Teniamolo un pò su!
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I Karen lo avevano promesso: attaccata guarnigione diretta a Rangoon.
Proprio ieri avevano rilasciato una dichiarazione congiunta con altri gruppi etnici che si oppongono al regime dei Generali di Rangoon: "Ad ogni atto ostile nei confronti della protesta in corso nella capitale e in altre città della Birmania risponderemo con le armi". Così un reparto del 103° battaglione del KNLA ha attaccato una colonna di militari birmani diretta verso Rangoon, uccidendo 3 ufficiali ed un soldato. I Karen avevano chiaramente invitato i militari presenti come occupanti nel loro territorio a "volgere le armi contro chi si è arricchito sulla sofferenza del suo popolo". Il messaggio lasciava aperta una via di trattativa tra esercito di liberazione e forze armate governative, purchè queste non partecipassero ad azioni ostili alla sollevazione iniziata dai monaci buddisti. Un tempo, vedere delle truppe dell'SPDC (la giunta al governo in Birmania) allontanarsi dai territori Karen avrebbe invitato la resistenza a starsene tranquilla ad osservare lo spettacolo. Oggi però le cose sono cambiate: le diverse anime dell'opposizione al regime (quella democratica nelle città e quella identitaria nell'est del Paese) hanno stretto un patto. Sbarazzarsi dei narcodittatori è la priorità: alle rivendicazioni penseremo dopo. La guarnigione attaccata aveva risposto agli ordini dei comandi militari che stanno concentrando nei principali centri abitati le truppe per soffocare nuove proteste. L'attacco è avvenuto a circa un'ora di marcia dalla clinica "Carlo Terracciano". Nuovi scontri sono attesi nelle prossime ore.
Da: www.comunitapopoli.org
sul giornale di oggi, pagina 12, servizio sui Karen e su Popoli, con intervista a Franco Nerozzi.
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IL VILLAGGIO DI BOE WHAY HTA SOTTO BOMBARDAMENTO
2 OTTOBRE
Alle ore 20.45 locali (15.45 in Italia) i birmani hanno iniziato un bombardamento sul villaggio Karen di Boe Whay Hta, sede di una delle nostre cliniche. Vengono usati mortai da 81 e 60 millimetri.
SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI
www.comunitapopoli.org
SOPRALLUOGO A BOE WHAY HTA
3 OTTOBRE
Sopralluogo da parte di volontari di Popoli a Boe Whay Hta questa mattina. La calma è tornata dopo il bombardamento di ieri sera e il tentativo di una unità dellesercito birmano di penetrare le linee difensive del KNLA attorno al villaggio. Saw Ba Wha, responsabile della clinica, non segnala vittime.
Movimento di truppe birmane in tutto il distretto.
www.comunitapopoli.org
Teniamolo su!!!
ESERCITO DI LIBERAZIONE KAREN: COLPIREMO I BIRMANI OGNI
GIORNO.
4 OTTOBRE
Non è certo questo il momento di mollare. Ogni giorno colpiremo qualche reparto
birmano. Così Nerdah Mya, Operational Commander del KNLA risponde a chi vorrebbe
esercito di liberazione in una fase di difficoltà, dopo la mancata partenza della offensiva
annunciata nei giorni scorsi. Le offensive della guerriglia non sono quelle di un esercito
normale prosegue il colonnello Non vedrete divisioni di fanteria muoversi in massa,
vedrete imboscate, colpi di mano, assalti a postazioni. Continueremo, con una maggiore
frequenza, le operazioni che abbiamo condotto per tanti anni, e che hanno permesso al
nostro popolo di sopravvivere. Dobbiamo far sentire ai Generali che non potranno
reprimere le proteste impunemente .
Nerdah ordina ai suoi di prepararsi. Dovranno uscire dal villaggio di Boe Whay Hta,
attaccato due sere fa dallesercito birmano, e controllare palmo a palmo la giungla
circostante.
Non vede molto chiaro nel tentativo di penetrazione compiuto martedì dai militari di
Rangoon. Forse un azione per saggiare le difese di questa cittadella fortificata, attorno
alla quale, protetti dai guerriglieri karen, si stringono oltre 4000 persone. Sono profughi
interni, gente che ha dovuto lasciare i propri villaggi investiti dai rastrellamenti dellesercito
birmano. Una cittadella in cui lavora Ba Wha, il nostro responsabile per la clinica che da
sette anni presta assistenza sanitaria alla gente di qui.
No problem Mister Franco, no problem. Ba Wha ride, con i suoi denti colorati del rosso
della noce di Bethel che mastica in continuazione. Nessun problema per questo
instancabile ometto che da più di trentanni conduce con il sorriso sulle labbra la sua
guerra contro i birmani e contro le conseguenze delloccupazione dello Stato Karen.
Hanno provato ad entrare -sghignazza il dottor Ba Wha, esperto in amputazione degli arti colpiti dalle migliaia di mine antiuomo sparse a Kawthoolei ma se ne sono dovuti
andare di corsa. Per un po non torneranno.
In questi giorni tutti guardano a cosa succede a Rangoon, dove i vecchi generali
sembrano incerti sulle mosse da compiere. Qualcuno di questi vorrebbe usare il pugno di
ferro, qualcuno pare più incline alla ricerca di un dialogo con lopposizione. Da questa
miscela è uscita la repressione, tutto sommato contenuta, delle marce di protesta. Sembra
quasi che Tan Shwe, numero uno della giunta, cominci a credere veramente alle voci che
circolano in queste ore su presunti preparativi di golpe nei suoi confronti da parte di altri
ufficiali. Sembra quasi che per scongiurare il colpo di mano contro di lui, voglia
accontentare qualche colomba che ha fatto sentire la sua voce tra i falchi del regime.
I Karen non si fanno illusioni. Sessantanni di guerra li hanno resi immuni da facili
entusiasmi. Ricordano che la giunta è forte, perché ha creato un apparato militare cui
concede i privilegi che il resto della popolazione birmana nemmeno può sognare. Con i
soldi delle multinazionali occidentali e asiatiche ( Chevron, U.S.A., Total, Francia,
Petronas, Malesia, Daewoo, Corea del Sud per citarne alcune), degli affaristi senza patria
e dei trafficanti di droga, con le armi di Cina, India, Russia, Israele e Singapore, con i
contratti commerciali con Giappone, Thailandia e Germania, ha costruito un esercito
efficiente, bene armato, ben pagato. Qualcuno in Italia si ostina ad usare per il regime
birmano laggettivo comunista, quando invece ci troviamo di fronte ad un comitato daffari
che conduce, allinterno di perfette logiche mondialiste, una partita su più tavoli.
importante è che la posta in gioco, il gruzzolo di dollari, resti ai piani alti della società
birmana, dove i più stretti collaboratori di Tan Shwe sono ricchi businessmen, e dove sua
figlia può pagare 300 mila dollari per una festa di matrimonio.
Se i governi occidentali che in queste ore chiedono un cambiamento a Rangoon avessero
veramente voluto agire in modo disinteressato, per il bene della popolazione e non
semplicemente per sostituire una avida oligarchia in divisa con una avida oligarchia in
giacca e cravatta, avrebbero ormai da molti anni aderito alle richieste di fornitura di
equipaggiamenti lanciate dagli eserciti delle minoranze etniche. Gli Stati Uniti ad esempio,
sostengono il movimento birmano per la democrazia dice Nerdah ma non hanno mai
aiutato le minoranze. Meglio così, vorremmo dire a Nerdah, meglio non avere conti in
sospeso con certi ambienti. Ma resta il fatto che i complessivi 30.000 uomini degli eserciti
di liberazione Shan, Karen, Chin e Karenni, oggi non hanno i mezzi per portare fino ai
quartieri della capitale la loro azione.
E così qui, nelle regioni orientali della Birmania, a 500 chilometri da Rangoon, leco della
rivolta dei monaci rischia di farsi sempre più tenue. Un altro grave problema in questo
momento prosegue il comandante è la mancanza di coordinamento con chi protesta
nelle città. Rischiamo di fare due battaglie parallele, che alla fine potrebbero risultare
scarsamente efficaci.
E anche questa volta non diciamo a Nerdah che forse la povera coordinazione tra il
movimento per la democrazia e le minoranze etniche potrebbe essere la conseguenza di
una decisione presa al di fuori e al di sopra delle rispettive leadership. Temiamo che
anche nella Birmania del futuro la battaglia per lidentità e lautodeterminazione dei popoli
resterà per lelite al potere, la solita, spiacevole e noiosa seccatura.
Franco Nerozzi