da Al lupo, al lupo! | Editoriali | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale

Al lupo, al lupo!

di Ugo Gaudenzi

Cronache romane.
Passata la tempesta, ricapitoliamo il pastrocchio romano.
Un tale Milioni, delegato dal Pdl, una mattina giunge trafelato in tribunale. Nella sua borsa tante carte, tante firme, tanti bolli, una lista da presentare per le elezioni regionali nel nome e per conto del suo partito, si dice destinato a vincere le elezioni per governare il Lazio. La prima anomalia: giunge da solo, all’ultimo momento, in “zona Cesarini”…
Un tale Piccolo, candidato Pdl doc con un “pacchetto” – si dice – di circa 15 mila preferenze personali, si fa trovare ai cancelli della Corte d’Appello, con un paio di amici. All’alba un canarino lo aveva messo sull’avviso: “Guarda che Pallone, Piso, Alemanno & C. te stanno a da’ la sola… a te , a Palazzi e a De Lillo v’hanno depennato all’urtimo momento”… E lui era andato, appunto, a controllare di persona la lista incriminanda.
Milioni farfuglia qualcosa, dice di aver “dimenticato i lucidi”, fa finta di andarli a prendere, torna e ritrova il terzetto ai cancelli del Tribunale. Si mette un po’ più là, non sa che fare, tira fuori i “lucidi” (la lista) scarabocchia il nome di Piccolo e ne toglie un altro, Piccolo controlla, Milioni entra a tempo scaduto (mezz’ora), va verso l’aula, viene fermato dai radicali che non lo fanno passare sbandierando il regolamento: fuori tempo massimo. I giochi sono fatti.
Si scatena il pandemonio. Il Cavaliere, nero giardini, scende in campo: è un attentato delle toghe rosse!, grida e rigrida per parecchi giorni.
Cronache tranesi.
Un pm studia il caso delle acrte di credito dell’American Express, quelle chiamate “revolving”. C’è un “anatocismo” evidente: con la scusa di “ricaricare” le carte per i consumi dell’ignaro cittadino che le acquista, vengono applicati interessi sugli interessi già dovuti e il debito, così, lievita anche del 50 per cento: il 1000x100 rispetto al tasso legale. E’ usura.
Ma, e qui viene il bello, a colpi di intercettazioni telefoniche, migliaia e migliaia, il giudice giunge a mettere sotto controllo anche i telefoni del presidente del Consiglio, del garante delle comunicazioni Innocenzi, del direttore del tg1 Minzolini, per reati – opinabili – che con l’inchiesta sull’usura dell’Amexco, non c’entrano nulla: favoreggiamento, concussione e così via. Tutto perché il Cavaliere fa pressioni – a vuoto – per fermare i salotti televisivi che lo hanno designato da tempo immemore come vittima predestinata delle critiche, sia quale leader dell’opposizione e sia se alla guida del governo.
Il Cavaliere, allora, che fa? Neanche a dirlo, grida e rigida, questa volta a ragione: è un attentato delle toghe rosse!
Ma di quale attentato parla? Di quello romano o di quello tranese? La gente è sconcertata. Soprattutto nella capitale, dove le grida sulle “toghe rosse attentatrici del Pdl”sono sembrate una burla anche, come dicevamo qualche giorno fa, ai sampietrini (e cioè al selciato delle strade utilizzato dalle cave di Fabbrica per pavimentare il piazzale di San Pietro). E così, per associazione d’idee, c’è anche il caso che non creda neanche alle ultime grida tranesi del Cavaliere.
Circa 2600 anni or sono, Esopo – o chi per lui – scrisse o tramandò una favola, con la relativa morale. La ripetiamo in sintesi, a beneficio del Cavaliere.
“In un villaggio viveva un piccolo pastore che di notte doveva fare la guardia alle pecore. Si divertiva a fare uno scherzo: mentre le altre persone erano a dormire egli cominciava a gridare: "Al lupo, al lupo!" Così tutti si svegliavano e accorrevano per aiutarlo. Ma dopo il pastore burlone rivelava che era stato tutto uno scherzo. Questo scherzo continuò per parecchi giorni, finché una notte il lupo arrivò veramente. Il pastore cominciò a gridare: "Al lupo, al lupo!". Ma nessuno venne ad aiutarlo perché tutti pensarono che fosse il solito scherzo. Così il lupo si mangiò il piccolo pastore”.
Il lupo, nemmeno a dirlo, sarebbero oggi, mutatis mutandis, le toghe rosse.