sono indagate tredici persone fisiche ed una persona giuridica, l’Eni, per i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale ed altro.
Le indagini hanno preso il via nel gennaio 2017, in coincidenza con il rilevamento di un copioso recapito di idrocarburi nel depuratore dell’area industriale di Viggiano, ubicato nei pressi del Centro Oli di Viggiano.
Ulteriori accertamenti chiarivano che gli idrocarburi dispersi dal Cova si erano insinuati nella rete fognaria consortile, sfruttandone le crepe ed il suo deflusso incontrava — e, quindi, contaminava — il reticolo idrografico della Val d’Agri non distante (circa 2 km) dall’invaso del Pertusillo che rappresenta
la fonte primaria di approvvigionamento della gran parte di acqua destinata al consumo umano della Regione Puglia oltre che la fonte da cui proviene l’acqua indispensabile per l’irrigazione di un arca di oltre 35000 ettari di terreno. (...)
La sostanziale inerzia dei responsabili dell’impianto Eni rispetto al pericolo di un grave ed incombente pericolo per l’ambiente e per l’eco sistema circostante, ritenuto meno rilevante rispetto alle esigenze produttive...