Nel 1991 Francesco Cossiga decide di sciogliere anticipatamente le Camere e non arrivare alla scadenza naturale della legislatura, prevista per l'aprile 1992. La caduta del Muro di Berlino di due anni prima, la venuta alla luce del fallimento dell'utopia socialista sovietica, l'impreparazione del PCI di Occhetto, ancora in piena fase di transizione, determinano la conferma della Dc con il 35,7%, il successo del Psi di Craxi che "vola" al 22,6% e del Psdi al 4,2%, bene repubblicani e liberali, rispettivamente al 4,3 e al 3,7% e inaspettatamente l'ascesa dell'MSI con l'8,3%. Il PCI-PDS (Rifondazione comunista non si era ancora formata) crolla al 9,9%. Il crollo degli ex comunisti provocherà l'uscita dell'ala migliorista (Napolitano) dal partito con l'adesione al Psi, la nascita di Rifondazione Comunista guidata da Garavini e con la presenza dell'ala ingraiana, mentre la corrente di Occhetto (D'Alema, Veltroni, Fassino, ecc.), che nella nostra timeline ha promosso la nascita del PDS, si frantumerà, con le dimissioni di Occhetto e l'uscita dalla politica, l'adesione di Veltroni e dei suoi seguaci ai Verdi (forti di un 3,2%), mentre D'Alema e i dalemiani sceglieranno di percorrere la strada di Craxi e dei socialisti, confluendo come indipendenti nel gruppo del Psi alla Camera (autodefinendosi come "la coscienza critica dei socialisti"). Cossiga incaricherà Craxi di formare il suo terzo governo, sostento da una maggioranza di quadripartito (Dc, Psi, Pli, Psdi). Un anno dopo, alla scadenza del settennato di Cossiga, salirà al Colle Giulio Andreotti.
Nel 1992-1993 Tangentopoli avverrà e avrà gli stessi effetti dirompenti che ha avuto nella nostra timeline, forse maggiori, data la presenza di tutti i principali indagati nelle più alte cariche istituzionali e governative. Craxi si dimetterà nel novembre del 1993, lo sostituirà a Palazzo Chigi Mino Martinazzoli. Giulio Andreotti (travolto dalle accuse per mafia) si dimetterà nel gennaio del 1994. Il nuovo presidente della Repubblica sarà il presidente del Senato Giovanni Spadolini il cui unico compito sarà quello di sciogliere le Camere e fissare nuove elezioni per il 10-11 aprile 1994 (con il sistema proporzionale puro, il referendum sul maggioritario di Segni non è avvenuto).
A godere dei frutti di Tangentopoli nella nuova timeline non saranno nè il Pds (mai venuto ad esistere compiutamente), nè la Lega Nord (che non ha fatto il boom del 1992 e dil cui effetto si è presto affievolito). Ad approfittare della situazione sarà l'MSI, che si è "restaurato" ribattezzandosi "Destra Italiana-Nuovo MSI", i Verdi guidati da Walter Veltroni e Giovanna Melandri, La Rete di Leoluca Orlando, il Pri di La Malfa e i radicali di Marco Pannella. Alle elezioni politiche del 10-11 aprile 1994 i risultati saranno: Destra Italiana-Nuovo MSI, 19,1%; Pri, 14,1%; Rifondazione, 12,0%; Lista Pannella, 11,9%; Verdi, 8,5%; La Rete, 5,6%. Il vecchio quadripartito si fermerà complessivamente al 23% (Dc al 12,1%, Psi al 5,1%, Pli 2,2%; Psdi; 1,4%).
L'estrema frammentazione non consente facilmente di costruire una nuova maggioranza di governo, ci vorranno infatti due mesi prima di riuscire a trovare un accordo. Alla fine si risolverà con Gianfranco Fini che rinuncia ad un ruolo di governo per il suo partito (anche se primo partito italiano) ed ottiene per Domenico Fisichella per la presidenza del Senato. Mentre alla presidenza della Camera verrà eletto Marco Pannella. Spadolini, che morirà nell'estate del 1994, incarica Giorgio Bogi (Pri) di formare il governo, che sarà sostenuto da una maggioranza Pri, Pannella, Verdi, Rete con appoggo esterno di Psi, Pli, Psdi.
Al Quirinale verrà eletto il presidente della Camera Marco Pannella, sostituito dal verde Marco Boato.
Il Governo Bogi durerà fino all'aprile 1996, quando verrà sostituito dall'astro in ascesa della coalizione, il verde segretario Walter Veltroni. Il Governo Veltroni resisterà fino alla fine della legislatura, nell'aprile 1999.
Nel 1998 è stata approvata la nuova legge elettorale maggioritaria a doppio turno sul modello francese, con sbarramento però al 7%. Gianfranco Fini nel 1997 ha definitivamente cancellato la dicitura MSI ed il partito si chiamerà solamente "Destra Italiana". Veltroni ha promosso il processo di aggregazione di repubblicani, verdi e Rete (i radicali, guidati adesso da Emma Bonino, si sono rifiutati di partecipare promuovendo l'aggregazione con i liberali, i socialisti riformisti e i socialdemocratici) ed è nata una federazione che ha preso il nome di "Nuova Democrazia". Emma Bonino si è posta invece alla guida della "Federazione dei Liberali", che unisce radicali, parte del Psi, liberali e socialdemocratici. Rifondazione comunista continua nel suo isolamento, mentre la Dc si è divisa tra chi ha aderito a DI di Fini e chi inece ha preferito costruire una corrente cattolica all'interno di ND. Le elezioni del 1999 vengono vinte da Destra Italiana, grazie all'appoggio della FdL della Bonino. Il presidente della Repubblica Pannella incarica Gianfranco Fini di formare il governo. Emma Bonino sarà ministro degli Esteri e vicepresidente. Veltroni lascia la guida di Nuova Democrazia, che nel 2000 si trasformerà da federazione a partito unico e Luciana Sbarbati verrà eletto segretario del partito. Nel 2001 Antonio Maccanico (PdD) verrà eletto nuovo presidente della Repubblica. Nel 2002 il Governo Fini entra in crisi per il dissidio interno tra cattolici e laici sulla riforma della scuola, unioni di fatto, procreazione assistita. Maccanico, compe previsto dalla nuova costituzione entrata n vigore nel 1999, scioglie la Camere e fissa nuove elezioni per l'ottobre 2002. Dopo lunghe trattative ND e FdL raggiungono un accordo elettorale e politico nei collegi e vincono le elezioni politiche. Luciana Sbarbati diventa presidente del Consiglio, Emma Bonino lascia incarichi di governo e si fa eleggere presidente della Camera. Il Governo Sbarbati resta in carica per tutta la legislatura ottobre 2002-ottobre 2007. Durante questo periodo Nuova Democrazia e FdL anno avviato un processo di unificazione che ha portato la nascita della "lista unica liberaldemocratica" per le elezioni europee del 1994, sotto le insegne della "Stella per l'Europa". Processo di aggregazione che si è concluso nel 2006 con la nascita del PUL (Partito Unico Liberaldemocratico), con Emma Bonino presidente, Luciana Sbarbati segretario. Destra Italiana ha cercato di recuperare con quello che lo stesso Fini, dopo la sconfitta del 2002, ha definito "Progetto Popolare" con l'allargamento del partito sia a movimenti di destra, sia a movimenti di centro. Il 2005 è l'anno di nascita delle "Liste Popolari" per le elezioni regionali, che ottengono un discreto successo, vincendo in 15 regioni su 26 (le province sono state abolite nel 1998, ma le regioni, da allora, sono aumentate con la formazione di quattro nuove regioni, la divisione tra Emilia e Romagna, la Regione Dolomitica in Veneto, la provincia di Roma è diventata regione separata dal Lazio, così come la provincia di Milano, la regione del Salento nella ex-Puglia, e la Regione Maremma costituita dalla provincia di Grosseto e da parte di quella di Viterbo. Nella primavera del 2007 le "Liste Popolari" si trasformano nel "Movimento Popolare Italiano", guidato da Bruno Vespa (che si è buttato in politica dopo essere stato epurato dalla Rai del periodo Bogi-Veltroni).