Da bresciaoggi:
Martedì 21 Agosto 2007
«Sciopero fiscale? Non per i deputati leghisti»
Torna l’obiezione fiscale di marca leghista. Ma qualcuno non ci crede più, e rimanda a una paginetta di «Bossi, la grande illusione», il libro pubblicato qualche anno fa da Francesco Tabladini per Editori Riuniti. Il «Tabla» annotava in quella pagina che anche nel ’98, quando c’era da pagare la tassa per l’Europa, la Lega Nord proclamò lo sciopero fiscale, ma i primi a pagare furono proprio i leghisti. Ora Bossi incita di nuovo a non dare soldi a «Roma ladrona», e dirottare il dovuto verso le le regioni. Darà l’esempio in prima persona? O non sarà che anche stavolta non pagheranno i soliti quattro troppo ligi alle parole d’ordine del capo?
ANNI FA, Tabladini ci credette (lo scrive nel suo libro) e non pagò. Si trovò in compagnia di altri 7 parlamentari del Carroccio, che allora erano un’ottantina. Per seguire alla lettera gli ordini del capo dovettero pagare non solo la tassa ma pure la multa. Loro sette, e pochi altri militanti. Un curiosone, tuttavia, fece di più. Entrò nel sito internet dell’Agenzia delle entrate per capire chi chi fosse quel 10 per cento circa di popolo leghista che prese sul serio la faccenda dello sciopero. E scoprì che tra quelli che «predicavano bene e razzolavano male» c’erano Maroni, Calderoli, lo stesso Bossi, e persino Pagliarini, l’uomo «economico» della Lega, che nelle piazze incitava a non dare una lira per un’Europa dei potentati economici. Nessuno di loro aveva preso sul serio lo sciopero fiscale. L’uomo resta nell’anonimato, va da sè, ma dopo quel viaggio nel sito dell’Agenzia è pronto a giurare che non solo parlamentari, pure sindaci e amministratori pagarono quella tassa chiamata in pubblico «vessazione». A a rifiutarsi fu un 10 per cento dei lùmbard, non di più, e tra essi solo 7 parlamentari. E ora? Il «curiosone» che è andato a sbirciare una volta tra le pieghe dell’Agenzia, è pronto a rifarlo. Per capire se qualcosa è cambiato, se saranno sempre i soliti quattro gatti a prendere sul serio le parole del capo. Oppure se Bossi e Maroni stavolta daranno il dovuto al Pirellone, non a Roma. Ma lui, l’anonimo inquisitore, non ci crede pù di tanto. MI.VA.
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Senza parole.