Contro il Myanmar e contro l'America.
Contro la Cina
Contro l'India
Contro la Gran Bretagna
Contro la Francia, la Germania e la Turchia
Per l'Italia.
Con quel nome, fucilati!
Nel frattempo dovresti imparare a non sentirti chiamato in causa. Questo vale per te, come per tutti i personaggi fotocopia che animano questo spazio. Premesso che del popolo Karen m'importa poco o nulla... La questione è molto chiara. Un Regime politico legato a Cina e Russia per interessi economici e geopolitici, viene destabilizzato per reclamare un intervento dell'Onu o peggio ancora della Nato. Solita strategia, soliti metodi. La retorica pacifista (pacifinta) è il volto politicamente corretto dei neo conservatori. Il "caso" vuole che i primi a mobilitarsi per la causa "birmana" oggi, siano i compagni della sinistra radicale, che volentieri presta il fianco agli States. Voi altri con questa storia dei Karen fate la stessa identica operazione.
MYANMAR: CGIL CISL E UIL CONTRO LA REPRESSIONE PER LA DEMOCRAZIA
CGIL CISL UIL, nel ribadire la loro adesione alla manifestazione per la democrazia in Birmania indetta dal Sindaco di Roma, che si terrà alle ore 18.30 del 27 settembre in Campidoglio, esprimono il loro sdegno e durissima condanna per la brutale e sanguinosa repressione messa in atto dalla giunta militare contro inermi monaci buddisti, lavoratori, studenti e cittadini che manifestano pacificamente da giorni per la democrazia, i diritti umani e per condizioni di vita dignitose.
Il sindacato italiano raccoglie l’appello del popolo, del sindacato e del governo birmano in esilio, perché i governi riuniti nella Assemblea Generale dell’ONU superino le attuali resistenze derivanti da interessi economici e politici e adottino chiare misure per ottenere il ripristino in tempi rapidi della democrazia e della pace in Birmania. Il sindacato italiano sostiene la richiesta del popolo birmano, ormai alla fame per le scelte dei militari, per l’adozione generalizzata di un embargo economico e commerciale, sino a quando la giunta non accetterà un tavolo di negoziato per la transizione alla democrazia, sotto l’egida del Segretario Generale ONU e con tutte le parti interessate, incluso la leader birmana Aung San Suu Kyi e le nazionalità etniche, e sino a quando tutti i prigionieri politici e sindacali e Aung San Suu Kyi non verranno liberati.
Il sindacato italiano sostiene le richieste del governo e del sindacato birmano in esilio perché il governo italiano adotti tutte le misure necessarie affinché le imprese italiane ed europee interrompano i rapporti economici e le importazioni dalla Birmania, anche attraverso il rafforzamento della Posizione Comune Europea e includendo nella lista di imprese con cui è vietato fare affari anche quelle dei settori del legno, del gas e delle pietre preziose.
Infine, considerata l’inefficacia delle politiche sino ad ora adottate, il sindacato chiede che le istituzioni italiane e internazionali assumano le proprie decisioni, previa consultazione del governo in esilio e delle legittime organizzazioni democratiche.
Roma, 26 settembre 2007