Cassazione: vietato modificare la Playstation
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martedì 04 settembre 2007
Roma - All'entusiasmo con cui era stata accolta in rete la sentenza d'appello seguiranno ora sentimenti ben diversi: la Corte di Cassazione ha stabilito che vendere mod chip per Playstation è illegale (sentenza n. 33768), dando così ragione alle tesi di Sony.
La Suprema Corte si è espressa in merito al più noto caso in materia, quello che ha coinvolto la ditta "HS Distribuzione di Salorno (Bolzano)" gestita da Dalvit Oscar: era stato assolto dal Tribunale di Bolzano in appello perché la commercializzazione dei cosiddetti mod chip necessari a modificare le prestazioni della Playstation 2 non rappresentava a detta dei magistrati alcuna violazione del diritto d'autore. L'assoluzione era avvenuta con formula piena ("il fatto non sussiste"). In primo grado era invece stato condannato a sei mesi di carcere e a 6mila euro di multa.
Ed è la visione del tribunale di primo grado ad aver pesato anche nella decisione della Cassazione. Il Tribunale di Bolzano aveva infatti stabilito che i fatti ascritti a Oscar, risalenti al 2002, erano avvenuti prima che nel 2003 venissero inseriti i nuovi supporti informatici nelle normative antipirateria: in pratica il Tribunale sosteneva che mancava una indicazione sufficientemente specifica di questo genere di supporto (Playstation e mod chip) per poter considerare i fatti come un reato. Secondo la Cassazione non è così.
I giudici della Terza Sezione Penale hanno annullato la sentenza di appello spiegando che il reato sussiste comunque ai sensi dell'articolo 171ter della legge sul diritto d'autore. L'idea di fondo è che anche se le tecnologie cambiano, e cambia la fruizione dei supporti nonché il modo in cui vengono commercializzati, quello che non cambia è la protezione del diritto d'autore
In buona sostanza, dunque, chi distribuiva mod chip prima delle modifiche alla legge è colpevole quanto chi lo ha fatto dopo quelle modifiche. Quell'articolo di legge si estende infatti al di là delle tecnologie, che considera punibile chiunque venda sistemi "atti ad eludere, decodificare o rimuovere le misure di protezione del diritto d'autore o dei diritti connessi". Secondo la Corte questo genere di locuzione riguarda anche la rimozione o l'elusione di sistemi di protezione integrati tra supporto informatico e dispositivo. Che poi tutto questo si traduca nei fatti in una limitazione dei diritti del consumatore non è questione considerata dal codice.
La vicenda
Come accennato, l'intera vicenda risale al dicembre del 2002 quando la Guardia di Finanza diede vita all'operazione Christmas Card, prendendo di mira e sequestrando migliaia di software e card pirata. Un'operazione scaturita da una segnalazione di Sony, che lamentava la pratica diffusa di rimuovere le protezioni che impediscono la lettura di giochi non originali o provenienti da mercati geografici diversi da quello di riferimento. Il possesso di software pirata da parte di un cliente della Hs Distribuzione aveva portato i militari della Guardia di Finanza ad inquisire il proprietario dell'azienda bolzanina.
La società, in realtà, vendeva i "mod chip", ma con l'avvertenza agli utenti sui limiti del loro utilizzo: vale a dire convertire la consolle di giochi in un vero e proprio personal computer o, in alternativa, utilizzare giochi lanciati dalla stessa Sony in altre aree del globo (in primis Asia e Nord America), ma non ancora in Europa. Il contratto di vendita sollevava, invece, l'operatore bolzanino da qualsiasi utilizzo improprio e illegale da parte degli utenti. che secondo la Cassazione in questo caso si esplica nella protezione dell'integrità funzionale della Playstation.
Come la mettiamo con i programmi commerciali legalmente in vendita anche in Italia tipo AnyDVD?