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  1. #1
    alfredoibba
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    Predefinito lavoro precario: morte e distruzione, in arrivo nuovi flagelli per il lavoro giovanil

    Lavoro precario: morte e distruzione, in arrivo nuovi flagelli per il lavoro giovanile
    È notizia di ieri la morte di un’operaia ventenne in una fabbrica, due notti fa schiacciata da una pressa compattatrice di residui plastici, l’ultima di una lunga serie che vede in media nel nostro paese almeno 3 morti al giorno sul lavoro, ai quali vanno aggiunti gli invalidi a vita.
    La ragazza deceduta era lavoratrice precaria, di tipo “interinale”. Per interinale si intende quel lavoratore che, dipendente e stipendiato da un’agenzia fornitrice di lavoratori alle aziende produttrici vere e proprie, viene passato dall’agenzia per periodi generalmente brevi, anche di poche ore, nelle aziende ove fosse richiesto.
    La maggioranza dei lavoratori che sul luogo di lavoro ci rimettono la vita ha un contratto di lavoro precario, i precari morti sul lavoro sono quasi tutti manovali dell’edilizia o operai nelle fabbriche, in questo secondo caso molti sono dipendenti di ditte subappaltatrici cioè incaricate di eseguire lavori negli stabilimenti delle aziende principali.
    È stato spesso denunciato come i precari nelle fabbriche vengano messi a svolgere compiti rischiosi senza che abbiano la necessaria preparazione o sottoposti a ritmi lavorativi stancanti e logoranti che stancano e attenuano la concentrazione, aumentando esponenzialmente il rischio di infortunio. I precari non hanno modo di difendersi da queste schiavitù perché non hanno rappresentanza sindacale e perché la disponibilità allo svolgimento di lavori rischiosi senza che si abbia la giusta preparazione rappresenta un modo per guadagnarsi agli occhi dei padroni la prospettiva di un posto fisso, diritto oggi diventato per i più un bel ricordo del passato.
    Finisce che non sai se col lavoro arrivi a fine mese, non solo per il potere d’acquisto dello stipendio ma perché lavorando è facile che ti accada un incidente che ti spedisca all’oltretomba.
    È intollerabile che chi sta lavorando, faticando, per la superficialità e le finalità di massimizzazione dei guadagni dei padroni debba rischiare di morire, spesso atrocemente, dove lavora.
    Per i lavoratori pretendiamo che si riduca significativamente il rischio di infortunio, evitando ritmi veloci e pesanti, proibendo che i lavoratori vengano messi a svolgere mansioni pericolose di non loro competenza senza prima aver ricevuto una preparazione adeguata. Sono tra i principali diritti per i quali i precari devono battersi organizzando un sindacalismo genuino. Diritti che le istituzioni sembrano inabili di garantire ma che sarebbero pertinenti con la costituzione italiana, per la quale l’ Italia è una repubblica fondata sul lavoro (è il primo articolo) e i lavoratori devono poter partecipare alla gestione delle grandi aziende.
    Intanto orizzonti sempre più precari si prospettano per i giovani italiani. Sull’Unione Sarda del 19 settembre si legge un piccolo articolo riguardo la proposta di un nuovo nefasto tipo di contratto di lavoro per i giovani: il “contratto leggero”, illustrato ad un convegno a Milano dall’ economista Tito Boeri e dal senatore della Margherita Tiziano Treu, ex-ministro del lavoro del penultimo governo di centrosinistra, fautore della prima legge che istituzionalizzò il precariato in Italia: la legge Treu, precedente la legge 30 nota comunemente come legge Biagi, mostruosità dell’ultimo governo Berlusconi. Il contratto leggero, finalizzato nelle dichiarazioni verbali a facilitare l’ inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, è un contratto a tempo indeterminato con cui si inizia a tutele nulle che saliranno progressivamente nel corso degli anni: i primi 3 anni di lavoro saranno esclusi dalla tutela dell’articolo 18 che vieta il licenziamento gratuito senza giusta causa. Tale progetto, che molto probabilmente tra un po’ diventerà legge, potrebbe riguardare qualunque nuovo contratto a tempo indeterminato (posto fisso), con i primi 3 anni in realtà dove il giovane può esser licenziato per qualsiasi motivo legato alle esigenze della massimizzazione del profitto quanto a meri capricci aziendali relativi magari allo stile di vita tenuto dal giovane fuori dal lavoro. Inoltre, aumenterà gli stati di ricattabilità e di sottomissione sui giovani, che almeno nei primi 3 anni saranno costretti a sottostare a tutti i voleri dei padroni dagli orari lunghi a basso prezzo alle umiliazioni psicologiche ai divieti più strambi sino all’ impossibilità di fare attività politica, per guadagnare qualche possibilità di arrivare al quarto anno, quello che darà la tutela dell’articolo 18.
    Quando la minaccia di concretizzazione legislativa del contratto leggero si farà presente, i giovani dovranno svegliarsi dal torpore per fare quadrato contro l’ennesimo tentativo di negare un futuro decente e la libertà alla gioventù, e dovranno impegnarsi al contrasto di tutte quelle leggi distruttive che hanno precarizzato massicciamente il mondo del lavoro. I diritti vanno difesi stringendo i denti.
    Diciamo no al contratto leggero che in contrasto col nome invece pesa come un macigno sul futuro già precario dei giovani, chiediamo l’ abolizione delle leggi Treu e Biagi.
    Un ordine socialista nazionale tutela quanto più possibile la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, vieta il precariato limitando la flessibilità ai casi dove fosse strutturalmente necessaria, si impegna a mettere i ragazzi nelle condizioni di formare famiglia prima dei 30 anni, valorizza culturalmente e premia la figura del lavoratore che svolge mansioni che di per se espongono a rischio di incidente o di usura, in quanto dà un più significativo contributo alla nazione.
    Alfredo Ibba
    19 settembre 2007



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  2. #2
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    qualcuno da noi cosi lontanto quest'estate l'aveva detta giusta.
    non abbiamo saputo o non abbiamo voluto prendere la palla abalzo

 

 

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