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    Calderoli, Mastella: ritratto di casta con maiale

    Maurizio Blondet
    14/09/2007
    Roberto Calderoli

    Apprendo che La Padania del 14 settembre «non» ha dato la notizia dell’ultima di Calderoli, il Mayale-Day anti-Islam.
    Forse un barlume di imbarazzo, di cui mi rallegro coi colleghi.
    Ho appena rinunciato a collaborare con La Padania (1): non mi veniva mai in mente niente di abbastanza rozzo e semplicistico da proporre.
    E ciò - devo dirlo - non per colpa dei giornalisti che ci lavorano, a cui va tutta la mia solidarietà. Sgobbano duro, hanno un bravo direttore d’esperienza, spesso sono ben informati e intelligenti.
    Il loro dramma è dover interpretare, diciamo, «la linea» dei loro politici leghisti, neoanderthaliani di ritorno che non hanno più linea alcuna, e si dedicano all’improvvisazione da avanspettacolo.
    Con suino annesso.
    Se c’è ancora qualche leghista che segue il suino, vorrei pregarlo di considerare alcune semplici idee sul personale politico che hanno votato.
    Dunque, Calderoli vuole cacciare tutti gli immigrati musulmani dall’Italia.
    Bene.
    Ammettiamo che lo scopo sia legittimo; in ogni caso, è richiesto da parte della popolazione.
    A questo punto, un politico deve però chiedersi: quasi strategie devo usare per raggiungere lo scopo?
    Quali mezzi mettere in atto?
    Di quali mezzi dispongo per attuare il progetto?
    Come attrarre quanta più gente posso a questo progetto, onde raccogliere un ampio consenso e conseguire una potente maggioranza - o almeno una forte minoranza - favorevole al progetto?
    Un politico che vuole perseguire seriamente un progetto - oltretutto pericoloso - ha l’obbligo di pensare alle strategie e ai mezzi disponibili.
    Deve darsi un piano di fattibilità, come dicono i padroncini in Brianza che hanno mandato il figlio alla Bocconi.

    Ora, Calderoli annuncia che vuole andare a far pascolare un maiale sull’area dove deve sorgere una moschea.
    Caro leghista, ti pare che questo mezzo sia adeguato al progetto che Calderoli s’è prefisso, anche a tuo nome?
    Pensi forse che i milioni di musulmani che abitano e lavorano qui saranno indotti ad andarsene per questo?
    Spontaneamente e senza resistere?
    Naturalmente no.
    Calderoli ha voluto solo dire qualcosa di offensivo: ciò che si dice una «provocazione gratuita», allo scopo di irritare i musulmani che abitano accanto a noi, spesso nostri vicini di casa.
    Può darsi che Calderoli voglia, con la sua provocazione, arrivare allo scontro.
    Scontro di strada e di casa tra voi leghisti e i musulmani.
    Anche questo può essere un progetto: si chiama «politica del tanto peggio», e la storia è piena di politici che l’hanno praticata.
    Di solito, la storia li definisce demagoghi e capi-popolo.
    Ma abbastanza spesso hanno avuto successo: in tempi di crisi demagoghi e capi-popolo riescono ad intercettare sentimenti forti (come l’odio) e diffusi, e a tramutarli in azione.
    Naturalmente, i demagoghi di successo dispongono di alcune qualità naturali: oltre alla rozzezza, fiuto politico per cogliere i rozzi umori dominanti, instancabile energia e capacità di organizzare gli umori in azione di massa, disposizione alla violenza, coraggio fisico.
    Ora, caro leghista, ti pare che Calderoli risponda a questo identikit?
    Con quella pancetta, con quella pappagorgetta e con quel sorrisetto da c…?
    Pensaci, leghista: quello non è un demagogo di successo, eppure ti vuole trascinare nella sua impresa. All’insuccesso.
    Calderoli confida forse nell’attuale moda di promozione e affermazione delle cosiddette «identità».
    Suppone che esista una «identità padana» e vuole scagliarla contro la «identità musulmana», come un maglio.

    Ora, caro padano, fatti due conti in tasca: il maglio è davvero così potente e duro?
    L’identità padana non pare maggioritaria nemmeno in Lombardia, visti i voti che raggranella la Lega, che non sono proprio da plebiscito.
    Non ci nascondiamo il fatto: la Lega sopravvive (a se stessa) per via dei soldi che le passa Berlusconi.
    Bisogna riconoscerlo: l’identità padana - posto che esista - è debole e friabile.
    L'identità musulmana è solida e forte.
    Anzi, ha fama di essere piuttosto irriducibile e ostinata, come si vede in Iraq e in Palestina.
    Hai proprio voglia di sfidarla?
    Intendo tu, personalmente.
    Tu con il vicino di casa islamico, con il compagno di fabbrica musulmano, che mangi pane fatto da panettieri egiziani musulmani.
    Fatti questa domanda: te la senti di scontarti tu, personalmente, di mettere a rischio quel che hai, la vita tua e dei tuoi figli, i tuoi beni, per lo scontro finale?
    Dietro a Calderoli, poi?
    Ammettiamo che tu risponda sì.
    Dove hai il fucile che Bossi sostiene i leghisti abbiano?
    Già la parola «fucile» fa un po’ pena: Bossi dovrebbe sapere che questo genere di scontri non avvengono con «fucili», ma con kalashnikov mitragliatori e RPG anticarro, ordigni esplosivi di notevole potenza, e insomma volume di fuoco maggiore di quello offerto da non si sa quali «fucili».
    Bossi non pare intendersi molto della questione tecnica.
    Molti anni fa, proclamò che dopotutto, i proiettili «costano solo 300 lire».
    Già allora, purtroppo, costavano molto di più.
    In ogni caso, sono passati anni: la dirigenza leghista avrebbe dovuto ormai approntare un intero arsenale clandestino, celato nei cascinali e nei fienili, se il suo progetto di rivolta - secessionista, anti-islamica o anti-Roma ladrona - avesse avuto qualche minima serietà.

    Leghista, tu lo sai che nulla del genere esiste, che nulla è stato fatto.
    Non sei stufo di questi che dicono e non fanno?
    Di questi lombardi privi di ogni capacità e concretezza?
    Questi sono la caricatura dei lombardi che ti inorgogliscono: sono i «baùscia», quelli che parlano, promettono, minacciano, e poi non fanno nulla.
    E’ il tipo di lombardo che firma assegni che poi risultano scoperti, e cambiali che vanno in protesto.
    Però Calderoli ci ha dato una bella soddisfazione, dirai tu: gliele ha cantate ai musulmani. Già.
    Solo che la politica non si fa per togliersi delle soddisfazioni.
    Dovresti avere un esempio alla memoria: l’ex-Jugoslavia.
    I serbi si sono tolti delle soddisfazioni contro i croati, i bosniaci, i kossovari; i croati si sono tolti le loro soddisfazioni; i bosniaci le loro, e così i kossovari, appena hanno potuto, si sono tolti delle soddisfazioni contro i serbi.
    Così, a forza di soddisfazioni, si sono ridotti ad un reddito che è un decimo di quello che avevano prima, alla rovina economica e alla emarginazione internazionale; con occupanti stranieri sulla loro terra, probabilmente per un secolo.
    Anche in Jugoslavia era di moda l’affermazione delle «identità».
    La politica dello scontro di identità porta a questo.
    Si afferma la propria identità, e l’avversario afferma la sua.
    Poi ci si sbudella, per anni e decenni, perché le identità sono irriducibili: da una parte, uno non può cambiare la propria identità (e quindi, per spogliarlo della sua identità bisogna ammazzarlo); dall’altra, sulla base della identità non è possibile alcun accordo finale, che faccia cessare la guerra intestina.
    Infine, le «identità» si equivalgono: cosa decide quale è superiore e quale inferiore?
    Solo la forza, alla fine.
    Vince l’identità che ha ammazzato di più altre identità.
    E siccome le altre identità non accettano di essere ammazzate, combattono fino allo stremo.
    Come uscirne?

    L’Europa ha provato sulla sua pelle lo scontro di identità (cattolici contro protestanti, «razze» germaniche contro altre «razze», ideologie, milanisti contro interisti eccetera) ed ha inventato un sistema per uscirne.
    Questo sistema si chiama «diritto»: la decisione che ognuno, qualunque sia la sua «identità», è uguale di fronte alla legge.
    Il diritto è cieco di fronte alle identità, non le considera degne di tutela: il diritto vede solo cittadini.
    E’ questa la vera superiorità dell’Occidente sui musulmani.
    Una superiorità che ci ha dato Roma (quella di Cesare, non di Veltroni) e che ogni tanto dimentichiamo, per poi dolorosamente riscoprirla.
    Anche oggi, per moda, questo elemento superiore della nostra civiltà tendiamo ad oscurarlo.
    E’ di moda pretendere diritti giuridici per la propria personale identità.
    Gli omosessuali, per esempio, dichiarano di avere una «identità» finocchia, meritevole di particolari tutele: insomma chiedono di essere non uguali di fronte alla legge, ma di avere una legge per sé, speciale.
    E intanto nascono ogni giorno nuove identità, alcune inventate come la identità padana.
    Ma il diritto decreta proprio il contrario: ognuno dev’essere trattato in modo uguale, indipendentemente dal suo sesso, razza, religione…
    Uguale davanti alla legge, qualunque sia il tuo sesso, donna, uomo, finocchio.
    Qualunque sia la tua idea politica.
    Qualunque sia la tua razza.
    E, appunto, qualunque sia la tua religione.
    Perché il diritto decreta questo?
    Per scongiurare l’oppressione e la discriminazione.
    O, detta in altro modo, il diritto si rende cieco di fronte alle «identità» per garantirci la libertà nell’uguaglianza, e la convivenza possibile senza oppressione.
    Il diritto deve per forza relegare le identità nel privato.

    Sei gay?
    Non mi importa, importa che tu riconosca certi doveri verso gli altri, su un piano di parità; e in cambio sei tutelato nei tuoi diritti alla non-discriminazione.
    Vai a Messa o in moschea?
    Alla legge non importa, purchè non commetta delitti e non cerchi di prevaricare sugli altri cittadini, che per lui sono tutti eguali.
    Caro leghista identitario, questa è la vera superiorità dell’Occidente.
    E questa dobbiamo offrire - ed abbiamo il diritto di imporre - ad ogni musulmano fra noi: sei garantito nelle tue libertà private, a patto che ti riconosca nella legge comune.
    Certo, tutto questo è teorico: le donne vengono discriminate (i loro salari sono inferiori), i finocchi sono talvolta derisi, i musulmani danno fastidio e fanno paura alla gente.
    Ma questo non è un argomento contro il diritto, è un argomento contro la rozzezza e l’inciviltà.
    Il diritto va continuamente ricostituito, riparato, riaffermato, proprio perché è difficile, perché la civiltà è difficile e va imparata.
    Proprio per questo possiamo dire ai musulmani: imparate il diritto, la civiltà; anche noi la stiamo continuamente imparando.
    Certo, non ti piace: vorresti sputare sul musulmano, cambiare marciapiede quando ne vedi uno.
    Il diritto non consente di togliersi certe soddisfazioni.
    L’alternativa però è l’inciviltà, la barbarie, l’oppressione e la guerra civile perpetua.
    E’ questo a cui Calderoli ti porta, caro leghista, senza nemmeno saperlo - da quell’irresponsabile che è.
    Non ha offeso solo i musulmani nei loro sentimenti privati, ponendo le basi per uno scontro che la tua «identità padana» perderà.
    Ha offeso il diritto per cui ci diciamo superiori.
    Ha dato il suo minuscolo contributo alla barbarie verso cui tutti, allegramente, stiamo sprofondando.
    In realtà, ha fatto di peggio.
    Persino come leghista o razzista.
    Il cardinale di Bologna sta obiettando contro la costruzione di una colossale moschea, e Calderoli che fa?
    Si impiccia nella questione e minaccia di portare maiali sull’area.
    Che risultato ha raggiunto?
    Di far identificare la posizione del cardinale con la sua, di insultatore razzista e cretino.
    Insomma ha perso, e fatto perdere una battaglia difficile.

    Forse si proponeva uno scopo: fare titoli sui giornali, in modo da alluzzare voi leghisti e farsi ancora una volta votare da voi.
    Spero che non ci sia riuscito: lo spero anzitutto per voi, a meno che non abbiate da qualche parte l’arsenale di «fucili» e la scorta di proiettili a 300 lire.
    Perché ne avrete bisogno, se darete retta a Calderoli.
    Pensate: Calderoli è poi tanto diverso da Mastella?
    Come lui, è un parassita: nel caso in esame, un parassita del cardinale di Bologna, che ruba progetti altrui solo per rovinarli e mandarli in vacca, o «carne di porco».
    Quale è la battaglia civile urgente, sentita dalla popolazione?
    Lo si è visto al V-Day, e Calderoli cosa fa?
    S’inventa il Maiale-Day.
    Parassita, sta copiando.
    E senza un progetto conseguente: sta copiando solo una battuta.
    Il risultato: Calderoli vi distrae dallo scopo politico più urgente e primario.
    Mentre vi distraeva, Mastella volava al Gran Premio sull’aereo di Stato, un Airbus che vi costa, a voi contribuenti tartassati da Visco, 50 mila euro l’ora.
    Con figli, amici, portaborse.
    Senza maiali, perché già l’aereo ne era pieno.
    La cosa più stupefacente non è che Mastella l’abbia fatto.
    E’ che l’abbia fatto come se milioni di italiani non avessero letto «La Casta», non avessero partecipato alla manifestazione di Beppe Grillo, e non stessero veramente incazzandosi di questi parassiti e dei loro lussi da noi pagati.
    Dice che, come ministro, ha diritto ad una speciale protezione di sicurezza, e che lui era andato a premiare non so quale pilota.
    Sprezzante del fatto che la gente gli chieda perché mai un ministro della Giustizia debba premiare piloti di Formula Uno, e glielo chieda con la voglia di appenderlo - come un maiale - a certi vecchi ganci che c’erano in piazzale Loreto.
    Perché lo fa?
    Non sente il pericolo?
    Non capisce di aver fatto una provocazione che fa rabbia?
    Ve lo illustro io perché.


    Mastella e il figlio al Gran Premio in elicottero: un viaggio privato a carico del contribuente

    Mastella, e la Casta di cui fa parte, è più furbo di Maria Antonietta che - mentre la plebe di Parigi già rumoreggiava per le strade, e gli Stati Generali rifiutavano di sciogliersi - giocava a fare la pastorella con le altre dame di corte a Versailles.
    Mastella sa che il suo «elettorato», nella sua Ceppaloni, guarda con estrema approvazione la sua trasferta con Airbus a spese del contribuente.
    Quelli stanno pensando: guarda com’è forte il nostro capataz, si vede che può tutto, dunque troverà un posto da statale a mio cugino.
    Votiamo per lui!
    Perché non solo i musulmani, ma anche gli irpini hanno una «identità» più forte della tua, caro leghista.
    Loro, la secessione l’hanno fatta da quel dì, ma con una accortezza: fare quello che pare a loro, distribuendosi posti, emolumenti, licenze edilizie abusive e quant’altro, a spese del Nord coglione.
    A quel gioco, vincono loro: il clientelismo è più forte del diritto, ed è per questo che Mastella è sicuro di non finire appeso a piazzale Loreto.
    Le sue clientele, che gli devono qualcosa o sperano di averne qualcosa, lo proteggono, lo difendono e difendono lo status quo, ossia la permanenza della Casta parassitaria (2).
    Ed ogni volta che lui arraffa denaro vostro sotto il vostro naso, con arroganza, la clientela si sente più forte.
    Se del resto L’Espresso ha rivelato il volo in Airbus di Mastella, cari leghisti, non v’illudete che sia per fare giustizia.
    La verità è che la sinistra di governo (ossia la rappresentanza politica delle clientele pubbliche) sa o sospetta che Mastella si sia accordato a Telese con Berlusconi - a pagamento - per far cadere Prodi e passare col Polo.
    E’ un avvertimento, nulla più.
    La giustizia - l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge - non ha protettori.
    Salvo voi cittadini e contribuenti.
    Calderoli vi ha distratto e disturbato dalla vera e prima battaglia politica, preliminare a tutte le altre; vi indica un altro bersaglio, come fa sempre la Casta per perpetuarsi e dividerci.
    Calderoli è complice di Mastella.

    Io spero che entrambi si sbaglino, equivocando le priorità e il vero umore popolare.
    Che stiano giocando a fare le pastorelle come Maria Antonietta: lei con le pecorelle, loro con i maiali.
    Ma è una speranza, non una certezza.
    La strada è lunga.
    Almeno, fuori i pagliacci, e i loro maiali.

    Maurizio Blondet

    Note

    1) La perdita economica è lieve: il compenso mi veniva falcidiato del 60-70 per cento non solo dal fisco di Visco (come aliquota, sono uno dei grandi contribuenti italiani), ma anche dall’ente di previdenza giornalisti, l’INPGI, che pretende di prelevare contributi previdenziali da un pensionato che lavora, onde accumularli in una fantomatica «gestione separata» che poi frutterà una pensione a 65 anni, con l’evidente calcolo che morirò prima. La pensione media erogata da questa «gestione separata» ammonta a 43 euro. Insomma, lavorando per La Padania, lavoravo per la Casta spoliatrice. In Italia conviene non lavorare.
    2) Per dire da quali quartieri vengono i difensori della Casta, Gianpaolo Pansa ha scritto che Grillo prepara il «Grillo nero». Poco prima, Eugenio Scalfari aveva già dichiarato che la protesta popolare dietro a Grillo è il prodromo della dittatura. Non è un’analisi difficile, nella protesta popolare vista al V-Day c’è anche questa potenzialità. Ma è essenziale notare che tale protesta verrà sempre più etichettata come «fascista», demonizzata e contrastata dalla «legalità» che la Casta si è fatta pro domo sua. Finchè c’è tempo, bisogna ricordare per l’ennesima volta l’irripetibilità del fenomeno fascista: esso venne da masse giovanili appena uscite dalla Grande Guerra, abituate alle armi e di fatto già organizzate dal fuoco delle trincee, indurite dalla morte violenta, con la sensazione di una vittoria tradita (per l’Italia) e di una «coltellata alla schiena» per i tedeschi, e in più sperimentate da scontri urbani contro i comunisti, anch’essi reduci freschi e armati. Sarà interessante, per i futuri storici, vedere quale forma di «fascismo» può sorgere da un popolo di contribuenti indignati, che si sono organizzati via internet, e che ha come «demagogo» un noto comico alquanto più vecchiotto di Hitler e Mussolini ai tempi loro. Certo non ci saranno stivaloni né retorica bellicista; ma, sperabilmente, l’accento sarà messo sulle tasse e sulla riduzione dei privilegi indebiti, insomma sul ripristino dello Stato di diritto. La storia non si ripete mai uguale.




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    Ha detto tutto. Carina l'identità finocchia.

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