffusione popolare della figura di una Demetra "agricola" fu favorita dal fatto che in una regione della Grecia già esisteva a livello locale il culto di due Dee agricole, Damia e Auxesia; Divinità di origine pelagica che niente avevano in comune con la Madre e la Figlia del rito eleusino (basti pensare che Auxesia significherebbe "Luce"). Ma occorreva, su scala "nazionale", dare ai popoli greco-dorici delle Divinità nazionali, legate all'agricoltura. E così la scelta cadde obbligatoriamente su Demetra, probabilmente in ragione della grande diffusione del suo culto.
    Nel periodo classico (a partire dal 700-600 a.C.), a causa della progressiva sostituzione della coltivazione del miglio con quella del grano, nacque e si sviluppò a livello popolare la figura di una Demetra del grano, legata alla terra e all'agricoltura. Anche se in ambito iniziatico si continuò a comprendere quale fosse la reale natura delle Due Dee, la Madre e la Figlia, questa connotazione "agricola" finirà per essere associata a livello popolare a queste Divinità per tutta l'epoca classica, continuando anche nel mondo ellenistico romano".

    Uscendo dai binari della Storia delle Religioni e dell'analisi degli antichi testi di ambito greco, ed addentrandoci nei testi misterici dell'Eleusinità, vediamo che già ai tempi delle "Sette Grandi Isole del Mar d'Occidente" troviamo menzione di Demetra o comunque di Divinità ad Essa molto affini.
    Secondo la Disciplina Arcaico-Erudita, presso gli abitanti della grande isola di En'n, infatti, una Dea identificabile con Demetra era venerata con il nome di Makhafhaka. Essa rivestiva già molti degli attributi che sono stati dati in epoca molto successiva alla Demetra mediterranea, incluso quello di presiedere alle messi e all'agricoltura. Gli Ennosigei chiamavano questa Divinità anche con il nome di Skerka, traducibile come "La Grigia", ed era per loro la massima Dea della Conoscenza. Era per loro legata anche al cielo, e non quindi più soltanto alla materia terricola. Nel Sud dell'En'n, presso i popoli posidonei, Essa era conosciuta anche come Serfue, e rivestiva un supremo ruolo di Divinità cosmica. E' estremamente interessante notare come ritroviamo, a distanza di millenni, lo stesso identico nome presso gli Etruschi. E la Serfue etrusca mostra anch'Essa incredibili similitudini con la figura di Demetra.
    I Posidonei chiamavano questa Divinità anche con il nome di Dumnetra, forma da cui derivò probabilmente il nome mediterraneo di Demetra, mentre gli Atlantici la conoscevano anche come Berenna, ed era per loro soprattutto legata simbolicamente ai cavalli.
    Un iniziato ai Sacri Misteri di Eleusi, Antal S. U. Ant, un giorno sostenne l'ipotesi che le Due Dee, la Madre e la Figlia, abbiano sempre accompagnato, attraverso i millenni, il cammino dell'uomo sulla Terra, e forse anche il cammino di altri popoli su altri mondi, sottolineando l'universalità del loro mito.
    Come sostenne Boris Yousef, "sulla Terra i popoli nascono, si evolvono e scompaiono, sono quindi caduchi e transitori. Certe volte non rimane di loro che cenere o cumuli di rovine cancellate dal tempo. Ma il tempo non può e non potrà mai cancellare gli Dei, poiché il tempo è loro. Essi sono il tempo e vivono nel tempo, Essi vivono oltre il tempo. Possono trascorrere le ere, possono morire intere civiltà e risorgerne altre, ma gli Dei saranno sempre lì, mai dimentichi di noi, pronti a condurci per mano. Saranno sempre lì, pronti a manifestarsi a chi saprà vederli, pronti a parlare a chi saprà ascoltarli".


    Per meglio poter comprendere le figura delle Due Dee, la Madre e la Figlia, e il ruolo messianico attribuito a quest'ultima dalla Tradizione eleusina, è necessario partire un po' da lontano.
    In seguito alla Titanomachia e al rovesciamento religioso che ne conseguì con la vittoria dei nuovi Dei Olimpici e con l'instaurazione, sia religiosa che sociale, del regime del patriarcato, gli Antichi Dei Titani, per quanto sconfitti, come ci insegna la Tradizione, non abbandonarono mai gli esseri umani loro figli.
    La Tradizione Misterica ci insegna che furono condotti dai Titani due tentativi per redimere l'umanità e per salvarla dall'ottenebramento del culto dei nuovi Dei.
    Il primo di questi tentativi doveva prevedere la nascita di un Salvatore, una Divinità redentrice che avrebbe condotto l'umanità alla Salvezza e a un ritorno di essa alla piena auto-coscienza.
    Questa Divinità redentrice sarebbe dovuta essere generata dalla Dea Leto (conosciuta nella classicità anche come Lada o Latona), la piu' dolce fra le Divinità Titaniche, la Signora della Notte Tenebra dal Bruno Manto.
    Tale tentativo non riuscì a causa delle trame degli Dei Olimpici, e la Dea Leto, anziché generare il Dio che tutti attendevano, partorì sull'isola di Delos due Gemelli Divini: Artemide e Febo. Per quanto queste due Divinità si dimostrarono importanti per l'umanità', non riuscirono però ad adempiere alla missione che sarebbe toccata al Fanciullo Divino. La forza e la potenza che avrebbe dovuto avere quest'ultimo, infatti, risultò essere scissa nelle due nuove Divinità e non fu possibile portare avanti la missione di Redenzione.
    Il secondo tentativo fu portato avanti dalla Dea Demetra.

    La Tradizione Misterica narra che a Hanebu (Creta), su di un campo arato tre volte, la Dea si unì in uno Hyeros-Gamos (matrimonio sacro) con un mortale prescelto, Jasone. Dalla loro unione fu generato Plutos, mitica figura divina simboleggiante la ricchezza, non materiale, ma interiore e di spirito, l'Archetipo stesso della Conoscenza. Il grande storico greco Diodoro Siculo, particolarmente attivo in età cesariana e augustea, nel Libro V intitolato "Sulle Isole", così si sofferma sulla nascita di questa figura divina, che è sempre stata vista però in ambito eleusino come prettamente simbolica:
    "Dicono che Plutos nacque a Tripolo di Creta da Demetra e da Giasione e la sua nascita è raccontata in due modi diversi. Gli uni affermano che la terra, seminata da Giasione e ricevendo le opportune cure, produsse tale abbondanza di frutti che coloro che la videro dettero un nome speciale alla grande quantità di frutti che erano nati e la chiamarono ricchezza ("ploutos" in lingua greca, NDA): ecco perché è stato tramandato ai posteri che coloro i quali si sono procurati più del necessario hanno ricchezza. Altri, invece raccontano che da Demetra e da Giasione nacque un bimbo chiamato Pluto, il quale per primo insegnò a prendersi cura dei beni, ad accumulare e difendere le ricchezze, mentre in precedenza tutti si erano curati poco di adunar ricchezze in gran quantità e di custodirle con attenzione".
    Agli occhi degli Iniziati e dei lettori attenti non sfuggirà il contenuto intrinseco ed esoterico di queste parole. Plutos rappresentò in sintesi il valore intrinseco della Conoscenza e della ricchezza dello spirito. Fu grazie alla figura di questo Fanciullo Divino che l'umanità iniziò a coltivare il proprio intelletto e a meglio comprendere la ricchezza divina che è in noi tutti è custodita.
    Ma non sarà Plutos il nuovo Redentore tanto atteso.
    Venuto a sapere dello Hierogamos e della nascita di Plutos, Zeus e gli altri Dei Olimpici, non tardarono a fulminare Jasone e a perseguitare la Dea in ogni dove.
    Demetra riuscì a fuggire in Sicilia, nella mitica pianura di Nysa (presso Enna), dove generò Kore, la Fanciulla delle Fanciulle, il Verbo, la Verità, la Purezza.

    Consapevoli del ruolo che avrebbe avuto questa Fanciulla Divina, gli Dei dell'Olimpo, un giorno, mentre Kore era intenta a cogliere dei narcisi, ordinarono a Hades e a Hermes di rapirla per sottrarla al controllo della Madre.
    Demetra cercò la Figlia per ben nove giorni e nove notti, subendo le violenze degli Dei Olimpici che volevano impedirLe di divenire la "Cercatrice". Fu la Dea Hekhate ad avere pietà di Demetra e a consigliarLe di consultarsi con il Titano Hyperion (poi, nella tradizione, sostituito con Helios), il quale disse alla Dea: "Fra coloro che osano farsi chiamare Dei al posto nostro, il colpevole è soltanto Zeus".
    Demetra decise allora di incarnarsi in una vecchia e, partendo da Enna (che, esotericamente in ambito eleusino significa l'"Inizio"), peregrinò per le città degli uomini, giungendo infine a Eleusi (l'"Arrivo").
    I teologi e gli Iniziati delle Scuole Sapientali e Misteriche Eleusine sono sempre stati consapevoli del fatto che non fu certo casuale, da parte della Dea Demetra, la scelta di Eleusi come luogo di "arrivo", da cui far partire e trasmettere all'umanità il messaggio dei Sacri Misteri. La piccola cittadina di Eleusi, infatti, nel XII secolo a.C., rappresentava una sorta di "enclave" etnica e religiosa, essendo popolata esclusivamente da abitanti di stirpe egeo-lelegica fedeli all'antica religione titanica di derivazione cretese. Questo mentre in molte altre località dell'Attica e dell'intera Grecia già predominavano le popolazioni micenee calate progressivamente in Grecia dal Nord e dalle regioni danubiane. Popolazioni, queste, che erano caratterizzate da culti e da schemi sociali nettamente patriarcali, in aperta antitesi con l'antica religione egea.
    Del resto non fu neppure casuale la scelta della Sicilia come luogo della nascita di Kore e quindi simbolicamente come luogo dell'"inizio", della "partenza" , della "genesi" di quel percorso già scritto e immutabile che avrebbe portato all'"arrivo" e alla rivelazione del messaggio divino.
    La Sicilia (e in particolar modo Enna) ed Eleusi sono esotericamente e indissolubilmente legate da un unico filo.
    E' sempre Diodoro Siculo che, nel suo Libro V, ci può aiutare a comprendere quanto antico e forte fosse questo legame:

    "La prova più evidente del fatto che il rapimento di Kore avvenne in Sicilia sarebbe la seguente: le Dee si trattenevano su quest'isola perché l'amavano straordinariamente.
    Secondo il mito il ratto di Kore sarebbe avvenuto nei prati vicino a Enna. Questo luogo è vicino alla città, superiore agli altri per la bellezza delle viole e di tutti i tipi di fiori, degno della Dea. Si dice che, a causa del profumo dei fiori che vi sbocciano, i cani, soliti ad andare a caccia, non riescono a seguire la pista perché impediti nella percezione fisica dal profumo. Il prato di cui stiamo parlando è piano al centro e ricchissimo d'acqua; elevato invece ai bordi, cade a picco con dirupi da ogni parte. Sembra giacere al centro dell'intera isola, perciò alcuni lo chiamano ombelico della Sicilia. Nelle sue vicinanze vi sono boschi sacri circondati da paludi ed una spelonca di grandi dimensioni nella quale vi è una voragine che porta sotto terra in direzione Nord: secondo il mito di qui uscì Plutone con il carro quando rapì Kore. (…) Plutone, compiuto il ratto, trasportò Kore sul suo carro vicino a Siracusa: squarciò la terra, sprofondò con rapidità nell'Ade e fece sgorgare una fonte chiamata Ciane, presso la quale i Siracusani celebrano ogni anno una famosa festa (…).
    Dopo il ratto di Kore, Demetra, poiché non riusciva a trovare la Figlia, accese fiaccole dai crateri dell'Etna, si recò in molti luoghi della terra e beneficò gli uomini che le offrivano la migliore ospitalità, donando loro in cambio il frutto del grano.
    Gli Eleusini accolsero la Dea con grandissima cortesia e a loro per primi, dopo i Sicelioti, Demetra donò il frutto del grano; in cambio di ciò il popolo di Atene onorò la Dea molto più degli altri, la onorò con famosissimi sacrifici e con i Misteri Eleusini, i quali, superiori per antichità e sacertà, divennero famosi presso tutti gli uomini. Molti popolo ricevettero dagli Ateniesi il dono del grano e a loro volta distribuirono i chicchi di grano ai vicini: tutta la terra ne fu piena.
    Gli abitanti della Sicilia, avendo goduto per primi della scoperta del grano, grazie alla loro dimestichezza con Demetra e Kore, istituirono in onore di ciascuna delle Dee sacrifici e feste cui dettero il nome di quelle e la cui data di celebrazione indicava chiaramente i doni ricevuti (…).
    Non sarebbe giusto non menzionare gli straordinari benefici concessi agli uomini da Demetra: infatti, oltre ad aver scoperto il grano, Ella insegnò loro come lavorarlo, introdusse leggi grazie alle quali gli uomini si abituarono a praticare la giustizia, ed è per questo motivo che la Dea fu soprannominata "Legislatrice". Non si potrebbe trovare altro beneficio maggiore di queste scoperte. Esse consentono sia di vivere che di vivere una vita civile. Dunque sui miti che i Sicelioti raccontano basti quanto si è detto".

    Sempre Diodoro Siculo (Libro V) cita i versi del poeta tragico Carcino, che aveva soggiornato più volte a Siracusa ed aveva potuto vedere con i propri occhi lo zelo e la devozione dei Siracusani nel celebrare sacrifici e feste in onore delle Due Dee, la Madre e la Figlia:
    "Dicono che una volta di Demetra la misteriosa fanciulla
    Plutone rapì con nascosto consiglio,
    sprofondò nei recessi della nere terra;
    per il desiderio della fanciulla scomparsa, la Madre,
    cercandola percorse tutta la terra in giro;
    la Sicilia sui monti Etnei
    piena di fuoco con ardue correnti
    pianse tutta; dolente per la fanciulla,
    priva di grano, si consumava la Stirpe cara agli Dei.
    Onde le Dee onorano ancora oggi".
    L'"Inno Omerico a Demetra", un antico testo di autore ignoto di cui esistono varie versioni, narra molto bene la vicenda sacra del ratto di Kore, del viatico di dolore della Madre e dell'arrivo della Dea a Eleusi.
    La Tradizione narra che Demetra, sempre sotto le sembianze di una vecchia, venne accolta alla corte di Celeo, il Re di Eleusi, e che Le venne affidato l'incarico di allevare il piccolo Demofoonte, l'ultimo genito della famiglia reale. La Dea non lo allevò con il latte, ma con alitazioni sacrali e immergendolo in un sacro fuoco azzurro e glaciale.
    La madre, una notte, scorto questo fuoco, temette per la vita del bambino e lanciò un grido di terrore. La Dea, sdegnata, depose il piccolo a terra e si rivelò ai presenti nella sua vera essenza e nelle sue vere sembianze.
    Sbigottiti, tutti i presenti cercarono per tutta la notte di placare l'ira della Dea, fino al momento in cui, ripreso in braccio il bambino, Demetra pronunciò il "Discorso della Rivelazione", tramandato dagli Eleusini per via misterica.
    La Dea dispose che venisse elevato un Tempio presso la fonte Kallikhoros e istituì i Sacri Misteri.
    A Eleusi Demetra ottenne la restituzione della Figlia, ma soltanto per otto mesi su dodici, avendo la Fanciulla assaggiato i chicchi di una melagrana proibita offertile da Hades. Il ruolo di Redenzione della Fanciulla era stato così compromesso, ma non del tutto.
    Dopo l'offesa del rapimento e l'assaggio del frutto proibito, Kore, il Verbo, l'essenza della Verità e della purezza si era tramutata in Persefone o, in forma arcaica, Phersefhassa ("Rovina", "Strage", "Vendetta").
    Da quel giorno sarebbe rimasta Kore per gli Eleusini, ma sarebbe per sempre stata Perfefone per i falsi Dei e per tutti i loro seguaci.

    Recita un passo di un testo misterico:
    PAROLA DELLA FIGLIA*:
    "Oh, Eleusi ascolta! Questa è la voce della Figlia. Ascolta tu dunque, Oh Eleusi! Per il popolo dei figli dei Titani Noi siamo Kore, la Fanciulla delle Fanciulle. Per i falsi Dei e per i popoli della terra che si sono asserviti a costoro adorandoli, Noi siamo Phersefhassa".
    *Per gentile concessione da parte Eleusina Madre

    Fonte: www.sideratau8.net

  4. #4
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito L'inganno di Albert Hoffman sui Misteri Eleusini

    L'INGANNO DI ALBERT HOFMANN SUI MISTERI ELEUSINI


    di Vladimir Bizzi



    "Per migliaia di anni le piante allucinogene hanno conservato un ruolo di primissimo piano nella vita sociale e spirituale dell'uomo, e le profonde modificazioni percettive e interiori da esse prodotte sono state, con ogni probabilità, il denominatore comune di tutte le religioni antiche".
    Con queste sconcertanti parole Gilberto Camilla, Vicepresidente della Società Italiana per lo Studio degli Stati di coscienza, inizia la sua prefazione all'edizione italiana del saggio "Alla scoperta dei Misteri Eleusini" di R. Gordon Wasson, Albert Hofmann e Carl Ruck, un saggio che, notoriamente, è teso a "dimostrare" come dietro al patrimonio sapientale e all'esperienza ecclesiale e iniziatica dell'Eleusinità nient'altro vi sarebbe che l'assunzione di sostanze allucinogene.
    Di fronte a simili assurde e, come dimostreremo, del tutto infondate illazioni, la Scuola Italiana degli Eleusini-Madre non poteva certo restare indifferente e fare a meno di presentare una propria risposta che ci auguriamo possa porre fine una volta per tutte a una vergognosa sequela di speculazioni e di disinformazione che il testo sopra citato ha notevolmente contribuito a generare.
    Chi scrive ha l'autorità per poterlo fare. Oltre a rappresentare un organismo laico quale la Scuola Eleusina-Madre, noi rappresentiamo per diritto storico e per esperienza familiare e personale l'Istituzione Ecclesiale Eleusina. Per questa ragione la nostra esposizione terrà conto di due diversi punti di vista: il punto di vista "laico", di studiosi di un'esperienza storica e spirituale che dal 1.216 a.C. continua fino ai giorni nostri, e un punto di vista più strettamente dottrinale e teologico, non per questo disgiunto da una corretta analisi storica e scientifica.
    Gli Eleusini sono sempre stati a favore della piena libertà di espressione dell'individuo e, per la difesa di tale principio si sono storicamente battuti fino a sacrificare, con migliaia di martiri, le proprie vite in epoche in cui le libertà religiosa, di pensiero e di espressione venivano drammaticamente messe in discussione. E proprio affinché tale principio di libertà possa godere di piena attuazione anche oggi, in questa fase di grandi incognite e trasformazioni millenaristiche, gli Eleusini-Madre hanno preso la decisione di ripresentarsi ufficialmente nella società, rendendo pubblica buona parte della loro esperienza e della loro Conoscenza.
    Di quello che è stato e che è il patrimonio sapientale dell'Eleusinità nel suo complesso, ci risulta sia conosciuto dagli storici neanche un dieci per cento. E questo dieci per cento risulta drammaticamente inquinato da secoli di arbitrarie interpretazioni di autori antichi e moderni, nonché da influenze dottrinali di altri culti (come, ad esempio, quello dionisiaco), che con l'Eleusinità niente hanno mai avuto a che spartire. Le ragioni di una tale esiguità di informazioni potrebbero essere comodamente imputate alla pratica del voto del silenzio a cui era tenuto chi si iniziava ai Misteri e alla necessità, da parte degli Eleusini, di occultare se stessi e la propria Conoscenza per difendersi in un momento in cui le persecuzioni cristiane di tutti i culti definiti "pagani" stavano raggiungendo l'apice. Ma questa sarebbe una spiegazione troppo semplicistica. In realtà, il voto del silenzio a cui erano tenuti gli iniziati era riferito a determinate fasi della cerimonia iniziatoria e a determinati contenuti del messaggio rivelatorio divino che in tale contesto veniva appreso. Tale voto, in sintesi, era esteso ad una minima parte dei precetti, delle nozioni e delle pratiche che il myste poteva apprendere con il primo grado dell'iniziazione. E non si trattava di un silenzio fine a se stesso, ma di una regola dettata dall'esigenza di preservare perle di sapere umano e divino che, in mani sbagliate, sarebbero state travisate o compromesse. Tutto il resto, potremmo dire un buon ottanta per cento dei precetti, delle regole e delle pratiche cerimoniali è sempre stato di dominio pubblico per ogni cittadino di età classica o dell'Impero Romano, qualunque fosse stato il suo credo religioso o il proprio indirizzo di pensiero. Semplicemente perché tutto questo era parte integrante del vivere quotidiano, della cultura e della moralità dell'epoca. Ci sono voluti duemila anni di cultura cristiana imperante perché venisse cancellato dall'ambito culturale e dalle coscienze popolari un simile patrimonio di valori e perché crescessero a dismisura la disinformazione, la travisazione storica e quell'alone di mistero e di sospetto nei confronti di quelle che, nei tempi antichi, non altro furono che ordinarie manifestazioni di quella che fu non solo una grande religione, ma soprattutto una grande scuola di pensiero, la più diffusa in tutto il bacino mediterraneo. Ed è proprio grazie a queste volute travisazioni e disinformazioni, che oggi si leggono in merito all'Eleusinità le cose più aberranti. E quello che più ci preoccupa è che certe affermazioni non provengono da semplici cittadini, bensì da docenti universitari, storici delle religioni, scrittori, scienziati ed altri "qualificati" esponenti dell'establishment accademico.
    Il sonno della ragione, si sa, genera mostri. E cos'altro se non il sonno della ragione può aver partorito un'opera quale quella di Gordon-Wasson, Hofmann e Ruck?
    Nella prima parte del testo è Gordon-Wasson, esperto di funghi psichedelici, e fondatore di quella disciplina che porta il nome di Etnomicologia, a prendere la parola. Partendo dai risultati di certe sue ricerche dai quali sarebbe emerso che nei siti mazatechi e zapotechi, nelle montagne a sud del Messico, gli sciamani impiegano nelle loro pratiche magico-religiose una bevanda allucinogena preparata con i semi di due diverse specie di convolvolo (la turbina corymbosa e l'ipomea violacea), e sottolineando, quasi vantandosene, di aver più volte ingerito queste sostanze subendone gli effetti, egli tenta a tutti i costi di trovare un paragone fra il delirio allucinatorio degli indios del Nuovo Mondo e il mondo classico, andando a chiamare in causa proprio i Misteri Eleusini. Perché?
    A prescindere dal fatto che gli autori di questo saggio dimostrano una assai scarsa familiarità con la Storia e, in particolare, con la Storia delle religioni, essi partono dal presupposto "scientista" che qualsiasi manifestazione divina o comunque supernaturale debba per forza essere scaturita dall'uso di droghe. E, evidentemente, secondo questa loro ottica, quale religione dell'antichità meglio poteva prestarsi alle loro illazioni di quella eleusina, così circondata da quell'alone di mistero che attorno le si è sempre costruito? Come puntualizzano, andando avanti nel testo, gli altri due autori, durante l'iniziazione ai Sacri Misteri doveva accadere qualcosa di sensazionale, di eclatante, qualcosa che doveva sconvolgere a vita le menti e le coscienze degli iniziati. Non conoscendo ovviamente il contenuto della cerimonia di iniziazione e soprattutto i suoi passi più solenni, gli autori hanno ipotizzato che agli iniziandi venissero fatte assumere necessariamente dai sacerdoti delle sostanze stupefacenti. In quale momento, in quale fase della cerimonia, però? Non avendo trovato altri appigli, essi si sono concentrati sulla bevanda sacra che, effettivamente, in una fase delle cerimonia, veniva fatta bere agli aspiranti Mystai, il Kikeon. Tale bevanda, consistente in un infuso di acqua di sorgente, farina di orzo ed erbe aromatiche quali ad esempio la menta, veniva fatta bere dagli iniziandi a puro scopo rievocativo, in ricordo di quando la Dea Demetra, giunta ad Eleusi nel 1.216 a.C. sotto le sembianze di una vecchia, ospitata al palazzo del re Celeo, rifiutò il vino che le venne offerto, accettando altresì una coppa di Kikeon.
    Essendo notoriamente il Kikeon l'unica bevanda che potevano assumere gli iniziandi (che non dovevano aver toccato cibo durante le fasi preparatorie dell'iniziazione), Hofmann, noto per essere stato lo scopritore del potente allucinogeno LSD), nel tentativo di avvalorare la sua ipotesi ritenne di aver identificato proprio con l'assunzione del Kikeon il momento in cui doveva essere somministrata la droga agli iniziandi. E, non essendovi traccia fra gli ingredienti del Kikeon, di funghi allucinogeni o di alcaloidi dell'acido lisergico, l'elemento "incriminato" doveva essere per forza un altro. Le attenzioni di Hofmann si sono così indirizzate sull'elemento base della bevanda: la farina d'orzo. Ma può, obiettivamente, l'orzo avere qualche proprietà psicotropa? Non occorre essere dei chimici o dei botanici per poter categoricamente rispondere di no ad un simile quesito. Allora Hofmann chiama in causa la "segale cornuta". Per "segale cornuta" si intendono le escrescenze parassitarie del fungo claviceps, che cresce nel grano e anche su erbe selvatiche come il paspalum. Le spighe colpite dal fungo formano degli sclerozi scuri, detti appunto "segale cornuta", aventi proprietà psicotrope.
    Quindi, secondo i nostri tre autori, tutta la "farsa" allucinatoria di Eleusi di sarebbe retta sulla malafede dei sacerdoti, che avrebbero somministrato una bevanda tratta dalla segale cornuta agli iniziandi, al fine di dominare e devastare le loro menti con gli effetti della droga. E da Eleusi, tanto per fare nomi, sono passate le illustri menti di Cicerone, Callimaco da Cirene, Elio Aristide, Plutarco, Eschilo, nonché imperatori come Augusto, Marco Aurelio, Adriano, Traiano, Antonino Pio, Gallieno, Numeriano, Giuliano e grandi donne del passato quali Plauzia Ugulanilla e Galeria Valeria. "Abbiamo conosciuto i princìpi della vita, ed abbiamo ricevuto la dottrina del vivere non solo con letizia, ma anche con una speranza migliore nella morte" ebbe a dire Cicerone a seguito della sua iniziazione.
    Non occorre essere dei geni per demolire come un castello di carte le affermazioni di Gordon-Wasson, Hofmann e Ruck. Basterà dire che la segale cornuta è un prodotto spontaneo, che cresce solo se una spiga è attaccata dal parassita. In una piantagione di cereali, statisticamente, potremmo trovare, se abbiamo fortuna, una spiga di segale cornuta su decine di migliaia. E decine di migliaia erano i fedeli che, da tutti gli angoli del Mediterraneo e del mondo allora conosciuto, si recavano ogni anno al Santuario di Eleusi per ricevere l'iniziazione ai Sacri Misteri. Ammesso e non concesso che vi fosse realmente stata l'intenzione (a che fine, poi?) di drogarli tutti, i sacerdoti di Eleusi avrebbero dovuto avere enormi quantità di segale cornuta per preparare migliaia di "dosi" di Kikeon! Peccato che l'ingrediente primario del ciceon fosse in realtà proprio l'orzo, e che tale bevanda, che veniva in antico assunta dagli iniziati a esclusivo scopo rievocativo, sia ancora oggi molto diffusa in un'area geografica che va dalla Grecia alla Bulgaria, fino alla Turchia Europea. Bevanda che i Bulgari e i Macedoni chiamano "Boza" e che si può tranquillamente chiedere in una pasticceria o in un bar di Salonicco o di Skopje, in particolare durante i mesi estivi, dato il suo potere dissetante e nutriente. Una bevanda quindi, che, se la proverete, vi toglierà senz'altro la sete, ma che non vi darà certo delle allucinazioni!
    Dulcis in fundo, Hofmann arriva a sostenere quanto segue: "Un ulteriore collegamento della segale cornuta con Eleusi potrebbe essere visto anche nel fatto che uno dei riti eleusini consisteva nel mostrare una spiga di grano per mano dei sacerdoti". Una simile affermazione non può denotare altro che una profonda ignoranza riguardo ad una delle più elementari ma allo stesso tempo più profonde simbologie sacre eleusine: la spiga di grano che veniva mostrata agli iniziandi stava semplicemente a simboleggiare il ciclo delle rinascite e la perpetuità della vita umana tramite la reincarnazione. Come infatti sottolinea Guido Maria St. Mariani nel suo saggio "L'origine e le cause dei Misteri Eleusini dalla creazione dell'universo a quella dell'uomo","a Trittolemo, uno dei primi discepoli dell'Eleusinità, fu affidato secondo la tradizione da Demetra un carro volante e del grano da seminare, spargendolo dall'alto. Si trattò di un gesto, questo della Dea, teso a far comprendere all'umana gente la similitudine esistente tra il grano (il cui seme si semina e, crecendo, se ne raccoglie la spiga. Da questa si produce un nuovo seme, che sarà riseminato. E così all'infinito, il ciclo del seminare e del raccogliere per riseminare) e l'umana stirpe, che dal seme nasce, viene dagli Dei raccolta (cioè muore) e dal nuovo seme rinasce per essere nuovamente raccolta… Cioè, in poche parole, questo sta ad indicare il ciclo continuo delle reincarnazioni"
    Forse resisi conto anch'essi dell'oggettiva infondatezza della loro connessione Kikeon-orzo-segale cornuta, in un passo del volume i nostri autori spostano la loro attenzione non più sull'orzo, ma su di un'erba selvatica, la paspali disticum, per il semplice fatto che anch'essa può essere attaccata dalle escrescenze parassitarie della "segale cornuta", e arrivando a ipotizzare che i sacerdoti di Eleusi ne accumulassero in quantità per aggiungerla al Kykeon.
    La pubblicazione del saggio in questione, e soprattutto la capillare diffusione di cui esso è stato oggetto, è stata una delle motivazioni che hanno spinto gli Eleusini a uscire dal loro secolare isolamento e a mettere gradualmente a disposizione degli studiosi il loro patrimonio sapientale.
    L'uso e gli effetti di sostanze psicotrope o psichedeliche di origine vegetale è antico quanto il mondo e sicuramente anche ad Eleusi i Maestri e i Sacerdoti ne erano a conoscenza. Tanto che esso fu rigorosamente bandito. Per un eleusino non è mai stata lecita l'assunzione di qualsivoglia sostanza tesa a deformare il proprio stato di coscienza o a determinare un estraneamento dalla realtà. I Misteri Eleusini insegnano che per comprendere i segreti della natura umana e di quella divina (segreti che, una volta svelati, tramite l'apprendimento l'iniziazione, non sono più tali. L'Eleusinità, infatti, non ha dogmi) la mente dell'uomo deve essere assolutamente limpida e pura. Tanto che, negli ambiti delle scuole sacerdotali, veniva tassativamente proibito anche l'uso del vino! L'uso di qualsiasi droga o, comunque, di qualsiasi sostanza capace di alterare le normali percezioni della mente, è sempre stata rigorosamente vietata per un eleusino e lo è ancora oggi. Chi fa uso e consumo di droghe, chi si dedica all'alcol, perfino chi assume psicofarmaci non può essere un eleusino. Per cui non ci si meravigli della nostra indignazione nei confronti di un libro quale quello di Gordon-Wasson, Hofmann e Ruck.
    Proviamo a domandarci cosa sarebbe accaduto se fosse stato dato alle stampe un saggio teso a dimostrare che l'intera esperienza religiosa ebraico-cristiana poggia le sue basi su di un'esperienza allucinatoria, sulla mera assunzione di funghi allucinogeni o di altre sostanze psicotrope che avrebbero fatto credere a Mosé di aver udito la voce di Jahvé nel deserto e che avrebbero fatto credere agli Ebrei di aver visto addirittura aprirsi il mare per farli passare, oppure che i miracoli del Christo fossero stati soltanto frutto di allucinazioni collettive causate dalla droga. Passi la libertà di stampa e di espressione, ma riteniamo che qualcuno, dalle parti di Roma, si sarebbe un po' offeso…

    FONTE: www.sideratau8.net

  5. #5
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Ritorno ad Eleusi

    RITORNO AD ELEUSI
    di Vladimir Bizzi

    Sono tornato ad Eleusi nell'Agosto di quest'anno, dopo un mio lungo peregrinare sulle tracce del culto di Cybele in Macedonia ed un lungo periodo passato nella splendida Bulgaria, per uno studio sulla cultura dei Traci.
    L'atmosfera magica dei Balcani, il respirare di nuovo un'aria a me familiare, e ricevere per tanti giorni l'amicizia, il calore e l'ospitalità di popoli a me fratelli mi avevano rinvigorito e risvegliato, tanto che, al momento di dover varcare la frontiera con la Grecia, al valico di montagna di Kulata, sono stato colto da una strana sensazione. Sentivo che stava morendo una parte di me e che mi trovavo preso fra due fuochi: fra il fuoco della nostalgia, fra il dolore di dover partire e lasciarmi alle spalle le dolci coste del Mar Nero, e un fuoco di rivelazione, un desiderio irrefrenabile di andare avanti, verso quella che sarebbe stata la vera meta del mio viaggio.
    Erano due anni che non mi recavo a Eleusi, che non muovevo i miei passi sul suolo di un luogo che per me sarebbe riduttivo definire "Sacro". Erano trascorsi due anni, volati come una rondine nel cielo, ed io non ero più la stessa persona. L'avvicinamento ai Sacri Misteri di Eleusi, l'aver voluto e potuto assaporare in Eleusi il "Sale della Vita" mi avevano inevitabilmente trasformato, accrescendo enormemente in me il desiderio di sapere, di conoscere, di capire; di pormi in ogni istante della mia vita e ad ogni mia azione quella domanda che è eleusina per eccellenza: "perché?".
    Nell'Eleusinità non esistono dogmi (o meglio, se ci sono sono fatti per essere svelati a chi è pronto per comprenderli) e il dovere di ogni Iniziato è quello di chiedersi sempre la ragione di tutte le cose, di comprendere ciò che va oltre le apparenze, di comprendere e capire quali sono le forze che regolano la vita di un fiore, di un uomo, di un Dio, dell'intero Universo.
    Mi accingevo così a fare ritorno ad un luogo fondamentale per l'Eleusinità. Il luogo dell'"Arrivo", il luogo dove giunse fisicamente la Dea Demetra e dove Ella pronunciò agli uomini il Discorso della Rivelazione. Un luogo in difesa del quale migliaia di uomini e donne hanno saputo, con orgoglio e con fierezza, dare la propria vita, anche nel martirio.
    Dopo una breve sosta a Thessaloniki, appena sufficiente per permettermi una visita a due nuovi scavi archeologici ed una cena ristoratrice in un ottimo ristorante del centro, prendo il primo treno per Atene, giungendovi la mattina seguente. Costeggio il Monte Olimpo, perennemente avvolto dalle nebbie, anche d'estate, ed attraverso le splendide e cupe montagne della Tessaglia, un tempo, nelle leggende, popolate da maghe dagli incredibili poteri, scendendo lentamente fino all'Attica, sacra terra di miti e di eroi.
    Atene d'Agosto è splendida. Il suo clima è per me ottimale ed il suo cielo di un azzurro intenso (se si finge di ignorare la pesante cappa di smog che ne fa una delle città più inquinate d'Europa) mi spinge a trascorrere le giornate passeggiando per le strade, fra i profumi, i colori ed il kaos di una Grecia forse ormai troppo "europeizzata" per i miei gusti. Rifuggo dalle mete turistiche, dalle frotte chiassose di Italiani, Tedeschi e Americani, per cercare rifugio negli angoli più nascosti, nelle trattorie più fuori mano e sconosciute, dove si può ancora respirare l'aria di una Grecia umile, spartana, arretrata, ma allo stesso tempo fiera e orgogliosa.
    Arrivato il giorno stabilito, decido di recarmi a Eleusi. Per raggiungere Elefsina (così oggi si chiama l'antica città) vi sono due linee di autobus che entrambe hanno il capolinea nell'Oidos Pireos, a pochi miniti a piedi dalla centralissima Piazza Omonia, cuore pulsante della capitale ellenica.
    Neanche mezz'ora di pullman, attraversando le periferie degradate e polverose della moderna metropoli, e percorrendo le strade che si inoltrano per quei pochi chilometri di colline boscose e di paesaggi resi aridi dalla calura estiva e ravvivati solo dal richiamo delle cicale, e si giunge a destinazione. Mezz'ora di pullman in cui ho ripercorso l'antica via, la Via Sacra, che nei tempi antichi univa le due città, e sulla quale passava la processione dei fedeli e degli Iniziati nei giorni dei Misteri.
    Elefsina non è cambiata. E' sempre la stessa, con il suo porto industriale, con le sue strade tutte simili, assonnate e polverose, ornate da alberi di aranci e da melograni, sulle quali si affacciano casupole a un piano e pretenziose villette con giardino dove molti ateniesi trascorrono il fine settimana. Si, Elefsina è sempre la stessa, una città dove i turisti non vengono, attratti dal richiamo e dai divertimenti delle isole. E' oggi abitata prevalentemente da Greci di origine albanese, lì giunti secoli fa, ai tempi dell'Impero Ottomano, per ripopolarla, imperdonabilmente ignari del grandioso passato e della santità del luogo.
    La vecchia Eleusi, che vide il peregrinare della Madre alla ricerca della Figlia, e il Suo manifestarsi agli uomini, ai figli della Stirpe di Japeto, in tutta la Sua grandezza e magnificenza, la vecchia Eleusi, che vide le gesta di Trittolemo e di Eumolpo, e il risorgere della Figlia, ormai divenuta Persefone, oggi non esiste più. Dorme un sonno di morte, sepolta sotto un mare di case e villette dai cui giardini non di rado affiorano frammenti di eleganti ceramiche attiche e di altre vestigia del passato. Dorme, specchiandosi in quel Golfo di Salamina in cui ancora riecheggiano, per chi sa sentirli, gli echi di antiche battaglie.
    L'"area archeologica" (così l'amministrazione comunale chiama l'Area Sacra che ospitò il più grande e rispettato Santuario del mondo antico) ti si presenta davanti agli occhi quando meno te lo aspetti. Sorge ai piedi di una collina, l'antica Acropoli, che dolcemente degrada verso il mare, di fronte ad una moderna birreria, giusto al termine di una strada che i moderni amministratori della città hanno voluto intitolare a Demetra. Chissà perché lo hanno fatto. Forse per richiamare qualche turista, o forse per esorcizzare un passato che per loro e per la loro ignoranza rappresenta soltanto niente più che una curiosità, non certo devozione o motivo d'orgoglio.
    Sono le nove e trenta del mattino quando mi accingo a varcare i cancelli dell'Area Sacra. Una cassiera assonnata mi chiede 1.000 dracme per il biglietto. Varco il cancello a testa bassa, in raccoglimento.
    Sono tornato ad Eleusi!


    Firenze, Settembre 1995.


    Sono trascorsi 10 anni da quando scrissi questo breve appunto di viaggio. Da allora mi reco ad Eleusi almeno due volte l'anno, per continuare i miei studi e le mie ricerche e per rendere omaggio a quel luogo. Da allora continuo la mia strada sulla via tracciata dagli antichi padri e dalle antiche madri, la strada di Eleusi. Una strada universale sulla via della Conoscenza e della Verità. Una strada nel segno della Tradizione, finalizzata alla comprensione dei tre grandi quesiti dell'uomo: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

    Che gli Dei mi siano testimoni.
    Alesirée Eleusi.


    Firenze, Novembre 2.005.
    Anno 3.221 dell'Era Eleusina.



  6. #6
    email non funzionante
    Data Registrazione
    01 May 2007
    Messaggi
    828
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    grazie per l'articolo .

    una precisazione

    archeologia, linguistica, e genetica ,viaggiano quantomai compatte nel porre troia come capitale "occidentale del regno hittita"

    dal 1960 in poi, sia il facoltoso studioso hittitologo mcquenn e sia il Professor Hawkins contribuìrono ad individuare la locazione della città conosciuta come Troia, pubblicando la chiave dell’iscrizione ittita che situava il luogo che i Greci chiamavano Sardis e Ephesus. Il suo lavoro indicò che Wilusa, l’altro centro occidentale nominato nei trattati Ittiti, era certamente il maggior insediamento della Troade hittita (ilio)

    l'ultimo in ordine temporale è l'ottimo lavoro del professor roli -omero nell'egeo

  7. #7
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Troia non fu la ”capitale occidentale” del regno hittita, anche se alcuni autorevoli studiosi e ricercatori hanno avanzato questa ipotesi. Ciò non toglie che con gli Hittiti i Troiani mantennero sempre buoni rapporti, soprattutto dettati da strategie commerciali e da regole di buon vicinato, piuttosto che da affinità etniche, linguistiche o religiose. Al tempo della Guerra di Troia, inoltre, la civiltà hittita era in piena decadenza ed era nel pieno di una fase di devastanti guerre interne. Fu forse probabilmente per questo che non risulta che gli Hittiti abbiano preso parte alla guerra.
    Parlando della Guerra di Troia, occorre poi ricordare che non fu la guerra di una sola città contro gli eserciti micenei invasori. Troia, o Tarua, era a capo di una grande “confederazione” di popoli e di città, che si estendeva dalla Paflagonia a Nord, fino alla Lycia a Sud. Politicamente e culturalmente, erano nell’orbita di Troia anche vaste zone della Tracia e della Macedonia. Bastri pensare che Polinestore, Re di Salmidesso (città della Tracia) aveva sposato una delle figlie di Priamo. Furono numerosi i guerrieri Traci che accorsero in difesa di Trioia e delle altre città della costa anatolica attaccate dai Greci micenei.
    Wilusa non può essere confusa con Troia. Si trovava infatti ubicata molto più a Sud, oltre la Lycia.

  8. #8
    Fé Thekhé ny Uàn
    Data Registrazione
    24 Apr 2006
    Località
    Atlantide
    Messaggi
    672
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Avanti Fratres,va bene che siamo in tempi di vacanza, ma pensavo che in un Forum di cultura pagana ci fosse più interesse per i Misteri Eleusini.Non abbiate timore. A domanda seguirà risposta.Alesirée Eleusi.

  9. #9
    email non funzionante
    Data Registrazione
    01 May 2007
    Messaggi
    828
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    ci sono solo io

    tornando a troia,se mi permetti è evidente o quantomeno sostenibile (e quì ti parlo da ricercatore)
    che uno spostamento linguistico al novantapercento dei casi
    coinvolge anche uno spostamento archeologico e genetico ,ad esempio a kùmtepè le pietre intagliate sono stilisticamente eguali alla cultura kurgan neolitica senza dimenticare le "depas" di troia o le forme della ceramica a "beicesultan" i piatti a tornio, le ascie di bronzo di alaca,le strutture rituali "con focolare centrale" ed il sempiterno cavallo da guerra, sono essenzialmente hittiti,molti indoeuropeisti si basano evidentemente anche sul testo annitas (relativo alle vicende di re kussara) ci sono numerosissimi documenti assiri i quali attestano nomi indoeuropei di signori "stranieri" abitanti di karum,sempre a kùltepè gli edifici del tipo "megaron" escludono qualsiasi
    somiglianza con popoli non "hittiti" ,le parole indoittite ishiul o ishpant estrapolate e decontestualizzate da numerosi documenti di mercanti assiri per indicare località quali -nenassa e ulamma-, ciò evidenzia senza ombra di dubbio che gli acquirenti originari insiti in loco di quelle zone parlassero una lingua indoeuropea
    (vedesi tra gli altri i suffissi anthos assos -di origine luvica ) è ben da ricordare , inoltre che il cuneiforme arcaico hittita poco e nulla ha che fare con il cuineiforme orientale (vedesi anche, bedrrich horozny)

    ed il tutto è stato rinvenuto a troia


    inoltre tali studi oltre alla prova oggettiva,hanno di per se come contorno accademico referenziale, la summa dei migliori specialisti (titoli accademici alla mano) dei vari settori e delle varie comparazioni, da hertel al dottor Mario liverani da Barnet e peter jablonka (vincitore del premio kadesh) a Goetze da siebler al professor zucca,da villar a ivanov,all'ultimo beekes ( comparative indoeuropean linguistics ) senza ovviamente dimenticare colui che ne resta il maggior studioso a livello archeologico (mc queen)
    oltre a questo abbiamo numerosi fonti che esulano dal contesto cuneiforme
    (vedesi gli archivi bogazoy sapientemente decifrati da sherovoshkin e documenti hittiti del millesettecento a.c), detto questo, vorrei rammentare a riprova di ciò, le ultime conclusioni di gray e atkinson che confermerebbero la teoria secondo la quale la lingua indoeuropea, inizialmente parlata in Anatolia, si sarebbe poi diffusa parallelamente all'agricoltura, partita proprio dall'Anatolia tra gli 8.000 e i 9.500 anni fa. e QUI entriamo in piena "sintonia" con la comparazione demica tramite le onde di avanzamento gaussiana delle ventun forme geniche HLA e dell'allele hla-b 8 delle popolazioni europee (vedesi sokal delibrias piazza e menozzi

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    01 May 2007
    Messaggi
    828
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    senza dimenticare che per Omero, Achei e Troiani non sono mai differenziati in modo netto, i due popoli pregano gli stessi dèi hanno gli stessi costumi, le stesse usanze . Non vi sono mai problemi di comunicazione tra loro, anzi, il poeta insiste sul fatto che tra gli alleati dei Troiani vi sono persone che parlano lingue diverse.korfman fece uno studio assai ampio su ciò. infatti I nomi di molti eroi troiani come Ettore, Enea o Alexandros sono nomi glottologicamente e morfologicamente di estrazione indoeuropea

 

 
Pagina 1 di 14 1211 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 31-08-13, 15:23
  2. Alle Radici della Tradizione Occidentale: La Scuola Eleusina Madre
    Di Primo De Rivera nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 13-11-07, 04:23
  3. Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 10-12-04, 15:33
  4. il risveglio della tradizione occidentale
    Di Senatore nel forum Esoterismo e Tradizione
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 23-11-04, 17:54

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito