Il Pelagianesimo era stato diffuso da Pelagio, monaco inglese stabilitosi poi a Roma. Egli negava che il peccato originale avesse indebolito la libertà umana e quindi la capacità di fare il bene. Per Pelagio, l’uomo è, sia prima che dopo il peccato originale, capace di operare il bene senza l’aiuto della Grazia. Questa dottrina, portata alle estreme conseguenze, portava a ritenere inutile la redenzione operata da Cristo: infatti se il peccato di Adamo non ha precluso all’uomo la possibilità di salvarsi con le sue sole forze, l’uomo non avrebbe nessun bisogno di un aiuto soprannaturale e, a maggior ragione, dell’opera mediatrice della Chiesa e dei sacramenti. Agostino replica che in Adamo ha peccato tutta l’umanità e quindi tutti abbiamo bisogno della Grazia divina per salvarci.L’uomo non ha meriti propri da rivendicare nei confronti di Dio. E gli stessi meriti non sono altro che doni provenienti da Dio. L’iniziativa non può essere che di Dio, perché solo Dio può salvarci. Tutto dipende da Lui: è Dio che per primo ci ha amati e ha dato se stesso per noi (cfr. 1 Gv., 3,16; 4,19).
La città di Dio
L’alternativa presente nella vita di ogni uomo – per o contro Dio – è ugualmente presente nella storia dell’umanità. Vi è una lotta perenne tra due città o regni (cfr. La città di Dio): da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana.Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana.Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito.
San Marco Evangelista
25 aprilesec. IEbreo di origine, nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l'apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l'ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi». L'evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale, secondo una relazione, o secondo un'altra come martire, ad Alessandria d'Egitto. Gli Atti di Marco (IV secolo) riferiscono che il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell'828 nella città della Venezia. (Avvenire)
Il Vangelo
Il Vangelo scritto da Marco, considerato dalla maggioranza degli studiosi come “lo stenografo” di Pietro, va posto cronologicamente tra quello di s. Matteo (scritto verso il 40) e quello di s. Luca (scritto verso il 62); esso fu scritto tra il 50 e il 60, nel periodo in cui Marco si trovava a Roma accanto a Pietro.
È stato così descritto: “Marco come fu collaboratore di Pietro nella predicazione del Vangelo, così ne fu pure l’interprete e il portavoce autorizzato nella stesura del medesimo e ci ha per mezzo di esso, trasmesso la catechesi del Principe degli Apostoli, tale quale egli la predicava ai primi cristiani, specialmente nella Chiesa di Roma”.
Il racconto evangelico di Marco, scritto con vivacità e scioltezza in ognuno dei sedici capitoli che lo compongono, seguono uno schema altrettanto semplice; la predicazione del Battista, il ministero di Gesù in Galilea, il cammino verso Gerusalemme e l’ingresso solenne nella città, la Passione, Morte e Resurrezione.
Tema del suo annunzio è la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, rivelato dal Padre, riconosciuto perfino dai demoni, rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli. Momento culminante del suo Vangelo, è la professione del centurione romano pagano ai piedi di Gesù crocifisso: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”, è la piena definizione della realtà di Gesù e la meta cui deve giungere anche il discepolo.
Sezione dedicata al Trafugamento del corpo di San Marco
Al santuario di Alessandria giungono, attorno all'828, un gruppo di mercanti veneziani, con l'intento di trasportare con qualsiasi mezzo le reliquie dell'evangelista nella nascente Venezia. Tra loro si distinguono Buono da Malamocco e Rustico da Torcello. I due sono venuti a sapere, dal monaco Staurazio e dal prete Teodoro, custodi del santuario, che questo corre il rischio di venir distrutto dal governatore arabo di Alessandria, deciso ad impiegare marmi e colonne delle chiese cristiane per erigere un palazzo nell'antica Babilonia. Per consolarli, i mercanti offrono loro la possibilità di condurli con sé a Venezia assieme al corpo di Marco.
Vinta la resistenza dei due religiosi, dopo aver sostituito il corpo dell'evangelista con quello della vicina martire Santa Claudia, le reliquie vengono caricate su una nave, nascoste dentro ceste di vimini, protette da foglie di cavolo e da carni suine, malviste dalla religione islamica. Al momento della partenza, un profumo intenso si diffonde dal santuario marciano per l'intera città. Tutti gli abitanti di Alessandria corrono al sacro luogo per rendersi conto del fatto. Accortisi che il corpo di Marco sta ancora al suo posto, ingannati dalla sostituzione con quello della santa, ritornano tranquilli alle loro case. I due mercanti veneziani, oltrepassando la barriera doganale della città, denunciano la merce con le fatidiche parole: "kanzir, kanzir" (maiale), vengono così lasciati passare dai doganieri, che si turano il naso per orrore della carne suina.
Il viaggio verso Venezia è avventuroso, l'apparizione del santo ai naviganti colti dal sonno riesce ad evitare anche un naufragio.
Il 31 gennaio dell'828 il corpo di San Marco viene sbarcato nel porto di Olivolo, accolto dal vescovo locale, e dal Doge Giustiniano Particiaco.
Le reliquie vengono collocate in un primo tempo presso un angolo del Palazzo Ducale, in attesa della realizzazione della nuova basilica che le avrebbe ospitate. E così Marco già patrono di Alessandria, ora lo diventa di Venezia.
Cosa c'entra tutto questo con la Destra Radicale?
Senza fare polemiche, penso che ci siano altri fora dove questi 3d siano molto più pertinenti, quindi, sarebbe forse il caso che i moderatori intervenissero.