i privilegi per le province autonome sono inesistenti, il governo può intervenire e annullare qualsiasi decisione locale in base a vaghissimi principi di interesse nazionale, inoltre la possibilità di rigettare le leggi nazionali è subordinata al vaglio dell'assemblea nazionale, anche qui con vaghissimi principi. per quanto riguarda il controllo demografico, lagge viene comunque disattesa in qualsiasi zona di camapgna, sia che si tratti di wuxi che del tibet
bel discorso, ma vale per quelle etnie che fanno storicamente parte della nazione cinse, i tibetani hanno una storia lunghissima e frastagliata alle spalle, dire che hanno sempre fatto parte della naizone cinese è come minimo una forzaturaIl governo cinese sa benissimo che la Cina è uno stato multinazionale (nel senso di "nazioni" come comunità unite da territorio, lingua, tradizioni, sistema economico), e l'amministrazione é regolata di conseguenza. Ci sono moltissimi altri esempi di Stati multinazionali. Il fatto che ogni nazione abbia il diritto di autodeterminarsi non implica che "autodeterminazione" debba coincidere con "secessione". Non significa che un comunista debba appoggiare sempre e comunque il separatismo, o propagandarlo quando esso é una corrente marginale (come nel caso del Tibet e di moltissime altre nazioni senza Stato). Consiglio di rileggere Lenin, che affrontò la questione nazionale e usò un'efficace metafora su autodeterminazione e secessione: un comunista difende il diritto al divorzio, ma non per questo deve spingere tutte le coppie a divorziare.
Faccio notare, infine, che l'idea dello "stato etnico" è fortemente reazionaria, e propagandata dalle potenze imperialiste (e da qualche minorato fascista) ogni qualvolta sia necessario distruggere un avversario scomodo: ieri Jugoslavia, oggi Russia e Cina. Le lotte di liberazione di nazioni e popolazioni oppresse sono tutt'altra cosa.