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  1. #201
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    Posto un interessante articolo uscito questa mattina sul Riformista che anticipa una possibile chiave di lettura dei fatti di questa notte a Gaza.

    GAZA, HAMAS PREME SU RAMALLAH E IL CAIRO

    Manifestazione a Rafah, per premere sul confine e rompere l'embargo. Mentre l'Onu descrive la desolazione della Striscia, al collasso

    Paola Caridi
    Mercoledi' 23 Gennaio 2008


    La storia di Hamas racconta che nei momenti più difficili, quelli in cui sembra che il movimento islamista sia al limite della sopravvivenza, riesce a usare la fase critica a suo favore. L’esempio classico, racconta la storiografia, è quello della deportazione degli oltre quattrocento quadri di Hamas e della Jihad islamica nel sud del Libano, nel dicembre 1992. Invece di andare a Beirut, i 413 dirigenti, militanti, insegnanti, professionisti rimasero lì, in mezzo alla neve. Guadagnandosi la solidarietà del mondo arabo, e a denti stretti anche dei regimi della regione. La pressione diventò troppo forte, e Israele dovette fare un compromesso, nel febbraio successivo, consentendo il rientro anticipato dei deportati.
    Il richiamo al caso di Marj al Zuhur viene alla mente anche quando si pensa alla Gaza di questi giorni, e alla reazione di Hamas. Anche se il buio a Gaza è diverso anni luce. Non foss’altro perché allora erano stati deportati militanti di Hamas, e nella Striscia ci sono invece un milione e mezzo di persone. Le più diverse, dagli infanti ai vecchi. Che Gaza sia diversa, peraltro, non lo dicono tanto le denunce dei dirigenti di Hamas nella Striscia. Lo dice soprattutto la messe di rapporti che le diverse agenzie dell’Onu stilano da mesi e mesi, e che da tre giorni sono diventati, se pur ve ne fosse bisogno, ancor più allarmanti. Ocha, Oms, Unrwa, Fao, solo per citarne alcune, descrivono una situazione che formalmente non si chiamerà crisi umanitaria. Ma vi si avvicina molto. Fanno eco ai funzionari dell’Onu che lavorano sul campo, quelli della Croce Rossa Internazionale, di Amnesty, di Oxfam, assieme a una pletora di associazioni e Ong che continuano a lavorare dentro la Striscia. A Gaza – insomma - non si è mai stati male come ora. Nonostante a Gaza si sia abituati da decenni a vivere in una condizione, per usare un eufemismo, particolare.
    Hamas, nel contempo, sta aumentando la sua pressione, politica e mediatica, in questi ultimi giorni. Non lo dice tanto la chiusura della centrale elettrica di Gaza, perché il carburante in effetti non era arrivato. Non lo dicono neanche i liquami che cominciano a invadere le strade, visto che le pompe funzionano a ritmo ridotto da tempo. Non lo dicono neanche i tre acquedotti che non funzionano a Gaza City.
    La pressione è tutta politica su Mahmoud Abbas, a cui viene richiesto di interrompere i negoziati, e riprendere i contatti per il dialogo nazionale. Abbandonare la linea dura, insomma. La pressione è altrettanto politica su Hosni Mubarak, a cui Hamas chiede di aprire il confine di Rafah e rompere l’embargo. La richiesta, ieri, si è trasformata in scontro fisico tra le centinaia di donne palestinesi che hanno forzato la frontiera e i poliziotti egiziani.
    Il fronte del Cairo è importante quanto quello di Ramallah. Non solo per il confine che, aperto, significherebbe la fine dell’isolamento, ma per i risvolti politici interni e regionali. Gaza al buio è riuscita a mobilitare formalmente i Fratelli musulmani egiziani. Un evento che non ha avuto precedenti, in questi due anni, nonostante i legami storici tra i due movimenti. La guida suprema Mahdi Akef è stato durissimo lunedì, mettendo in campo il peso specifico dell’Ikhwan a sostegno di Hamas. In più, in una fase difficile nei rapporti tra Egitto e Israele, non è passata inosservata la telefonata di Mahmoud Ahmadinejad ieri a Mubarak, la prima di questo genere, proprio per parlare di Gaza. L’ennesima riprova che i rapporti tra Teheran e il Cairo sono sempre meno freddi, e che Israele sta subendo un boomerang dal tentativo di strangolare il regime di Hamas a Gaza.
    La pressione su Ramallah, invece, accresce i timori perché la sofferenza di Gaza è una miccia potente che potrebbe accendere fuochi che la storia palestinese ha già visto. La paura, per tutti, è quella di una nuova intifada. Nessuno pronuncia questo nome, ed è anche troppo presto per parlarne. Ma lo spettro c’è, e ci sono anche le contromisure. Come l’arresto da parte degli israeliani, ieri, di uno dei consiglieri di Salam Fayyad, Hatem Abdel Qader, che aveva chiamato allo sciopero a sostegno dei palestinesi di Gaza.
    La tensione è alta, insomma. La strada commerciale di Gerusalemme est, lunedì, era chiusa per sciopero. Mentre gli arabi d’Israele hanno manifestato ieri di fronte al valico di Eretz. Il tutto succede mentre non solo a Gaza è difficile vivere, ma anche la Cisgiordania ha i suoi problemi sociali. I prezzi degli alimentari (soprattutto delle verdure) sono alle stelle, in questi giorni, per il freddo e il tempo inclemente. E le rivolte, nel mondo arabo, si nutrono anche di queste cose.


  2. #202
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    notizia interessante che non saprei se inserirla qui o nella discussione su Cuba

    Dichiarazione del Ministero degli Esteri di Cuba
    Cuba esige dal governo d’Israele il termine immediato del disumano blocco alla Striscia di Gaza
    Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Cuba ha seguito con estrema preoccupazione la recente intensificazione delle azioni aggressive del governo d’Israele contro la popolazione palestinese, che hanno provocato decine di morti e feriti.
    Il Ministero degli Esteri considera inammissibile e criminale l’assedio della Striscia di Gaza e l’interruzione della fornitura di energia elettrica e degli alimenti a un milione e mezzo di civili palestinesi, in flagrante violazione del Diritto Internazionale e degli accordi di Ginevra del 1949.
    Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Cuba esprime la sua più energica condanna di fronte a queste azioni del governo d’Israele, che hanno l’obiettivo di annichilire e far arrendere per fame e sete il popolo palestinese, includendo bambini, donne, malati e anziani, che soffrono per questa forzata e illegale occupazione del loro territorio e sono oggetto dell’inumano castigo collettivo imposto ancora una volta dalle forze degli occupanti.
    Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Cuba esige dal governo d’Israele il termine immediato del disumano blocco imposto nella Striscia di Gaza e richiama la comunità internazionale a mobilitarsi per esigere il rispetto dei diritti inalienabili del popolo palestinese, includendo lo stabilimento di uno Stato indipendente e sovrano, con la capitale a Gerusalemme orientatale e la restituzione incondizionata di tutti i territori arabi occupati nel giugno del 1967, come unica via per realizzare una pace giusta e duratura per tutti i popoli della regione.
    L’Avana, 23 gennaio del 2008


    http://www.granma.cu/italiano/2008/e...iarazione.html




    gli USA rispondono..


    Gli USA bloccano mozione dell’ONU
    su Gaza
    Nazioni Unite, 24 gennaio (PL) – Il Consiglio di Sicurezza aspetta di poter rompere oggi il silenzio che mantiene sulla situazione di Gaza per l’opposizione degli Stati Uniti ad una dichiarazione che colpevolizza Israele per la crisi umanitaria nei territori della Striscia.
    Dalla conclusione della sessione straordinaria di martedì scorso, per discutere della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, gli Stati Uniti hanno bloccato la mozione dell’alto organismo dell’ONU perchè sfavorevole a Tel Aviv.
    Secondo il regolamento, l’approvazione di una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza deve contare con il voto unanime dei suoi 15 membri.
    Le discussioni sono adesso concetrate su una seconda bozza, meno energica nella condanna ad Israele che, però, conserva la richiesta di sospensione della chiusura dei varchi di frontiera con Gaza.
    L’imposizione del blocco, adottato la scorsa settimana dalle autorità di Tel Aviv, è già stata ripudiata nell’Onu, trattandosi di un’inaccettabile punizione collettiva che deteriora la situazione umanitaria della popolazione palestinese nei territori della Striscia.
    L’eventuale approvazione della seconda bozza, ieri notte, era ancora in forse, perchè "un paese aveva bisogno di consultare la sua capitale", ha dichiarato alla stampa il presidente di turno del Consiglio, l’ambasciatore libico Giadalla Ettalhi.
    Il testo in discussione contiene un appello affinché "tutte le parti cessino gli atti di violenza incluso il lancio di razzi contro il territorio israeliano", frase che non era inclusa nella bozza iniziale presentata dai paesi arabi.
    Diplomatici hanno riferito privatamente che gli Stati Uniti insistono per includere nel testo una condanna diretta al Partito della Resistenza Hamas per il lancio di razzi contro il territorio israeliano di Sderot, confinante con Gaza.
    Le autorità di Tel Aviv, in ogni modo, non sembrano disposte ad accogliere gli appelli dell’ONU, a giudicare le dichiarazioni del ministro della Difesa, Ehud Barak, che ha annunciato che "le punizioni continueranno e saranno intensificate".
    "Se per avere tranquillità a Sderot deve esserci una situazione molto difficile a Gaza, allora la situazione sarà molto difficile a Gaza", ha affermato Barak alla stampa israeliana.
    Il Governo israeliano sostiene che il blocco di Gaza, dove quasi un milione di persone dipendono dagli aiuti umanitari, è una risposta al lancio di razzi da parte di militanti di Hamas contro l’insediamento di frontiera di Sderot.
    Alti funzionari dell’ONU e la maggioranza dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza giudicano che la punizione collettiva imposta da Israele alla popolazione palestinese di Gaza è "inaccettabile e ingiustificabile".
    (Traduzione: Granma Int.)
    http://www.granma.cu/italiano/2008/e...ev24/Gaza.html

  3. #203
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    Hai fatto bene a riportarla!

    Questo è parlare!

  4. #204
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    da Rebelión


  5. #205
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    Piano piano, con mesi di ritardo rispetto alla nostra proposta, si stanno accorgendo tutti del genocidio.

  6. #206
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  7. #207
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    HA'ARETZ, Israele
    http://www.haaretz.com

    L'Egitto minaccia di chiudere il confine con Gaza.

    Alcuni testimoni affermano che la polizia doganale egiziana
    ha formato una catena umana per impedire l'ingresso nel
    paese dei palestinesi della Striscia di Gaza. I residenti
    palestinesi avevano abbattuto nei giorni scorsi parti del
    muro posto a confine per acquistare i beni di sussistenza
    non più reperibili nel proprio territorio a causa del
    blocco delle frontiere imposto da Israele. Le autorità
    egiziane hanno dichiarato che la chiusura del confine è
    dovuta all'infiltrazione di militanti di Hamas e di altre
    organizzazioni palestinesi nella penisola del Sinai per
    commettere attentati contro Israele.

  8. #208
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    Ultime da Gaza
    Riprendo da Infopal
    Haniyah: il nostro governo è pronto a discutere con la dirigenza dell’Anp e con gli egiziani per raggiungere un accordo per la gestione del valico di Rafah. L'Anp rigetta l'offerta.
    24-01-2008 Gaza

    Gaza - Infopal
    Il primo ministro palestinese Ismail Haniyah ha sottolineato la disponibilità del suo governo a trattare immediatamente con i dirigenti dell’Autorità Palestinese a Ramallah e con gli egiziani un accordo per la gestione del valico di Rafah.
    Ieri sera, durante un intervento in tv, Haniyah ha smentito l’intenzione del suo governo di gestire da solo il valico di Rafah e il resto dei passaggi della Striscia di Gaza, e ha invitato a un accordo palestinese - egiziano per mettere fine alla crisi e rompere l’assedio.
    E ha confermato che quanto è accaduto e sta accadendo nella Striscia di Gaza è "un messaggio che la tensione ha raggiunto il limite e l’assedio non può proseguire. I palestinesi non chiedono solo di far entrare piccole quantità di combustibile o di cibo, ma di porre fine all’assedio e aprire i valichi, in particolare quello di Rafah".
    E ha sottolineato di aver apprezzato la posizione del governo, del popolo, dei partiti e dei sapienti egiziani nei confronti dei palestinesi.
    Le dichiarazioni di Haniyah giungono dopo il consenso dato dall’Egitto al transito di decine, centinaia di migliaia di cittadini della Striscia di Gaza nel suo territorio per rifornirsi del cibo, di materie di prima necessità, delle medicine, ecc.
    Rabbia crescente
    Haniyah ha spiegato che il protrarsi dell’assedio creerà una situazione complicata e approfondirà la sofferenza: "Il nostro governo ha chiesto ai paesi arabi ed europei di muoversi, perché a Gaza è finito tutto, eccetto l’orgoglio e la dignità. Il popolo non sopporta più questo assedio".
    Haniyah ha attaccato con forza le posizioni e le dichiarazioni di qualche dirigente palestinese volte a giustificare il proseguimento dell’assedio e le aggressioni israeliane contro il popolo palestinese, invitando tutte le parti a "leggere con calma e studiare bene quanto sta accadendo".
    Rispondendo poi a chi considera che i missili della resistenza siano la causa dell’assedio e delle violenze israeliane contro Gaza, Haniyah ha spiegato: "Le quotidiane invasioni israeliane in Cisgiordania e le uccisioni dei membri della Resistenza palestinese sono forse provocate dal lancio di razzi?". E ha evidenziato come quella addotta da Israele per giustificare i propri crimini sia "una grande bugia che ha l'obiettivo di indebolire volontà del popolo palestinese e isolarlo dal suo ambiente arabo e regionale".
    Haniyah ha confermato che il suo governo è impegnato a proseguire una tregua con Israele, ma che "lo Stato di occupazione rifiuta una tregua reciproca contemporanea e globale".
    Luce verde
    Parallelamente, Haniyah ha accusato il presidente americano George Bush, in visita nella regione all'inizio di gennaio, di aver autorizzato Israele ad aumentare l’escalation militare contro il popolo palestinese e a rafforzare l’assedio: "Avevamo messo in guardia sugli obiettivi della conferenza di Annapolis e della visita di Bush nella zona. Avevamo anticipato che Bush avrebbe dato luce verde all’occupazione per rafforzare gli attacchi e le aggressioni sia in Cisgiordania sia nella Striscia di Gaza. E' accaduto quanto avevamo annunciato: sono stati commessi massacri sulla terra di Gaza, altre uccisioni giornaliere nelle diverse zone della Striscia, invasioni continue, eliminazioni crescenti dei membri della resistenza in Cisgiordania. Questa escalation militare non poteva essere così selvaggia senza l'autorizzazione di Bush".
    Manifestazioni nei paesi arabi
    Il premier palestinese ha detto di aver apprezzato la vasta sollevazione popolare araba a sostegno del popolo palestinese, le espressioni di solidarietà e le richieste della fine dell’assedio e delle aggressioni. E ha sottolineato come il messaggio delle manifestazioni delle masse arabe nei diversi paesi ha chiarito che i popoli arabi e islamici "non permetteranno all’occupazione israeliana di isolare i palestinesi".
    Haniyah, infine, ha lodato la conferenza nazionale palestinese riunita nella capitale siriana, Damasco, in quanto "conferma l'unità nazionale e il suo attaccamento ai diritti irrinunciabili".
    La risposta dell'Anp di Abbas
    L'Autorità nazionale palestinese di Ramallah ha rigettato l'offerta del premier della Striscia di Gaza, Ismail Haniyah, a trovare un accordo per la gestione del valico di Rafah insieme all'Egitto.
    Il quotidiano arabo ash-Sharq al-Awsat, con base a Londra, ha citato quanto dichiarato da Nemer Hammad, consigliere politico di Mahmoud Abbas: "la presidenza dell'Anp non negozierà con Hamas su nulla fino a quando non revocherà il golpe, e non tratterà sui valichi perché non ha nulla a che fare con questo argomento".



    Appena prima della caduta del Muro di Rafah, gli abitanti di Gaza avevano svolto una manifestazione a lume di candela contro l'embargo. Questa foto è tratta dal sito Free Gaza.

  9. #209
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    Boicottiamo i prodotti israeliani!




    Ieri primo corso di carnevale a Viareggio il comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese della Versilia ha promosso un presidio distribuendo un migliaio di volantini che indicavano una serie di prodotti israeliani o che comunque aiutano l’economia sionista. Molta gente si èfermata anche per vedere i pannelli con le foto e i manifesti. In questi giorni dove la violenza sionista torna a colpire con estrema ferocia a Gaza il miglior modo per esprimere solidarietà all’eroico popolo palestinese è quello di continuare a fare controinformazione.

  10. #210
    sionismo = infamità
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    Combatti l'Impero! "Fare come in Grecia"
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    Thumbs down La giornata dell'oblio

    Campi di concetramento, sei milioni di morti. Shoah: sei milioni di morti. Evidentemente qualcuno con questa equazione sostiene che nessun omosessuale, nessun handicappato, nessun anarchico, nessun socialista, nessun comunista, nessun testimone di geova sia morto ad Auschwitz.
    Così come, mentre questa sera faranno un film dal roboante titolo "Fuga per la libertà" , nessuna fuga per la libertà è riconosciuta dal regime xenofobo sionista, da Condoleeza Rice e da Mubarak ai palestinesi ghettizzati dentro la striscia di Gaza, ai quali, diopo essere stati loro anche tolte le principali fonti di sostentamento, vengono ora bloccati sul confine con l'Egitto, impedendo loro di rifornirsi. Guardate la fiction su canale 5 questa sera. E non preoccupatevi: nessun omosessuale, nessun handicappato, nessun socialsita, nessun anarchico, nessun comunista, nessun testimone di geova morì allora... nessun palestinese sta morendo adesso.

 

 
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