PAROLE IN CORSO
14/9/2007
Si emoziona chi ha cultura
GIAN LUIGI BECCARIA
Le famose tre I della riforma Moratti erano Inglese, Informatica e Impresa. Preferisco le tre E, Educazione, Etica, Emozione, recente proposta di alcuni docenti. Mi piace in modo particolare Emozione, perché penso che sia ora di decidere se a scuola sia meglio imparare ad analizzare «John, mi passi una fetta di torta?», oppure «Tanto gentile e tanto onesta pare». Serve di sicuro applicarsi ad entrambe le formulazioni, ma decidiamo però se a scuola debba prevalere la noia o la passione. Suggerisco intanto di mettere accanto alle tre E una nuova I, quella di Istruzione, primo perché il problema drammatico oggi è l'ignoranza, secondo perché non posso «Emozionarmi» (scolasticamente, intendo) se non ho cognizioni, cultura: la scuola ti darà emozioni ma attraverso un insegnamento di cose, testi, ragioni, dati.
Vengo alle «Indicazioni» per il nuovo anno scolastico, opuscolo di 112 pagine che il ministro della Pubblica Istruzione sta per mandare agli insegnanti. Giuseppe Fioroni spedisce finalmente in soffitta quella mera «operazione di marketing» che erano le tre I. Della aI di Impresa non manderà ancora in soffitta i «debiti» e i «crediti», ma spero tutto l'inutile armamentario burocratico di POF (piano dell'offerta formativa), di «pianificazioni», «strategie» e compagnia bella. Mi piace che il ministro dia una sterzata verso la serietà, il merito, che pronunci la parola fine a una scuola facile e permissiva. Gli svantaggiati non hanno mai tratto beneficio da una scuola di basso profilo. Aiuta soltanto le classi medio-alte, le quali hanno già per sé la famiglia, che troverà per loro comunque una sistemazione. Il problema della disuguaglianza non lo si abolisce abolendo le conoscenze. Le pagine del ministro parlano poi del ruolo principe affidato alla lingua italiana (evviva!), nella sua funzione identitaria. Grammatica sì, ma anche la lingua di Dante, o Leopardi, o Manzoni, autori basilari che se non si leggono, privano i futuri cittadini di un sapere comune, condiviso, che aiuta anche una convivenza con se stessi e con la società.
Buona ancora un'ultima I, l'Interdisciplinarità, se è vero che il problema della scuola non è quello di pretendere che lo studente sappia molte cose, ma che sappia metterle a contatto, creando dei sistemi di relazione. Del resto, non era il fondamento della formazione umanistica?
gianluigi.beccaria@unito.it
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 15 settembre)