I 'terroristi' in lacrime dopo l’arresto
Il raduno era previsto nello stesso luogo degli incontri, nella zona di via Covignano. Non tutti sapevano cosa andavano a fare, ma l’arsenale era impressionante: coltelli, liquido infiammabile, baionette. Allo squadrone si era aggregato anche un pensionato esasperato dai no-global, ora agli arresti domiciliari
Forza Nuova Rimini, 27 settembre 2007 - Allo squadrone di Forza Nuova si era aggregato anche un pensionato. Camillo Borriello, 67 anni, che vive a due passi dal ‘Paz’, l’obiettivo dell’attacco. Si era rotto le scatole di averli come vicini di casa e sapendo che il gruppo di estrema destra vedeva il Laboratorio come il fumo negli occhi, li aveva contattati. Così, quando è venuto il momento di ‘armarsi e partire’, si è unito alla squadra. L’età e gli acciacchi gli hanno risparmiato la galera, e a differenza degli altri si trova ora agli arresti domiciliari.
Sparsi nelle carceri di Rimini, Forlì e Pesaro, ci sono invece Cesare Bonetti, 33 anni, presidente provinciale di Forza Nuova, riminese; Andrea Ceschi, 35, riminese; Salvatore Fabio Consoli, 22 anni, originario di Catania, ma residente a Torricella (Pesaro); Adamo Conti, 26, residente a Coriano; Luca Donati, 21, riminese; Alberto Fabbretti, 25, cesenate residente a Sogliano; Antonio Morobianco, 26, riminese; Pasquale Rubbero, 22, siciliano, ma residente a Cesenatico; Mirco Ottaviani, 20, residente a Villa Verucchio; Nicolò Severini, 19, nato a Novafeltria, ma residente a San Leo. A questi si aggiungono i due minorenni, di cui uno bellariese, denunciati invece a piede libero. Dei tredici, sei sono iscritti a Forza Nuova, gli altri sono simpatizzanti. Alle manette, ci sono state reazioni diverse. C’è stato chi si è messo a piangere come una fontana, chi non capiva perchè doveva andare in cella, e chi invece ha chiesto se il carcere di Rimini aveva una palestra.
L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda, era cominciata a febbraio, con il lancio delle molotov contro la recinzione del Paz di via Montevecchio. Ma era stato l’indomani dall’ultimo attentato, che aveva mandato in cenere due auto, che i componenti di Forza Nuovo erano stati messi sono stretta osservazione. Intercettazioni telefoniche e ambientali che alla fine avevano rivelato agli investigatori il nuovo ‘piano di battaglia’: un vero e proprio attentato incendiario. E nel corso delle riunioni (ogni lunedì si vedevano a casa di Bonetti) avevano messo a punto i particolari. Ma, soprattutto, avevano messo in conto un sequestro di persona. Quello di un senzatetto che vive nella vecchia scuola occupata e che per forza avvrebbero dovuto rendere inoffensivo. Non tutti però erano d’accordo su come procedere. C’era chi voleva limitarsi a incendiare le suppellettili, e chi invece avrebbe preferito un bel falò. L’obiettivo era comunque quello di rendere inagibile la struttura, senza fare del male a nessuno. Poi c’era stato lo ‘sfratto’ al Paz da parte del sindaco (con proroga) che scadeva il 30 agosto.
"Dobbiamo agire prima che se ne vadano", avevano detto nel corso di una delle ultime riunioni. E alla fine, avevano deciso. Il raduno era nello stesso luogo degli incontri, nella zona di via Covignano, ma, secondo gli investigatori, non tutti sapevano cosa andavano a fare. Alcuni dei più giovani, tra cui il minorenne bellariese, difeso da Tiziana Casali, pensavano di limitarsi a incontrare degli amici. Altri ancora di andare a tirare i soliti petardi. O, come avrebbe sostenuto Andrea Ceschi (difeso da Piergiorgio Tiraferri), di partecipare a una delle solite dimostrazioni contro il Paz.
Due gruppi, di fatto, composti l’uno dai ‘militanti’, l’altro dagli aggregati dell’ultima ora, all’oscuro del piano per intero. Ma non sono nemmeno riusciti a partire che una marea di carabinieri, tutti componenti dei reparti investigativi, gli sono arrivati addosso. La lista della roba sequestrata è interminabile. Oltre a fotografie e cartografie degli interni del Paz, avevano 14 litri di nitro-diluente altamente infiammabile (consigliato da due degli adepti che di mestiere fanno gli ascensoristi), ricetrasmittenti, pistole a gas (con cui si allenano a soft-air, quel ‘gioco dove ci si infila la mimetica e si simula una sorta di battaglia), bastoni, coltelli, baionette, passamontagna, nastro isolante, 7 metri di corda, bastoni, catene di ferro, tirapugni, piedi di porco e tre grammi e mezzo di cocaina, trovati nella tasca di Adamo Conti. Stamattina sfileranno davanti al giudice.
di Alessandra Nanni