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  1. #1
    EUROSIBBERIANO CONVINTO
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    Predefinito Aggressione alla Siria: alla faccia della solidarietà araba...

    LO STRANO CASO DELL'ATTACCO ISRAELIANO ALLA SIRIA
    Mercoledì, 19 Settembre 2007 - 130 -
    di Elle Emme

    Nella notte di mercoledì 5 settembre, una flotta di almeno otto caccia israeliani ha attaccato un misterioso obiettivo militare nella Siria settentrionale, vicino al confine con la Turchia, con il rischio di far deflagrare la tanto discussa guerra con la Siria. Il motivo del raid e il suo esito sono del tutto oscuri: il governo israeliano mantiene un totale riserbo, mentre la Siria ha inoltrato una protesta ufficiale all'ONU, fornendo nei giorni successivi versioni contraddittorie dell'accaduto. I media occidentali cercano di risolvere il giallo, sparando tutti gli scoop possibili sulla natura dell'obiettivo: prima un carico di armi per Hizbullah, poi un sistema missilistico russo, poi un cargo di materiale nucleare dalla Corea del Nord, infine un'installazione nucleare militare fornita assistita dalla Corea, versione quest'ultima sostenuta dalla Casa Bianca. Per riproporre forse il ben riuscito trucco delle armi di distruzione di massa. L'ambasciatore siriano all'ONU si sgola per attirare l'attenzione, ma i Paesi arabi sunniti fanno orecchie da mercante, sempre più schierati contro l'asse Iran-Siria. E la Rice compare a sorpresa in Israele, per ringraziare gli israeliani della missione, forse in previsione dell'attacco americano all'Iran.

    L'ultimo episodio di tensione tra Tel Aviv e Damasco risale ad oltre un anno fa, quando all'indomani della guerra in Libano, i caccia con la stella di David sorvolano a bassissima quota il palazzo presidenziale di Assad: un cenno di Olmert e Damasco avrebbe fatto la fine di Beirut, questo il messaggio, e per la Siria era meglio tenersi fuori dalla guerra in Libano; consiglio peraltro seguito. Nell'ultimo anno, Olmert e Assad, come due attori d'avanspettacolo, hanno inscenato un botta e risposta di proposte di dialogo, disponibilità alla trattativa, generose concessioni, per la firma di un accordo tra i due Paesi ancora formalmente in guerra.

    Ammassando nel frattempo truppe e mezzi attorno alle alture del Golan, occupate da Israele nel '67. La recente escalation del tutto inaspettata ha completamente cambiato il quadro, nonostante Olmert, con una insopportabile faccia tosta, abbia ribadito ancora una volta questa settimana il suo invito ad Assad di sedersi attorno a un tavolo e discutere, di cosa non è chiaro.

    L'unica cosa certa è che un attacco israeliano c'è stato ed ha centrato il suo obiettivo. Il governo israeliano e l'esercito si sono chiusi in un no comment a tutti i livelli. Alle domande dei giornalisti, Olmert ha ostentato un sorriso compiaciuto ma non ha fornito spiegazioni. I media, completamente allineati ai diktat militari, non hanno nemmeno cercato di indagare sull'accaduto. Quest'ultimo fatto è tanto più preoccupante, in quanto quest'azione avrebbe potuto provocare un'escalation militare dagli esiti totalmente imprevedibili: l'opinione pubblica israeliana si dimostra ancora una volta completamente apatica e passiva.

    La reazione siriana invece è stata sorprendente: all'inizio guardingo, il Ministro degli Esteri denuncia la violazione dello spazio aereo siriano, minimizzando l'incidente e affermando che la contraerea aveva messo in fuga i caccia nemici; in un secondo momento, annuncia di aver subito un bombardamento, che tuttavia non ha centrato alcun obiettivo, lasciando soltanto “un grosso buco nel deserto.”

    La strategia iniziale della Siria è di cercare la solidarietà formale dei Paesi arabi, senza creare un casus belli, né entrare troppo nei particolari. Le uniche denunce dell'attacco tuttavia giungono da Iran e Corea del Nord. L'irritazione di Damasco cresce nei giorni successivi, quando la solidarietà araba tarda a presentarsi, allora Assad annuncia di meditare sul tipo di risposta adeguata all'attacco, che “potrebbe anche essere militare”, salvo poi smentire successivamente qualsiasi rappresaglia.

    I network occidentali si lanciano all'assalto della notizia e ognuno ne propone una spiegazione diversa. Sicuramente non si è trattato di armi per Hizbullah, come suggerito in un primo tempo dal New York Times: Israele non si sarebbe mai spinto così a nord, chiedendo aiuto alla Turchia, per così poco. Il ruolo della Turchia peraltro è interessante e conferma l'importanza strategica dell'attacco: il governo turco di Erdogan ha protestato ufficialmente con Tel Aviv, mentre l'esercito turco ha dichiarato di aver collaborato attivamente con l'IAF, mantenendo il proprio governo all'oscuro di tutto, creando l'ennesima crisi istituzionale. L'ipotesi del sistema missilistico russo, suggerita da Al Arabica, è più plausibile: nel nord della Siria infatti, poco distante dalla zona del raid, è in costruzione un'importante base militare armata dalla Russia, che in questo modo si spinge in una zona strategica, a ridosso della Turchia, da dove controllare i movimenti della NATO.

    Ma la notizia col botto arriva una settimana dopo l'accaduto: il Washington Post, citando fonti della Casa Bianca, annuncia che il raid israeliano avrebbe colpito e distrutto un cargo sospetto proveniente dalla Corea del Nord; secondo la CNN e la Fox News, che citano le stesse fonti, l'obiettivo sarebbe stato invece un'installazione nucleare segreta, costruita con l'aiuto della Corea del Nord, in cui si estrarrebbe uranio da fosfati. In pochi giorni, tutti i media occidentali adottano la versione “nucleare coreana”, sostanzialmente basandosi su numerose dichiarazioni di ufficiali americani, tra cui l'ex ambasciatore americano all'ONU John Bolton, uno dei falchi dell'amministrazione Bush.

    Tuttavia, anche questa spiegazione non sembra essere conclusiva. Se i caccia israeliani avessero davvero distrutto un'installazione nucleare, sarebbe allora del tutto incomprensibile il silenzio del governo Olmert, che al contrario avrebbe tutti i motivi diplomatici e interni per sbandierare il successo, proprio come accaduto con il raid in Iraq, che nel 1981 distrusse il reattore nucleare di Osirak. La Siria, al contrario, ha un disperato bisogno di mettere fine all'ostilità americana: l'ultima cosa di cui ha bisogno è un embargo, inevitabile nel caso di scoperta di ambizioni nucleari, che prostrerebbe l'economia in cerca di una ripresa dopo il ritiro dal Libano. D'altra parte è ormai chiaro che per mettersi al sicuro da un'invasione americana l'unica possibilità è dotarsi di armi nucleari, come dimostrato dalla vicenda della Corea del Nord e come sta cercando di fare l'Iran.

    Il sospetto che gli Stati Uniti stiano cercando di rimettere in moto la tattica delle “armi di distruzione di massa” è legittimo, seguendo la tecnica, collaudata con l'Iraq, secondo la quale più viene ripetuta una bufala, più acquista verità. Le uniche fonti sulle presunte ambizioni nucleari siriane provengono infatti dall'interno dell'amministrazione Bush. La Siria è il pallino del vicepresidente Cheney, che ha cercato a più riprese delle motivazioni per creare una crisi: adesso più che mai, mettere la Siria all'angolo aprirebbe la strada all'attacco all'Iran.

    E in effetti, prende corpo la notizia che in realtà la segretissima missione israeliana sia stata commissionata dal Pentagono: Condoleezza Rice sarebbe infatti in viaggio verso Gerusalemme per congratularsi personalmente con Olmert, che in questo modo avrebbe guadagnato qualche altro mese di navigazione a vista per il suo governo.

    Alcuni commentatori israeliani hanno ribadito che il raid sarebbe in realtà una prova generale per l'attacco alle centrifughe nucleari iraniane. Da una parte, insinuando la notizia del nucleare siriano, Bush vuole indebolire la posizione di Assad, unico alleato del regime degli Ayatollah. D'altra parte, la finestra temporale favorevole per questo attacco, cioè la fine della presidenza Bush, sta per chiudersi e la decisione va presa al più presto.

    In caso di attacco americano, la Siria, legata all'Iran da un patto militare difensivo, si incaricherebbe della rappresaglia immediata su Israele. Con il recente raid, dunque, l'esercito israeliano potrebbe aver neutralizzato in via preventiva qualche cruciale armamento strategico. Se quest'ultima ipotesi si rivelasse corretta, il conto alla rovescia per l'attacco all'Iran sarebbe già partito e, a quel punto, si salvi chi può.

    http://altrenotizie.org/alt/modules....rder=0&thold=0

  2. #2
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    Israele-Siria: Netanyahu conferma il raid del 6 settembre

    GERUSALEMME - L'ex premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che l'aeronautica militare israeliana il 6 settembre ha effettuato un attacco aereo nel nord della Siria, in occasione del raid gia' denunciato dalle autorita' di Damasco. Una delle ipotesi e' che gli F15 israeliani abbiano colpito un deposito in cui erano tenuti materiali per centrali nucleari destinati alla Corea del Nord. (Agr)


    http://www.corriere.it/ultima_ora/ag...9A1ED46D7E0%7D

  3. #3
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    Propaganda di guerra: un pezzo magistrale.


    La crisi tra Siria e Israele avvicina la guerra con l'Iran
    di Carlo Panella


    E’ ben strana la sottovalutazione piena della stampa italiana - con l’eccezione di alcuni giornali - dell’estrema gravità della crisi deflagrata il 6 settembre tra Siria e Israele. Pure, è stata tanto devastante che ha palesemente ispirato la pessimistica previsione di Robert Kouchner sulla probabile necessità di scendere in guerra con l’Iran. Il fatto è che le diplomazie mondiali hanno dovuto prendere atto che il più stretto alleato di Mohammed Ahmadinejad, Beshir al Assad, stava armando le sue 60 ogive caricate sugli Scud-C con bombe atomiche acquistate dalla Corea del Nord.

    Un fatto di una gravità eccezionale, che affiancava alla imminente atomica degli ayatollah una ulteriore minaccia contro Israele, così come contro tutti i paesi arabi: Iraq, Giordania, Arabia Saudita e persino Egitto. Questo progetto è stato però stroncato da una mirabile operazione militare dell’aviazione di Gerusalemme che è riuscita a far penetrare da una squadriglia composta da ben 8 Raam F151 e da un Elint da ricognizione, per tutta la lunghezza dello spazio aereo siriano senza essere minimamente intercettata, neanche dai modernissimi sistemi di intercettazione aerea russi Pantsyr. Arrivata sul bersaglio, una fabbrica di prodotti agricoli ai confini con la Turchia, i cacciabombardieri hanno completamente distrutto l’obbiettivo - e con esso tutto il materiale atomico - hanno scaricato i serbatoi sul suolo della Turchia (che non ha minimamente reagito, indizio di una probabile complicità, peraltro naturale, col governo Erdogan, da sempre fedele alleato di Israele) e sono tornati indenni alla base.

    La reazione internazionale nei confronti di questa azione è stata nulla. Nonostante le fermissime proteste di Damasco, nonostante la sua richiesta di condanna da parte dell’Onu, non un paese arabo, non un paese islamico ha alzato un dito contro Israele. Una conferma piena della gravità della situazione, della condivisione del timore che Beshir al Assad tentasse la strada dell’atomica, un riconoscimento pieno delle ragioni di Israele di ripetere l’Impresa della distruzione della centrale atomica Osirak di Saddam Hussein nel 1981.

    Così, mentre il Sunday Times pubblicava la notizia a tutto tondo e avallava le notizie dei servizi segreti americani e israeliani che nei mesi scorsi avevano denunciato il pericolo atomico siriano, nelle cancellerie europee si è dovuto prendere atto della realtà.

    L’asse del Jihad Teheran-Damasco è assolutamente intenzionato a dotarsi di bomba atomica e lo fa in contemporanea arricchendo uranio in Iran e comprando sottobanco armamenti dismessi dalla Nord Corea. Il tutto - secondo il Sunday Times - con una incosciente copertura russa, che avrebbe addirittura anticipato a Damasco l’impresa aviatoria israeliana.

    Ancora più eloquenti del silenzio internazionale, a conferma della strada avventurista intrapresa da Damasco, ieri sono giunte le dichiarazioni israeliane, apparentemente spiazzanti. Simon Peres ha dichiarato che “il nervosismo nelle relazioni tra noi e la Siria è finito”, il premier Ehud Olmert ha rilanciato la proposta di trattative di pace con la Siria, mentre - come rivela Fiamma Nirenstein sul Giornale - Amos Yadin, capo dei servizi segreti militari, ha dichiarato alla Knesset: “Abbiamo ristabilito la deterrenza nei confronti della Siria e dell’Iran”. Frase apparentemente criptica, ma che in questo contesto - come rileva sempre la Nirenstein - ha un significato preciso. Israele ha dimostrato ai paesi che vogliono distruggerla che è una pia illusione considerare il suo apparato militare in crisi, dopo la non brillante prova durante la guerra in Libano del 2006.

    L’impresa compiuta dai jet israeliani contro la fabbrica militare atomica siriana dimostra che Gerusalemme può fare quello che vuole e quando vuole, che è in grado di sfidare tutti i sistemi d’arma e che ha una aviazione in grado di ripetere l’exploit del 1967, quando distrusse al suolo in poche ore tutte le aviazioni egiziane, siriane e giordane.

    Questo è il nuovo, elevatissimo, livello di deterrenza che Israele sa imporre ai suoi avversari. Da questo livello elevatissimo di forza può accettare trattative, persino con la Siria.

    Resta il fatto che le profferte di accordo con l’Onu inseguite da el Baradei sono il solito fumo negli occhi gettato da abilissimi ayatollah e pasdaran e che la determinazione aggressiva e militaresca dell’asse Teheran e Damasco è molto più radicata di quanto le cancellerie europee si illudano. Di questo si è perfettamente reso conto Kouchner, così come Angela Mekel - a quanto afferma il Corriere della Sera - e da qui nasce la sua previsione pessimistica. L'unico che continuano a far finta di niente è il governo italiano.

    Un quadro estremamente preoccupante, che può aprire tutti gli scenari, compreso quello di un tentativo reiterato di Teheran e Damasco - subita la battuta d’arresto sulla “arma finale" - di ripetere l’exploit libanese, rilanciando quella guerra asimmetrica in cui sono maestri, che ha dato ottimi risultati sia in Libano che a Gaza. Passato il round negoziale della Conferenza sulla Palestina, non è difficile prevedere l’apertura di una nuova stagione di turbolenze.

    http://www.loccidentale.it/node/6590

  4. #4
    EUROSIBBERIANO CONVINTO
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    Il lugubre asse Anglo-American-Giudaico-Massonico-Sciita-Persiano...

  5. #5
    Mujâhid_Jihâd
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    Citazione Originariamente Scritto da aprile crudele Visualizza Messaggio
    Il lugubre asse Anglo-American-Giudaico-Massonico-Sciita-Persiano...
    Spiegaci come mai tutti questi attriti e poi in Iraq e in Afghanistan i fatti dimostrano ben altro, Karzai il fantoccio di Bush è andato a Camp David a dire che l'Iran è stato 'un aiuto e una soluzione' per il suo governo smentendo i falchi neocons anti-iran, 'ci aiuta nella guerra contro il terrorismo'. Come mai in Iraq l'Iran ha riconosciuto subito il governo di P. Bremer, lo yankee, come mai i miliziani dei partiti politici confessionali 'iraniani' sono stati arruolati da Negroponte per innescare la guerra civile settaria, come mai gli ultimi due presidenti-fantocci al potere a Baghdad erano del partito sciita al-Dawah, dello SCIRI, fedelissimi all'Iran, qualcosa non quadra, no? Come fanno gli Stati Uniti se viene meno l'appoggio safavide-sciita nelle zone di guerra? Più la guerra contro l'Iran! Ma a te Bush ti sempra uno che può fare una guerra di quella portata, dopo che sta fallendo in Iraq dove è un vero Vietnam?

  6. #6
    EUROSIBBERIANO CONVINTO
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    Citazione Originariamente Scritto da Mujâhid_Jihâd Visualizza Messaggio
    Spiegaci come mai tutti questi attriti e poi in Iraq e in Afghanistan i fatti dimostrano ben altro, Karzai il fantoccio di Bush è andato a Camp David a dire che l'Iran è stato 'un aiuto e una soluzione' per il suo governo smentendo i falchi neocons anti-iran, 'ci aiuta nella guerra contro il terrorismo'. Come mai in Iraq l'Iran ha riconosciuto subito il governo di P. Bremer, lo yankee, come mai i miliziani dei partiti politici confessionali 'iraniani' sono stati arruolati da Negroponte per innescare la guerra civile settaria, come mai gli ultimi due presidenti-fantocci al potere a Baghdad erano del partito sciita al-Dawah, dello SCIRI, fedelissimi all'Iran, qualcosa non quadra, no? Come fanno gli Stati Uniti se viene meno l'appoggio safavide-sciita nelle zone di guerra? Più la guerra contro l'Iran! Ma a te Bush ti sempra uno che può fare una guerra di quella portata, dopo che sta fallendo in Iraq dove è un vero Vietnam?
    Figuriamoci se voglio mettermi a discutere con un profondo conoscitore della situazione come Te; non ne avrei proprio i mezzi.
    Potrei rispondere, da sempliciotto, che l'Iran essendo vicino di casa di un paese invaso dalla più efferata macchina da guerra mai vista, ha dovuto mettere in atto una strategia difensiva e diplomatica a largo raggio, una real-politik "eticamente" discutibile. Siccome sono realista, ritengo che l'Iran veda di buon occhio un'espansione della sua influenza in Iraq e la possibilità di evitare le bombe israeliane o americane con qualche accomodamento: sulle dinamiche della resistenza irakena neanche mi esprimo, poichè la situazione mi appare ingarbugliata, tra interessi etnici, tribali, mafie locali, giochi di politica estera, trame di servizi segreti e quant'altro. Che l'Iran veda con favore una stabilizzazione qualunque dell'Iraq, comunque non mi sembra scandaloso.
    Ovvio che tu, da sunnita militante, abbia tutta un'altra opinione.
    Comunque staremo a vedere se scatterà o no questo attacco alla Siria o all'Iran. Da osservatore esterno al mondo islamico mi limito a notare come il settarismo e i calcoli geopolitici di questo o di quell'altro attore mediorientale rendano all'atto pratico del tutto ridicola la paventata minaccia di un blocco islamico compatto e solidale lanciato alla conquista dell'Occidente.

 

 

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