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  1. #1
    Liberale Dubbioso
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    Predefinito Spero che qualcuno si adegui

    La Cassazione: è reato criticare in base al sesso. Un giornalista e un sindacalista dovranno risarcire una direttrice di carcere «diffamata»


    Tra gli sterminati corridoi in marmo bianco della Cassazione - uno degli ambienti istituzionali più “maschili” del Paese - si è insinuata una folata di vento femminista che ha portato i supremi giudici a dichiarare che le donne non possono essere criticate solo perché donne. Non si può dire, senza incorrere nella condanna per diffamazione con tanto di risarcimento danni, che in un determinato posto, guarda caso nell’incarico dirigenziale più alto, sarebbe meglio metterci un uomo, comunque sia, piuttosto che lasciarci la dirigente “femmina” che lo occupa. Stop, dunque, alle critiche nei confronti delle donne, sganciate da qualunque richiamo a fatti specifici, e riferite solo al «dato biologico» perché sono lesive della dignità della persona.



    Al verdetto - che ha raccolto un plauso bipartisan - si è arrivati in seguito alla denuncia presentata da Carmen Campi, direttrice del carcere campano di Arienzo, contro un cronista di un giornale locale e un sindacalista della Uil di Caserta che gli aveva rilasciato - nel giugno 2002 - una intervista intitolata “Carcere: per dirigerlo serve un uomo”. A scanso di equivoci, il sindacalista aveva specificato che nell’istituto penitenziario «sarebbe meglio una gestione al maschile», senza alcun altro argomento. Contro il messaggio discriminatorio, la direttrice presentò querela e vinse i due gradi di giudizio.
    Senza successo, in Cassazione, i due imputati hanno cercato scampo invocando il diritto di cronaca e quello di critica sindacale. Già il solo titolo, di per sé, è senza dubbio offensivo - ha replicato la Suprema Corte - per non parlare della frase, anche quella sufficiente da sola per condannare intervistatore ed intervistato. «La critica che viene mossa alla direttrice - continua la Cassazione, nella sentenza 10164 - è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna, gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell’appartenenza all’uno o all’altro sesso».

    I due condannati ora dovranno risarcire Carmen Campi con 3.500 euro come riparazione pecuniaria e 7. 000 euro per danni morali. «È stata una battaglia per tutelare la mia dignità di donna e professionale e per non far passare la mera discriminazione sessuale», ha commentato lei che ora dirige un altro carcere.
    Dal ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, è arrivato apprezzamento per il verdetto: «Un importante passo avanti sulla strada della tolleranza zero verso le discriminazioni». Per Vittoria Franco (Pd) «si fa giustizia di affermazioni fondate su stereotipi discriminatori e paternalistici ai danni delle donne, agevolando il necessario cambiamento di mentalità». Secondo Alessandra Mussolini (Pdl) «la sentenza merita di essere puntellata con misure legislative a sostegno della presenza delle donne nei posti dirigenziali». E Dorina Bianchi (Udc) dice: «La sentenza è incontestabile, specie considerando che è proprio la discriminazione di genere a renderci uno dei Paesi più arretrati d’Europa». La transgender Vladimir Luxuria rileva che «c’è ancora una mentalità retrograda che dà per scontato che le capacità dipendono dal genere di appartenenza, tanto è vero che certe professioni come quella di avvocato sono declinate solo al maschile».
    Nota d’amarezza, infine, dall’Unione donne italiane - sigla storica del movimento femminista - che ritiene «mortificante, dopo 40 anni di lotte, dover ricorrere alla legge per ottenere un riconoscimento che dovrebbe essere la normalità».


    Credo che i misogini di Pir dovrebbero darsi una regolata. :giagia:
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  2. #2
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Magari anche il governo pirriano potrebbe esplicitamente pronunciarsi legislativamente in questa direzione...
    Figliolo, lei è un asino...
    (D.Pastorelli, cit.)


  3. #3
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    solidarietà agli oppressi! hefico:

    (mi fanno ridere i sedicenti liberali armati di forcone e cappio...)
    Ultima modifica di codino; 16-03-10 alle 23:01

  4. #4
    Missiroli Presidente
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    solidarietà agli oppressi! hefico:
    Considerando dove è avvenuta la vicenda non posso che sghignazzare... :sofico:
    Ultima modifica di benjamin_linus; 16-03-10 alle 23:04
    Figliolo, lei è un asino...
    (D.Pastorelli, cit.)


  5. #5
    bronsa querta
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Citazione Originariamente Scritto da Thomas Paine Visualizza Messaggio
    La Cassazione: è reato criticare in base al sesso. Un giornalista e un sindacalista dovranno risarcire una direttrice di carcere «diffamata»


    Tra gli sterminati corridoi in marmo bianco della Cassazione - uno degli ambienti istituzionali più “maschili” del Paese - si è insinuata una folata di vento femminista che ha portato i supremi giudici a dichiarare che le donne non possono essere criticate solo perché donne. Non si può dire, senza incorrere nella condanna per diffamazione con tanto di risarcimento danni, che in un determinato posto, guarda caso nell’incarico dirigenziale più alto, sarebbe meglio metterci un uomo, comunque sia, piuttosto che lasciarci la dirigente “femmina” che lo occupa. Stop, dunque, alle critiche nei confronti delle donne, sganciate da qualunque richiamo a fatti specifici, e riferite solo al «dato biologico» perché sono lesive della dignità della persona.



    Al verdetto - che ha raccolto un plauso bipartisan - si è arrivati in seguito alla denuncia presentata da Carmen Campi, direttrice del carcere campano di Arienzo, contro un cronista di un giornale locale e un sindacalista della Uil di Caserta che gli aveva rilasciato - nel giugno 2002 - una intervista intitolata “Carcere: per dirigerlo serve un uomo”. A scanso di equivoci, il sindacalista aveva specificato che nell’istituto penitenziario «sarebbe meglio una gestione al maschile», senza alcun altro argomento. Contro il messaggio discriminatorio, la direttrice presentò querela e vinse i due gradi di giudizio.
    Senza successo, in Cassazione, i due imputati hanno cercato scampo invocando il diritto di cronaca e quello di critica sindacale. Già il solo titolo, di per sé, è senza dubbio offensivo - ha replicato la Suprema Corte - per non parlare della frase, anche quella sufficiente da sola per condannare intervistatore ed intervistato. «La critica che viene mossa alla direttrice - continua la Cassazione, nella sentenza 10164 - è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna, gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell’appartenenza all’uno o all’altro sesso».

    I due condannati ora dovranno risarcire Carmen Campi con 3.500 euro come riparazione pecuniaria e 7. 000 euro per danni morali. «È stata una battaglia per tutelare la mia dignità di donna e professionale e per non far passare la mera discriminazione sessuale», ha commentato lei che ora dirige un altro carcere.
    Dal ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, è arrivato apprezzamento per il verdetto: «Un importante passo avanti sulla strada della tolleranza zero verso le discriminazioni». Per Vittoria Franco (Pd) «si fa giustizia di affermazioni fondate su stereotipi discriminatori e paternalistici ai danni delle donne, agevolando il necessario cambiamento di mentalità». Secondo Alessandra Mussolini (Pdl) «la sentenza merita di essere puntellata con misure legislative a sostegno della presenza delle donne nei posti dirigenziali». E Dorina Bianchi (Udc) dice: «La sentenza è incontestabile, specie considerando che è proprio la discriminazione di genere a renderci uno dei Paesi più arretrati d’Europa». La transgender Vladimir Luxuria rileva che «c’è ancora una mentalità retrograda che dà per scontato che le capacità dipendono dal genere di appartenenza, tanto è vero che certe professioni come quella di avvocato sono declinate solo al maschile».
    Nota d’amarezza, infine, dall’Unione donne italiane - sigla storica del movimento femminista - che ritiene «mortificante, dopo 40 anni di lotte, dover ricorrere alla legge per ottenere un riconoscimento che dovrebbe essere la normalità».


    Credo che i misogini di Pir dovrebbero darsi una regolata. :giagia:
    Chissà se il PdL pirriano la pensa come quello reale sul tema, almeno ufficialmente...
    Un pronunciamento in tal senso sarebbe interessante.
    C. De Gaulle: "l'Italia non è un paese povero. E' un povero paese".

  6. #6
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Citazione Originariamente Scritto da Thomas Paine Visualizza Messaggio
    La Cassazione: è reato criticare in base al sesso. Un giornalista e un sindacalista dovranno risarcire una direttrice di carcere «diffamata»


    Tra gli sterminati corridoi in marmo bianco della Cassazione - uno degli ambienti istituzionali più “maschili” del Paese - si è insinuata una folata di vento femminista che ha portato i supremi giudici a dichiarare che le donne non possono essere criticate solo perché donne. Non si può dire, senza incorrere nella condanna per diffamazione con tanto di risarcimento danni, che in un determinato posto, guarda caso nell’incarico dirigenziale più alto, sarebbe meglio metterci un uomo, comunque sia, piuttosto che lasciarci la dirigente “femmina” che lo occupa. Stop, dunque, alle critiche nei confronti delle donne, sganciate da qualunque richiamo a fatti specifici, e riferite solo al «dato biologico» perché sono lesive della dignità della persona.



    Al verdetto - che ha raccolto un plauso bipartisan - si è arrivati in seguito alla denuncia presentata da Carmen Campi, direttrice del carcere campano di Arienzo, contro un cronista di un giornale locale e un sindacalista della Uil di Caserta che gli aveva rilasciato - nel giugno 2002 - una intervista intitolata “Carcere: per dirigerlo serve un uomo”. A scanso di equivoci, il sindacalista aveva specificato che nell’istituto penitenziario «sarebbe meglio una gestione al maschile», senza alcun altro argomento. Contro il messaggio discriminatorio, la direttrice presentò querela e vinse i due gradi di giudizio.
    Senza successo, in Cassazione, i due imputati hanno cercato scampo invocando il diritto di cronaca e quello di critica sindacale. Già il solo titolo, di per sé, è senza dubbio offensivo - ha replicato la Suprema Corte - per non parlare della frase, anche quella sufficiente da sola per condannare intervistatore ed intervistato. «La critica che viene mossa alla direttrice - continua la Cassazione, nella sentenza 10164 - è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna, gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell’appartenenza all’uno o all’altro sesso».

    I due condannati ora dovranno risarcire Carmen Campi con 3.500 euro come riparazione pecuniaria e 7. 000 euro per danni morali. «È stata una battaglia per tutelare la mia dignità di donna e professionale e per non far passare la mera discriminazione sessuale», ha commentato lei che ora dirige un altro carcere.
    Dal ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, è arrivato apprezzamento per il verdetto: «Un importante passo avanti sulla strada della tolleranza zero verso le discriminazioni». Per Vittoria Franco (Pd) «si fa giustizia di affermazioni fondate su stereotipi discriminatori e paternalistici ai danni delle donne, agevolando il necessario cambiamento di mentalità». Secondo Alessandra Mussolini (Pdl) «la sentenza merita di essere puntellata con misure legislative a sostegno della presenza delle donne nei posti dirigenziali». E Dorina Bianchi (Udc) dice: «La sentenza è incontestabile, specie considerando che è proprio la discriminazione di genere a renderci uno dei Paesi più arretrati d’Europa». La transgender Vladimir Luxuria rileva che «c’è ancora una mentalità retrograda che dà per scontato che le capacità dipendono dal genere di appartenenza, tanto è vero che certe professioni come quella di avvocato sono declinate solo al maschile».
    Nota d’amarezza, infine, dall’Unione donne italiane - sigla storica del movimento femminista - che ritiene «mortificante, dopo 40 anni di lotte, dover ricorrere alla legge per ottenere un riconoscimento che dovrebbe essere la normalità».


    Credo che i misogini di Pir dovrebbero darsi una regolata. :giagia:
    Confido che a nessuno salti in mente di dar sfogo al proprio desiderio di censura avvalendosi delle porcate delle magistrature.
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

    Identità; Comunità; Partecipazione.

  7. #7
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    solidarietà agli oppressi! hefico:

    (mi fanno ridere i sedicenti liberali armati di forcone e cappio...)
    Guarda che io sono contrario ai reati di opinione, ma finchè le leggi sono in vigore vanno rispettate. Non ti invito a cambiare idea ma a darti una regolata.
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  8. #8
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    A parte il fatto che non capisco la richiesta,mi sembra normale appoggiare la decisione della cassazione,una donna è in grado di lavorare come un uomo,non capisco quale sia il problema.Forse il signor Paine è leggermente misogino?
    Primo Ministro di TPol...[MENTION]
    Proudly member of the Bilderberg Group-Chtulhu Section..

  9. #9
    Liberale Dubbioso
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Citazione Originariamente Scritto da Undertaker Visualizza Messaggio
    A parte il fatto che non capisco la richiesta,mi sembra normale appoggiare la decisione della cassazione,una donna è in grado di lavorare come un uomo,non capisco quale sia il problema.Forse il signor Paine è leggermente misogino?
    Ahahah non sei bravo come il tuo padrone a rigirare la frittata. Per cercare i misogini chiedi a PL e Codino.
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  10. #10
    Liberale Dubbioso
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    Predefinito Rif: Spero che qualcuno si adegui

    Citazione Originariamente Scritto da Defender Visualizza Messaggio
    Confido che a nessuno salti in mente di dar sfogo al proprio desiderio di censura avvalendosi delle porcate delle magistrature.
    Secondo il vangelo di Berlusconi la magistratura buona è quella che perseguita i bambini immigrati e i loro genitori, quella cattiva è quella che disturba gli interessi del capo.
    Quando penso che negli anni ottanta il MSI era contro i potenti,mi viene il magone.Oggi siete i potenti.Quanta gente avete l'illuso!!!
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