Originariamente Scritto da
semipadano
ricevo da Enzo Trentin e diffondo questa interessante "utopia" che sottopongo ai commenti di chi sul forum è più ferrato di me in materie economiche e finanziarie (ci vuol poco)
<> autorevoli in materia di lavoro
di Giacinto Auriti
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1) La conflittualità contrattuale
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La soluzione del problema sta nell'attribuire, sotto forma di reddito, il reddito e, sotto forma di salario, il salario.
Il reddito deve essere corrisposto al cittadino come tale senza il corrispettivo del lavoro (altrimenti sarebbe salario) e cioè nella qualità di proprietario e non di lavoratore.
La formula del <<tutti proprietari>> enunciata nella <<Rerum Novarum>> era concettualmente esatta.
Senonché il principio rimaneva relegato nella soffitta delle utopie, perché non poteva essere realizzato che togliendo ai ricchi per dare ai poveri.
Di qui la contrapposizione tra destra (tendenzialmente i più ricchi) e sinistra (tendenzialmente i più poveri), in una conflittualità cronica incomponibile.
Oggi, con la definizione del valore monetario come valore indotto, producibile senza altro costo che quello del simbolo, rendendo partecipe ogni cittadino della quota di reddito causato dall'emissione monetaria è possibile attribuire ad ognuno un <<reddito di cittadinanza>> come contenuto economico di un diritto sociale universale, superando l'antitesi fra destra e sinistra.
In altri termini, una volta dimostrato che la moneta ha valore per il semplice fatto che ci si è messi d'accordo che lo abbia, sarà possibile garantire ad ognuno nella qualità di <<proprietario>> un diritto della persona con contenuto patrimoniale.
Rafforzata così, una volta per sempre e definitivamente, la posizione del contraente più debole, il contratto di lavoro potrà tornare ad esistere sulla regola del <<tener fede alla parola data>> perché il lavoratore accetterà il contratto, non perché costretto dallo stato di necessità, ma perché lo ha liberamente voluto.
Egli potrà così accettare un contratto di lavoro anche per una lira al mese.
I contratti collettivi non avranno più ragione di esistere.
La concorrenza della mano d'opera straniera sotto pagata, sarebbe totalmente abolita perché finalmente il mercato tornerebbe ad operare nel rispetto dei fondamentali valori etici, giuridici ed economici di un diritto sociale universale.
2) La disoccupazione
La disoccupazione, così come concepita dai politologi contemporanei è un falso problema.
Il vero problema, infatti, non è la disoccupazione ma <<la voglia dilavorare che non c'è più>>.
Nessun politico ha capito infatti che non stiamo vivendo in regime di <<democrazia>>, ma, di <<usurocrazia>>.
Quando gli economisti ed i politici alla ribalta, pretendono di analizzare le cause della disoccupazione sul principio della insopportabilità dei costi di produzione ignorando la circostanza che la Banca Centrale, all'atto dell'emissione carica il costo del denaro del 200% prestando il dovuto, ossia addebitando alla collettività il denaro che ad essa dovrebbe essere accreditato, e che questo costo, già enorme di per sè, viene ulteriormente gravato degli interessi bancari e dei prelievi fiscali per raggiungere il
traguardo del 300%, si comprende perché meritano di essere giudicati per quello che sono: un conglomerato di presuntuosi imbecilli.
Per rendersi conto della validità di questi argomenti basti ricordare che quando la moneta era d'oro il portatore ne era il proprietario; con l`avvento dello Stato costituzionale e della moneta nominale ne è diventato inconsapevolmente il debitore. ...
3) L'immigrazione
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Oggi i padroni del denaro hanno creato rarità monetaria nelle cosiddette aree depresse - o, per meglio dire, che hanno deciso di deprimere - sicché, come i pesci, i popoli si spostano verso le aree con minore rarità monetaria.
Anche per questo problema dunque la soluzione è abolire l'usura, ossia fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta in modo che ognuno possa rimanere in pace a casa sua.
Giacinto Auriti