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Discussione: Ed è sempre Fiat

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    Predefinito Ed è sempre Fiat

    1 - FIAT, 325 MILIONI PUBBLICI PER TERMINI IMERESE (A FONDO PERDUTO)Pierluigi Bonora per “Il Giornale”

    Schiarita sul futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Regione Siciliana da una parte e governo dall’altra sono pronti a far decollare il piano di interventi che permetterà il rilancio e il potenziamento del polo produttivo torinese alle porte di Palermo. L’iniziativa, che attende ora il beneplacito dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, prevede lo stanziamento di 75 milioni da parte della Regione guidata da Salvatore Cuffaro e 250 milioni in arrivo da Roma come contributo a fondo perduto.
    Nel dettaglio, le risorse regionali serviranno a realizzare nuovi capannoni industriali nell’area della fabbrica, dove troveranno posto le aziende dell’indotto. A beneficiare dell’intervento sarà anche il porto di Termini Imerese che sarà potenziato e reso idoneo all’attracco delle grosse navi mercantili.
    Il sostanzioso contributo del governo servirà invece a finanziare l’acquisto di nuovi macchinari e tecnologie per l’impianto, dove attualmente viene prodotta la Lancia Y, e gli insediamenti dell’indotto. Il piano di sviluppo del polo di Termini Imerese è stato sottoposto all’attenzione di Marchionne durante una serie di incontri che si sono svolti nelle scorse settimane a Roma. In proposito la giunta siciliana, nella seduta dell’8 agosto, ha approvato un disegno di legge ad hoc che nei prossimi giorni sarà discusso dall’assemblea regionale.
    «Abbiamo fatto la nostra parte - dicono alla Regione Siciliana - e ora aspettiamo il parere della Fiat. Quanto predisposto creerà le basi per fare di Termini Imerese il baricentro industriale di tutta l’area del Mediterraneo. Pensiamo di aver risposto alle esigenze palesate dal Lingotto allo scopo di rendere più economico il polo produttivo dell’isola».
    Infatti, il problema maggiore di Termini Imerese riguarda proprio la non convenienza della Fiat, almeno in questo momento, a investire sul potenziamento dell’impianto e renderlo così idoneo a ospitare un’eventuale seconda linea di montaggio. Rispetto a Melfi, per esempio, produrre in Sicilia costa alla Fiat circa 1.000 euro in più a vettura. Il ciclo della fabbrica, inoltre, non è completo: manca lo stampaggio e le lamiere devono arrivare da altri siti. Non c’è, dunque, lo stesso indotto che caratterizza gli impianti più efficienti del gruppo.
    Al sí di Marchionne è anche legato lo sviluppo occupazionale del territorio: «Il progetto di cui si è occupato direttamente il presidente Cuffaro - spiega al Giornale l’assessore all’Industria della Regione Siciliana, Giovanna Candura - prevede, proprio grazie alla nascita degli insediamenti adiacenti allo stabilimento Fiat e alle nuove infrastrutture, l’aumento dei posti di lavoro da 1.800 e 4mila. Siamo anche pronti a organizzare corsi di formazione. Il disegno di legge approvato in agosto include poi lo snellimento delle procedure allo scopo di semplificare la realizzazione di tutte le opere necessarie».


    2 - TUTTI GLI AIUTI PIOVUTI SUL LINGOTTO
    Da “Il Giornale”
    A Termini Imerese, con la prospettiva di beneficiare di risorse statali (250 milioni di euro) e di soldi siciliani (75 milioni), la Fiat targata Marchionne ha esercitato la sua nuova vocazione a giocare sui due piani, nazionale e locale. Una riedizione della storica capacità di rapportarsi con la politica, che in tempi di «devolution» appare coerente con il trasferimento verso la periferia dei poteri decisionali e soprattutto della capacità di spesa. La Sicilia non è però la prima prova di questa recente inclinazione a «dare le carte» anche in ambito regionale.
    A Torino due anni fa la Fiat ha scambiato, contrattando alla fin fine senza ipocrisie e alla luce del sole, la conservazione in città di una linea produttiva della Grande Punto con la cessione agli enti pubblici dei terreni incolti di Campo Volo, valutati 7 milioni di euro, e di una parte di Mirafiori, stimata 60 milioni di euro. Niente male: la Regione Piemonte e il Comune di Torino hanno il 40% a testa di Tne, la Torino Nuova Economia, la società destinata a riqualificare questi immobili di cui la Fiat, alla stregua della Provincia di Torino, ha il 10 per cento.
    Ma l’influenza del gruppo si è sempre espressa soprattutto nei confronti di Roma. E non si è di certo affievolita. In particolare da quando Marchionne, all’assemblea del 2006 dell’Unione industriale di Torino, ha impostato una politica di relazioni sindacali naturaliter gradita alle organizzazioni dei lavoratori e alla sinistra di governo, perché composta da concetti e perfino da un lessico da esse condivisi. E forse non è un caso che la Fiat abbia beneficiato di una deroga, da parte del governo Prodi, rispetto al normale regime pensionistico. Sono 2mila i lavoratori che hanno ottenuto la mobilità lunga. «I primi tre anni - osserva l’ex sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi - sono a carico dello Stato. I successivi quattro dell’azienda. I più giovani di essi, che oggi hanno 50 anni, andranno quindi in pensione a 57 anni. Ben prima di quanto previsto dalla riforma Maroni».
    La Finanziaria di Prodi, che concede la mobilità a 6mila addetti (un terzo, quindi, riconducibili a Fiat), stanzia in tutto 140 milioni di euro l’anno. In cambio di questo trattamento per i suoi 2mila impiegati, Marchionne ha promesso nuove assunzioni. Un altro dei punti più delicati, nel rapporto tra la Fiat e la classe politica nazionale, è rappresentato dagli incentivi per la rottamazione. Grazie agli ecoincentivi, dal 3 ottobre 2006 a oggi si contano in Italia 900mila nuove immatricolazioni, che nella stima dell’Unrae, l’unione che raduna le case estere, dovrebbero a fine anno valere almeno 1,5 milioni di unità. «In questo caso - precisa Gianni Filipponi, segretario generale dell’Unrae - la motivazione è però ecologica e ha la sua origine nell’indicazione comunitaria di rendere meno inquinante possibile il parco macchine in Europa».
    Il mercato italiano è per il 69% riferibile a produttori stranieri e per il 31% a Fiat. Gli 800 euro pubblici e lo sgravio dal pagamento per due o tre anni del bollo per ogni vettura sostituita costituiscono una misura concentrata sulle macchine di piccola e media cilindrata: è chiaro che il Lingotto ne è comunque relativamente avvantaggiato. «Le rottamazioni - riflette Gian Primo Quagliano, direttore del Centro studi Promotor - possono però rivelarsi un’arma a doppio taglio. Quelle in vigore tra il 1997 e il ’98 servirono a far uscire il mercato da una terribile crisi». Ma i consumatori comprarono soprattutto marche straniere. E le quote Fiat finirono massacrate.

  2. #2
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    di quand' è l' articolo?

  3. #3
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    Di ieri.

  4. #4
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    Il link, sennò l'admin ti fa il c*lo



    Se vedùm

 

 

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