Originariamente Scritto da
Giusto-Scatboy
ROMA - Rendite d’Impresa vs rendite finanziarie
Tra le contestazioni interne a un esecutivo preso tra i due fuochi del potere ricattatorio dei vetero comunisti e le pressioni di influenti ambienti finanziari, di cui lo stesso Prodi e Tommaso Padoa Schoppa sono diretta espressione, le dichiarazione del sottosegretario Grandi, ritenute estemporanee dal premier, costretto a calmare le acque sempre più turbolente della maggioranza di governo, non rappresentano altro che la coerente e conseguente applicazione del programma dell’unione stilato prima delle elezioni 2006: più che scandalizzarsi adesso gli italiani avrebbero dovuto farlo allora innanzi alle urne. Ma al di là di sterili polemiche da ombrellone, il MSFT sostiene l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, come è possibile che il lavoratore dipendente vede trattenuto oltre il 30% del suo reddito o che un’impresa che alimenta la produzione e crea posti di lavoro è costretta a versare all’erario quasi il 45% di tasse, quando lo speculatore o la banca d’affari di turno pagano solo il 12,5%? L’adeguamento della trattenuta dal 12,5% al 20% sulle rendite finanziarie provenienti da interessi e plusvalenze su titoli di stato, azioni e obbligazioni, investe si anche i piccoli risparmiatori, ma in che misura? Quanti italiani e in che termini riescono ancora a risparmiare? Sono sempre meno quelli che investono in titoli di stato e sono lontani gli anni d’oro in cui i bot rendevano percentuali a doppia cifra.
E’ molto più facile che i pochi residui di risparmi vengano mantenuti su di un conto corrente, un certificato di deposito o al massimo in obbligazioni sotto i 18 mesi, sempre pronti all’uso e non vincolati, investimenti i cui interessi attualmente tassati al 27% attraverso l’adeguamento al 20% porterebbero piccoli vantaggi al risparmiatore. Il tanto baccano creato attorno a questa proposta è la palese dimostrazione che ad essere colpite non sono tanto le famiglie, toccate solo marginalmente, ma il grande capitale finanziario. Tra i titoli di stato immessi sul mercato dal ministero del tesoro, a garanzia di un debito pubblico non dovuto, la quota detenuta dalle famiglie si attesta poco oltre il 10%, mentre gran parte della torta è in mano alla banca centrale, ad altre banche, a fondi comuni o ad investitori esteri. Vogliamo ulteriormente tutelare il piccolo risparmiatore perché è vero che i piccoli risparmiatori hanno rendite da bot o titoli di stato, ma basterebbe mettere una franchigia, una soglia oltre la quale scatta la tassazione al 20%,se non oltre. Perché il signor Rossi con una famiglia a carico e un mutuo da pagare, non può essere equiparato al Soros di turno! Sempre che i “nostri” governanti non abbiano maggiormente a cuori gli interessi dei mercati finanziari... (Piero Puschiavo - Segreteria Nazionale
Responsabile linea politica MS-Fiamma Tricolore)
http://www.fiammatricolore.net/fiamm...lo.asp?id=1035