Per l'ex capogruppo Ds la legge 30 «ha aumentato il lavoro regolare, dal Prc un veto strumentale». Russo Spena: «Accuse irricevibili». Ma Letta, Bonino e Damiano «blindano» l'intesa
«Il lavoro regolare è aumentato per il pacchetto Treu e in parte anche per la legge Biagi, il pacchetto sul welfare firmato da governo e sindacati va nella direzione giusta, da Rifondazione una pretesa assurda di rappresentare tutto il mondo del lavoro, un errore la manifestazione del 20 ottobre». Anche condensate in poche righe le due pagine di intervista a Gavino Angius sull'Unità e sul Corsera di ieri hanno un effetto bomba sul «cantiere a sinistra» e sulla Sinistra democratica guidata da Fabio Mussi.
L'imbarazzo dei dirigenti del neonato movimento (e non solo) è palpabile soprattutto per il silenzio con il quale vengono accolte le dichiarazioni dell'ex capogruppo Ds in senato. Complice il «generale agosto» nessuna reazione ufficiale all'offensiva in chiave «socialista» rilanciata da quello che è uno dei fondatori di Sd. E pur tra molta prudenza anche a sinistra nessuno ha molta voglia di polemizzare alla vigilia di un autunno molto caldo per il governo e soprattutto per la sinistra.
«Da Angius accuse irricevibili - critica smorzando comunque i toni Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione in senato - è intollerabile accusare di propaganda strumentale il Prc che della lotta alla precarietà ha fatto da oltre dieci anni un paradigma fondativo».
Parole che non sono piaciute nemmeno dentro Sd. «Il pacchetto welfare irrigidisce perfino alcune misure della Biagi - attacca Alba Sasso, vicepresidente della commissione Cultura della camera - stabilire che il quarto anno di contratto precario si firma all'ufficio del lavoro è inutile o perfino controproducente per il lavoratore, che non può nemmeno fare una vertenza se ha bisogno di quel posto». E se per Angius la legge 30 sembra quasi un toccasana Sasso ricorda che «comunque abbiamo sempre detto che andava modificata». E per questo, come la senatrice Sd Silvana Pisa, ha già aderito alla manifestazione del 20 ottobre indetta da manifesto e Liberazione, anche se il partito non ha ancora deciso.
Sciolti i dubbi invece nella diaspora socialista. Bobo Craxi e molti dirigenti dello Sdi di Boselli sfileranno con l'economista Giuliano Cazzola a difesa della Biagi. Anche l'ala «riformista» dell'Unione manda segnali non certo distensivi alle richieste di modifica avanzate dalla sinistra. Il ministro del lavoro Cesare Damiano intervistato dal Tempo invita Rifondazione «a non tirare troppo la corda». Mentre la ministra radicale Emma Bonino dice al Messaggero che se Prodi accontenterà il Prc «si porrà una grave crisi di governo. La legge Biagi ha dato buona prova di sé». Anche Enrico Letta, candidato alla guida del Pd e sottosegretario a palazzo Chigi, chiude sul Sole le porte alla trattativa: «Il protocollo deve reggere. Non ha senso alimentare un clima ideologico sia da parte di chi è fermo agli anni '70 sia da parte di chi punta alla spallata antisindacale».
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