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    Predefinito 26 agosto - Madonna di Czestochowa

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Madonna di Czestochowa (Częstochowa)

    26 agosto

    Il tesoro più prezioso di Jasna Gòra è il Quadro Miracoloso della Madonna. Ciò che rese in breve tempo Jasna Gòra il più famoso santuario del paese, che già contava numerosi luoghi di culto mariano, non fu forza della tradizione che vuole l'Evangelista Luca autore del quadro, né la perlazione dei reali che da sempre avevano cara Jasna Gòra: Ciò che rese questo luogo famoso è la presenza miracolosa dell'Immagine che ha sempre richiamato pellegrini da tutta la Polonia e dal mondo intero, come attestano i numerosissimi ex-voto.

    Sui dolci pendii di Jasna Gòra, la “montagna luminosa”, che circonda la città di Czestochowa, il santuario è adagiato su una collina di bianche rocce, nella parte occidentale della città. I polacchi sono abituati a legare a questo Santuario le numerose vicende della loro vita: i momenti lieti come quelli tristi, le decisioni solenni, come la scelta del proprio indirizzo di vita, la vocazione religiosa oppure il matrimonio, la nascita dei figli, gli esami di maturità... Essi si sono abituati a venire con i loro problemi a Jasna Gòra per confidarli alla Madre Celeste, davanti alla sua Immagine Miracolosa. Questa Immagine si può dire che è il cuore del santuario di Jasna Gòra ed è anche quella forza, misteriosa e profonda, che attira ogni anno folle sterminate di pellegrini, dalla Polonia e da ogni altro luogo del mondo.
    Il dipinto della Madonna ha una storia complessa. La tradizione dice infatti che sia stato realizzato da San Luca su di un legno che formava il tavolo adoperato per la preghiera e per il cibo dalla Sacra Famiglia. L’evangelista avrebbe composto a Gerusalemme due quadri allo scopo di tramandare l’incomparabile bellezza di Maria. Uno di essi, arrivato in Italia, è tuttora oggetto di culto a Bologna; l’altro, fu dapprima portato a Costantinopoli e deposto in un tempio dall’imperatore Costantino. Successivamente fu donato al principe russo Leone, che prestava servizio nell'esercito romano, il quale trasferì l’inestimabile reliquia in Russia dove, per numerosi miracoli, fu intensamente venerata.
    Nel corso della guerra intrapresa da Casimiro il Grande, il quadro fu nascosto nel castello di Beltz e finalmente affidato ai principe di Opole. Questi, alla vigilia di una dura battaglia contro le truppe tartare e lituane che assediavano Beltz, aveva invocato la sacra immagine e, dopo la sospirata vittoria, indicò Maria come Madre e Regina. Si racconta anche che, durante l’assedio, un tartaro ferisse con una freccia il bellissimo volto della Vergine dalla parte destra e che, dopo la sacrilega profanazione, una fittissima nebbia, sorta d'improvviso, mettesse in difficoltà gli assedianti. Il principe, allora, approfittando del momento favorevole, si gettò con le truppe contro il nemico e lo sconfisse.
    Altri documenti assicurano che, terminata l’amministrazione del principe Ladislao nella Russia, il quadro fu caricato su di un carro con l’intenzione di portarlo nella Slesia ma, tra lo stupore di tutti, i cavalli, pur ripetutamente sferzati, non si muovevano. Il principe ordinò allora di attaccarne di nuovi, senza però ottenere alcun risultato. Sconvolto, si inginocchiò a terra e promise di trasferire la venerata effigie sul colle di Czestochowa, nella piccola chiesa di legno. In seguito egli avrebbe innalzato una basilica nel medesimo luogo ad onore di Dio onnipotente, della Vergine Maria e di tutti i Santi e, contemporaneamente realizzato un convento per i frati eremiti dell’Ordine di San Paolo.
    Ma le vicissitudini della Madonna Nera non erano ancora finite. Nel 1430 alcuni seguaci dell’eretico Giovanni Hus, provenienti dai confini della Boemia e Moravia, sotto la guida dell’ucraino Federico Ostrogki, attaccarono e predarono il convento. Il quadro fu strappato dall’altare e portato fuori dinanzi alla cappella, tagliato con la sciabola in più parti e la sacra icona trapassata da una spada. Gravemente danneggiato, fu perciò trasferito nella sede municipale di Cracovia e affidato alla custodia del Consiglio della città; dopo un accurato esame, il dipinto venne sottoposto ad un intervento del tutto eccezionale per quei tempi, in cui l’arte del restauro era ancora agli inizi. Ecco allora come si spiega che ancora oggi siano visibili nel quadro della Madonna Nera gli sfregi arrecati al volto della Santa Vergine.
    Secondo i critici d’arte il Quadro di Jasna Gòra sarebbe stato in origine un’icona bizantina, del genere “Odigitria” (“Colei che indica e guida lungo la strada”), databile tra il VI e il IX secolo. Dipinta su una tavola di legno, raffigura il busto della Vergine con Gesù in braccio. Il volto di Maria domina tutto il quadro, con l’effetto che chi lo guarda si trova immerso nello sguardo di Maria: egli guarda Maria che, a sua volta, lo guarda.
    Anche il volto del Bambino è rivolto al pellegrino, ma non il suo sguardo, che risulta in qualche modo fisso altrove. I due volti hanno un’espressione seria, pensierosa, che dà anche il tono emotivo a tutto il quadro. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi paralleli e da un terzo che li attraversa; il collo presenta altre sei scalfitture, due delle quali visibili, quattro appena percettibili.
    Gesù, vestito di una tunica scarlatta, riposa sul braccio sinistro della Madre. La mano sinistra tiene il libro, la destra è sollevata in gesto di sovranità e benedizione. La mano destra della Madonna sembra indicare il Bambino. Sulla fronte di Maria è raffigurata una stella a sei punte. Attorno ai volti della Madonna e di Gesù risaltano le aureole, la cui luminosità contrasta con l’incarnato dei loro visi.
    Dopo la profanazione e il restauro, la fama del santuario crebbe enormemente e aumentarono i pellegrinaggi, a tal punto che la chiesa originaria si rivelò insufficiente a contenere il numero dei fedeli. Per questo motivo, già nella seconda metà del secolo XV, accanto alla Cappella della Madonna, fu dato avvio alla costruzione di una chiesa gotica a tre ampie navate.
    Nel 1717 il quadro miracoloso della Madonna di Jasna Góra fu incoronato col diadema papale e, a cominciare dal secolo scorso, numerose chiese a lei dedicate furono erette in tutto il mondo: attualmente se ne contano circa 350, di cui 300 soltanto nella Polonia.
    La fama sempre crescente dell’immagine miracolosa della Madre di Dio fece sì che l’antico monastero diventasse nel corso degli anni mèta costante di devoti pellegrinaggi. Il culto della Madonna Nera di Czestochowa si è esteso così fino al continente americano, in Australia, in Africa e anche in Asia. Una devozione che non ha confini, che ha toccato il cuore di molti, e che è stata particolarmente cara – come ogni polacco che si rispetti – al nostro venerato Santo Padre, Giovanni Paolo II, che di Maria è sempre stato il devoto più fedele.

    Autore: Maria Di Lorenzo

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    HISTORY OF THE IMAGE

    The origin of this miraculous image in Czestochowa, Poland is unknown for absolute certainty, but according to tradition the painting was a portrait of Our Lady done by St. John sometime after the Crucifixion of Our Lord and remained in the Holy Land until discovered by St. Helena of the Cross in the fourth century. The painting was taken to Constaninople, where St. Helena's son, the Emperor Constantine, erected a church for its enthronement. This image was revered by the people of the city.

    During the siege by the Saracens, the invaders became frightened when the people carried the picture in a procession around the city; the infidels fled. Later, the image was threatened with burning by an evil emperor, who had a wife, Irene, who saved it and hid it from harm. The image was in that city for 500 years, until it became part of some dowries, eventually being taken to Russia to a region that later became Poland.

    After the portrait became the possession of the Polish prince, St. Ladislaus in the 15th century, it was installed in his castle. Tartar invaders besieged the castle and an enemy arrow pierced Our Lady's image, inflicting a scar. Interestingly, repeated attempts to fix the image, artistically have all failed.

    Tradition says that St. Ladislaus determined to save the image from repeated invasions, so he went to his birthplace, Opala, stopping for rest in Czestochowa; the image was brought nearby to Jasna Gora ["bright hill"] and placed in a small wooden church named for the Assumption. The following morning, after the picture was carefully placed in the wagon, the horses refused to move. St. Ladislaus understood this to be a sign from Heaven that the image should stay in Czestochowa; thus he replaced the painting in the Church of the Assumption, August 26, 1382, a day still observed as the Feast Day of the painting. The Saint wished to have the holiest of men guard the painting, so he assigned the church and the monastery to the Pauline Fathers, who have devoutly protected the image for the last six hundred years.

    Having survived two attacks upon it, Our Lady's image was next imperiled by the Hussites, followers of the heretic priest, John Hus from Prague. The Hussites did not accept papal authority as coming from Christ and taught that mortal sin deprived an office holder of his position, among other heresies. Hus had been influenced by John Wyclif and became infected with his errors. Hus was tried and condemned at Constance in 1415. The Hussites successfully stormed the Pauline monastery in 1430, plundering the sanctuary. Among the items stolen was the image. After putting it in their wagon, the Hussites went a little ways but then the horses refused to go any further. Recalling the former incident that was so similar, the heretics threw the portrait down to the ground, which shattered the image into three pieces. One of the plunderers drew his sword and slashed the image twice, causing two deep gashes; while attempting a third gash, he was overcome with a writhing agony and died.

    The two slashes on the cheek of the Blessed Virgin, together with the one on the throat, not readily visible in our copy, have always reappeared after artistic attempts to fix them. The portrait again faced danger in 1655 by a Swedish horde of 12,000, which confronted the 300 men guarding the image. The band of 300 routed the 12,000 and the following year, the Holy Virgin was acclaimed Queen of Poland. [See NOTE below about the portrait.]

    In September 14, 1920, when the Russian army assembled at the River Vistula, in preparation for invading Warsaw, the Polish people prayed to Our Lady. the next day was the Feast of Our Lady of Sorrows. The Russians quickly withdrew after the image appeared in the clouds over Warsaw. In Polish history, this is known as the Miracle of Vistula.

    During the Nazi occupation of Poland in World War II, Hitler order all religious pilgrimages stopped. In a demonstration of love for Our Lady and their confidence in her protection, a half million Poles went to the sanctuary in defiance of Hitler's orders. Following the liberation of Poland in 1945, a million and a half people expressed their gratitude to the Madonna by praying before this miraculous image.

    Twenty-eight years after the Russian's first attempt at capturing the city, they successfully took control of Warsaw and the entire nation in 1948. That year more than 800,000 brave Poles made a pilgrimage to the sanctuary at Czestochowa on the Feast of the Assumption, one of the three Feast days of the image; the pilgrims had to pass by the Communist soldiers who patrolled the streets.

    Today, the Polish people continue to honor their beloved portrait of the Madonna and Child, especially on August 26, the day reserved by St. Ladislaus. Because of the dark pigment on Our Lady's face and hands, the image is affectionately called the "Black Madonna," most beautifully prefigured in the Bible, in the Canticle of Canticles, "I am black but beautiful." The pigmentation is ascribed primarily to age and the need to keep it hidden for long periods of time in places where the only light was from candles, which colored the painting with smoke.

    The miracles attributed to Our Lady of Czestochowa are many and most spectacular. The original accounts of them, some of them cures, are archived by the Pauline Fathers at Jasna Gora.

    Papal recognition of the miraculous image was made by Pope Clement XI in 1717. The crown given to the image was used in the first official coronation of the painting, which was stolen in 1909.

    Pope Pius X replaced it with a gold one encrusted with jewels.

    PRAYER TO OUR LADY OF CZESTOCHOWA

    [TO BE SAID EACH DAY UPON ARISING]

    HOLY MOTHER of Czestochowa, Thou art full of grace,
    goodness and mercy. I consecrate to Thee all my thoughts,
    words and actions----my soul and body. I beseech Thy
    blessings and especially prayers for my salvation.
    Today, I consecrate myself to Thee, Good Mother, totally
    ----with body and soul amid joy and sufferings to obtain
    for myself and others Thy blessings on this earth and
    eternal life in Heaven. Amen.

    Imprimatur: Cardinal O' Boyle, Washington, DC

    NOTE ABOUT THE IMAGE

    A note on the image: The original, in all its deterioration can be viewed in our image gallery attached to this page. Modern day versions, of which our banner image is made from, are somewhat different than the original, but at least in this country, it has become a tradition of sorts to give holy cards with the image above. In honoring Our Lady, Catholics want to have her image as beautiful as possible, so artists who portray her miraculous images tend to fancy up the details a bit, so that is why you will find various versions of Our Lady's miraculous images, from Our Lady of Pompei to Our Lady of Guadalupe. For the Polish people, Our Lady of Czestochowa is Queen of their country and she is now adorned as royal images are often depicted, but most especially because the Roman Pontiff presented her with this Crown of which you are viewing a replica. There is nothing sinister or harmful to Our Lady with this intention, it is just human nature and quite touching actually. So we are using the updated and very lovable and beloved image for our main image.

    FONTE

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    La Madre de Dios de Czestochowa
    Conocida como "La Madonna Negra" de Jasna Gora

    RASGOS HISTÓRICOS

    Sobre las colinas calcáreas que se encuentran junto al río Warta y que se extienden desde Cracovia hasta Wielun se levanta la ciudad de Czestochowa.
    Se dice que el nombre de la ciudad proviene de su fundador, un eslavo de nombre Czestoch.
    En los documentos del siglo XIII viene llamada como un pueblo de caballeros denominado Czestochowa.
    A finales del siglo XIV recibió el status de ciudad.

    En la parte occidental de la ciudad, llamada ya en el siglo XIV, "Vieja Czestochowa", se encuentra una colina alta de 293 metros, concedida a los monjes de San Pablo llegados de Hungría en 1382.
    Encima de la misma se erigió el conjunto de edificios del santuario y del monasterio, rodeado de murallas y parques, que lleva el nombre de Jasna Góra (Clarus Mons). Este nombre hacía referenda a su casa madre en Buda (Hungría): San Lorenzo en Claro Monte Budense.

    Los monjes Paulinos u Orden de San Pablo Primer Eremita fue fundada al inicio del siglo XIII en Hungría después del gran movimiento eremita que conmueve a toda Europa en los siglos XI-XII. El fundador de la Orden, el beato Eusebio, que fue canónigo de Estrigonia, dio vida a la primera comunidad de Paulinos recogiendo a los eremitas que vivían en los bosques de Hungría y de Croacia. Su vida monástica se modeló en la regla de San Agustín. Como patriarca eligieron a San Pablo de Tebas, llamado "primer eremita". Nacido en Tebas probablemente en el año 230, Pablo huyó al desierto de Tebas cuando tenía 16 años, durante la persecución de Decio donde, según la tradición transmitida por San Jerónimo vivió unos 90 años, alimentándose de pan que le traía un cuervo. Al final de la vida, siempre según el testimonio de San Jerónimo, le visitó San Antonio Abad. Este, según la leyenda, enterró el cuerpo del Santo en una fosa excavada por dos leones. Por este motivo el escudo de la Orden de los Monjes de San Pablo presenta una palmera, dos leones y un cuervo con un trozo de pan en el pico.

    Fue el principe Wladislao de Opole, plenipotenciario del Rey Ludovico de Hungría para la tierra polaca en los años 1367-1372, quien llamó a los Monjes de San Pablo a Polonia. Ellos llegaron a Czestochowa en 1382, y recibieron una pequeña iglesia y depositaron el Icono de la Virgen que el principe había traído de la ciudad de Belz.

    La historia del cuadro de Jasna Góra viene transmitida según dos versiones: una tradicional que tiene sus orígenes por una parte en la leyenda y por otra parte tiene sus fundamentos históricos que han sido reconstruidos por los críticos de arte interesados por la genealogia de esta extraordinaria Imagen.

    Según la versión de la tradición, el cuadro fue pintado por el evangelista Lucas sobre la mesa de la Sagrada Familia. San Lucas habría pintado dos imágenes de María: una de ellas llegó a Italia y fue conservada en Florencia, donde todavía hoy es venerada; la otra fue trasladada de Jerusalén a Constantinopla por el emperador Constantino y colocada en una Iglesia.
    Seis siglos más tarde, el príncipe ruso Lev obtiene del emperador el cuadro como reconocimiento de sus méritos militares. Durante las guerras en Ruselel, el princípe Wladislao de Opole encontró el cuadro en el castillo de Belz. Allí este icono era venerado como milagroso. Después de la victoria sobre los tártaros el príncipe trajo consigo el cuadro a Czestochowa y confió su custodia a los monjes Paulinos. Estas noticias nos han llegado a través de un manuscrito, el más antiguo que conocemos y nos habla de ello, llamado "Translacio tabule”. Una copia de este manuscrito del año 1474 se conserva en el archivo de Jasna Góra. Según los críticos de arte el cuadro de Jasna Góra en su origen sería un icono bizantino del tipo "Odigitria", datado entre los siglos VI y IX.

    La fama siempre creciente de la imagen milagrosa de la Madre de Dios hizo que en poco tiempo el monasterio se convirtiera en meta de continuos peregrinajes y que comenzara a recoger numerosísimos y preciosos exvotos. El valor de tales dones enciende por desgracia la codicia: el 14 de abril de 1430 (día de Pascua), una banda de ladrones, procedentes de Bohemia, de Moravia, y de Silesia, asaltaron el monasterio. Entrando en la capilla de la Madre de Dios los ladrones quitaron del altar la imagen de la Virgen, empobreciéndola de todos los objetos valiosos y estropeando su rostro con las espadas. Seguidamente echaron el cuadro al suelo, rompiéndose en tres partes según la narración de Piotr Risius, contenido en la obra "Historia Pulchra" (1523).

    El cuadro se restauró en Cracovia en la corte del rey Wladislao Jagiello. Los restauradores intentaron respetuosamente extender los colores sobre la tabla, pero estos desaparecían. Hoy se sabe que la dificultad de restaurar un icono antiguo estaba en la aplicación de colores al temple sobre una imagen encáustica. Después de fracasar en la operación de restauración, los restauradores rascaron totalmente la imagen antigua y pintaron una nueva sobre la tabla milagrosa. En los signos del rostro de la Virgen pasaron el punzón para recordar la barbarie. Después de la profanación y de la restauración la fama del santuario creció enormemente y aumentaron las peregrinaciones hasta tal punto que la iglesia gótica primitiva fue insuficiente para acoger el número de fieles. Por este motivo, ya en los años 60 del siglo XV, junto a la Capilla de la Virgen, se comenzó la construcción de una iglesia gótica de tres amplias naves.

    El monasterio sufrió otro asalto en 1466 por el ejército del rey bohemio. Estos episodios, además de la necesidad e importancia de disponer un baluarte cercano a los confines con Silesia, convencieron al rey Wladislao IV de la necesidad de construir un muro de cerco al monasterio. Los trabajos se iniciaron en 1638. El santuario de Jasna Góra se convertía así en una fortaleza mariana: el "fortalitium marianum". Pero pronto el santuario sufriría una dura prueba.

    En 1655 aproximadamente se dio inicio a un plan de ataque contra Polonia. E1 21 de Julio del mismo año, el ejército sueco entró en Polonia. Las ciudades de Varsovia, Poznan y Cracovia fueron fácilmente conquistadas. La nobleza polaca, dividida en luchas intestinas, no quiso combatir. Por esta razón todo el país cayó rápidamente bajo la dominación sueca. El 18 de noviembre de 1655 la Armada del General Müller, constituida por treinta mil hombres, llega a Jasna Góra. Los soldados suecos exigen el inmediato abandono del santuario. A pesar de ello el Prior de Jasna Góra, el padre Agustín Kordecki, decide continuar la defensa del sagrado lugar. Disponía de 170 soldados, 20 nobles y 70 monjes.

    ¡Pocos en relación ton los treinta mil suecos! Ante la negativa de abandonar el santuario, el ejército sueco atacó. Los combates duraron 40 días y terminaron con la victoria del ejército de María. La victoria conseguida por la pequeña fortaleza de Jasna Góra, llamada con desprecio "gallinero" por el General Müller, resultó de gran importancia religiosa y política. El ataque a Jasna Góra fue considerado una violación a los sentimientos religiosos y la victoria fue inscrita no como valentía de los soldados, ni gracias a la solidez de la fortificación, sino a la tutela de la misma Madre de Dios protectora de aquel lugar. Después de estos episodios, todo el país se alzó en armas y comenzó a luchar contra los invasores suecos.

    El 1 de abril de 1656 el rey Juan Casimiro consagró solemnemente todo el país bajo la protección de la Madre de Dios en la catedral de Leópolis y la proclamó patrona y reina de la tierra de su Reino. Desde aquel momento Jasna Góra se convierte así en el símbolo de libertad religiosa y política para el pueblo polaco. Después de todo ésto los muros del baluarte mariano tendrían que soportar otros asaltos en 1656, 1702, 1704 y 1705.

    Polonia conoce una paz relativa en 1711. Era el momento favorable para la coronación de la imagen de la Virgen. Los fieles lo querían desde hacía mucho tiempo. Según atestiguan las litografías del siglo XVI la imagen portaba desde los orígenes una corona. Por esta razón, y con motivo de la visita del nuncio apostólico Benedetto Odescalchi los monjes de San Pablo se informaron sobre la posibilidad de coronar la imagen. Obtenida la respuesta positiva, presentaron la petición al Capítulo Vaticano. En 1716 el Papa Clemente XI firmó el acta de coronación que tuvo lugar el 8 de septiembre de 1717 ante la presencia de cerca de doscientos mil fieles.

    Hacia la mitad del siglo XVIII la precariedad del sistema politico, la creciente prepotencia de la nobleza polaca y la errónea política exterior determinaron la decadencia de la República. De esta situación se aprovecharon los estados limítrofes, Rusia y Prusia. Con el pretexto de proteger a Polonia, el ejército de Catalina II, emperatriz de Rusia, entró en territorio polaco.

    El 29 de enero de 1768 se constituyó una Conferenderación de nobles polacos contra el rey Estanislao Poniatowski que favorecía los intereses de Rusia. Casimiro Pufiaski, uno de los dirigentes de la Confederación, se apoderó de la fortaleza de Jasna Góra y la defendió durante tres años de los tenaces ataques de los rusos. Cuando en septiembre de 1772 la Confederación de deshizo, el rey Estanislao Poniatowski mandó que se entregara la fortaleza a los rusos. Era la primera vez que un ejército enemigo expugnaba los muros de Jasna Góra. Poco tiempo después Polonia fue dividida.

    En 1795 tuvo lugar una tercera partición de Polonia por obra de tres invasores: Austria, Prusia y Rusia. Por más de 120 años Polonia fue borrada del mapa de Europa. En este doloroso periodo de la historia de la nación polaca, Jasna Góra constituyó un punto de mira para la nación dividida recordándoles que eran hijos de una única patria e infundía en sus corazones la esperanza de libertad. La imagen de la Virgen se convierte de esta manera en signo de una Polonia libre.
    En los tiempos de Napoleón I y del Principado de Varsovia, Jasna Góra fue una vez más la última fortaleza militar para defender la libertad de los polacos. Estos desde 1806 a 1831 soportaron ton éxito los ataques de los ejércitos enemigos.
    Con la caida de Napoleón I, el ejército ruso ocupó de nuevo la fortaleza de Jasna Góra y el zar Alejandro I ordenó destruir las murallas. Sólo en 1843, bajo las órdenes del zar Nicolas I, las murallas pudieron levantarse pero de forma diversa a las originales. Con este gesto, el zar intentaba expresar a los ojos de Europa su tolerancia y benevolencia hacia la Iglesia. En realidad, los tres estados invasores temían a Jasna Góra por su papel peculiar de defensa de la fe y de patriotismo. Por esta razón prohibieron a los polacos ir en peregrinación a Czestochowa y denominaron a la Virgen de Jasna Góra "la principal revolucionaria". En un clima de estas características no tardó en madurar la insurrección de enero de 1863 que quería la liberación de Polonia.

    En las banderas de los insurrectos estaba la Imagen de la Virgen de Jasna Góra. Esta insurrección fue reprimida con graves consecuencias para toda la nación. Muchos monjes de San Pablo fueron acusados de colaboracionistas y deportados a Siberia. En 1864 el Zar Alejandro II hizo cerrar la imprenta, la farmacia y todos los estudios religiosos de Jasna Góra, privó al monasterio de las tierras que le pertenecían y limitó el número de monjes. Se suprimió la clausura y los sicarios del zar vejaban continuamente a los monjes.

    Con éste régimen, en la noche del 22 de septiembre de 1909 fue robado el icono de la Virgen, el vestido de perlas y dos coronas de oro que habían sido donación pontificia. Cuando el Papa Pio X tuvo noticia de lo ocurrido, ofreció a la Imagen de Jasna Góra dos nuevas coronas. La nueva coronación de la Imagen tuvo lugar el 22 de mayo de 1910, y a pesar de mantenerse la partición del territorio polaco fue celebrada con el mismo explendor que la coronación del 1717.

    La primera guerra mundial no hizo en Jasna Góra ningún daño. Entre la primera y la segunda guerra mundial, Jasna Góra, fue de nuevo centro de eventos históricos importantes. E1 27 de Julio de 1920, cuando se acercaba el flagelo del bolcheviquismo ruso, el Episcopado Polaco, reunido en Jasna Góra, proclamó de nuevo a Maria Reina de Polonia. Cuando la armada rusa llegó a Varsovia, millares de polacos se acercaron a su Reina para implorarle la victoria, que se consiguió el 15 de agosto, solemnidad de la Asunción. Esta victoria, hamada "el milagro del Vístula" se atribuyó a la intercesión de la Virgen María.

    En 1932 se celebraron los festejos al cumplirse los 55O años de la traslación de la imagen de la Virgen de Belz a Jasna Góra. Al Santuario acudieron ese año setecientos cincuenta mil peregrinos. En Mayo de 1936 veinte mil estudiantes polacos se consagraron a María formulando el voto de edificar con Ella una Polonia nueva. En Agosto del mismo año se reunió en Jasna Góra el primer sínodo plenario del Episcopado Polaco.

    Al comenzar la segunda guerra mundial todo el país fue duramente probado. Jasna Góra no fue una excepción. Una parte del monasterio fue invadida por las tropas nazis. Aunque estuvieran prohibidas las peregrinaciones organizadas, aquel que lograra llegar al santuario, podia escuchar desde el púlpito palabras de consuelo y de esperanza. Jasna Góra ayudaba a los partisanos, presos de guerra y a los judíos. Los monjes enseñaban de forma clandestina a la juventud. Un repentino ataque de tanques rusos el 16 de Enero de 1945 sembró pánico en los alemanes que ocupaban el santuario y éstos se escaparon sin poderse llevar los tesoros y destruir el monasterio.

    Durante la post-guerra Jasna Góra se reveló una vez más capital espiritual de la nación. En Septiembre de 1946, ante más de medio millón de fieles, el entonces Primado August Hlond consagró a Polonia al Corazón Inmaculado de María.
    En 1948 cuando la ideología comunista se volvía amenazadora, el Primado moribundo pronunció palabras que se revelaron proféticas: "La victoria, cuando llegue, será victoria de la Madre Santísima". Este mensaje fue herencia del nuevo Primado Stefan Wyszynski.

    Encarcelado por los comunistas en una prisión estalinista, el Primado Wyszynski, inspirándose en el gesto del rey Juan Casimiro, compuso una plegaria a la Virgen en la cual la gratitud por cada bien recibido se entrelazaba con la oración por una Polonia libre y la promesa de una vida irreprensible en acción de gracias por la libertad. El 26 de agosto de 1956, en el 300 aniversario de los votos del rey Juan Casimiro en Jasna Góra con la presencia de un millón de personas, la súplica del cardenal Wyszyñski, todavía prisionero, vio la luz. El 26 de Octubre siguiente Wyszyñski fue liberado.

    En 1957 el Papa Pío XII bendijo una copia de la imagen de Jasna Góra que fue llevada de modo itinerante de parroquia en parroquia por toda la nación. Este peregrinación duró 25 años y trajo preciosos frutos de conversión.
    Con ocasión del milenio de la conversión de Polonia al cristianismo, el 3 de Mayo de 1966, todo el episcopado hizo el acto de consagración de Polonia a Maria, Madre de la Iglesia, por la libertad de la Iglesia de Cristo. Para este acto solemne el Sumo Pontífice Pablo VI quiso ir a Jasna Góra deseando entre otras cosas honrar al Santuario con la donación de una rosa de oro. El gobierno comunista no se lo consintió.

    El 4 de Junio de 1979 llegó a Jasna Góra el primer Papa polaco, Juan Pablo II, que empezó su peregrinación con estas palabras: "Se está realizando la voluntad de María: heme aquí... aquí estoy y recuerdo una vieja canción de los confederales de Bar: "somos servidores de María, siervos de María” ... El siervo llamado desde esta tierra, vuelve a los pies de Jasna Góra, donde a menudo me detenía como vosotros y que me ha visto de rodillas sobre la tierra desnuda como vosotros estáis a menudo durante horas y horas..." Durante los tres días de la estancia del Papa se encontraron con él unos tres millones y medio de fieles. Juan Pablo II, pronunciando un acto de entrega de la Iglesia Universal, de la patria, de todos los hombres y de sí mismo a la Virgen, exclamó: "Madre, soy todo tuyo y aquello que es mío es tuyo". Le ofreció también una rosa de oro que fue colocada en el altar de la Madre de Dios.

    A pesar de que el 13 de Diciembre de 1981 se verificara un recrudecimiento de las relaciones entre gobierno y población a causa de la proclamación del estado de guerra por parte de los comunistas, el año 1982 fue el año en el que se celebró el 600 aniversario del Santuario. Esta difícil situación impidió al Santo Padre estar presente en el Año Jubilar pero pudo llegar en Junio del año siguiente. Su llegada fue providencial porque unió al pueblo polaco en la difícil lucha por la libertad. Una tercera vez Jasna Góra hospedó al Papa: en 1987 con ocasión del Congreso Eucarístico polaco.
    Durante aquél tiempo el Santo Padre rezaba para que la precaria situación político-económica del país no hicieran perder al pueblo la esperanza de un futuro mejor. La confianza de los polacos en la intercesión de la Virgen de Jasna Góra se manifestaba con el aumento de las peregrinaciones. En los últimos años han estado en el santuario más de cuatro millones de peregrinos de los cuales unos trescientos mil han llegado a pie.

    El último decenio es testigo todavía más de un mayor aprecio por Jasna Góra por parte de los polacos. El derrumbamiento del comunismo, definido por muchos como el "nuevo milagro del Vístula", fue preparado en oración delante de la Virgen. Para el pueblo fiel, que se esfuerza en llevar a la práctica el testamento de María: "Haced aquello que él (Jesús) os diga" (Jn 2,5) la Virgen Maria es la verdadera “Protagonista” de la revolución polaca del amor. Gracias a su presencia y su intercesión materna, Cristo vive en la Historia.

    El Santuario de Jasna Góra, situado sobre una pequeña colina y con un alto campanario que domina la ciudad de Czestochowa, se hace visible desde una distancia de varias decenas de kilómetros. Ocupa un área de cinco hectáreas. Un parque reservado al monasterio lo rodea por tres lados mientras que por el cuarto se abre una gran explanada que alberga a los peregrinos durante las grandes manifestaciones litúrgicas. Desde la explanada un parque público se extiende en declive hasta la ciudad y forma casi una barrera natural para crear y conservar un clima de elevación espiritual y de oración.

    Los muros de la fortaleza constituían en siglos pasados una defensa de aquel tesoro de la fe y cultura polaca custodiado en los edificios de Jasna Góra. Cuatro puertas, construidas entre los siglos XVII y XIX, dan acceso al complejo del monasterio.

    El complejo de los edificios de Jasna Góra se ha creado en un espacio de cinco siglos, pero conserva una singular compactación arquitectónica.

    La parte de los edificios sagrados es la más antigua. Junto a ella otros edificios han sido construidos a través de los siglos.
    La Capilla de la Virgen (construída entre los siglos XIV y XX) y el Cenáculo constituyen el centro del Santuario. Adyacente al lugar sacro, surgen las conocidas “habitaciones de los Reyes” del siglo XVII. Estas habitaciones son denominadas así porque estaban destinadas a apartamentos reales para las peregrinaciones de los soberanos.

    El monasterio propiamente dicho, consta de dos edificios en forma de cuadrados (siglos XV y XVII) y unidos en un largo brazo (siglo XVII) que hoy alberga a los sacerdotes peregrinos y el antiguo arsenal (siglo XVII).

    Fuera de los muros perimetrales de la fortaleza un expléndido Vía Crucis de época moderna adorna Jasna Góra.

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    EL ICONO DE LA VIRGEN



    El tesoro más precioso de Jasna Góra es el Icono de la Virgen.
    Lo que hizo que en breve tiempo Jasna Góra se convirtiera en el santuario más famoso del país que ya contaba en aquél momento con numerosos lugares de culto mariano, no fue la fuerza de la tradición que atribuye al Evangelista Lucas el hecho de ser autor del cuadro, ni tan siquiera que fuera el santuario preferido por la realeza que desde siempre quisieron Jasna Góra.
    Lo que hizo famoso este lugar fue la presencia milagrosa de la imagen que desde siempre ha hamado a los peregrinos de loda Polonia y del mundo entero, como lo demuestran los numerosísimos exvoto (regalos) que peregrinos de toda edad y condición entregan a su Señora.

    El cuadro de la Virgen es el corazón del santuario de Jasna Góra y la fuerza que llama a muchedumbres de peregrinos.
    En efecto. Este Santuario no se ha construido enseguida después de una aparición de la Virgen tal y como suele ocurrir en los grandes santuarios marianos. Sin el cuadro de la Virgen, Jasna Góra no sería más que un complejo de edificios, memorias y obras de arte, ciertamente bellas y preciosas, pero privadas de vitalidad. El centro, la luz que ilumina el Santuario y desde el Santuario de Jasna Góra es la imagen, el Icono de la Virgen María.

    El cuadro de la Virgen pertenece al tipo de iconos denominados Odigitria (esta palabra de origen griego significa "Aquella que indica y guía a través del camino).

    Pintado sobre una tabla de madera de las siguientes dimensiones: 122,2 cm, 82,2 cm y 3,5 cm, el cuadro representa el busto de la Virgen con Jesús en brazos.

    La cara de la Virgen domina el cuadro con el efecto de que quien lo mira se encuentra inmerso en la mirada de María: mira a María que le mira.
    También la cara del Niño mira al peregrino pero no su mirada que resulta fija.
    Las dos caras tienen una expresión seria y pensante lo que da a todo el cuadro un tono emotivo.
    La mejilla derecha de la Virgen está marcada por dos rasguños paralelos y por un tercero que atraviesa a los otros dos.
    Su cuello presenta otros seis arañazos, dos de los cuales son visibles y cuatro apenas se perciben.

    Jesús está vestido con una túnica escarlata y descansa sobre el brazo izquierdo de la Madre que hace como de trono para que se pueda sentar.
    La mano izquierda del Niño sostiene el libro y la derecha está elevada en signo de bendición.
    Sobre su pecho descansa la mano de la Virgen que señala al Niño y parece querer decirnos: “Fijaros en mi Hijo Jesús, Él es el Hijo de Dios”.
    El vestido y el manto de la Virgen están adornados con la flor de lis, símbolo de la familia real de Hungría.
    Contrasta la luminosidad de sus vestidos con los colores oscuros de sus rostros.
    En la frente de María hay representada una estrella de seis puntas.
    Ambos, la Virgen y Jesús tienen aureolas doradas.

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    GIOVANNI PAOLO II

    OMELIA

    PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA


    Czestochowa, 4 giugno 1979

    1.“Vergine Santa che difendi la chiara Czestochowa...”. Mi tornano alla mente queste parole del poeta Mickiewicz, che, all’inizio della sua opera “Pan Tadeusz”, in una invocazione alla Vergine ha espresso ciò che palpitava e palpita nel cuore di tutti i polacchi, avvalendosi del linguaggio della fede e di quello della tradizione nazionale. Tradizione che risale a circa seicento anni fa, ai tempi cioè della beata Regina Edvige, agli albori della dinastia Jagellonica. L’immagine di Jasna Gora esprime una tradizione, un linguaggio di fede, ancor più antico della nostra storia, e rispecchia al tempo stesso tutto il contenuto della “Bogurodzica”, che ieri abbiamo meditato a Gniezno, ricordando la missione di San Wojciech (Sant’Adalberto) e risalendo ai primi momenti dell’annuncio del Vangelo in terra polacca.

    Colei che una volta aveva parlato col canto, ha parlato poi con questa sua Immagine, manifestando attraverso di essa la sua materna presenza nella vita della Chiesa e della Patria. La Vergine di Jasna Gora ha rivelato la sua sollecitudine materna per ogni anima; per ogni famiglia; per ogni uomo che vive in questa terra, che lavora, lotta e cade sul campo di battaglia, che viene condannato allo sterminio, che combatte con se stesso, che vince o perde: per ogni uomo che deve lasciare il patrio suolo per emigrare, per ogni uomo...

    I Polacchi si sono abituati a legare a questo luogo e a questo Santuario le numerose vicende della loro vita: i vari momenti gioiosi o tristi, specialmente i momenti solenni, decisivi, i momenti di responsabilità come la scelta del proprio indirizzo di vita, la scelta della vocazione, la nascita dei propri figli, gli esami di maturità... e tanti altri momenti. Si sono abituati a venire con i loro problemi a Jasna Gora per parlarne alla Madre celeste, Colei che ha qui non solo la sua Immagine, la sua Effigie – una delle più note e venerate nel mondo – ma che è qui particolarmente presente. È presente nel mistero di Cristo e della Chiesa, come insegna il Concilio. È presente per tutti e per ciascuno di coloro che pellegrinano verso di lei, anche solo con l’anima e con il cuore, quando non possono farlo fisicamente. I Polacchi sono abituati a questo. Vi sono abituati anche popoli affini, nazioni confinanti. Sempre più, giungono qui uomini da tutta l’Europa e dal di là di essa.

    Il Cardinale Primate, nel corso della grande novena, si esprimeva sul significato del Santuario di Czestochowa nella vita della Chiesa con queste parole: “Che cosa è successo a Jasna Gora? Fino a questo momento non siamo in grado di dare una risposta adeguata. È successo qualcosa di più di quello che si poteva immaginare... Jasna Gora si è rivelata come un legame interno nella vita polacca, una forza che tocca profondamente il cuore e tiene la Nazione intera nell’umile, ma forte, atteggiamento di fedeltà a Dio, alla Chiesa e alla sua Gerarchia. Per noi tutti è stata una grande sorpresa vedere la potenza della Regina di Polonia manifestarsi così magnificamente”.

    Ho, infatti, portato con me dalla Polonia, sulla Cattedra di San Pietro a Roma, questa “santa abitudine” del cuore, elaborata dalla fede di tante generazioni, comprovata dall’esperienza cristiana di tanti secoli e profondamente radicata nella mia anima.

    2. Più volte si recò qui Papa Pio XI, naturalmente non come Papa, ma come Achille Ratti, primo Nunzio in Polonia, dopo la riconquista dell’indipendenza. Quando, dopo la morte di Pio XII, è stato eletto alla Cattedra di Pietro Papa Giovanni XXIII, le prime parole che il nuovo Pontefice rivolse al Primate di Polonia, dopo il Conclave, si riferirono a Jasna Gora. Egli ricordò le sue visite qui, durante gli anni della sua Delegazione apostolica in Bulgaria, e chiese soprattutto una preghiera incessante alla Madre di Dio, secondo le intenzioni inerenti alla sua nuova missione. La sua richiesta è stata soddisfatta ogni giorno a Jasna Gora e non soltanto durante il suo pontificato, ma anche durante quello dei suoi Successori.

    Tutti sappiamo quanto desiderasse venire qui in pellegrinaggio Papa Paolo VI, così legato alla Polonia fin dal tempo del suo primo incarico diplomatico presso la Nunziatura di Varsavia. Il Papa che tanto si adoperò per normalizzare la vita della Chiesa in Polonia particolarmente per quanto attiene all’attuale assetto delle Terre dell’Ovest e del Nord. Il Papa del nostro millennio! Proprio per il millennio, egli voleva trovarsi qui come pellegrino, accanto ai figli e alle figlie della Nazione polacca.

    Dopo che il Signore chiamò a sé Papa Paolo VI nella solennità della Trasfigurazione dell’anno scorso, i Cardinali ne scelsero il Successore il 26 agosto, giorno in cui in Polonia, e soprattutto a Jasna Gora, si celebra la solennità della Madonna di Czestochowa. La notizia dell’elezione del nuovo Pontefice Giovanni Paolo I fu comunicata ai fedeli dal Vescovo di Czestochowa, durante la stessa celebrazione serale.

    Che cosa debbo dire di me, a cui dopo il pontificato di appena 33 giorni di Giovanni Paolo I, è toccato, per imperscrutabile decreto della Provvidenza, di accettarne l’eredità e la successione apostolica alla Cattedra di San Pietro, il 16 ottobre 1978? Che cosa debbo dire, io, primo Papa non italiano dopo 455 anni? Che cosa debbo dire io, Giovanni Paolo II, primo Papa Polacco nella storia della Chiesa? Vi dirò: in quel 16 ottobre, in cui il calendario liturgico della Chiesa in Polonia ricorda Santa Edvige, riandavo col pensiero al 26 agosto, al precedente Conclave e a quella elezione avvenuta nella solennità della Madonna di Jasna Gora. Non avevo nemmeno bisogno di dire, come già i miei Predecessori, che avrei contato sulle preghiere ai piedi dell’Immagine di Jasna Gora. La chiamata di un figlio della nazione polacca alla Cattedra di Pietro contiene un evidente e forte legame con questo luogo santo, con questo Santuario di grande speranza: “Totus tuus”, avevo sussurrato, nella preghiera, tante volte, dinanzi a questa Immagine.

    3. Ed ecco oggi sono di nuovo con voi tutti, carissimi Fratelli e Sorelle: con voi, dilettissimi Connazionali, con te, Cardinale Primate della Polonia, con tutto l’Episcopato, al quale ho appartenuto per più di vent’anni come vescovo, arcivescovo metropolita di Cracovia, come cardinale. Tante volte siamo venuti qui, in questo santo luogo, in vigile ascolto pastorale, per udir battere il cuore della Chiesa e quello della Patria nel cuore della Madre. Jasna Gora è, infatti, non soltanto meta di pellegrinaggio per i Polacchi della madrepatria e del mondo intero, ma è il santuario della Nazione. Bisogna prestare l’orecchio a questo luogo santo per sentire come batte il cuore della Nazione nel cuore della Madre. Questo cuore, infatti, pulsa come sappiamo, con tutti gli appuntamenti della storia, con tutte le vicende della vita nazionale: quante volte, infatti, esso ha vibrato con i lamenti delle sofferenze storiche della Polonia, ma anche con le grida di gioia e di vittoria! Si può scrivere la storia della Polonia in diversi modi: specialmente quella degli ultimi secoli, si può interpretarla in chiave diversa. Tuttavia se vogliamo sapere come interpreta questa storia il cuore dei Polacchi, bisogna venire qui, bisogna porgere l’orecchio a questo Santuario, bisogna percepire l’eco della vita dell’intera nazione nel cuore della sua Madre e Regina! E se questo cuore batte con tono di inquietudine, se risuonano in esso la sollecitudine e il grido per la conversione e per il rafforzamento delle coscienze, bisogna accogliere questo invito. Esso nasce dall’amore materno, che a suo modo forma i processi storici sulla terra polacca.

    Gli ultimi decenni hanno confermato e reso più intensa una tale unione tra la Nazione Polacca e la sua Regina. Di fronte alla Vergine di Czestochowa fu pronunciata la consacrazione della Polonia al Cuore Immacolato di Maria, l’8 settembre 1946. Dieci anni dopo, sono stati rinnovati a Jasna Gora i voti del Re Jan Kazimierz, nel trecentesimo anniversario da quando egli, dopo un periodo di “diluvio” (invasione degli Svedesi nel secolo XVII), proclamò la Madre di Dio Regina del regno polacco. In quella ricorrenza iniziò la grande novena di nove anni, in preparazione al millennio del Battesimo della Polonia. E finalmente nell’anno stesso del millennio, il 3 maggio 1966, qui in questo luogo, fu pronunziato dal Primate di Polonia l’atto di totale servitù alla Madre di Dio, per la libertà della Chiesa in Polonia ed in tutto il mondo. Questo atto storico fu pronunziato qui, davanti a Paolo VI, assente in corpo, ma presente in spirito, come testimonianza di quella fede viva e forte, che attendono ed esigono i nostri tempi. L’atto parla della “servitù” e nasconde in sé un paradosso simile alle parole del Vangelo secondo le quali bisogna perdere la propria vita per ritrovarla (cf. Mt 10,39). L’amore infatti costituisce il compimento della libertà, ma, nello stesso tempo, “l’appartenere”, cioè il non essere liberi, fa parte della sua essenza. Però questo “non essere liberi” nell’amore, non viene percepito come una schiavitù, bensì come un’affermazione di libertà e come il suo compimento. L’atto di consacrazione nella schiavitù indica dunque una singolare dipendenza a una fiducia senza limiti. In questo senso la schiavitù (la non-libertà), esprime la pienezza della libertà, allo stesso modo che il Vangelo parla della necessità di perdere la vita per ritrovarla nella sua pienezza.

    Le parole di tale atto, pronunciate col linguaggio delle esperienze storiche della Polonia, delle sue sofferenze e anche delle sue vittorie, hanno una loro risonanza proprio in questo momento della vita della Chiesa e del mondo, dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, che – come giustamente riteniamo – ha aperto una nuova era. Esso ha iniziato un’epoca di approfondita conoscenza dell’uomo, delle sue “gioie e speranze e anche delle sue tristezze e angosce”, come affermano le prime parole della Costituzione pastorale Gaudium et Spes. La Chiesa, consapevole della sua grande dignità e della sua magnifica vocazione in Cristo, desidera andare incontro all’uomo. La Chiesa desidera rispondere agli eterni ed insieme sempre attuali interrogativi dei cuori e della storia umana, e perciò compie durante il Concilio un’opera di approfondita conoscenza di se stessa, della propria natura, della propria missione, dei propri compiti. Il 3 maggio 1966 l’Episcopato Polacco aggiunge a questa fondamentale opera del Concilio il proprio atto di Jasna Gora: la consacrazione alla Madre di Dio per la libertà della Chiesa nel mondo e in Polonia. È un grido che parte dal cuore e dalla volontà: grido di tutto l’essere cristiano, della persona e della comunità per il pieno diritto di annunziare il messaggio salvifico: grido che vuole diventare universalmente efficace radicandosi nell’epoca presente e in quella futura. Tutto attraverso Maria! Questa è l’autentica interpretazione della presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, come proclama il capitolo VIII della Costituzione Lumen Gentium. Tale interpretazione corrisponde alla tradizione dei santi, come Bernardo di Chiaravalle, Grignion de Montfort, Massimiliano Kolbe.

    4. Il Papa Paolo VI accettò questo atto di consacrazione quale frutto della celebrazione del millennio polacco di Jasna Gora, come ne fa fede la sua bolla, che si trova presso l’immagine della Madonna Nera di Czestochowa. Oggi il suo indegno Successore, venendo a Jasna Gora desidera rinnovarlo il giorno dopo la Pentecoste, proprio mentre in tutta la Polonia si celebra la festa della Madre della Chiesa.

    Per la prima volta il Papa festeggia questa solennità esprimendo insieme a voi, Venerabili e Carissimi Fratelli, la riconoscenza al suo grande Predecessore che, sin dai tempi del Concilio, iniziò ad invocare Maria con il titolo di Madre della Chiesa.

    Questo titolo ci permette di penetrare in tutto il mistero di Maria dal momento dell’Immacolata Concezione, attraverso l’Annunciazione, la Visitazione e la Nascita di Gesù a Betlemme, sino al Calvario. Esso permette a tutti noi di ritrovarci – come ce lo ricorda l’odierna lettura – nel Cenacolo, dove gli Apostoli insieme a Maria, Madre di Gesù, perseverano in preghiera, attendendo, dopo l’Ascensione del Signore, il compimento della promessa, cioè la venuta dello Spirito Santo, affinché possa nascere la Chiesa! Alla nascita della Chiesa partecipa in modo particolare Colei alla quale dobbiamo la nascita di Cristo. La Chiesa, nata una volta nel cenacolo della Pentecoste, continua a nascere in ogni cenacolo di preghiera. Nasce per diventare nostra Madre spirituale a somiglianza della Madre del Verbo Eterno. Nasce per rivelare le caratteristiche e la forza di quella maternità – maternità della Madre di Dio – grazie alla quale possiamo “essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente” (1Gv 3,1). Difatti, la paternità santissima di Dio, nella sua economia salvifica, si è servita della verginale maternità della sua umile ancella, per compiere nei figli dell’uomo l’opera dell’autore divino.

    Cari Connazionali, venerabili e dilettissimi Fratelli nell’Episcopato, Pastori della Chiesa in Polonia, Illustrissimi Ospiti e Voi fedeli tutti, permettete che, come Successore di San Pietro, oggi qui presente con voi, affidi tutta la Chiesa alla Madre di Cristo, con la stessa fede viva, con la stessa eroica speranza, con cui lo abbiamo fatto nel giorno memorabile del 3 maggio del millennio polacco.

    Permettete che io porti qui, come ho fatto tempo fa nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, e poi in Messico nel Santuario di Guadalupe, i misteri dei cuori, i dolori e le sofferenze, e infine le speranze e le attese di questo ultimo scorcio del XX secolo dell’era cristiana.

    Permettete che affidi tutto ciò a Maria.
    Permettete che glielo affidi in modo nuovo e solenne.
    Sono uomo di grande fiducia.
    Ho imparato ad esserlo qui.

    Atto di consacrazione alla Madonna

    5. “Grande Madre di Dio fatto Uomo, Vergine Santissima, nostra Signora di Jasna Gora...”.

    Con queste parole i Vescovi polacchi si rivolsero a te tante volte a Jasna Gora, portando nel cuore le esperienze e le pene, le gioie e i dolori, e soprattutto la fede, la speranza e la carità dei loro connazionali.

    Mi sia lecito iniziare oggi con le stesse parole il nuovo atto di consacrazione a nostra Signora di Jasna Gora, che nasce dalla stessa fede, speranza e carità, dalla tradizione del nostro popolo, e alla quale ho partecipato tanti anni, e contemporaneamente nasce dai nuovi doveri che grazie a te, o Maria, sono stati affidati a me, uomo indegno e insieme figlio tuo adottivo.

    Tanto mi dicevano sempre le parole che il Figlio suo Unigenito, Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, ha rivolto dall’alto della Croce indicando Giovanni, apostolo ed evangelista: “Donna, ecco il tuo figlio” (Gv 19,26). In queste parole trovo sempre delineato il posto per ogni uomo e per me stesso.

    Oggi, per gli imperscrutabili disegni della Divina Provvidenza, presente qui a Jasna Gora, nella mia Patria terrena, la Polonia, desidero confermare anzitutto gli atti di consacrazione e di fiducia, che nei vari momenti – numerose volte e in varie forme – sono stati pronunziati dal Cardinale Primate e dall’Episcopato Polacco. In modo tutto particolare desidero confermare e rinnovare l’atto di consacrazione pronunziato a Jasna Gora il 3 maggio 1966, in occasione del millennio della Polonia; con questo atto i Vescovi polacchi, donandosi a te, Madre di Dio, “nella tua materna schiavitù d’amore” volevano servire la grande causa della libertà della Chiesa non soltanto nella propria Patria, ma nel mondo intero. Qualche anno dopo, il 7 giugno 1976, essi hanno consacrato a te tutta l’umanità, tutte le nazioni e i popoli del mondo contemporaneo, i loro fratelli vicini per la fede, la lingua e le sorti comuni della storia, estendendo questa consacrazione fino ai più lontani limiti dell’amore, come lo esige il tuo Cuore: Cuore di Madre che abbraccia ciascuno e tutti, ovunque e sempre.

    Desidero oggi, giungendo a Jasna Gora, come primo Papa-pellegrino, rinnovare questo patrimonio di fiducia, di consacrazione e di speranza, che qui con tanto slancio è stato accumulato dai miei Fratelli nell’Episcopato e dai miei Connazionali.

    E pertanto ti affido, o Madre della Chiesa, tutti i problemi di questa Chiesa; tutta la sua missione tutto il suo servizio, mentre si sta per concludere il secondo millennio della storia del cristianesimo sulla terra.

    Sposa dello Spirito Santo e Sede della Sapienza! Alla tua intercessione, dobbiamo la magnifica visione e il programma di rinnovamento della Chiesa nella nostra epoca, che ha trovato la sua espressione nell’insegnamento del Concilio Vaticano II. Fa’ che questa visione e questo programma noi facciamo oggetto del nostro agire, del nostro servizio, del nostro insegnamento, della nostra pastorale, del nostro apostolato – nella stessa verità, semplicità e fortezza, con cui ce li ha fatti conoscere lo Spirito Santo nel nostro umile servizio –. Fa’ che la Chiesa intera si rigeneri, attingendo a questa nuova fonte di conoscenza della propria natura e missione, non ad altre “cisterne” estranee o avvelenate (cf. Ger 8,14).

    Aiutaci, in questo grande sforzo che stiamo compiendo per incontrarci in modo sempre più maturo con i nostri fratelli nella fede, con i quali ci uniscono tante cose, benché vi sia ancora qualcosa che ci divide. Fa’ che, attraverso tutti i mezzi della conoscenza, del rispetto reciproco, dell’amore, della collaborazione comune nei vari campi, possiamo riscoprire gradualmente il divino disegno di quell’unità nella quale dobbiamo entrare noi ed introdurre tutti, affinché l’unico ovile di Cristo riconosca e viva la sua unità sulla terra. O Madre dell’unità, insegnaci sempre le vie che conducono ad essa!

    Permettici, in futuro, di andare incontro a tutti gli uomini e a tutti i popoli, che sulle vie di religioni diverse cercano Dio e vogliono servirlo. Aiuta noi tutti ad annunziare Cristo e a rivelare “la forza e la sapienza divina” (1Cor 1,24) nascosta nella sua croce. Tu, che per prima, l’hai rivelata a Betlemme non soltanto ai semplici e fedeli pastori, ma anche ai sapienti dei paesi lontani, Madre del Buon Consiglio! Indicaci sempre come dobbiamo servire l’uomo, l’umanità in ogni nazione, come condurla sulle vie della salvezza. Come proteggere la giustizia e la pace nel mondo continuamente minacciato da varie parti. Quanto vivamente desidero, in occasione di quest’odierno incontro, affidarti tutti questi difficili problemi delle società, dei sistemi e degli Stati, problemi che non possono essere risolti con l’odio, la guerra e l’autodistruzione, ma soltanto con la pace, con la giustizia, col rispetto dei diritti degli uomini e delle nazioni.

    O Madre della Chiesa! Fa’ che la Chiesa goda libertà e pace nell’adempiere la sua missione salvifica, e che a questo fine diventi matura di una nuova maturità di fede e di unità interiore! Aiutaci a vincere le opposizioni e le difficoltà! Aiutaci a riscoprire tutta la semplicità e la dignità della vocazione cristiana! Fa’ che non manchino “gli operai alla vigna del Signore”. Santifica le famiglie! Veglia sull’anima dei giovani e sul cuore dei bambini! Aiuta a superare le grandi minacce morali che colpiscono i fondamentali ambienti della vita e dell’amore. Ottieni per noi la grazia di rinnovarci continuamente, attraverso tutta la bellezza della testimonianza data alla Croce e alla Risurrezione del tuo Figlio.

    Quanti problemi avrei dovuto, o Madre, presentarti in questo incontro, elencandoli ad uno ad uno. Li affido tutti a te, perché tu li conosci meglio di noi e di tutti ti prendi cura.

    Lo faccio nel luogo della grande consacrazione, dal quale si abbraccia non soltanto la Polonia, ma tutta la Chiesa nelle dimensioni dei paesi e dei continenti: tutta la Chiesa nel tuo Cuore materno.

    La Chiesa intera, di cui sono il primo servitore, ti offro e affido qui, con immensa fiducia, o Madre. Amen.

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