ROMA
La notizia è di quelle che lasciano senza parole: Berlusconi fonda un nuovo partito. Personaggi autorevoli a lui molto vicini raccontano che ne darà l’annuncio ad horas, magari già venerdì prossimo in una manifestazione a Courmayeur. Si chiamerà Partito della Libertà (PdL), e almeno inizialmente sarà costituito dai 5 mila circoli che fanno capo alla Brambilla. Non per nulla Silvio verrà incoronato presidente, Michela Vittoria segretario provvisorio.
Obiettivo del Cavaliere è riunificare sotto uno stesso tetto i moderati italiani che oggi si dividono tra An, Forza Italia, Lega, Udc e una miriade di formazioni mignon. Poiché finora non è stato possibile trovare la sintesi a livello di vertice, secondo Berlusconi per colpa degli alleati che dettano condizioni impossibili, lui ha deciso di fregarsene e di procedere a modo suo. Giocando in modo spericolato la carta della riunificazione «dal basso». Realizzata cioè direttamente dagli elettori che aderiranno al nuovo soggetto politico, scavalcando le resistenze degli apparati.
Prima domanda: e Forza Italia? Dopo l’annuncio verrà sciolta? Niente affatto, Berlusconi non è pazzo al punto da disfarsi della sua macchina da guerra, quantomeno fino al giorno in cui il Partito delle Libertà non avrà preso slancio. Idem per tutti gli altri partiti che al momento compongono la Cdl. Non ci sarà nemmeno bisogno di chiuderli, come è avvenuto per Ds e Margherita in vista della fusione nel Partito democratico, poiché la previsione berlusconiana è che si spegneranno di morte naturale, la loro funzione cesserà strada facendo. Al termine del percorso, come se l’immagina nella sua mente visionaria il Cavaliere, resteranno soltanto i gusci vuoti dei vecchi partiti. La polpa, cioè iscritti e dirigenti, sarà già da tempo confluita spontaneamente nel nuovo soggetto politico che agirà da calamita. Così Berlusconi non dovrà nemmeno venire a patti coi vari Fini (rapporti pessimi, in questo momento) e Casini.
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