Originariamente Scritto da
benfy
Biofuels: simbolo della trappola demo-energetica
E’ ormai esploso su tutta la stampa dei paesi industrialmente avanzati e, spesso, anche su quella del Terzo Mondo, il dibattito sui cosiddetti biocarburanti: ora salutati come una grande speranza di sviluppo per i paesi poveri o di liberazione dal ricatto petrolifero islamico per quelli dell’Occidente liberale, ora maledetti come una nuova trappola economica ed ecologica per il mondo intero.
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Quello che nessun commento (salvo questi miei interventi su Radio Radicale) osa mai dire è che anche dietro questa rissa furibonda tra fautori e nemici dei biocarburanti sta quella che io chiamo la madre di tutte le tragedie, cioè la sovrapopolazione. E ci sta due volte: anzitutto perché la penuria di energia è già un prodotto della sproporzione tra fabbisogno della popolazione e risorse energetiche; e poi perché la corsa ai biocarburanti accresce la penuria e quindi il prezzo del cibo, vanificando ogni tentativo di ridurre la fame del mondo e lo sterminio per fame di 15 milioni di bambini l’anno. Ma a destra come a sinistra continua la congiura del silenzio sulla questione demografica, mentre la travolgente allegria esplosa tra il conservatore Bush e il progressista Lula ci dice quanto poco le odierne stolte dirigenze politiche si curino della fame nel mondo a parole tanto deprecata e combattuta.
Ma non voglio finire nel buco nero del pessimismo. Almeno un’eccezione, in mezzo a tanta viltà e stupidità, mi sembra di vederla. Penso alla figura di Massimo Ippolito, lo scienziato d’area radicale che da un lato ha inventato il kite-gen, cioè una nuova potente centrale che può assicurare massicce forniture energetiche senza inquinare l’atmosfera né contendere i terreni al cibo ma, dall’altro, non per questo ha sviluppato deliri di onnipotenza e continua quindi a pensare che la regolazione delle nascite e la riduzione della popolazione mondiale restano comunque indispensabili alla pace ed al benessere dell’umanità oltre che alla sopravvivenza del pianeta.
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