Originariamente Scritto da
legione muti
Rispondo a questa e a quella sopra.
1) Esistono espressioni leniniste ferocemente, ferocemente, russofobe. Il fine di Lenin, NON russo, ricordalo, peraltro mezzo ebreo, era a mio avviso l'annientamento dell'anima nazionale russa. Quando, in vari passi, deride il patriottismo grande russo (che chiama significativamente "sciovinismo grande russo"), quando si fa beffe delle tradizioni spirituali del grande popolo russo, quando arriva a legittimare il più bieco materialismo, il più bieco americanismo e il più feroce capitalismo schiavistico anglosassone indicando in questo la via per mettere una volta per tutte alla frusta questi subumani slavi buoni solo a bere ed a pregare, Lenin certamente è l'esponente principale dell'ANTIRUSSIA - come sottolinea a ragione l'attuale corrente neoslavofila (non solo Solzenicyn, anche Safarevic, anche Rasputin, anche il vecchio "Pamjat" Glazunov ad esempio..). Non esiste, è falsissima in questo caso la tesi della variante nazionale del bolscevismo.
2) Lo stalinismo è un fenomeno a sè per certi versi; staremmo a parlarne fino a domani. Comunque ritengo abbastanza equilibrati gli studi dei neo- slavofili attuali (compreso quello di Solzenicyn su "Due secoli insieme" sui rapporti tra Russi ed Ebrei..) i quali sostengono che Stalin fu nazionalista a metà e , soprattutto, in modo tortuoso e machiavellico. La loro stima va soprattutto al Generale Zukov, vero rappresentante , secondo loro, della vera Russia, che Stalin non a caso mandò in esilio - in pratica - dopo l'immensa popolarità conquistata nella Grande Guerra Patriottica.
3) E verò quando dici che Solzenicyn fu accolto in Occidente, ma è altrettanto vero che dai "Discorsi di Harvard" inizia nei suoi saggi, nelle conferenze a descrivere l'Occidente come il regno dell'Anticristo, addirittura peggiore della Russia che aveva abbandonato. E' un uomo molto coraggioso e, almeno per me, un vero nazionalista russo.