Rileggendo in questi giorni un bel libro-antologia che racchiude un gran numero di brani tratti dalle interviste rilasciate da Giorgio Gaber dai primi anni '70 in poi ("Giorgio Gaber - Frammenti di un discorso ...", a cura di Micaela Bonavia, Selene Edizioni, 2004; non facilissimo da trovare, ma lo consiglio) mi sono soffermata in particolare, sorridendo, su questi due stralci ... le cui frasi di chiusura, a mio avviso, hanno autonoma dignità - e suonano attuali - anche se prese da sole e decontestualizzate, a mo' di aforismi, dal discorso cui appartengono (incentrato sull'apparente anomalia rappresentata dal rapporto - mai incrinatosi negli anni - fra un pensatore mai stato di destra ma intellettualmente e politicamente libero a 360°, tanto da venire accusato di "qualunquismo" da sinistra a più riprese, e ciò anche in quanto astensionista elettorale dichiarato, ed una moglie - già femminista e di sinistra - successivamente lanciatasi nella politica attiva con Forza Italia ...):
- "Anche se non so più bene che cosa voglia dire essere di sinistra. Ma le critiche meno benevole mi sono sempre arrivate proprio dai giornali di sinistra, che non tollerano quelli che non si schierano totalmente. O di qui o di là. Io ho sempre cercato di dire quello che pensavo, senza identificarmi con ideologie imposte. Anche per questo dal '75 ho smesso di votare. Purtroppo per ragioni affettive non ho potuto fare a meno di votare per mia moglie Ombretta Colli, ma, a parte questa eccezione, non potrei mai essere di destra. Direi che è un fatto fisico. Però quanto mi fanno incazzare quelli di sinistra!" [A. Orlando, Esserci o non esserci (In tv e nei media)?, GQ n. 19, aprile 2001]
- "Fortunatamente il 13 maggio non è candidata, posso tornare all'astensione. Come dice il mio amico Giampiero Alloisio, io non temo Berlusconi in sè, temo Berlusconi in me" [G. Lerner, Gaber: canto i talenti del '68, perdenti come me, Corriere della Sera, 6.4.2001]