Un libro scomodo? Ma scomodo a chi?

[OLTRE LA MORTE]

da www.shalom.it


Un libro scomodo perchè dice la verità
Pubblicato il Domenica, 23 settembre @ 23:255 CEST
di Claudio Vercelli
Il boicottaggio di “Viva Israele”, scritto da Magdi Allam, è un tentativo di censura culturale Colpisce, oltre che nel merito, soprattutto per la composizione quella lista di duecento persone, pubblicata dal periodico Reset, che si sono pronunciate contro l’ultimo libro di Magdi Allam Viva Israele. Il tutto sotto il retorico e provocatorio quesito: «si può criticare Magdi Allam senza essere considerati terroristi?»


Si tratta di docenti universitari, intellettuali, studiosi, giornalisti e pubblicisti che individuano nell’ultima opera del vicedirettore del Corriere della Sera una seria minaccia alla libertà d’espressione. Sì, poiché in alcune pagine di un volume che viene incriminato per il fatto stesso di essere stato scritto e pubblicato, i firmatari dell’appello vogliono leggere un attacco non solo alla loro dignità professionale ma anche alla possibilità di continuare ad esercitarla con spirito critico. Insomma, un Allam in versione di censore, capace con il suo libro di proscrivere quanti cadono sotto la “linea di fuoco” della sua penna, animata da una faziosità che, a detta dei suoi detrattori, si ispira ad «una logica da tifo calcistico piuttosto che analitica e razionale». In particolare gli si contestano quelle affermazioni che sottopongono a critica serrata i «professori […] simpatizzanti con i Fratelli Musulmani». Da ciò gli deriverebbe una sorta di potere d’interdizione che lederebbe i diritti fondamentali delle persone che, direttamente o indirettamente, si riconoscono in questa definizione. Nelle pagine di Viva Israele che, come qualsiasi libro, può piacere o meno, essere condiviso o no, sono molte le cose che l’autore racconta, a partire dalla sua storia personale, dal confronto critico nei riguardi dell’Islam al rifiuto di quella componente radicale e fondamentalista, che nella sua minoritarietà, è animata da uno spirito non solo brutale ma anche criminale. Allam volge lo sguardo a trecentosessanta gradi, non omettendo alcunché di un orizzonte aspro e difficile. Non c’è compiacenza alcuna nella sua denuncia. Certuni potranno non condividerne la prosa e neanche le tesi sostenutevi ma rimane il fatto che la sua è una scrittura necessaria. Quel che più colpisce (e ferisce) è leggere, come si diceva, la lista dei sottoscrittori, assolutamente composita se non eclettica. Poiché se le firme di alcuni sono prevedibili, esistendo nelle Università italiane uno schieramento maggioritario, indiscutibilmente vocato a favore di un’immagine spesse volte edulcorata del mondo islamico e di un’altra, invece, demonizzante d’Israele, altri nomi paiono essere eccentrici o, comunque, fuori luogo. Trattandosi di persone che poco o nulla hanno a che fare con questo atteggiamento, pregiudizialmente avverso a Israele medesima. Ci venga quindi spiegata la ragione di un’adesione che ci pare, a dire poco, frettolosa. Lo chiediamo pacatamente ma con determinazione poiché sappiamo che lo strumento della denuncia pubblica, attraverso la raccolta delle firme in calce ad un appello, si rivela un modo aspro per mettere all’indice il destinatario della medesima. Un uomo che, al contrario di molti degli estensori dell’appello, rischia di suo ogni giorno. C’è un’intolleranza, neanche troppo sottile, nei confronti di tesi e argomentazioni scomode. Come tali opinabili ma non censurabili a priori. Non intercorre nessuna relazione tra quanto Allam afferma e la paventata impossibilità di esprimersi da parte delle sue presunte “vittime”. Mentre c’è senz’altro un intendimento ripetuto da parte di queste ultime, ovvero quello di isolare la sua persona così come si fa con i portatori di un qualche virus pericoloso per la società. La quale si culla, ancora una volta, nelle sue mitologie accomodanti. Qui nessuno intende muovere guerra a chicchessia. Non c’è spirito di offesa ma, semmai, di difesa rispetto a minacce incombenti e largamente sottovalutate. Sulla loro natura e dimensione, poi, possiamo anche discutere, senza però fare la parte degli struzzi.
Tira una brutta aria, ad onore del vero. Tanto per fare un esempio, Stefano Allievi e Renzo Guolo, due studiosi di vaglia dell’Islam, sono stati querelati per diffamazione da Adel Smith, esponente di una delle tante microsigle della galassia islamica in Italia, la cui notorietà gli deriva perlopiù dall’essere stato ospitato ripetutamente in trasmissioni televisive, a partire da quella notoria di Bruno Vespa. Il primo è già stato condannato. Forse che qualcuno tra i sottoscrittori dell’appello avverso ad Allam si sia dato da fare per tutelare i diritti dei due ricercatori? Ci pare che la “via islamista al socialismo”, così come la favola di un multiculturalismo delle buone intenzioni che tutto sistemerebbe, siano due malattie dello spirito che rischiano di minare la libertà di tutti. Anche dei firmatari dell’appello, con buona pace del loro sdegno.




chi glieli scrive?

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Vogliamo la verità , tutta la verità: chi boicotta il povero Allam?