essere umano "affittato" MUORE A venti anni

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La Tribuna di Treviso
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La ragazza lavorava come precaria alla 3B ma stava cercando un lavor meno duro e più vicino a casa. Sotto accusa la sicurezza nei luoghi di lavoro
Jasmine ha donato il cuore e le cornee

Giovanni Cagnassi
Sabato a Stretti di Eraclea l’ultimo saluto alla giovane travolta dalla pressa
Enrico Piron (Cgil) «Inascoltate le nostre denunce»
SALGAREDA. Jasmine ha donato gli organi. I genitori della 21enne di Stretti di Eraclea, Jasmine Marchese, originaria di Conegliano e morta nel tragico incidente sul lavoro avvenuto alla «3B» di Salgareda, hanno autorizzato l’espianto delle cornee, del cuore e di altri tessuti del corpo martoriato della figlia, schiacciata da una pressa durante i turno di notte. La pressa era stata urtata dal muletto manovrato da un collega.
Ci tenevano tanto a compiere questo estremo gesto di solidarietà che la figlia, così piena di vita, avrebbe certamente voluto per sapere di essere stata utile nella vita, di aver fatto qualcosa di così importante come dare speranza di vita a qualche altro essere umano. Ieri la mamma Adele ed il papà Oreste sono rimasti in stretto contatto con Walter Gusso che curerà l’organizzazione del funerale di loro figlia.
Hanno avuto la certezza che oggi sarà dato il nulla osta della magistratura e che i funerali potranno dunque essere stabiliti con tutta probabilità sabato mattina nella chiesa parrocchiale di Stretti, celebrati da don Alberto. Lui è parroco amico di famiglia che aveva visto crescere Jasmine e che subito si è recato dai genitori per cercare di dar loro conforto in questo momento così difficile. I genitori non si danno pace, come il giovane fidanzato Andrea, rimasto impressionato dalla morte della ragazza che frequentava da qualche tempo e con la quale stava coltivando un amore spensierato e felice.
Jasmine era stata assunta da un’ agenzia interinale di San Donà, avrebbe prorogato il contratto a breve, ma cercava un lavoro meno duro, più vicino a casa, lei che era diplomata al liceo linguistico «Belli» di Portogruaro e aveva accettato un lavoro così duro, con i turni, pur di mantenersi e aiutare la famiglia. Oreste e Adele girano e rigirano tra le mani le sue tante foto che la ritraggono con gli amici in momenti sereni e ormai così lontani.
«Ormai non sappiamo più che cosa dire, siamo felici di aver donato gli organi e orgogliosi di averlo fatto per Jasmine - dicono con lo sguardo spento - tutto qui. Aspettiamo la data dei funerali e basta». Una rassegnazione sofferta, unita alla consapevolezza che nessuna polemica, nessuna lite potrà più restituire la vita di loro figlia.
Intanto si moltiplicano le prese di posizione dei rappresentanti del mondo del lavoro. «Nel Veneto Orientale come in molte parti d’Italia si muore di lavoro». Lo sfogo del coordinatore regionale della Fillea Cgil, quella degli edili e del legno, Enrico Piron è terribile. Il sindacato chiede da anni più impegno nella formazione e nella sicurezza, ma spesso le denunce restano inascoltate. «Intanto la giovane - analizza Piron - era una dipendente di un’agenzia interinale, mentre chi avrebbe manovrato quel muletto dal quale si è staccata la pressa è un giovane, socio di una cooperativa. Ora, noi ci chiediamo se un’azienda come questa non abbia le risorse necessarie per garantire formazione e sicurezza che sono fondamentali per il mondo del lavoro. Ormai in queste zone si fanno ore e non lavoro. E queste sono le conseguenze. La sicurezza nei luoghi di lavoro è ancora insufficiente. Figuriamoci quando parliamo di lavoratori interinali o soci di cooperative. In questo momento noi siamo tutti in lutto e non possiamo fare altro che rispettare il dolore della famiglia di questa ragazza». «Ma dobbiamo ancora capire - continua - in che modo viene fatto manovrare un muletto che è uno strumento pericolosissimo che richiede esperienze e massima professionalità. Non dimentichiamo mai che in Italia sono morti 800 lavoratori per incidenti sul posto di lavoro, senza contare le migliaia che hanno subito danni permanenti, sono senza braccia o gambe, hanno perso l’udito e quant’altro».
E l’ennesimo infortunio sul lavoro per la Cisl del Veneto deve tenere desta l’attenzione sul tema della sicurezza. Secondo Franca Porto, segretaria regionale della Cisl questa è la cosa peggiore che può succedere perchè oltre alla giovane vita spezzata, c’è anche un giovane collega che vive nel dramma di essere stato coinvolto e quindi con l’ansia, l’angoscia e la paura di avere delle responsabilità. (20 settembre 2007)

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