....e guarda caso si tratta proprio di quello stesso gruppo di persone che l'altro giorno invitavano tutti gli altri a pagare le tasse come "dovere morale" e in nome della solidarieta' fra gli itagliani
-----------------------
PRIVILEGI FISCALI DELLA CHIESA CATTOLICA ROMANA (pdf)
Relazione di Silvio Manzati al convegno nazionale sulla laicità
tenuto a Verona il 14 ottobre 2006
(faccio solo un riassunto, chi vuole puo' cliccare sul link).
[...]
L’ articolo 6, 1°comma, del Trattato del Laterano del 1929 stabiliva: “L’Italia provvederà a mezzo degli
accordi occorrenti con gli enti interessati che alla Città del Vaticano sia assicurata
un’adeguata dotazione di acque in proprietà”. Il comma non precisa se gratuitamente o a
pagamento.
Naturalmente, la Santa Sede e gli inginnocchiati governi italiani hanno dato
l’interpretazione della gratuità. Nel 2000 il settimanale L’Espresso (numero del 2/11/2000)
informava che «la Santa Sede non ha mai pagato una lira per il consumo annuo di circa 5
milioni di metri cubi di acqua. Una quantità sufficiente per dissetare 60 mila persone, ma
utilizzata in gran parte per innaffiare i lussureggianti giardini vaticani».
Nel 1929, quando Mussolini e il cardinal Gasparri firmarono il Trattato del Laterano, non
si parlò dell’eliminazione delle acque di scarico, che fino agli anni Settanta confluivano nel
Tevere senza alcun trattamento preliminare. Poi, il Comune di Roma costruì le vasche di
depurazione. Lo Stato Città del Vaticano si avvalse di questo servizio, senza mai pagare le
bollette al comune di Roma. Gli arretrati avevano raggiunto nel 1999 la somma di 44
miliardi di lire. Quando l’azienda municipalizzata di Roma, l’Acea, è stata quotata in
Borsa, gli azionisti hanno reclamato il pagamento delle «bollette arretrate». La Santa Sede
fece orecchie da mercante. Il ministero dell’Economia si assunse l’onere di saldare il debito
della Santa Sede, ottenendo in cambio la garanzia – per il futuro – del pagamento regolare
da parte del Vaticano del servizio di smaltimento delle acque di scarico, il cui costo era di
circa 2 milioni di euro l’ anno (secondo l’agenzia Adista, 22/11/2003).
Il Vaticano, però non pagò niente. Intervenne l’uomo di turno della divina provvidenza
nella persona dal senatore di Forza Italia Mario Ferrara il quale propose un emendamento
alla legge finanziaria 2004, che divenne un comma dell’art. 3. Questa norma ad ecclesiam
prevedeva lo stanziamento di «25 milioni di euro per l’anno 2004 e di 4 milioni di euro a
decorrere dall’anno 2005» per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprio.
[...]
Il problema che si pose l’anno scorso era questo: la chiesa cattolica deve pagare l’Ici per
gli immobili nei quali svolge attività commerciale? Il problema venne alla ribalta grazie al
comune di Ancona e alle suore Zelatrici del Sacro Cuore del medesimo comune[...]
La Cassazione dice che le suore devono pagare l’Ici per gli
immobili nei quali svolgono attività commerciale.
Succede il finimondo. Cei, diocesi, stampa cattolica nazionale e diocesana insorgono
contro questa eresia fiscale, che farebbe pagare gli enti ecclesiastici centinaia di milioni o
miliardi di euro (con gli arretrati) ai comuni. [...]
Secondo la Cei, preti, frati, suore, diocesi, parrocchie, congregazioni religiose et similia dovrebbero pagare l’Ici soltanto per gli immobili che
danno in affitto a terzi. Sul restante immenso patrimonio immobiliare, niente.
C’è un libraio che esercita l’attività in suo immobile; a trecento metri c’è la libreria delle
suore paoline. La chiesa cattolica pretende che il libraio paghi l’Ici e che le suore paoline ne
siano esenti. In una provincia c’è una casa di cura di proprietà di una Spa o di una Srl e c’è
un ospedale del Sacro Cuore che fa capo alla congregazione dei Poveri servi della Divina
Provvidenza. Le due strutture sanitarie hanno le stesse tariffe e le stesse convenzioni con
la regione. La chiesa cattolica pretende che la casa di cura che fa capo alla società paghi
l’Ici e che l’ospedale che fa capo alla congregazione religiosa ne sia esente.[...]
Con la sentenza della Cassazione si era aperta una breccia pericolosa per la chiesa
cattolica e così il governo Berlusconi viene piamente sollecitato a fare qualche cosa. Il
governo emana un decreto legge sulle infrastrutture (il 163/2005) e vi inserisce un articolo
6 che con le infrastrutture non ha nulla a che vedere, ma parecchio con gli interessi della
chiesa cattolica. Nel caso specifico il governo intendeva chiarire la portata di una delle
norme di esenzione previste dall’articolo 7 del decreto legislativo 504 del 1992 – quello
istitutivo dell’ICI – affermando che tale norma “si intende applicabile anche nei casi di
immobili utilizzati per le attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e
cultura di cui all’articolo 16, primo comma, lettera b), della legge 20 maggio 1985, n. 222,
pur se svolte in forma commerciale se connesse a finalità di religione o di culto”. E chi è
che decide se vi è connessione con finalità di religione o di culto? Naturalmente la chiesa
cattolica.[...]Poco dopo, la stessa norma fu inserita nella legge finanziaria e il regalo alla
chiesa cattolica fu confezionato.
Il mancato gettito annuale per i comuni é stato calcolato nell’ordine dei 300 milioni di
euro (la Repubblica, 8/10/2005). In realtà, se la chiesa cattolica pagasse l’Ici ai comuni come
una qualsiasi spa per il suo immenso patrimonio immobiliare, dovrebbe pagare alcuni
miliardi di euro. Ma c’è di mezzo il concordato.
Che cosa dice il concordato in campo tributario? In materia, dispone il terzo comma
dell’art. 7: “Agli effetti tributari gli enti ecclesiastici aventi fine di religione o di culto, come
pure le attività dirette a tali scopo, sono equiparati a quelli aventi fine di beneficenza o di
istruzione." [...]
In Italia ci sono centinaia e centinaia di conventi un tempo pieni di preti, frati e suore, che
sono stati trasformati in esercizi ricettivi, alberghi, pensionati, ostelli o comunque siano
chiamati, sempre a pagamento. Svolgono attività commerciale e sono esenti dall’Ici.
Oppure pensiamo alla conclamata centralità della famiglia. La casa dove abitano le
famiglie é soggetta all’Ici, la casa dove abita il parroco pretendono che sia esente, con la
motivazione che è una pertinenza dell’edificio di culto.
[...]
Ogni anno nella legge finanziaria troviamo norme ad ecclesiam con le quali si regalano fior
di milioni a strutture cattoliche. Ad esempio, la Finanziaria 2004 prevedeva uno
stanziamento di 20 milioni di euro per il 2004 e 30 milioni per il 2005 da destinare
all’Università Campus Bio-Medico. L’Università Campus Bio-Medico si autodefinisce
“opera apostolica della Prelatura dell’Opus Dei”, che “intende operare in piena fedeltà al
Magistero della Chiesa Cattolica, che è garante del valido fondamento del sapere umano,
poiché l’autentico progresso scientifico non può mai entrare in opposizione con la Fede".
[...]
La Finanziaria del 2005 prevedeva inoltre un finanziamento di 15 milioni di euro per il
Centro San Raffaele del Monte Tabor di don Luigi Verzè, detto Sua Sanità.
[...]
Una legge ad ecclesiam è stata la n. 293 del (23 ottobre) 2003, con la quale il parlamento
aveva conferito riconoscimento legislativo all’Istituto di studi politici San Pio V e ne
approvava il finanziamento per una cifra pari a 1,5 milioni di euro annui.
[...]
In Italia, in base al famigerato Concordato, abbiamo l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche con insegnanti scelti dai vescovi e pagati dallo Stato. Gli
insegnanti di religione cattolica sono di fatto funzionari della chiesa cattolica, anche se
giuridicamente sono funzionari dello Stato, anzi messi in ruolo con una corsia
preferenziale. La legge per l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione è stata
approvata nell’agosto del 2003 durante il governo Berlusconi, con l’appoggio di
Margherita e Udeur.
È un altro 8 per mille che lo Stato dà alla chiesa cattolica, anzi di più dell’8 per mille. L’8
per mille dato alla chiesa cattolica corrisponde a circa un miliardo di euro. Lo stipendio
diretto e indiretto per i 35.000 insegnanti di religione passa di molto il miliardo di euro
all’anno. Lo stipendio ai professori di religione è un regalo indiretto alla chiesa cattolica.
Lasciamo da parte, poi, i diritti degli insegnanti di religione che non devono essere
divorziati o madri nubili o essere in analoghe situazioni peccaminose.
[...]
la legge prevede 1’esenzione dall’Ici dei locali
dell’oratorio quali «opere di urbanizzazione secondaria». Il mancato introito da parte dei
comuni di questi fondi, calcolato dalla legge pari a 2,5 milioni di euro annui, viene coperto
dallo Stato. Ulteriori e più specifiche agevolazioni o finanziamenti da prevedere ai fini del
riconoscimento delle attività dell’oratorio sono rimandati dalla legge nazionale alle
Regioni.
[...]
I cappellani sono funzionari della chiesa cattolica pagati dallo Stato italiano per
perseguire finalità proprie della chiesa cattolica.
Ci sono, poi, varie convenzioni per stabilire numero e retribuzione dei cappellani
militari, nella Polizia di Stato, nelle carceri, negli ospedali. Non so se ci siano anche per i
vigili del fuoco, per i vigili urbani e per la nettezza urbana.
Per la Polizia di Stato c’è una convenzione tra ministro dell’interno e Cei. Nella Polizia di
Stato c’è un cappellano per ogni questura. Poi ci sono cappellani presso alloggi collettivi di
servizio e presso istituti di istruzione. Al vertice si trova il cappellano coordinatore
nazionale. Il cappellano “cura la celebrazione dei riti liturgici, la catechesi, specie in
preparazione ai sacramenti, la formazione cristiana, nonché l’organizzazione di ogni
opportuna attività pastorale e culturale”, dice la convenzione tra lo Stato, che dovrebbe
essere laico, e la chiesa cattolica. In modo particolare il cappellano cura la celebrazione
annuale della festa di San Michele Arcangelo.
[...]
Abbiamo visto la scandalosa esenzione dell’Ici, regalo indiretto di miliardi di euro.
Vediamo, adesso, il diretto regalo, obbligatorio per legge, di altri miliardi di euro con il
meccanismo degli oneri di urbanizzazione.
Gli oneri di urbanizzazione sono stati introdotti dalla legge legge 28 gennaio 1977, n. 10,
c.d. “legge Bucalossi”. La materia è oggi regolata dal decreto legislativo 6 giugno 2001, n.
380, contenente il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia.
Gli oneri di urbanizzazione sono contributi, dovuti ai Comuni, da coloro che realizzano
interventi di costruzione e di trasformazione edilizia. [...]
I comuni sono obbligati a versare l’8 per cento (si badi, non l’8 per mille) degli oneri
ricevuti per l’urbanizzazione secondaria per le chiese. Cito per tutti il caso della legge
regionale lombarda n. 12 del 2005 che, in un apposito articolo, obbliga i Comuni a versare
l’8 per cento dei proventi degli oneri di urbanizzazione secondaria agli “enti
istituzionalmente competenti in materia di culto della Chiesa Cattolica”. [...]
L’obbligo esiste in tutte le regioni, per tutti i comuni d’Italia. Ogni anno alcuni miliardi di
euro passano dalle casse comunali a quelle della chiesa cattolica, anche là dove c’è carenza
di asili nido e di scuole materne, che pure riguardano l’urbanizzazione secondaria, mentre
non c’è carenza di chiese cattoliche, anzi c’è abbondanza. [...]
Basterebbe nella finanziaria un piccolo comma per disporre che
quest’obbligo è abrogato e i comuni avrebbero più disponibilità, o meno carenza, per
soddisfare bisogni collettivi veri e più importanti.
[...]
[Segue discussione sull'8 per mille, che va alla chiesa per l'88% e solo circa il 10% allo Stato. Ma anche quella quota dello stato....]
La quota dell’8 per mille dello Stato viene destinata con decreto del Presidente del
consiglio dei ministri. Nel decreto apparso sulla Gazzetta Ufficiale del 26 gennaio 2005 era
possibile leggere, ad esempio, queste destinazioni dell’8 per mille statale: Pontificia
università Gregoriana di Roma (370 mila euro); curia generalizia Casa di Santa Brigida,
Roma (400 mila euro); seminario vescovile di Fiesole (200 mila euro); venerabile
confraternita Santa Maria della Purità, Gallipoli, Lecce (300 mila euro); Opera
preservazione della fede, Ventimiglia, Imperia (420 mila euro); Opera Pia Casa Regina
Coeli, Napoli (40 mila euro); Associazione volontari per il servizio internazionale, Forlì
(202.941 euro). L’ Avsi è un’organizzazione non governativa aderente alla Compagnia
delle opere, il «braccio economico» di Comunione e liberazione.