DOCUMENTI GB, PER MOSCA RESTO' SEMPRE ARTEFICE INVASIONE
(ANSA) - LONDRA, 28 SET - Nel 1974, persino il presidente americano Richard Nixon voleva liberare l'ex numero due nazista Rudolf Hess, sulla base di considerazioni umanitarie, e visto che egli era rimasto, a 80 anni, l'unico prigioniero del carcere alleato di Spandau. L'anziano ex gerarca, secondo una definizione dell'epoca, era "l'uomo più solo al mondo". Ma i sovietici dissero 'no' a ogni tentativo, e sulla questione si innescò un duello quotidiano, in cui i rappresentanti di Mosca si mostrarono decisi a non dare tregua al prigioniero. Lo scontro, uno dei meno conosciuti della Guerra Fredda, è raccontato in alcuni documenti resi pubblici dagli archivi nazionali britannici, che mostrano come Usa, Gb e Francia si opponevano al tentativo sovietico (gli ex alleati della Seconda Guerra mondiale gestivano insieme la prigione) di trasformare Spandau in un 'gulag' con un solo prigioniero. Hess, morto suicida nel 1987 a 93 anni, era stato catturato nel 1941 quando, già emarginato dal regime nazista, e con (mai accertati) problemi mentali era volato in Scozia per cercare un accordo di pace con la Gran Bretagna così che Hitler potesse invadere la Russia senza ostacoli. Al processo di Norimberga fu condannato all'ergastolo per crimini di guerra (violento anti-semita, aveva tra l'altro aiutato Hitler a trascrivere il Mein Kampf). Negli anni Settanta, il 'prigioniero numero 7' era il solo ex nazista rimasto a Spandau (Albert Speer ne era uscito nel 1966), e una campagna umanitaria per la sua liberazione prese vigore. Ma i sovietici non ebbero mai un momento di cedimento su Hess: contrari alla liberazione, gli resero la vita ancora più difficile quando misero molti ostacoli per farlo visitare da un medico per un temuto cancro, gli tolsero gli occhiali da lettura quando si spegnevano le luci, e persino un blocco per scrivere i suoi pensieri. Dai documenti pubblicati dagli archivi di Kew emerge che la Gran Bretagna cercò di evitare che Hess "bevesse fino in fondo il bicchiere della sua punizione", come voleva Mosca, e come aveva scritto la Pravda in un editoriale. Nel maggio 1974 in una nota a Londra di Robert De Burlet, governatore britannico della prigione (uno dei quattro direttori alleati del carcere), si legge che "gli alleati, e i britannici in particolare hanno ora un doppio ruolo a Spandau. Da una parte facciamo scontare a Hess la sua pena, dall'altra, sempre più, dobbiamo proteggerlo dalle violazioni sovietiche dei suoi diritti più basilari". E spiegava, dicendo che i responsabili russi erano due persone orrende, che Hess viveva in una cella fatiscente perché i sovietici non accettavano che fosse ridipinta e restaurata. "Se lo terrete in carcere fino alla morte, avrete creato un martire che verrà ricordato non per le sue colpe, ma per l'inumano trattamento subito", disse De Burlet alla sua controparte sovietica in un incontro. E molti gruppi neonazisti hanno poi adottato Hess proprio come martire. Ma Mosca, spiegano i documenti britannici, voleva vendicarsi di Hess per aver fatto quella missione del 1941 proprio contro di loro, magari intendendo convincere Londra a unirsi alla campagna contro l'Urss. (ANSA). (16:17)