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  1. #51
    Vedo la mano invisibile
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    Citazione Originariamente Scritto da Antistato Visualizza Messaggio
    E quindi sei d'accordo che lo stato non si potrebbe riformare senza un consenso generale in tal senso?

    No, non sono d'accordo.

    Citazione Originariamente Scritto da Antistato Visualizza Messaggio
    Il 90% è una quota irrealistica per un libero mercato globalizzato, dove la concorrenza potenziale è praticamente illimitata.
    Se oggi qualcuno detiene quote simili al 90% è perchè il mercato non è veramente libero.
    No, può essere il contrario, oggi c'è chi detiene solo il 70% perchè il mercato non è libero ed esistono quote, esistono leggi che proibiscono diavere più di una certa percentuale, vedi raccolta pubblicitaria.
    E' per via dello stato che microsoft non detiene quote maggiori, ergo in condizioni di non interventismo microsoft avrebbe ulteriori clienti.
    Alcuni settori funzionano meglio in monopolio o cmq con aziende che occupano quote quasi totali del mercato.


    I monopoli o cmq aziende con il 99 e passa di quota di mercato possono esistere in un mercato libero, i sinistrati sbagliano però a pensare che questi potrebbero determinare un'aumento esagerato dei prezzi, proprio per il motivo che tu giustamente ricordavi, ovvero la concorrenza potenziale praticamente illimitata.
    Insomma aziende con la stragrande maggioranza della quota di mercato possono esistere in condizione di non interventismo ma non possono mantenere troppo a lungo un prezzo al di sopra di quello di equilibrio.
    Questa è la verità sui c.d. monopoli.

  2. #52
    Contro ogni fede
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    Chiedo venia per il notevole ritardo con cui riprendo questa interessante discussione.

    Mi sembra che dobbiamo innanzitutto distinguere tra monopoli "di fatto", ove non vi è alcun impedimento alla concorrenza, e monopoli "di diritto", in cui la concorrenza è impedita coercitivamente. Nel primo caso il monopolizzatore si comporta come se la concorrenza fosse effettivamente presente, cioè cerca di massimizzare l'efficienza e minimizzare i costi ed il proprio profitto, per disincentivare l'ingresso di altri concorrenti.
    Nel secondo caso il monopolizzatore non si pone il problema della eventuale concorrenza, perchè quest'ultima, anche volendo, è impedita a priori: perciò il monopolista "di dirtto" può permettersi di fornire un servizio costoso, inefficiente e dannoso. Ovviamente è quest'ultimo tipo di monopolio a caratterizzare lo stato.
    Non nego la possibilità che in certi campi il libero mercato possa sviluppare monopoli di fatto, tuttavia bisogna anche tener conto che in linea di massima è l'esistenza dello stato a favorire i monopoli economici, che d'altronde proprio grazie allo stato tendono più a somigliare a monopoli di diritto che a monopoli di fatto veri e propri. Infatti, lo stato, anche se a volte impone misure antitrust (cosa che peratro non costituisce affatto la sua funzione essenziale, ma che al più serve a conferirgli un certo antimonopolismo di facciata), favorisce con la sua stessa esistenza un terreno prospero alla formazione dei monopoli economici. Il monopolio della moneta, quello della legittimazione/protezione dei diritti di proprietà, il copyright, sono elementi essenziali di ogni stato che direttamente o indirettamente tendono a limitare il libero accesso di tutti alla concorrenza in campo economico.
    Nella stessa direzione vanno interventi statali apparentemente secondari, come ad esempio il protezionismo, l'assistenzialismo e il welfare state ed ogni altro tipo di intervento che invariabilmente finisce per produrre quasi sempre una condizione quanto meno di concorrenza sleale.

    Tornando alla questione del monopolio della forza, anche se ammettessimo che ogni servizio sul mercato possa essere monopolizzato "di fatto", ciò, come abbiamo visto, sarebbe cosa ben diversa da un monopolio "di diritto". Solo il monopolio della forza si trasformerebbe necessariamente anche in monopolio di diritto, in quanto, come ben espresso da Fabio Massimo Nicosia nel saggio Anarchia, stato, utopia: così parlò Nozick, "
    è evidente che la forza è una pre-risorsa, una meta-risorsa, che fonda tutte le altre, che produce per definizione esternalità negative, e che quindi non può essere trattata alla stregua di un qualunque bene industriale".

    Perciò, a differenza di ogni altro servizio sul mercato, un monopolio di fatto della forza riprodurrebbe il monopolio di diritto e quindi lo stato. Tuttavia, a differenza di ogni altro servizio, la forza, e quindi la produzione del diritto (la forza è infatti la principale "materia prima", o, se vogliamo, il "capitale" alla base della produzione del diritto), nel libero mercato non potrebbe andare incontro ad un processo di monopolizzazione spontanea per il semplice fatto che gli individui esprimono interessi, e quindi pretese giuridiche, differenti, quando non contrapposte tra di loro.

    Infatti, tornando a citare il saggio di Nicosia, "attraverso i processi di concentrazione della forza ognuno potrebbe trovarsi a essere "protetto" dallo stesso organo di protezione del "proprio controinteresse".
    Ma così come nessuno sceglierebbe volontariamente di essere difeso dallo stesso avvocato della propria controparte, così nessuno sceglierebbe volontariamente di essere protetto dallo stesso soggetto che contemporaneamente esprime interessi opposti a quelli propri.
    "L'unica garanzia che interessi diversi possano trovare piena espressione e diretta tutela è nella libera contrattazione, nell'ambito della quale ciascun interesse possa esprimere un proprio autonomo soggetto rappresentantivo, e non sia costretto a convivere in un medesimo soggetto con interessi contrapposti, così come avviene con lo Stato moderno, il quale assicura di voler garantire scelte pubbliche che contemperino i diversi interessi, quando invece sappiamo dagli studi di public choice che tali scelte pubbliche sono possibili solo se dittatoriali e adottate sacrificando alcuni interessi a vantaggio di altri (si pensi al teorema di impossibilità di Arrow)".

    In altre parole, solo la libera contrattazione tra intermediari indipendenti e concorrenti è "garanzia che ogni interesse potrà essere preso in considerazione non fittiziamente, come avviene nelle odierne decisioni pubbliche, che sono sempre decisioni di parte, seppur spacciate quali espressioni di una volontà generale".

    A dimostrazione di come sia impossibile che nel mercato gli utenti possano affidare la produzione del diritto ad un unico rappresentante monopolista, c'è anche la constatazione che, nonostante nelle attuali democrazie statali il potere venga monopolizzato da una parte politica formalmente maggioritaria, gli elettori non sono mai arrivati ad esprimere spontaneamente una monopolizzazione dei consensi su un'unica parte politica.
    La possibilità che nel libero mercato il diritto e la forza vengano monopolizzati è ancora più remota della possibilità che nell'attuale mercato politico, che non è affatto libero, un unico partito possa raccogliere la totalità dei voti.

 

 
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