su redazione del 06/10/2007
Come è stato detto nella relazione, la situazione è molto complessa e non è facile riuscire a far apprezzare ai nostri referenti sociali l'iniziativa politica che stiamo portando avanti.
La presenza nel Governo diventa logorante poiché siamo considerati responsabili delle molte cose insoddisfacenti che vengono fatte, ma contemporaneamente non possiamo rompere perché ciò riaprirebbe la strada a Berlusconi.
Ciò che è stato fatto in questi ultimi mesi dal Partito, sulla base delle decisioni prese alla Conferenza di Carrara, ha cercato di far fronte a questa situazione ma, come abbiamo visto anche dai sondaggi pubblicati nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, non è facile risalire la china.
L'insoddisfazione è profonda. Lo scarto tra le aspettative dei lavoratori, dopo tanti anni di attacchi alle loro conquiste, e ciò che viene fatto è grande.
Al contrario di quello che pensa Padoa Schioppa, questo Paese rischia l'implosione non perché non riesce a ridurre a tappe forzate il debito accumulato negli anni passati, ma perché milioni di famiglie hanno una difficoltà vera ad arrivare a fine mese e si indebitano sempre di più.
L'ingresso nell'euro è stato pagato dai lavoratori non solo perché per conseguirlo negli anni '90 sono state fatte finanziarie pesantissime, ma per quello che è avvenuto dopo. Con l'aumento generalizzato dei prezzi – mille lire uguale un euro – essi si sono trovati completamente indifesi di fronte all'aumento del costo della vita. Senza la scala mobile e con dei rinnovi contrattuali assolutamente insufficienti a coprire l'aumento dei prezzi, l'abbattimento del potere d'acquisto avvenuto negli ultimi dieci anni dei salari e delle pensioni è stato drammatico.
L'Istat in questi giorni ci ha ricordato che la povertà riguarda 7 milioni di persone.
Al Ministro dell'economia che è così attento ai numeri, non può essergli sfuggito il fatto che l'indebitamento delle famiglie negli ultimi dieci anni ha subito un forte incremento e che le richieste di mutuo per acquistare una casa non hanno più la durata di dieci/venti anni, ma di venti/quaranta e anche oltre, determinando di fatto una riduzione a vita del salario. Inoltre i mutui vengono sempre più spesso erogati anche per le spese correnti delle famiglie.
Parallelamente a questo lo smantellamento delle tutele sul mercato del lavoro sta provocando una condizione esistenziale per le giovani generazioni che è molto difficile.
Padoa Schioppa li ha definiti “bamboccioni” ma, come giustamente diceva Aldo Nove sul Corriere della Sera, questi ragazzi stanno in casa a lungo non per libera scelta, ma perché il lavoro che trovano, se lo trovano, è precario, a termine e, in ogni caso, non gli consente di avere una autonomia economica sufficiente per pagarsi una affitto e affrontare autonomamente la vita.
Per la prima volta dal dopoguerra si prepara, per una nuova generazione, un futuro peggiore di quella precedente.
La nostra difficoltà nel dare risposte a questi problemi scarica su di noi la delusione, la frustrazione a volte anche la rabbia della nostra gente. La crisi dei partiti e della politica nasce da qui.
La partita è complessa perché sappiamo che all'origine di tutto questo vi è il sistema di produzione capitalistico.
In questa fase di globalizzazione la produzione può essere spostata in ogni parte del mondo con estrema facilità. Tutto questo in un mercato sempre più globale e in un sistema economico il cui scopo è la realizzazione del massimo profitto, determina un livellamento verso il basso della condizione operaia.
A ciò si deve aggiungere il fatto che questo processo ha prodotto danni irreparabili all'ambiente poiché l'obiettivo da conseguire prioritariamente è l'utile per l'impresa. Contemporaneamente si è determinato, da un lato la crescita di nuove potenze economiche come la Cina e l'India con un'estensione del lavoro operaio immensa e dall'altra l'inizio di un declino degli Stati Uniti a cui la Casa Bianca cerca di far fronte con le guerre, l'occupazione di territori strategici ricchi di risorse energetiche e materie prime o collocati geograficamente a ridosso delle potenze emergenti.
E' per mantenere in vita questo sistema che vengono bruciate attraverso le guerre e la produzione di armamenti una quantità di risorse che di per sé sarebbero sufficienti a migliorare drasticamente la condizione di miliardi di persone.
Pur sapendo che le risposte che dobbiamo dare sono immediate e che non possiamo cavarcela solo con discorsi teorici o ideologici, tuttavia commetteremo un grave errore se noi non inquadrassimo la nostra iniziativa anche in questa prospettiva.
Da questo punto di vista è di straordinaria importanza quanto sta avvenendo in America Latina dove parecchi paesi, a cominciare dal Venezuela (aiutato fin dall'inizio Cuba), stanno tentando di costruire dei governi di alternativa lanciando l'obiettivo del socialismo del XXI secolo. Questo progetto, ben lungi dal riferirsi ai partiti dell'internazionale socialista, trova una connessione con i movimenti contro la globalizzazione e i partiti anticapitalisti.
Dobbiamo tenere alta l'iniziativa per la pace. Oltre alla Perugia Assisi abbiamo due appuntamenti impegnativi, di cui in questo comitato politico non si è parlato, ma che sono già all'ordine del giorno: l'inizio dei lavori della base Usa a Vicenza e il terzo voto di rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Così come abbiamo fatto per la finanziaria dobbiamo proporre alle altre forze della sinistra una iniziativa comune su queste questioni. Non è pensabile che dopo aver votato il rifinanziamento sulla base di impegni mai realizzati – il comitato di monitoraggio e la conferenza internazionale di pace – Rifondazione Comunista lo rivoti senza ottenere almeno una proposta di exit strategy.
Su tutto ciò deve spaziare la nostra iniziativa con una collegamento forte tra le iniziative sul terreno economico-sociale e dei diritti, con le questioni internazionali e della pace in funzione del nostro progetto che, non dobbiamo avere timore a dirlo, nonostante sappiamo non sia all'ordine del giorno, è quello del superamento del capitalismo.
Non lasciamo che sia solo il Papa a declinare, purtroppo in modo reazionario, questi concetti.
In questa fase dobbiamo muoverci in più direzioni:
-unità d'azione delle forze della sinistra
-costruzione delle mobilitazione e del conflitto
-maggiore fermezza e criticità nei confronti delle scelte governative che non condividiamo
-affermare un discorso di verità con la nostra gente.
Lo scorso anno, quando è stata varata la finanziaria nessuna di queste condizioni erano in campo, non vi era l'unità delle forze della sinistra, e il nostro partito, facendo un grave errore, diede un giudizio positivo sulla manovra economica che invece si rivelò molto negativa.
Pur con tutte le difficoltà oggi la situazione è diversa. L'unità d'azione con le forze della sinistra ci ha aiutato a strappare qualche risultato, così come la mobilitazione del 20 ottobre potrà servire per ottenerne altri e per ricostruire un rapporto con il nostro popolo che si è molto logorato in conseguenza della delusione che si è creata dopo un anno e mezzo di presenza nel Governo.
Sulla finanziaria dobbiamo fare due cose. Da un lato spiegare, anche con strumenti di propaganda, i punti che sono stati ottenuti grazie all'iniziativa di Rifondazione e della sinistra dell'Unione.
Questo è un aspetto da non sottovalutare poiché non vorrei che il poco di buono che c'è vada a merito del partito democratico e ciò che non c'è o vi è di negativo vada a demerito di Rifondazione Comunista.
La seconda cosa è quella di mantenere un giudizio critico sull'insieme della manovra la quale da un lato, ancora una volta, è molto attenta alle esigenze delle imprese e dall'altro, sul versante dei lavoratori e del lavoro, non prende i provvedimenti necessari.
Sulla partita pensioni e mercato del lavoro abbiamo fatto bene a dire che così com'è non lo votiamo. Né nel Governo, né nel Parlamento. Deve essere modificato sia sulla parte delle pensioni (platea dei lavoratori usuranti, 60% come tetto minimo per le pensioni future dei giovani) sia sul mercato del lavoro, in particolare sui 36 mesi e sulla decontribuzione degli straordinari.
Nella relazione di Franco Giordano , così come nel documento sottoscritto alla Conferenza di Carrara, la proposta che viene avanzata, anche in vista del nostro congresso, è quella della costruzione di un soggetto unitario e plurale della sinistra. Ciò però non prevede il superamento o lo scioglimento dei partiti che concorrono alla sua realizzazione, quindi resta per l'oggi e per il domani il Partito della Rifondazione Comunista.
Condivido la proposta declinata in questo modo: unità con le altre forze della sinistra e permanenza del nostro partito.
Nei prossimi giorni valuteremo i testi che verranno elaborati dalla commissione politica e le modalità con cui terremo questo nostro congresso che verranno avanzate dalla commissione regolamento.
La nostra proposta è quella continuare nel percorso che si è aperto con la conferenza di Carrara.
Quella modalità di confronto è proficua poiché tende ad unire o ad avvicinare posizioni anche diverse che nel nostro partito sono sempre state presenti.
D'altra parte sarebbe strano fare tutti questi sforzi per costruire l'unità possibile con forze esterne, dalle quali ci dividono aspetti significativi, e non ricercarla al nostro interno.
La non partecipazione di Sinistra Democratica al corteo del 20 ottobre o il giudizio diverso che abbiamo dato sul protocollo del mercato del lavoro, per fare solo due esempi, evidenziano un problema rilevante che noi abbiamo e avremo con questi compagni. Non si tratta di una casualità. Al fondo vi è un approccio molto diverso sul tema del governo e di come si sta in una alleanza.
Per noi resta fermo il fatto che ci si sta sulla base dei contenuti e non a qualsiasi condizione.
Dobbiamo tenerlo presente perché la costruzione del partito democratico ci apre un problema rilevante che, come si è visto a Pavia e come si vede a Bologna, può portarci alla rottura delle coalizioni di centrosinistra.
Se a questo aggiungiamo il progetto annunciato ripetutamente da Veltroni di una autosufficienza programmatica del partito democratico, ci dice di quanto sia importante tenere ferma la barra dell'unità, ma anche quella dell'autonomia e ciò può essere garantito dalla permanenza e dal rafforzamento di Rifondazione Comunista.
da:
http://www.esserecomunisti.it/index....Articolo=18744