Iniziativa de La Destra a Terni a sostegno della campagna sulla sicurezza:



info/point in Corso Tacito. Questa Destra si sente erede di una tradizione nazionale, civile, e religiosa, mediterranea e popolare che non si limita al nostro secolo o al Lago di Garda. E’ per natura e scelta aperta verso il centro, è un crocevia tra liberismo e socialdemocrazia, e verso il dialogo con il centro cattolico e perfino con la sinistra sociale, all’insegna del comune richiamo al tessuto popolare e ad un modello misto di sviluppo che non liquida ma ridisegna lo Stato sociale, la solidarietà, la partecipazione. Questa Destra ha fame di passato e di futuro, non le basta il presente. La città di Terni sta vivendo a sue spese gli effetti di una crisi storica, quella del regime che da oltre mezzo secolo governa l’Umbria. Sembra che qualcosa non stia funzionando più come dovrebbe, i meccanismi di ricambio sembrano bloccati, non c’è un’idea del futuro della città. Troppo spesso si antepone l’interesse personale o del proprio gruppo a quello di tutti. Solo l’incenerimento dei rifiuti ha innalzato il livello di immissioni nocive nell’aria della conca ternana del 2%, inoltre si è aggiunta l’ennesima discarica per le ceneri altamente tossiche che l’incenerimento dei rifiuti produce. La raccolta differenziata non decolla, Terni rimane al disotto della quota prevista dalla legge, molto distante dal primato regionale dell’oltre 50%, raggiunto dal comune di Attigliano. Sulla situazione del Centro multimediale converrebbe il silenzio. Perfino nella situazione in cui versa la squadra di calcio si può intravedere un aspetto della crisi generale dell’identità cittadina. A Terni aumentano i furti e l’insicurezza, la paura della microcriminalità influenza e modifica gli stili di vita. Il centro cittadino diviene teatro di duri scontri tra gruppi di stranieri. Le famiglie ternane sono più povere, il ricorso sempre più frequente a sistemi di acquisto basati sull’accumulazione del debito, ha indebolito il tessuto economico cittadino, in questo brodo cresce il potere delle organizzazioni criminali dedite all’usura e all’estorsione, l’usura torna ad essere una piaga, gli strozzini si sentono sicuri, occorre dare un segnale comunitario forte e chiaro da parte della città intera su questo fronte. E’ urgente un profondo rinnovamento culturale e generazionale se vogliamo costruire un futuro nuovo. Al disorientamento che sta diffondendosi nel tessuto sociale, contribuisce la politica multiculturalista della giunta di sinistra, che ha come obiettivo principale quello di stimolare un’incosciente fuga in avanti in nome di un’ideologia cosmopolita che è solo il surrogato del grande credo internazionalista fallito con la bancarotta dei regimi del “socialismo reale”. E’ un’utopia quella che porta a credere nelle possibilità di realizzare un mondo integralmente multietnico e multiculturale, un mondo-puzzle nel quale il confronto/scontro fra un massimo di diversità costituirebbe, a detta dei suoi profeti, una preziosa “risorsa”. Il cambiamento della legge sull’immigrazione da parte dell’attuale governo va in un senso nettamente sbagliato e porterà conseguenze molto gravi nelle nostre città. Un’ulteriore crescita delle dimensioni dell’attuale e già molto ampio meccanismo migratorio segnerebbe la potenziale fine del concetto di democrazia così come sino ad oggi lo abbiamo inteso. La possibilità che nel giro di qualche decennio all’interno di alcuni Stati democratici avvenga una radicale mutazione del demos che ha concorso alla formazione e all’applicazione delle regole del gioco politico che, in altre parole, in seno alla popolazione si formi una maggioranza che pensa ed agisce ispirandosi a criteri culturali non omogenei od opposti a quelli dei cittadini originari, mette infatti in crisi lo stretto rapporto che da sempre ha legato lo stato democratico, alle radici culturali giudeo-cristiane ed occidentali. La politica e le istituzioni sembrano in seria difficoltà a governare i cambiamenti sempre più veloci che si manifestano nelle società contemporanee. Non si può riconoscere le identità altrui perdendo la propria. Al contrario di quanto crede Oreste Scalzone, pur avendo mille motivi per percorre sentieri differenti, non ne abbiamo nessuno per non sentirci tutti figli della stessa bandiera. Si tratta di decidere se considerare la costitutiva diversità che caratterizza il mondo così come lo abbiamo conosciuto e come ci è stato consegnato dalle generazioni che si sono succedute, alla stregua di un semplice dato di fatto, modificabile secondo le opportunità e le convenienze, oppure assumerla come un valore. Cioè di scegliere fra la prospettiva di un universo declinato al singolare o al plurale (taluni direbbero: fra universo e pluriverso).

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