Prendo spunto da un altro sondaggio, in cui si ipotizzava che il Veneto si staccasse dall'Italia.
2007 - Il Veneto, diventato ormai 'La Malcontenta' d'Italia, vede respinte dal governo di centrosinistra tutte le istanze di maggiore autonomia. Nella finanziaria non ci sono speranze di un abbattimento della pressione fiscale, e gli imprenditori nel nordest già sotto pressione per la concorrenza dell'estremo oriente e la burocrazia europea si fanno promotori di scioperi fiscali.
Nell'amministrazione regionale anche i settori più moderati sono esasperati dalla richiesta di passaggio alle vicine regioni a statuto speciale da un numero sempre crescente di ricchi comuni alpini.
La Lega Nord organizza un plebiscito informale per la secessione, che contro ogni aspettativa ottiene una grandiosa partecipazione popolare che vota compattamente per lasciare l'Italia. Tale voto non viene minimamente preso in considerazione dal governo di Roma che dispone misure di sicurezza eccezionali per ripristinare l'ordine pubblico, sempre più precario.
Si moltiplicano infatti picchetti e proteste di fronte ad agenzie delle entrate e prefetture. L'uso della forza da parte del governo provoca una grande sensazione in Veneto e viene fermamente condannato dal consiglio regionale, che invia a Roma una serie di ultimatum consistenti nel trasformare il Veneto in una regione a statuto speciale.
Tutte queste proposte vengono respinte e i parlamentari veneti in segno di protesta decidono di abbandonare insieme le aule del parlamento. L'adesione riguarda anche i parlamentari veneti dei partiti di governo, contrariati per la questione dell'aeroporto Dal Molin.
Prodi è pronto a dimettersi ma con il sostegno del capo dello stato e dei partiti della sinistra radicale (non del tutto ostili alla separazione del loro antagonista numero uno: il Veneto bianco) ottiene la fiducia. La reazione del governo è durissima: viene chiesto l'intervento dei carabinieri in Veneto, vengono dichiarati decaduti i parlamentari secessionisti che vengono sconfessati dai rispettivi partiti di appartenenza, esclusa la Lega Nord.
Proprio gli attacchi a Roma contro esponenti della Lega Nord da parte di estremisti di destra e di sinistra compattano l'opinione pubblica veneta che chiede a gran voce la secessione. Viene votata una risoluzione in questo senso all'unanimità dal consiglio regionale (i pochissimi astenuti si dimettono dallo stesso) e il governatore Galan proclama l'indipendenza del Veneto come nazione sovrana ed autodeterminata.
Il panico in Italia è generale, data la grave sottovalutazione del problema. In Veneto vengono organizzate milizie volontarie, le Camicie Verdi, e reparti dell'esercito di alpini di stanza in Friuli Venezia Giulia si mettono a disposizione del nuovo governo.
In Friuli, in Lombardia ed in Trentino Alto Adige la situazione si fa subito critica per il governo. La sinistra radicale impone al governo di intervenire duramente contro gli scioperanti fiscali, mentre l'astensione di Forza Italia e Lega Nord impone ai partiti di governo di ricercare l'alleanza con Alleanza Nazionale per raccogliere quanti più voti possibile a favore di una mozione di eccezionale gravità. Viene proclamata la legge marziale in tutte le regioni indicate, ma di fatto il Veneto è completamente fuori dal controllo governativo ed anche in Friuli il precipitare degli eventi ha portato alla ribalta i secessionisti.
In Friuli si dimette la giunta, mentre si installa senza alcuna elezione, un governo provvisorio leghista. La comunità internazionale assiste sbalordita mentre con estrema difficoltà data la presenza di giornalisti da tutto il mondo vengono ricondotte all'ordine la Lombardia e il Trentino. Solo l'intervento tempestivo dell'esercito evita che l'Alto Adige possa votare per la sua annessione all'Austria. Nello stesso tempo ovunque in Veneto i giornalisti apprendono il carattere sostanzialmente pacifico ed il totale appoggio popolare alla secessione, accattivandosi il tacito appoggio della comunità internazionale.
Gli Stati Uniti, dopo alcune dichiarazioni di fermissima condanna e minacce di ritorsioni dopo aver ottenuto assicurazioni sullo stato delle loro basi in territorio veneto decidono di non intervenire, per non rischiare di scatenare un conflitto estremamente cruento sotto gli occhi delle telecamere e per non esacerbare l'antiamericanismo già montante in gran parte d'Europa.
Il governo non ottiene dal Parlamento i voti necessari a dichiarare guerra al Veneto, con spaccamenti trasversali e gravi crisi in tutti i partiti, e si dimette. L'Italia piomba nel caos e vengono indette elezioni nel 2008. In Veneto ci si avvia con più serenità alle prime elezioni da nazione indipendente, dopo aver invitato ispettori internazionali per confermare l'effettiva democraticità del voto e la serietà del governo provvisorio.
Nel prossimo post i partiti e i rispettivi programmi e candidati.