già già già (quotando il tutto)
già già già (quotando il tutto)
Vorrei portare un po' di realismo in questa "lungimirante" discussione. Le riforme dell'apparato di difesa sono giuste e auspicabili ma non ce le possiamo certo aspettare da questo centrosinistra che taglia diritti minimi alla classe lavoratrice e mostra un'arretratezza sul piano socale e culturale da fare indvidia alla destra più retriva. Se non cambia la struttura, come possiamo aspettarci il cambiamento della sovrastruttura? Se i diritti dei lavoratori sono compressi e umiliati ogni giorno che passa,come possiamo aspettarci la democratizzazione delle forze militari? Un'esercito democratico è impossibile in una società arretrata e in uno Stato che tende all'autoritarismo come questo.
La domanda principale è: i lavoratori, i giovani, i precari, i disoccupati, guardano ai comunisti come loro referenti politici? In questa fase, mi sembra proprio di no, anzi sono altamente solleciti, fate le loro disastrose condizioni materiali, ai richiami della destra più populista e xenofoba. Il compito principale è quello di recuperare il consenso e la partecipazione politica delle nostre classi di riferimento -ammesso che le si ritengano tali- con una lavoro capillare sui luoghi di studio e di lavoro e di formazione marxista dei militanti. Solo dopo aver conquistato la guida della classe lavoratrice, o almeno dei suoi settori più coscienti, è possibile porsi obiettivi più ambiziosi.
Il primo grande esercito per i comunisti è il popolo in armi. E' la mobilitazione generale della masse ad esercitare un'influenza determinanante sui settori più ricettivi dell'esercito regolare, non viceversa. Non a caso in Venezuela, durante il tentato golpe del 2003, Chavez è stato liberato dai suoi uomini, dopo una sollevazione di massa, durata per giorni con tanto di barricate e scontri violenti con l'opposizione. L'esercito può riflettere positivamente i mutamenti dei rapporti di forza nella società, può essere strumento rivoluzionario sotto il controllo democratico delle masse, non può essere avanguardia rivoluzionaria.
Sarebbe già tanto che Rifondazione e la sinistra in generale si battesse, oltre che per la sindacalizzazione, per il ritorno alla coscrizione annuale obbligatoria, contro il processo di professionalizzazione dell'esercito, voluto sia dalla destra che dal centrosinistra, che favorisce la sua ulteriore fascistizzazione.
Questo mi sembra ovvio, altrimenti la rivoluzione bolivariana sarebbe iniziata molto prima di 9 anni fa. Comunque la storia del Venezuela è costellata di sommosse e rivolte durante le quali l'esercito ha appoggiato la popolazione, e questo grazie alla presenza della forte componente progressista che ho citato (dove "forte" non significa "maggioritaria", ma sicuramente più incisiva e consistente rispetto a moltissimi altri Paesi). Appena ho un po' di tempo, copio qui sul forum un riassunto degli avvenimenti.
Su questo ho un resoconto diverso: la componente socialista e progressita era appoggiata più o meno attivamente dalla maggioranza (anche se non schiacciante) dell'esercito, ma non riuscì ad organizzare materialmente il supporto e l'insurrezione popolare. La prevista rivoluzione del 1992 si trasformò quindi in un fallito colpo di stato, che però contribuì a far crescere il prestigio di Chàvez tra la popolazione e (di riflesso) nello stesso esercito.Ma al pari di molti altri eserciti sudamericani ha elementi in divisa che si discostano dalla linea politica generale, uno di questi il compagno Chavez, che però era in posizione estremamente minoritaria all'interno della struttura militare venezuelana, da lì anche il fallimento del colpo di stato di miraflowers.
Il fatto che le cariche più alte dell'esercito e della marina fossero contro Chàvez non significa che anche la maggioranza dei soldati seguisse il loro orientamento. Come giustamente scrivi, dopo 4 anni dall'inizio della rivoluzione bolivariana le "alte sfere" delle forze armate erano in gran parte residuo dei precedenti governi, e dunque fortemente reazionarie. Il colpo di stato è fallito proprio quando i sostenitori di Chàvez, nel giro di pochi giorni, si sono riorganizzati potendo contare su un vasto supporto anche tra le forze armate regolari. Se così non fosse stato, le forze speciali sarebbero state numericamente schiacciate dall'esercito regolare e dalla marina.Ancora nel 2002 il processo di presa da parte del movimento bolivariano delle forze armate non era compiuto se non in parte, difatti il colpo di stato ai danni di Chavez è avvenuto grazie all'esercito ed alla marina venezuelana (in tutti i paesi del mondo la marina è la forza armata più conservatrice e reazionaria), e sventato grazie all'intervento delle forze speciali, fedeli al presidente.
Su questo sono d'accordissimo (e si ricollega perfettamente anche alla mia versione).Questo fatto ha permesso di fare un repuilisti generale si gran parte dello SM e di buona parte dei generali anti-chavez, ma ancora parti dell'esercito venezuelano sono ostili al governo bolivariano.
Per questo nasce la mission-miranda, da una parte baluardo antimperialista e dall'altra baluardo contro un colpo di stato, ovvero la nascita di 2 corpi di milizia popolare che, se è vera la massima maoista: "il potere nasce dalla canna del fucile", dona il potere nelle mani del popolo.
Bisogna altresì dire, che il movimento bolivariano considera "missione compiuta" l'asservimento delle forze armate venezuelane al governo bolivariano.
Non riporto la parte riguardante l'Italia, su cui sono perfettamente d'accordo. Anzi, aggiungo un particolare: ancora oggi le forze armate hanno un funzionamento autoritario e antidemocratico, ereditato quasi direttamente dal fascismo. Quanti sono i militari a cui questa condizione non piace, e che per esempio vorrebbero avere delle garanzie di fronte allo strapotere dei propri superiori? (Si pensi a permessi o trasferimenti imposti o negati in base alle simpatie, favoritismi, copertura degli abusi, ecc).
"Ma chi è quel mona che continua a inquinare?" (cit. Mosconi variata)
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