Un libro sulla politica nella provincia italiana è anche, se non soprattutto, storia di dinastie. E il Cilento, in tal senso, non fa eccezione. Qui la politica è stata, ed è di totale appannaggio di prosapie “illustri”, che pur non avendo dato nulla al proprio territorio godono di una rete di consensi creata ad hoc attraverso un clientelismo strisciante e capillare. Non c’è elezione locale, designazione di amministratori nei più svariati settori, gestione di fondi europei e regionali, che non siano pilotati dai soliti noti. E tutto ciò a detrimento delle comunità locali condannate a un futuro mortifero, mentre le “illustri” minoranze ingrossano ventre e portafoglio. Mi chiedo, provocatoriamente, come possa un cittadino onesto sopportare un’informazione locale deviata ovvero le stanche bugie di politicanti incapaci ormai anche di praticare l’esercizio logico. I capostipiti di queste “illustri” dinastie maneggiavano con ben altro profitto il politichese; sarà blasfemo affermarlo ma c’è da rimpiangerli[sic]. Certo, la sostanza non cambia, anche perché la ricetta prevede sempre la stessa minestra. Questi figli pedissequi continuano a promettere posti di lavoro, nella maggior parte dei casi all’Asl ed enti affini ovvero in strutture di “parcheggio politico”. Siamo alle solite, progettualità e lungimiranza politica non sono termini “dinastici”, impegnati come sono a conservare le comunità locali in un oscurantismo che sopravvive a qualsiasi rivoluzione, a qualsiasi millennio. E’ opinione diffusa che i soldi della Regione Campania vengano distribuiti in modo non equo; Napoli e Salerno, in ossequio al principio dei vasi comunicanti, rappresentano i terminali privilegiati. A tal proposito invito tutti i cilentani a documentarsi sui fondi del POR, del PIT e del PIR destinati al Cilento. Armati di buona volontà e di una buona dose di indignazione, vi imbatterete in una quantità spaventosa di progetti, finanziati e in attesa di finanziamento, che dimostrano l’erogazione di ingenti finanziamenti. La Regione Campania è stata definita la più virtuosa per quanto riguarda l’impiego dei fondi europei, avendo negli anni passati speso tutto il budget messo a disposizione dalla Comunità Europea. Spendere tutti i soldi non significa spenderli bene. Il Cilento è la dimostrazione concreta della mancanza di progettualità: una messe di progetti finanziati senza una chiara strategia di sviluppo. Ormai si assiste ad una vera e propria corsa al finanziamento, dagli agriturismi ai bed and breakfast, dalla microfiliera artigianale a quella turistica, tutte iniziative nate e sviluppate non per far migliorare il Cilento o per incentivare un turismo di qualità e un’occupazione stabile, ma semplicemente per “fottere” soldi. E scusate l’eufemismo! L’asse portante della politica Cilentana, quello che apparenta la nostra area alla politica nazionale riguarda tuttavia la gestione della sanità pubblica e privata. Il clientelismo sta riducendo gli standard qualitativi del servizio sanitario pubblico a favore di quello privato. Sanità nel Cilento è semplicemente un altro termine, probabilmente il più usato, per definire la politica. Si aprono ospedali per non farli funzionare, si sdoppiano reparti per sistemare non uno, ma due primari, si creano strutture che potrebbero benissimo funzionare con 5/6 dipendenti, ma invece ne hanno 20/30, si offrono consulenze legali in cambio di voti. Ovviamente tutto ciò non indigna il cittadino, e allora mi vien da pensare che nel terzo millennio l’onestà sia stata chimicamente sublimata. Ma forse è l’unico modo per il cittadino onesto di preservarsi! La verità è che noi Cilentani non sappiamo autodeterminarci. Non ancora almeno.

Il Cilento armerà mai la propria dignità, la propria ragione?

LINK UTILI ALLA VOSTRA RICERCA

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