Rita Bernardini: «La camorra nel cuore di Roma»
Bufera per le accuse del segretario radicale
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ROMA (17 agosto) - La "bomba" esplode al mattino presto, quando Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, specificando di parlare a titolo personale, sostiene che nel cuore di Roma, vicino al palazzi della politica, si sente parlare troppo in dialetto napoletano. Come a dire che la camorra cerca di riciclare nella Capitale il denaro frutto del malaffare. Passano pochi minuti perché esplodano le polemiche, con politici, personaggi dello spettacolo e imprenditori napoletani che attaccano infuriati.
Le reazioni. Il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino definisce quelle della Bernardini «accuse generiche e razziste». Il prefetto di Roma Achille Serra dice che a Roma «è tutto sotto controllo» e che l'affermazione della Bernardini «è pesante e priva di fondamento», ma intanto convoca per il 23 agosto il Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico. Alessandra Mussolini tira fuori le unghie: «La criminalità non ha razza o lingua particolare - dichiara - basta con il luogo comune che il napoletano sia criminale o camorrista». Un commento analogo a quello del capogruppo del Prc alla Camera Gennaro Migliore che invita Bernardini «ad ascoltare meno gli accenti e a concentrarsi di più sul contrasto alla criminalità». L'accusa di «razzismo» arriva invece dall'attrice Marisa Laurito e dal deputato di An Italo Bocchino che dà la colpa anche «al caldo d'agosto». Esattamente come il senatore Udc Rocco Buttiglione: «È colpo di sole agostano». Il presidente della DCA Cirino Pomicino ironizza invece chiedendo al segretario radicale se per caso quando sente dialetti del nord non le vengano in mente reati come le truffe finanziarie («ad ogni dialetto il suo reato»). E sceglie la strada dell'ironia anche il capogruppo Udc al Senato Francesco D'Onofrio che riconosce una maggiore diffusione del dialetto da quando il Napoli è tornato in serie A.
Alzano la voce gli imprenditori napoletani a Roma, che suggeriscono un'altra equazione: «Dire che tutti i napoletani sono camorristi è come dire che tutti i politici sono dei ladri...». Ma il presidente del Centro storico di Roma Giuseppe Lobefaro ammette che «il pericolo esiste» e non solo nella capitale. I politici diventano bersaglio anche del cantante Gigi D'Alessio: «Perché invece di lanciare accuse contro i napoletani non risolvono i problemi?». L'ex patron del Napoli Roberto Ferlaino si limita a ricordare che il «napoletano è una lingua parlata anche dal nostro presidente della Repubblica che sicuramente non può essere accusato di essere un camorrista...». Anche il leghista Roberto Cota invita la Bernardini a rivolgersi alle forze dell'ordine perché la sua denuncia «altrimenti è solo una boutade». Un appello condiviso dall'Udeur che chiede di fare «nomi e cognomi» e non «accuse generiche». Unica voce fuori dal coro quella di un altro deputato dell'Idv, il capogruppo alla Camera Massimo Donadi che definisce «un po' rudi» le espressioni, ma riconosce che la denuncia «ha un suo fondamento».
La correzione. Al termine di una giornata di fuoco che l'ha vista bersaglio trasversale, Rita Bernardini ha preso carta e penna e in una nota ha corretto il tiro: «mai fatto l'equazione napoletani- camorristi», ha puntualizzato, respingendo «al mittente le accuse si razzismo». Ma la segretaria di Radicali italiani ha ribadito che il «problema del riciclaggio esiste e non solo a Roma» come «confermano gli esiti di numerose recenti inchieste condotte dalla magistratura romana».