Originariamente Scritto da
Manfr
Ok, anzitutto non fucilatemi subito
Riflettevo negli ultimi giorni sul meccanismo della Cassa Integrazione: per la seconda volta in due anni, la ARDO, azienda di Antonio Merloni impegnata nella costruzione di cappe, lavatrici et similia, ha "risanato" (titolo di giornale) mandando in CIG 800 dipendenti.
Il che vuol dire che un industriale del tutto incapace di gestire i suoi possessi taglia le spese scaricando i lavoratori sulle spalle della collettività, perdipiù con uno stipendio più magro del 20%.
A questo punto, sarebbe così iniquo uno schema del tipo:
-Abolizione della CIG; se in condizioni di chiederla, una azienda può invece licenziare i suoi dipendenti (fatti salvi casi come donne incinte, dipendenti in malattia, sindacalisti scomodi eccetera).
-L'azienda è tenuta a versare al lavoratore licenziato una indennità di licenziamento corrispondente a una somma di 13-48 mensilità (modello Svedese) a seconda dell'anzianità.
-Tale somma viene versata al lavoratore mensilmente, a condizione che si iscriva alle liste di collocamento senza rifiutare lavori per cui è qualificato, e fino a quando non trovi lavoro.
-Quanto avanza dalla somma, assieme a una serie di altri fondi elargiti dallo Stato, viene utilizzato per finanziare corsi di formazione permanente e sgravi fiscali consistenti alle aziende che assumono nuovi lavoratori e/o ne stabilizzano.
-Se la fabbrica, comunque fallisce, i lavoratori possono unirsi in cooperativa e rilevarla. Lo Stato finanzia la cosa elargendogli i soldi che comunque avrebbe dovuto dargli come CIG, o attingendo al summenzionato fondo.
Fa acqua da tutte le parti? E' iniqua? Ho scritto cassate siciliane madornali per ignoranza del diritto del lavoro? O è un'idea sensata?