Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 19
  1. #1
    VeNuS
    Ospite

    Predefinito ci tolgono pure la possibilità di sognare...

    Striscia la notizia: puntata di ieri, 25/09/2007



    Oltre al danno pure la beffa. Con il ricavato delle monetine gettate nella fontana di Trevi si sono aiutate tante persone povere ma oneste.

    Apre a Roma il supermercato della speranza

    Un supermercato speciale, dove chi è ai margini di questa nostra società, chi non ha soldi per mangiare e spesso neanche un tetto sotto cui dormire, potrà entrare tranquillamente, fare la spesa e uscire senza pagare nemmeno un euro alle casse.

    Sogno? Niente affatto. Perchè questo emporio dei poveri, la cui inaugurazione è prevista per aprile all’interno della Cittadella della solidarietà Santa Giacinta tra via Casilina Vecchia e piazza Lodi, entro cinque mesi aprirà le porte proprio a Roma, diventando il primo “supermercato per poveri” di tutta Europa.

    L’iniziativa è stata presentata dal sindaco di Roma, Walter Veltroni e dal direttore della Caritas della Capitale, mons. Guerino Di Tora. Sono stati loro a spiegare come funzionerà questo luogo e chi sarà ad usufruirne. Dal punto di vista estetico, in primo luogo, l’emporio della solidarietà si presenterà come un supermarket normalissimo, con tanto di scaffali e casse. In secondo luogo, invece, è chiaro che nessun Paperon de Paperoni in crisi da tirchieria acuta e nessun furbetto potrà usufruirne.

    Per poter fare acquisti, infatti, le famiglie ed i cittadini indigenti che lo frequenteranno (italiani o romani senza lavoro, stranieri senza fissa dimora, famiglie in difficoltà), dovranno munirsi di uno speciale tesserino che accerterà il reale possesso dei requisiti fissati per il riconoscimento del credito di spesa. Carta che, inoltre, funzionerà come un “bancomat a scalare” con una certa soglia di punti che, una volta esauriti ed in caso di prolungata difficoltà, saranno ricaricati presso gli uffici preposti, alla scadenza del periodo.

    Qualcuno, a questo punto, si chiederà perchè, a commento di questo post, c’è una foto della Fontana di Trevi. Che c’entra, la più famosa Fontana del mondo con la solidarietà e con l’emporio in questione?
    La Fontana di Trevi è la più grande ed una fra le più note Fontane di Roma; è considerata all'unanimità una delle più celebri fontane del mondo.

    Una celebre tradizione vuole che porti fortuna lanciare una moneta nella fontana volgendole le spalle, perché in questo modo si tornerà sicuramente nella città. Le monete, raccolte quotidianamente, vengono destinate dal comune di Roma ad opere caritatevoli.

    Di sicuro i turisti di fronte a questo spettacolo indecente e odioso, se fossero a conoscenza del motivo della tradizione, non butterebbero nemmeno un centesimo nella fontana, per non vedersi più trattare male dagli immigrati che risiedono in Italia.

    Un po' di storia:

    Un particolare: Oceano La fontana ParticolareLa storia della fontana inizia, in un certo senso, ai tempi dell'imperatore Augusto, quando il genero Agrippa fece arrivare l'acqua corrente fino al Pantheon ed alle sue terme grazie alla costruzione dell'acquedotto Vergine (che si può ammirare anche a Piazza del Popolo). Leggendaria è l'origine del nome Vergine che, secondo Frontino, sarebbe stato dato dallo stesso Agrippa in ricordo di una fanciulla (in latino virgo) che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati che ne andavano in cerca.

    L'Acquedotto Vergine, benché compromesso e assai ridotto nella portata dall'assedio dei Goti di Vitige nel 537, rimase in uso per tutto il medioevo: fu restaurato già dall'VIII secolo, poi ancora dal Comune nel XII e da Niccolò V e Paolo VI a metà del XV secolo, quando l'acqua tornò a fluire abbondante in una grande vasca con tre bocche di notevole portata. Ma la sorgenti originarie furono riallacciate solo nel 1570 da Pio V, che collocò la vasca dal lato opposto di quello della fontana attuale.

    Papa Urbano VIII (Barberini) (1623 - 1644) per primo ordina una "trasformazione" della piazza e della fontana a Gian Lorenzo Bernini, che progetta una grande mostra d'acqua, collocata lì dove la fontana è ancora oggi, ma il suo progetto venne bloccato per mancanza di soldi, dovuta al crollo dei Barberini.

    Papa Innocenzo XIII (Conti) (1721- 1724) fa allargare le proprietà della propria famiglia fino alla piazza di Trevi, ed il palazzo Poli (i componenti della famiglia erano i duchi di Poli) "ingloba" diversi edifici più piccoli, ed arriva ad affacciarsi dietro alla fontana rimasta incompiuta.

    All'inizio del XVIII secolo quello della fontana di Trevi diventa un tema obbligato per i numerosi architetti di passaggio a Roma, e l'Accademia di san Luca ne fa il tema di diversi concorsi. Si conoscono disegni e pensieri di Nicola Michetti, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga ed altri architetti italiani e stranieri.

    Tocca a Papa Clemente XII (Corsini) (1730 - 1740), nel 1731, il compito di riprendere in mano le sorti della piazza e della fontana; bandisce un importante concorso per la costruzione di una grande mostra d'acqua che occupi l'intera facciata di palazzo Poli. I duchi di Poli, ancora proprietari dell'edificio, protestano, ma sono costretti a cedere alla volontà del nuovo pontefice. Il bando viene vinto da Nicolò Salvi che inizia la costruzione della fontana nel 1732, impostando l'opera secondo un progetto con evidenti influenze barocche e berniniane. L'idea di fondo di Salvi è quella di narrare, tramite architettura e scultura insieme, la storia dell'Acqua Vergine.

    Papa Clemente XII inaugura la fontana nel 1735, con i lavori ancora in corso. Nel 1740, però, la costruzione viene ancora una volta interrotta, per riprendere solo due anni più tardi.

    Papa Benedetto XIV (Lambertini) (1740 - 1758) pretende una seconda inaugurazione nel 1744. La prima fase dei lavori termina nel 1747, quando vengono completate le statue e le rocce posticce. Nonostante la morte di Niccolò Salvi (1751), la costruzione prosegue sotto la guida di Giuseppe Panini, che porta finalmente l'opera a compimento nel 1762, sotto Papa Clemente XIII (Rezzonico) (1758 - 1769). Al cantiere, andato avanti per circa un trentennio, hanno lavorato almeno dieci scultori, da Maini a Bracci, oltre al Salvi e al Panini stessi. Alla fine, però, la fontana di Trevi diventa una scenografia e simbolo fondamentale della Roma papale.

  2. #2
    VeNuS
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da VeNuS Visualizza Messaggio
    Striscia la notizia: puntata di ieri, 25/09/2007


    Notare a metà video come l'immigrato prende a male parole e a spintoni il turista che si ribella a questa situazione, come gli altri cittadini stiano a guardare senza linciare questi quattro immigrati e... peggio ancora, come i vigili proibiscano ai turisti di sedersi ai bordi della fontana ma non muovano un dito di fronte agli immigrati che la derubano, montino addirittura sulla fontana stessa, e minacciano di picchiare i turisti.

  3. #3
    Gran Divano di Azathoth
    Data Registrazione
    21 Aug 2007
    Località
    Marche
    Messaggi
    952
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    fondoscala

  4. #4
    VeNuS
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Dantès Visualizza Messaggio
    fondoscala
    Questo video è rappresentativo di ciò che sta succedendo in Italia a causa degli immigrati.
    Ne va della vita quotidiana di milioni di persone oneste, della loro sicurezza... del futuro dei nostri figli e dell'Italia, e dell'economia... il turismo.

    Riportiamo in cima questa discussione.


    Mi dispiace solo che non riesco a procurarmi il video che qualche anno fa venne trasmesso dal TG5. UN video sequestrato dalle forze dell'ordine a un gruppo di extracomunitari. In questi video amatoriale, si vedevano questi maledetti invasori sorridere e sbraitare davanti ad una telecamera, allo scopo poi di far avere la videocassetta agli amici e ai parenti... gridavano tutti soriddenti: guardate guardate!! in Italia soldi facili e tanti. E mostravano i telefonini, i mazzi di soldi, gli occhiali da sole... E dicevano: vennite vennite!! ce n'è per tutti. Soldi facili soldi facili!!! Ciao mamma ciao babbo!
    Ovviamente quelle ricchezze erano il frutto degli scippi, delle rapine, delle violenze, dei ricatti.



    Questi extracomunitari ci privano della libertà, della sicurezza, del futuro, della tranquillità, delle tradizioni, dell'orgoglio.

    NO ALL'IMMIGRAZIONE!

  5. #5
    In un CD degli 883
    Data Registrazione
    08 May 2005
    Località
    Emilia-Romagna
    Messaggi
    44,449
     Likes dati
    1,129
     Like avuti
    1,637
    Mentioned
    8 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da VeNuS Visualizza Messaggio

    Questi extracomunitari ci privano della libertà, della sicurezza, del futuro, della tranquillità, delle tradizioni, dell'orgoglio.
    Se privano te non vedo perchè dovrebbero privare anche tutti gli altri

    Generalizzare è sbagliato.

  6. #6
    Super Troll
    Data Registrazione
    14 Apr 2009
    Messaggi
    58,978
     Likes dati
    1,044
     Like avuti
    7,866
    Mentioned
    60 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Dantès Visualizza Messaggio
    fondoscala
    Fondo scala una beata fava!!!

    Che mandino quelli come te in fondoscala!

    Qui la POLITICA DEVE DARE DELLE RISPOSTA CONCRETE!!!

    Il vostro amato Giuliano con l'avvallo di Ferrero rocher sta pensando bene spedire a casa qualche migliaio di rom arrivati nella terra di bengodi per farsi i casi loro.

    Questi sono problemi da dibattere, altro che Grillo e le sue recite a pagamento!

  7. #7
    Hanno assassinato Calipari
    Data Registrazione
    09 Mar 2002
    Località
    "Il programma YURI il programma"
    Messaggi
    69,193
     Likes dati
    0
     Like avuti
    4
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da VeNuS Visualizza Messaggio
    Questo video è rappresentativo di ciò che sta succedendo in Italia a causa degli immigrati.
    Ne va della vita quotidiana di milioni di persone oneste, della loro sicurezza... del futuro dei nostri figli e dell'Italia, e dell'economia... il turismo.

    Riportiamo in cima questa discussione.


    Mi dispiace solo che non riesco a procurarmi il video che qualche anno fa venne trasmesso dal TG5. UN video sequestrato dalle forze dell'ordine a un gruppo di extracomunitari. In questi video amatoriale, si vedevano questi maledetti invasori sorridere e sbraitare davanti ad una telecamera, allo scopo poi di far avere la videocassetta agli amici e ai parenti... gridavano tutti soriddenti: guardate guardate!! in Italia soldi facili e tanti. E mostravano i telefonini, i mazzi di soldi, gli occhiali da sole... E dicevano: vennite vennite!! ce n'è per tutti. Soldi facili soldi facili!!! Ciao mamma ciao babbo!
    Ovviamente quelle ricchezze erano il frutto degli scippi, delle rapine, delle violenze, dei ricatti.



    Questi extracomunitari ci privano della libertà, della sicurezza, del futuro, della tranquillità, delle tradizioni, dell'orgoglio.

    NO ALL'IMMIGRAZIONE!

  8. #8
    From beyond
    Data Registrazione
    13 Oct 2006
    Messaggi
    59,228
     Likes dati
    14,062
     Like avuti
    9,097
    Mentioned
    529 Post(s)
    Tagged
    9 Thread(s)

    Predefinito

    «IL SIGNORE PROTEGGE LO STRANIERO» (SAL 146,9). RIFLESSIONI DI TEOLOGIA BIBLICAdi Gabriele F. Bentoglio

    1. Bibbia e migrazioni
    La rivelazione biblica dedica numerosi riferimenti alle relazioni interpersonali, e non solo a quelle che spiegano l’interazione tra i membri del popolo dell’alleanza, ma anche a quelle che coinvolgono gruppi di diversa estrazione etnica. Il fatto non stupisce, dal momento che la Bibbia, benché si presenti oggi nella veste di un’opera letteraria, non proviene dall’astrazione né da pura immaginazione, ma soprattutto dalla sperimentazione, prima, e poi da una caratteristica comprensione e interpretazione della realtà, specialmente di eventi, persone e fatti, alla luce della personale rivelazione divina. Anche il forestiero, perciò, è costantemente presente, spesso in chiave positiva, sebbene non manchino occorrenze adombrate da sospetto e diffidenza, soprattutto nella letteratura veterotestamentaria più recente (cf. Sir 11,29.34; 29,22-28).
    2. Lo straniero nell’Antico Testamento
    Nell’Antico Testamento, il forestiero trova posto in particolare nei testi legislativi e negli oracoli profetici. Qui, si focalizzano diversi modi per qualificare lo straniero: c’è l’estraneo che viene da fuori e, dunque, non appartiene al popolo eletto, ma intrattiene con esso rapporti di stretta continuità: è l’immigrato che fissa la sua dimora tra la gente di Israele, definito dal vocabolo gēr. Poi c’è il forestiero di passaggio, che non intende stabilirsi nel nuovo territorio sul quale si trova a transitare: in questo caso, il termine che lo indica è nēkār (nokrî nella forma aggettivale), al quale la Bibbia riserva meno attenzione che all’immigrato residente, proprio per il diverso statuto, che non esige una precisa regolamentazione di rapporti occasionali.
    a) Prospettiva spirituale
    Il libro del Levitico, dal canto suo, assimila al gēr il tôšāb, quasi a renderli sinonimi: «Voi siete presso di me come forestieri(gērîm)e inquilini(tôšābîm)» (Lv 25,23.35.47), in corrispondenza alla raccomandazione di non alienare in perpetuo la terra, perché Dio assicura che «la terra è mia» (Lv 25,23). Il ricordo di essere stati stranieri in Egitto ha segnato duramente la storia degli israeliti, al punto che gli scrittori biblici richiamano alla memoria più volte quel fatto del passato, sia per tracciare i lineamenti dell’identità nuova, acquisita con l’esperienza dell’itineranza dell’esodo, sia per orientare il positivo comportamento verso il forestiero. In effetti, il riferimento allo straniero rimanda in primo luogo all’esistenza terrena, con le sue caratteristiche di provvisorietà e di transitorietà, oltre a includere la dimensione geografica della lontananza dalla patria. Del resto, questa è la prospettiva di valore tipica della rivelazione biblica, ben riassunta nella preghiera che Davide rivolge a Dio: «Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri» (1Cr 29,15). A questo passo corrispondono, nella traduzione greca (LXX), i moduli linguistici paroikoi kai… paroikountes, che contengono l’idea di paroikia come «condizione di vita nell’estraneità», designando plasticamente la situazione che si trova ad affrontare il migrante lontano da casa sua, dalla sua patria, dal suo ambiente d’origine. Vi confluiscono i temi dello sradicamento, del disagio e dello smarrimento, così come la speranza di un avvenire più prospero e il sogno di migliori prospettive. L’argomento ritorna, ad esempio, nella fiduciosa invocazione del salmista, che confessa davanti al Signore la precarietà tipica del migrante, con queste parole:
    Ascolta la mia preghiera, Signore… non essere sordo alle mie lacrime, poiché io sono un forestiero, uno straniero(paroikos kai parepidemos) come tutti i miei padri (Sal 39,13; cf. anche Sal 119,9).
    b) Dimensione storica
    Accanto a questo orientamento spirituale, tuttavia, non si deve trascurare il desiderio, motivato dalla contingenza storica, di regolamentare il comportamento verso il forestiero, come nel caso di Es 23,9: «Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del forestiero, perché siete stati forestieri nel paese d’Egitto». Il popolo biblico, mentre confessa che Dio lo ha liberato dall’oppressione e lo ha guidato verso una terra nuova, avverte fortemente lo stimolo a creare una società diversa, nella quale possano rispecchiarsi le qualità di yhwh, che si è dimostrato amante del povero e del bisognoso, difensore dell’orfano, della vedova e dell’immigrato (Dt 14,28-29; 24,17; 26,12-13; 27,19, ecc.). Così, nella terra, che appartiene a Dio e che Dio regala al popolo, l’atto di benedizione al momento dell’offerta delle primizie del suolo, che è allo stesso tempo anche atto di fede e proclamazione della memoria storica, si conclude con la condivisione della festa, alla quale partecipano anche i meno fortunati, come gli immigrati (Dt 26,1-11). Ancora, al tempo della mietitura e della bacchiatura, la spigolatura è riservata al povero e al forestiero (Lv 23,22; Dt 24,20), il quale deve essere trattato «come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto» (Lv 19,34). Infine, nella distribuzione delle decime si fa preciso riferimento al forestiero, insieme al levita, all’orfano e alla vedova (Dt 26,12). Insomma, appare chiaro che, nel dimostrare una benevola attenzione verso l’immigrato, gli israeliti assomigliano di più a quel Dio giusto e buono, che «ha pietà del debole e del povero, e salva la vita dei suoi miseri» (Sal 72,13), amante di tutte le sue creature, anche di quelle che necessitano maggiore tutela, per cui «protegge lo straniero» (Sal 146,9), «ama il forestiero e gli dà pane e vestito» (Dt 10,18).
    c) Lo spirito umanitario della legge
    In quest’ottica umanitaria, è considerato un atto di giustizia il permettere agli immigrati di partecipare alla vita della comunità, in mezzo alla quale essi hanno preso dimora, e l’essere giudicati dalla stessa legge che si applica agli israeliti (Nm 15,15). Come per i membri del popolo eletto, anche ai gērîm e ai nokrîm viene riconosciuto il diritto di asilo in caso di omicidio involontario, presso determinate città di rifugio (Nm 35,15). Il riposo festivo nel giorno di sabato spetta di diritto anche agli immigrati (Dt 5,14-15), così come compete loro il dovere di osservare i riti di espiazione (Lv 16,29) e di astenersi dal commettere immoralità (Lv 18,26). Sebbene non siano obbligati a osservare la Pasqua, essi possono tuttavia parteciparvi, ma soltanto dopo che gli uomini della famiglia siano stati circoncisi (Es 12,48-49). Per il resto, non vi può essere discriminazione di fronte a un’azione compiuta con intenzione malvagia: «La persona che agisce con deliberazione, nativo del paese o straniero insulta il Signore: essa sarà eliminata dal suo popolo» (Nm 15,30); viene perciò sancito, oltre al principio di reciprocità, anche quello dell’uguaglianza di fronte alla legge: «Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi» (Es 12,49). Dunque, dalle prescrizioni bibliche pare che gli immigrati possano godere di un certo grado di libertà e di parità con i nativi di Israele, ma solamente nel quadro di una progressiva assimilazione al sistema di vita degli ospitanti. Di fatto, soltanto in forza della circoncisione un gēr maschio viene equiparato a un israelita e i suoi figli possono essere integrati nella comunità di Israele. Una norma, questa, che ostacolerà anche la comunità cristiana delle origini, la quale, però, saprà oltrepassarla e aprire le porte a tutti coloro che non rifiutano di accogliere la pluralità delle diversità, nella tensione escatologica verso l’unità in Cristo, «erede di tutte le cose» (Eb 1,2), nella misura della pienezza che caratterizza «l’uomo perfetto» (Ef 4,13), con la consapevolezza che «coloro che seguono la via» (At 9,2) «vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è terra straniera» (Lettera a Diogneto V, 5). È proprio questo orientamento cristologico-escatologico, nel novum del dinamismo ecclesiale, che costituisce il fondamento dell’esigenza cristiana di non lasciare nulla di intentato per diventare accoglienti e ospitali nei confronti del diverso, dello straniero, dell’immigrato.
    3. Il dovere sacro dell’ospitalità e la novità dell’accoglienza
    In effetti, l’Israele antico troverà sempre difficile il percorso della tolleranza, dell’apertura, dell’accoglienza, nonostante gli stimoli, i suggerimenti, le ingiunzioni e i rimproveri. Soprattutto la letteratura sapienziale offre dinamiche di apertura allo straniero, ma conservando l’esigenza di fargli accettare i propri schemi religiosi e rivelando, in questo modo, un tipico conflitto tra universalismo ideale e particolarismo di fatto. La conquista dell’importante tappa della filantropia, anche teologicamente motivata, in pratica, costituisce un traguardo, che non apre nuovi orizzonti all’Israele biblico. Questi condivide con il mondo del vicino Oriente antico l’apprezzamento per il valore sacro dell’ospitalità, il quale forma, così, un argomento di notevole spessore. Esso, tuttavia, non incorpora tutta la magnanima bontà dell’accoglienza, come realtà fondata cristologicamente ed ecclesiologicamente, che va intesa non già come comportamento pratico-concreto, ma anzitutto come atteggiamento di apertura positiva verso Dio, verso il prossimo e verso l’annuncio del kerygma, come ben attestano soprattutto i Vangeli e l’epistolario paolino. In realtà, il definitivo giro di boa, con la predicazione di Gesù e la vita della Chiesa, è garantito da un importante cambiamento di prospettiva, dove appunto avviene il passaggio dall’ospitalità come impegno-dovere pratico di primo soccorso verso l’altro, anche straniero-immigrato, alla diakonia dell’accoglienza, che precede, motiva e ingloba le dinamiche operative della carità.
    4. Accoglienza e ospitalità nel Nuovo Testamento
    Sotto questo profilo, Gesù raccomanda l’ospitalità, ma punta soprattutto sull’accoglienza: del resto, egli non ha la possibilità di offrire un rifugio o un ricovero materiale, visto che non ha neppure dove poggiare il capo (Mt 8,20). Però, per primo egli dimostra verso tutti un atteggiamento di amorevole sollecitudine: verso la gente che accorre, da diverse parti della regione, per sentire la sua parola (cf. Mt 4,25), nei confronti dei malati che chiedono di essere guariti, benché forestieri (cf. Mt 15,21-28), con i bambini che le mamme gli conducono perché li benedica (Mt 19,13-15; Mc 10,13-16; Lc 18,15-17). Nell’esperienza storica di Gesù, gli evangelisti notano che anch’egli sperimenta l’intimità dell’amicizia, come nella casa di Betania, dove «una donna, che si chiamava Marta, lo accolse in casa sua» (Lc 10,38), ma condivide anche la gioia dei lontani, che si lasciano convertire dalla sua accogliente presenza, come nel caso di Zaccheo a Gerico (Lc 19,6), o di Matteo a Cafarnao (Mc 2,14-15).
    a) Il prossimo
    L’accoglienza, il farsi prossimo, è caratteristica fondamentale di Gesù, riassunta nella parabola del Samaritano, che manifesta la misericordiosa bontà dell’uomo nell’incontro con il suo prossimo, sebbene questi appartenga ad altra etnia, professi un diverso credo religioso o si identifichi in differenti tradizioni socio-culturali (Lc 10,25-37). In effetti, l’occasione di questo racconto parabolico è fornita da una questione posta a Gesù da un nomikos, cioè un esperto della Tôrah, preoccupato non tanto che si ribadisca il comandamento mosaico dell’amore, quanto che si determini l’ambito in cui si deve applicare la legge, dal momento che nella concezione giudaica il prossimo si configura all’interno del contesto dell’alleanza, dove appunto si colloca la legge. Gesù, invece, con una contro-domanda, rinvia il suo interlocutore alla vita, sollecitandolo a confrontarsi con i fatti, con la realtà, con la durezza del quotidiano, dove si incontrano donne e uomini nel bisogno. Ecco perché agli esponenti dell’ortodossia – il «dottore della legge» – Gesù contrappone un rappresentante degli esclusi – l’eretico Samaritano –: d’ora in poi solo l’amore compassionevole sarà la chiave per definire il prossimo, al di là delle distinzioni e delle separazioni di carattere religioso, culturale o etnico. La tensione presente nel testo lucano tra il prossimo come oggetto e il prossimo come soggetto di amore si scioglie proprio nel riferimento al dinamismo vitale di quella compassionevole bontà, che Luca applica con insistenza a Gesù, ad esempio davanti alle lacrime della vedova di Nain (Lc 7,13) e nell’incontro tra il figlio perduto e la sconfinata speranza del padre (Lc 15,20), così come nello sconvolgimento interiore che il Samaritano avverte alla vista del malcapitato sulla strada da Gerusalemme a Gerico (Lc 10,33). Dunque, chi vuole ereditare la vita, attuando l’unico amore che abbraccia Dio e il prossimo, deve collocarsi in questa nuova angolazione, che rende le persone vicine e solidali.
    b) La reciprocità
    In seguito, attorno alla presenza eucaristica del Maestro, viva e reale, si formano le comunità cristiane, che tuttavia non sono esenti da conflitti e tensioni.
    Un esempio interessante, per approfondire la riflessione sull’interazione tra gruppi di diversa estrazione etnico-religiosa, si legge nella lettera ai Romani. Le esortazioni di Rm 14,1-2 e 15,7, in particolare, s’inquadrano al centro delle considerazioni di Paolo sull’importanza dell’accoglienza reciproca, appunto imitando l’atteggiamento accogliente di Cristo:
    Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza mettervi a discutere le sue convinzioni;
    Accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio.
    Il pensiero paolino prende il via dai dissensi sorti a motivo di diverse tradizioni alimentari e cultuali, ma subito decolla a delineare una realtà di comunione ben più profonda, suggerita anche dal ricorso al verbo greco proslambanein, in sostituzione della tipica designazione dell’offerta ospitale descritta da xenizein. Nelle relazioni interpersonali, dunque, Paolo raccomanda una sintonia decisamente più vasta e impegnativa, quella stessa che suggerirà ai credenti di realizzare nell’occasione dell’arrivo di Epafrodito (Fil 2,29), di Febe (Rm 16,1-2), di Tito (2Cor 8,22-24); quella che esigerà da Filemone nei confronti del nuovo fratello Onesimo (Fm 17); quella che ricorderà di aver sperimentato di persona al suo primo contatto con i pagani della Galazia (Gal 4,12-15).
    c) L’agapē
    Paolo, del resto, è convinto che non vi può essere vera agapē che non comprenda in se stessa anche l’accoglienza; come pure non si può trovare accoglienza, nel senso cristiano, che non proceda da vera carità. Altrimenti si avrebbe semplice filantropia o cordiale umanitarismo. Ora, tra i significati originari del verbo agapan vi è appunto quello di accogliere. Per questo, nel suo celebre elogio dell’agapē, Paolo dice esplicitamente che «la carità è benigna» (1Cor 13,4) ossia, secondo la forza del termine greco qui impiegato (chresteuetai), è bontà, delicatezza e sensibilità (cf. Mt 11,30; Lc 5,39), tutte virtù di chi ha un animo comprensivo e un cuore aperto e ricettivo verso l’altro. È in questa linea che, nella lettera ai Romani, volendo mettere in luce l’agapē, Paolo ricorda che Cristo, che è la fonte e il modello della carità, ha dimostrato il suo amore «accogliendo» i credenti, benché fossero peccatori, nella comunione trinitaria (Rm 14,3; 15,7). Ecco perché, nella stessa lettera, si dilunga scrivendo:
    La carità sia senza ipocrisie. Nell’amore fraterno siate affettuosi gli uni verso gli altri; nell’onore prevenitevi scambievolmente; nella sollecitudine non siate pigri. Siate ferventi nello spirito; servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera; pronti a condividere le necessità dei santi, premurosi verso i forestieri (Rm 12,9-13).
    La vera agapē, pertanto, si manifesta nel nutrire vicendevolmente gli stessi sentimenti, nel praticare le stesse virtù, nel prendere a cuore la sorte gli uni degli altri e nell’andare incontro alle necessità del prossimo.
    Così intesa, essa non può esaurirsi nei confini della comunità. È vero che la fraternità impegna anzitutto quelli che sono «dentro» di fronte ad altri che sono «fuori» (1Cor 5,11-13), ma nella logica del lievito a beneficio di tutta la pasta (Mt 13,33; Lc 13,21; 1Cor 5,6; Gal 5,9), del sale che insaporisce i cibi (Mt 5,13; Mc 9,50) e della fiaccola che illumina l’intera casa (Mt 5,15-16; Lc 11,33-36). All’interno della comunità si pratica la correzione fraterna (Mt 18,15) in vista della reciproca sollecitudine (1Cor 8,12; 2Cor 9,1; Gal 6,10), facendo attenzione all’intromissione di «falsi fratelli» (2Cor 11,26; Gal 2,4-5). Tuttavia, anche se forse in seconda battuta, l’agapē deve comunque indirizzarsi pure all’esterno, abbracciando tutti in vista di formare, nella varietà dei carismi, il medesimo corpo di Cristo (Rm 12,4-5; 1Cor 12,12-27). Un motivo, questo, che dà contenuto all’idea originaria di paroikia, che oggi abbiamo perduto. Nell’etimologia del vocabolo, infatti, par-oikos/oikia punta a configurare coloro che vivono lontano dall’oikos per essere vicini alla patria autentica, quella celeste, verso la quale tutta l’umanità è in cammino, evidenziando il riferimento alla consapevolezza di condurre l’esistenza nella dinamica del pellegrinaggio. Ecco allora che l’itinerario comune e la partecipazione alla medesima condizione di itineranza motivano la sollecitudine dell’agapē, dove la comunità ecclesiale è chiamata a essere «l’anima del mondo» (Lettera a Diogneto VI, 1).
    5. Il fondamento cristologico dell’autentica accoglienza
    Queste ragioni, di ordine cristologico ed ecclesiologico, stanno alla base della preoccupazione di Paolo per i poveri delle comunità più bisognose, ma anche della sua insistenza nel raccomandare una particolare attenzione verso tutti i forestieri, gli ospiti e i pellegrini. In definitiva, il «missionario dei pagani» si dimostra in sostanziale accordo con la lezione matteana del giudizio finale, dove si attesta che chi accoglie l’altro come un fratello entra in contatto con Gesù stesso. Infatti, Gesù si identifica nel volto bisognoso del prossimo: «Chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome, accoglie me» (Mt 18,5) e «ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40.45). Poi si precisa nei dettagli: «Poiché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Nell’ultimo riferimento, l’evangelista ricorre al verbo synagein per spiegare che non s’intende il mero esercizio di un’opera di misericordia. Si suggerisce, in verità, un’accoglienza fatta di partecipazione, condivisione, integrazione e interazione: l’altro, soprattutto nel caso dello straniero, non ha bisogno soltanto di essere accudito, ma necessita altresì di essere riconosciuto e tutelato nella sua dignità di persona umana. Il verbo synagein, infatti, designa tipicamente l’adunanza dell’assemblea (da cui deriva, tra l’altro, la synagogē), dove la comunione si fortifica mediante la convocazione, il raduno e la compartecipazione. La comunità cristiana, dunque, sarà veramente tale se saprà rendere partecipe anche l’immigrato dei suoi beni e dei suoi valori, come la Parola e l’eucaristia, senza dimenticare, ovviamente, la pratica del soccorso caritativo. Qui, in ogni caso, si apre l’arduo itinerario dell’inculturazione del kerygma, dov’è importante evitare la tentazione dell’esaltazione o del primato delle singole culture, per orientare il cammino alla responsabilità reciproca di giungere alla vita in abbondanza e quindi a Gesù Cristo, che è pienezza di vita. Infatti, l’inculturazione ha il suo significato nella promozione della vita in Cristo, che è contrassegnata dall’accoglienza, dalla relazione e dalla comunione.
    6. Filantropia e agapē
    In conclusione, l’esperienza di fede e la riflessione teologica della comunità cristiana, non meno che il confronto con la realtà del quotidiano, hanno stimolato la maturazione di una convinzione di fondo: il solo disbrigo della concretezza filantropica non è sufficiente. Certo, l’assistenza umanitaria è già un’importante conquista, che merita lode e incoraggiamento. Corrisponde, ad esempio, alla prontezza servizievole di Abramo alle querce di Mamre (Gn 18,1-8), all’attenta sensibilità di Lot verso gli stranieri giunti a Sodoma sul far della sera (Gn 19,1-3), all’insistente premura del suocero del levita di Efraim (Gdc 19,1-10), alla sollecitudine di Rahab a Gerico (Gs 2,1-21), alla filantropia di Giobbe (31,32) o alla generosità ospitale, attestata da numerosi passi biblici. Ma non è sufficiente. Per essere completa, l’agapē deve farsi ascolto, interazione, dialogo e interscambio: insomma, l’altro, anche l’immigrato, non è più soltanto «oggetto» di attenzione, ma diventa protagonista di nuove relazioni interpersonali. Il migrante è al centro della dimensione pastorale della Chiesa, ma nel ruolo di attivo interlocutore, non solo come destinatario di un servizio[1][1].
    In definitiva, si ribadisce l’importanza di favorire, promuovere e difendere la centralità e la dignità della persona, di ogni persona, tutta la persona, di tutte le persone senza eccezione alcuna, con la ferma convinzione che «la principale risorsa dell’uomo… è l’uomo stesso»[2][2] e che, nella complessità dei movimenti migratori, «il migrante è assetato di “gesti” che lo facciano sentire accolto, riconosciuto e valorizzato come persona» (EMCC 96).
    Puntare sull’accoglienza, quindi, significa non fermarsi alle molteplici attività assistenziali e caritative, di appoggio e di conforto della persona umana, ma qualificare anzitutto, con la prospettiva escatologica dell’unità di tutto il genere umano, la forza della motivazione cristiana della missione, che precede la vasta articolazione del fare e si attesta nella vitale dinamicità dell’essere.
    Nota bibliografica
    G. Bentoglio, Apertura e disponibilità. L’accoglienza nell’epistolario paolino, PUG, Roma 1995.
    Id., Il ministero di Paolo in catene (Fm 9), in «Rivista Biblica» 53 (2005) 173-189.
    B. Byrne, The Hospitality of God. A Reading of Luke’s Gospel,St Paul’s Publ., Strathfield 2000.
    I. Cardellini (ed.), Lo «straniero» nella Bibbia, EDB, Bologna 1996.
    C. Di Sante, Lo straniero nella Bibbia. Saggio sull’ospitalità, Città Aperta, Troina 2002.
    J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo, lo straniero, il nemico, EDB, Bologna 2001.


    http://www.credereoggi.it/upload/200...colo154_19.asp

  9. #9
    VeNuS
    Ospite

    Predefinito

    Extracomunitari contro forze dell'ordine a Prato, due carabinieri e due agenti feriti
    24/09/2007 -

    Due africani sono stati arrestati e tre denunciati. Una decina le persone che, ubriache, hanno partecipato all'aggressione contro le pattuglie. Botta e risposta tra An e assessore alla Sicurezza. Pronta la riapertura al traffico di via Pier Cironi

    Intolleranti ai controlli, infastiditi dalla presenza delle forze dell'ordine, stanchi di sentirsi il fiato sul collo. La violenza si e' scatenata sabato notte in via Pier Cironi, a pochi passi da piazza Duomo. Nordafricani contro poliziotti e carabinieri. Due arresti, tre denunce, due agenti e due carabinieri finiti in ospedale per le ferite subi'te durante l'aggressione. Un vero e proprio assalto alle due gazzelle e alla volante intervenute dopo l'ennesima segnalazione di un residente che alle 2.00 non riusciva ancora a prender sonno per via delle urla degli africani ubriachi in strada. Auto accerchiate da una quindicina di extracomunitari che prima hanno lanciato accuse di razzismo alle forze dell'ordine poi hanno alzato le mani. Decisa la reazione delle pattuglie che da' il via ad un lungo applauso dei cittadini affacciati alle finestre. Due uomini di 19 e 30 anni, originari della Costa d'Avorio, sono stati arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate; altri tre vengono denunciati per resistenza e minaccia. Una decina le persone accompagnate in caserma per essere identificate. Tutte, nessuna esclusa, moralmente responsabili della rivolta contro le forze dell'ordine. Quattro i contusi: due carabinieri e due poliziotti che hanno riportato ferite giudicate guaribili in una decina di giorni. Via Pier Cironi e' una delle strade piu' difficili del centro storico: interi palazzi sono abitati da extracomunitari, quasi tutti di colore, molti con il vizio dell'alcol. Qui cresce l'insofferenza nei confronti delle divise. Piu' controlli, piu' presenza, piu' forze dell'ordine in quelle strade invivibili, sporche e insicure hanno scatenato la rabbia degli extracomunitari. Alleanza nazionale ha espresso solidarieta' agli agenti e ha chiamato in causa il nuovo assessore alla Sicurezza, Aldo Milone perche' adotti iniziative per cambiare registro e per dotare la polizia municipale di cani e manganelli'. La risposta dell'assessore non si e' fatta attendere: 'Quella di An e' una politica strumentale che prende di mira un bersaglio sbagliato - ha detto - cio che e' accaduto e' increscioso ma dimostra l'effetto positivo dell'intensificazione dei controlli'. Il Comune e' pronto ai primi provvedimenti: riapertura al traffico di via Pier Cironi per rianimare la strada ed eliminare i pericoli della disertificazione.

    http://www.toscanatv.com/leggi_news?idnews=NL074497

  10. #10
    From beyond
    Data Registrazione
    13 Oct 2006
    Messaggi
    59,228
     Likes dati
    14,062
     Like avuti
    9,097
    Mentioned
    529 Post(s)
    Tagged
    9 Thread(s)

    Predefinito

    G. Bentoglio, Apertura e disponibilità. L’accoglienza nell’epistolario paolino, PUG, Roma 1995.
    Id., Il ministero di Paolo in catene (Fm 9), in «Rivista Biblica» 53 (2005) 173-189.
    B. Byrne, The Hospitality of God. A Reading of Luke’s Gospel,St Paul’s Publ., Strathfield 2000.
    I. Cardellini (ed.), Lo «straniero» nella Bibbia, EDB, Bologna 1996.
    C. Di Sante, Lo straniero nella Bibbia. Saggio sull’ospitalità, Città Aperta, Troina 2002.
    J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo, lo straniero, il nemico, EDB, Bologna 2001


 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Tolgono ICI .. Mettono IMU....!!!!
    Di once nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 08-02-11, 19:20
  2. E ci tolgono pure l'acqua...
    Di [Assalto] nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 27-10-08, 20:40
  3. Banditismo se ci tolgono rete...
    Di Zadig nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 14-10-06, 01:25
  4. Risposte: 20
    Ultimo Messaggio: 16-03-06, 23:19
  5. I democristiani non se lo tolgono mai il vizio....
    Di blob21 nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 10-07-05, 18:00

Chi Ha Letto Questa Discussione negli Ultimi 365 Giorni: 0

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito