Onestamente non capisco il senso di questo tuo intervento.
Il non appropriarsi indebitamente degli usi e costumi degli altri è la fonte primaria della tolleranza.
Così come per me non ha alcun senso imporre ad una donna afghana di togliersi il burka, stessa cosa ad un nero (o negro che dir si voglia) non mi sognerei mai di rubargli il suo modo di comunicare.
Che non è un semplice gergo fine a se stesso, ma proviene da una centenaria tradizione, anche dell'autoironia.
Anzi, soprattutto dell'autoironia. Tu sai da dove proviene la cultura Gospel e quindi Blues e jazz delle popolazioni africane?
La storia della schiavitù africana nei campi di cotone è bellissima da leggere anche sotto questa chiave. Si scopre come l'uomo riesca a sfuggire la peggiore tortura con l'autironia. Non mi stupirei che gli ebrei stessi lo facessero riguardo l'olocausto. Una comunità che non riesce a trovare il sorriso anche nella disperazione è destinato a perire per le proprie colpe.
Il professare l'integrazione razziale al solo scopo di cosmopolizzare il nero ed il bianco, in un coacervo maelstromico senza nè capo nè coda è una cosa che aborro.
Ognuno di noi deve avere la libertà e la tutela che la propria cultura sia valorizzata per quello che è, per come si è elaborata nel tempo, senza imposizioni di sorta esterne.
Se ne avranno voglia, saranno loro a donarci il loro patrimonio culturale, tramite scambi equi e paritari.
Se no, ciccia. Li si apprezzerà (oppure criticherà) lo stesso.