Non riesco a condividere questo punto. Non riesco a provare simpatia per chi in caso di vittoria darebbe inizio a crociate contro la cultura, la ricerca scientifica, il progresso, l'emancipazione individuale, datemi dell'imperialista, datemi del filoamericano, ma è proprio un concetto che esula dalla mia visione del mondo.
La religione islamica, come quella cristiana, porta a uno status mentale che non potrà mai andarmi giù. Figuriamoci se poi tale religione dovrebbe diventar legge come nel caso dell'Afghanistan talebano o dell'Iran khomeinista.
Il presunto scontro di civiltà è per il sottoscritto una guerra tra reazioni, una più giovane e una millenaria.
Concordo con te compagno...
...ma credo che il pensiero di Lev non sia in contraddizzione con il tuo sentire...
Io lo leggo nei termini seguenti (Lev correggimi se sbaglio)...la condanna della violenza in quanto tale da qualsiasi parte provenga, non solo non aiutano a capire la natura profonda della guerra moderna nonchè la distinzione tra terrorismo nichilista e resistenza contro l'occupazione militare
...e' sbagliato condannare la violenza in assoluto...in nome della non violenza tout court non si fa altro che mettere sullo stesso piano negativo il terrorismo islamico e le crociate di annientamento nichilista (fenomini che vanno combattuti ed eliminati) con le lotte armate di resistenza e liberazione...con i processi rivoluzionari...
Se è così a posto, probabilmente ho capito male.
Chianti #2
Grazie compagno, hai interpretato al meglio la mia posizione sulla guerra. Aggiungo che non esiste la Resistenza pura, agiografica e incorrotta. Tutti i movimenti resistenziali sono attraversati da varie fazioni e gruppi organizzati con obiettivi, ideologie e prospettive diverse ma uniti militarmente per la sconfitta degli occupanti. Movimenti suscettibili di lotte interne per l'egemonia. Ovviamente i comunisti appoggiano politicamente le componenti più avanzate e progressive (leggi socialiste e comuniste, che non mancano nè in Libano, nè in Afghanistan nè in Iraq) ma non si possono permettere di fare, come molti pacifisti e noglobal e la totalità dei media ufficiali, di tutta l'erba un fascio e prendere pilatescamente le distanze dai contendenti in campo.
La sconfitta dell'imperialismo euro-atlantico ha, per le implicazioni politiche internazionali, un significato troppo importante per mettersi a fare distinguo e dare sommariamente patenti di purezza rivoluzionaria. Se USA ed Europa fossero costretti a ritirarsi, questo implicherebbe un colossale mutamento dei rapporti di forza internazionali che a noi, a prescindere dai governi insediatisi in quei territori (la cui composizione dipenderebbe a sua volta dai rapporti di forza interni), farebbe comunque comodo.
Affrontando la questione sotto l'aspetto puramente istintivo ed emozionale, non posso non simpatizzare con quegli uomini, fanatici e indottrinati quanto si vuole, che, dopo aver assistito alla strage delle proprie famiglie e alla distruzione delle propria vita, decidono di impugnare le armi per cacciare a calci in culo gli imperialisti in nome di Allah, di Buddha o di qualsiasi altra entità immaginaria. Non credo esista niente di più sacro del diritto dei popoli alla resistenza antimperialista.