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    Citazione Originariamente Scritto da Albex Visualizza Messaggio
    HAF ma cosa ci fai ancora qui ?
    Non so se si tratta di un clone di Haf444 -Dalmatino - Splicanin o meno, ma lo stabiliremo presto. Per il momento sembra che costui abbia leggermente migliorato il proprio italiano, ma ricordiamoci che Haf444 quando si arrabbiava , peggiorava anche di conseguenza il linguaggio. Le tematiche sembrano simili rispetto alle nick precedenti, vedi terrorismo serbo (che non e' mai esistito), schipetari considerati autoctoni, invece di allogeni ecc...Comunque per maggior sicurezza, sarebbe da controllare l'indirizzo ip.

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da rafrad6164 Visualizza Messaggio
    Non so se si tratta di un clone di Haf444 -Dalmatino - Splicanin o meno, ma lo stabiliremo presto. Per il momento sembra che costui abbia leggermente migliorato il proprio italiano, ma ricordiamoci che Haf444 quando si arrabbiava , peggiorava anche di conseguenza il linguaggio. Le tematiche sembrano simili rispetto alle nick precedenti, vedi terrorismo serbo (che non e' mai esistito), schipetari considerati autoctoni, invece di allogeni ecc...Comunque per maggior sicurezza, sarebbe da controllare l'indirizzo ip.
    Per ora stiamo a vedere.
    Ad ogni modo Bergdolmo benvenuto.

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da rafrad6164 Visualizza Messaggio
    Era una semplice curiosita'. Non ho cambiato idea, pero' desidererei che ti registrassi col tuo nick originale, cioe' Dalmatino (e' un nome che suona bene). C'e' anche un Dalmata che scrive sui forum serbi. Del resto se ti viene permesso di scrivere su un forum di irredentisti, non vedo perche' non qui'. L'importante che gli amministratori siano d'accordo e che tutti noi ci impegniamo (compreso il sottoscritto) a fare tifo senza trascendere. Per quanto riguarda invece il terrorismo, io ho una diversa classificazione del fenomeno. Se ipoteticamente in un giorno d'estate del 2008, in una localita' balneare della Dalmazia, scopiasse una bomba in mezzo ai bagnanti, facendo una strage e provocando un danno enorme alla Croazia, si tratterebbe di terrorismo. Siccome a quanto mi risulta e' successo una sola volta a Rijeka (Fiume) davanti ad una sede di polizia alcuni anni fa (per fortuna senza fare una strage) e pare si trattasse di una matrice islamica, deduco che il popolo serbo non si sia macchiato di terrorismo, pur avendo fatto cose non belle durante le varie guerre, come gli altri popoli dell'ex Jugoslavia. Ovviamente ricambio i saluti.
    ostia...quando ? Ti riferisci al deposito di munizioni che fecero saltare nalla parte vecchia di Rijeka ?

  4. #14
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    No mi riferisco ad un attentato di matrice islamica davanti ad una sede di Polizia o di un tribunale. Sono passati alcuni anni e non ricordo perfettamente.

  5. #15
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    Nato e Balcani oggi

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    Giovanni Punzo, 9 novembre 2007

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    Dalla dissoluzione jugoslava a oggi la Nato ha svolto con continuità un importante ruolo nei Balcani (v. La Nato e l’impegno nei Balcani, PdD, 01.03.06), un ruolo esteso e diversificato che, al di là del semplice spiegamento di due contingenti in Bosnia e Kosovo, ha assunto anche diverse iniziative politiche e diplomatiche. Lo sforzo al quale si allude è quello delle azioni volte a creare un clima di fiducia necessario alla costruzione di un ‘sistema di sicurezza operativo’, quali ad esempio il Partnerariato per la pace condotto dal Euro-Atlantic Partnership Council. Il problema di fondo ancora aperto nella regione resta sempre tuttavia quello della stabilità, della sicurezza e del controllo degli armamenti o dei livelli delle forze armate che – soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda – ha assunto una notevole importanza nel quadro delle relazioni in Europa e non solo su scala regionale.
    Per quanto riguarda questi temi, si possono distinguere infatti due tipi di approccio: uno di tipo ‘strutturale’, come furono ad esempio le varie trattative Salt ai tempi del sistema bipolare, e uno di tipo ‘operativo’, basato sulla costruzione di misure di fiducia e sicurezza nei rapporti tra gli stati, elementi rari da sempre nelle relazioni internazionali. Per questo, dal punto di vista delle misure operative, si possono annoverare varie iniziative rivolte alla trasparenza, allo scambio regolare di osservatori ufficiali, all’accettazione di limiti massimi consentiti nei movimenti di truppe (ad esempio, nel caso di grandi esercitazioni, la notifica preventiva) e in diverse misure di gestione delle eventuali crisi, a partire dalla presenza di un contingente sempre a disposizione e pronto a intervenire.

    Sullo stesso problema i critici di questa impostazione hanno però osservato che il controllo degli armamenti da solo non crea automaticamente pace e stabilità e che – in maniera paradossale – riesce possibile al contrario solo tra stati che non sono in tensione tra loro, mentre non funziona affatto in situazioni di tensione. Data la variegata situazione dei nuovi stati sorti dalle ceneri del regime di Tito – e soprattutto dalle drammatiche circostanze dalle quali sono sorti –, è ovvia l’importanza di qualsiasi iniziativa miri al mantenimento della pace e della stabilità e quanto sia determinante per la regione, dove si è assistito a una notevole frammentazione geopolitica e di potenza con un conseguente innalzamento del rischio.

    Da molti anni l’Alleanza Atlantica, puntando principalmente all’integrazione dei nuovi stati all’interno di una organizzazione consolidata e favorendone anche l’integrazione nelle strutture istituzionali europee, sta svolgendo opera di stabilizzazione, sostegno e consulenza nei confronti di Albania, Croazia e Macedonia, ma anche della stessa Serbia. Tra le varie occasioni all’interno delle quali si possono verificare questi risultati e valutare con un confronto aperto il percorso fatto sono da ricordare i seminari Rose- Roth, organizzati dall’Assemblea dei parlamentari dei paesi Nato e che si tengono periodicamente a rotazione in ognuno degli stati associati al Partnerariato.

    L’Assemblea, che non è un organo decisionale dell’Alleanza, quale è il Consiglio all’interno del quale maturano decisioni, è tuttavia una sede di discussione e approfondimento molto importante per dibattere temi di politica internazionale o relativi alla politica dell’Alleanza stessa e a conclusione delle sessioni sono sovente compilate delle raccomandazioni rivolte ai governi nazionali o all’Alleanza. Gli ultimi due seminari in ordine di tempo si svolti in Croazia a Dubrovnik (66°, giugno 2007) e a Belgrado in Serbia (67°, ottobre 2007), ambedue dominati dalla discussione del problema del futuro status del Kosovo e dalla collaborazione con il Tpi, ma con esiti politici interni diversi in relazione alla situazione dei due paesi, si sono rivelati anche interessanti indicatori di tutto il processo di stabilizzazione in corso nella regione. La constatazione è che il processo di integrazione euro-atlantica avanzi con due velocità.

    La questione del Kosovo resta sempre la chiave di volta per la sistemazione dei Balcani occidentali mentre la Croazia ha iniziato il cammino di adesione all’Alleanza assumendo la veste di paese-partner, status che attualmente condivide assieme all’Albania, alla Bosnia-Erzegovina, alla Macedonia, al Montenegro e alla Serbia – per restare nell’area – e ad altri stati quali Armenia, Azerbajian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina. Per la Croazia si è trattato di un’importante opportunità visto che il ruolo internazionale di Zagabria – tra i maggiori stati eredi della ex Jugoslavia – si sta consolidando e stabilizzando.

    Nonostante sulla stampa croata stesse dilagando a giugno una violenta polemica riguardo le accuse di presunte appropriazioni indebite rivolte a funzionari governativi addetti al programma di privatizzazione degli ex beni dello stato e una certa tensione per il clamore collegato al concerto di un cantante popolare che non aveva nascosto le sue simpatie per l’estrema destra xenofoba o per i trascorsi nazisti, l’impegno croato più recente verso l’adesione all’Unione europea e alla Nato è stato indubbiamente apprezzato. Inoltre, da quasi due anni, con il voto del parlamento, la Croazia si è impegnata nella riforma delle Forze Armate (cfr. The Croatian Armed Forces Long-term Development Plan 2006-2015, Pdf 2,4 Mb).

    A livello internazionale inoltre è stato più volte fatto notare il cambiamento dell’atteggiamento nei confronti del Tribunale dell’Aja che ha condotto all’arresto di alti ufficiali croati per accusati di crimini di guerra per metterli a disposizione di una corte di giustizia di Zagabria, inaugurando pertanto una nuova stagione nell’azione del Tribunale internazionale, ossia quelli dei processi nazionali. In questo quadro si comprende bene coma la sentenza relativamente mite comminata agli imputati dei fatti di Vukovar (v. Balcani e giustizia internazionale, un rapporto difficile o impossibile, PdD, 08.10.07) abbia disturbato il clima di collaborazione, senza tuttavia – ci si augura – comprometterlo.

    Se questo era il clima dello scorso giugno rilevato dal contesto del seminario Rose-Roth di Dubrovnik, ben diverso è il quadro a Belgrado di pochi giorni addietro. La situazione continua a permanere incerta e l’incertezza genera instabilità in attesa del 10 dicembre, data ultima stabilita per la decisione sul futuro status del Kosovo. Il diplomatico norvegese Kai Eide, che in passato aveva rivestito l’incarico di inviato Onu in Kosovo, in apertura ha richiamato le parti alla moderazione. D’altro canto però non ha risparmiato critiche alla comunità internazionale che, pur prevedendo una certa forma di indipendenza, non ha mai sostenuto adeguatamente il raggiungimento di determinati standard politici ed economici intesi quale parte integrante del processo. A lui ha fatto eco Arben Qirezi, consigliere del primo ministro kosovaro, che ha sostenuto al contrario che le condizioni preliminari esistono già e che semmai a minare la convivenza etnica in Kosovo sarebbe la Serbia avendo invitato i serbi della minoranza a boicottare le prossime elezioni.

    Altri partecipanti hanno sottolineato invece che l’implementazione degli standard attuali non sarebbe possibile all’interno del quadro attuale e come – al contrario – sia proprio l’incertezza politica a non permettere uno sviluppo economico, pur ammettendo tuttavia che la situazione della regione sotto questo punto di vista sia molto problematica. Jonas Joonsson, capo della missione preparatoria UE in Kosovo, ha sostenuto la validità dei principi contenuti nel piano Athisaari come garanzie stabili della tutela dei diritti delle minoranze, della decentralizzazione amministrativa e della tutela del patrimonio culturale, ma ha suscitato anche un secco commento da parte di Ljubomir Kljakic, vice ministro serbo per il Kosovo e Metohjia, che ha accusato apertamente l’Occidente di colonialismo lamentando il fatto che il Kosovo si attualmente un ‘buco nero’.

    Indubbiamente comunque la Serbia ha progredito lungo il cammino dell’integrazione – come è stato constato nella discussione –, ma molto resta ancora da fare, ad es. sul piano di una piena collaborazione con il Tpi. L’impressione generale è stata insomma che, nonostante le dichiarazioni del governo siano più che favorevoli a questo processo, i provvedimenti interni e le riforme procedano con lentezza. Ad esempio, a Belgrado, circola da tempo la voce che le forniture di energia da parte della Russia (v. Balcani, petrolio e gas russi, PdD, 11.07.07) siano in realtà anche una sorta di strumento di pressione per legare sempre di più la Serbia alla politica russa che, come è noto, non sarebbe del tutto favorevole all’integrazione nella Nato non solo della Serbia, ma anche di altri stati eredi dell’ex Unione Sovietica. Le attuali condizioni di instabilità politica nelle quali si dibatte attualmente l’Ucraina ne sarebbero una prova indiretta. La questione del Kosovo quindi avrebbe in pratica consentito alla Russia di svolgere un ruolo più ampio, ma anche di legare a sé Belgrado come mai era accaduto almeno dal secondo dopoguerra. Belgrado, impegnata per motivi di politica interna sulla questione del Kosovo, si sarebbe in un certo senso ‘consegnata’ alla Russia di Putin piuttosto malvolentieri e ne subirebbe adesso il ricatto energetico.

    Non è mancata alla fine una risposta politica serba, seppure non ufficiale. Il partito del premier Kostunica (DSS) ha approvato una risoluzione favorevole al mantenimento della neutralità serba e contraria quindi al suo ingresso nella Nato. Non si tratta ancora di una presa di posizione ufficiale del governo serbo sulla questione, ma tuttavia di un segnale preciso. L’apertura alla Nato, in relazione alla questione del Kosovo, sembra essere meno salda ora anche negli altri due partiti della coalizione (DS e G17).

    Fonte: www.paginedidifesa.it

  6. #16
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    26.11.2007 - La stupida informazione atlantica
    Pensavamo che con tutti questi Pc, con tutti questi scienziati, le pillole miracolose, e i missili all'uranio impoverito, vi fosse più intelligenza nella democrazia occidentale. Invece, è triste ammetterlo, ma abbiamo dinanzi a noi un disastro alquanto misero e patetico. La propaganda occidentale ha ora cominciato ad attaccare la Russia e la Serbia, come sempre in maniera ridicola e penosa, in quanto i media sono convinti che dietro Putin si nasconda la causa delle rivolte e delle sommosse che oggi stanno martoriando molti Stati europei e dell'Asia Centrale.


    I nostri giornalisti sono riusciti, in poco tempo, a trovare la mente che si nasconde dietro sabotaggi e morti, quando per anni non hanno dato un colpevole alla strage di Piazza Fontana, di Ustica e di altri grandi misteri italiani, insabbiati dagli inquirenti e dai politici. Oggi siamo all'assurdo, perché pretendono di passare dalla parte dell'accusatore e di fare scuola di geopolitica o di complotti internazionali.

    In realtà oggi assistiamo al grande fallimento degli Organismi Internazionali, come l'ONU e l'OCSE, il grande carrozzone di ubriaconi e cocainomani, organi composti solo da ricattabili e da manipolatori, il cui unico ruolo è quello di far scoppiare scandali per tenere in scacco interi governi, per poi servire i loro padroni perché non sono altri che dei piccoli schiavi. E quale sarebbe secondo voi la legittimazione dell'OCSE che conferisce a tale organo il potere di andare in Russia per vigilare sulla regolarità delle elezioni? Chi ha dato loro l'autorità di interferire e controllare le votazioni legittimate invece dal popolo sovrano alla base di uno Stato? La stampa schiava dei padroni, sguinzaglia i suoi giornalisti, miseri esseri umani costretti ad accettare questo tipo di prostituzione per pagare il leasing della Mercedes e il mutui. Non si fa altro che assecondare quel sistema di sabotaggio degli Stati voluto dalle lobbies petrolifere e bancarie, pronte ora a sbarcare il lunario con la conquista dei restanti Stati dell'Est Europeo, ancora legati alla loro base ideologica del socialismo. Corteo di proteste contro Putin


    Non ci rendiamo invece conto che oggi i governi occidentali sono l'anello debole della catena, e, per non affondare cercano di arrampicarsi negli strati più deboli delle società, per fomentare conflitti e guerre. Così mandiamo i nostri militari a morire in nome del dio denaro e del dio petrolio, chiamandoli eroi, proprio come i guerriglieri islamici lottano per loro terra e vengono definiti invece dei Santi. I nostri vergognosi politici elemosinano qualche barile di petrolio, fomentando l'Indipendenza del Kosovo, senza sapere invece che così facendo si porterà la guerra in casa propria: migliaia di focolari secessionisti si alzeranno per scatenare il caos e la completa disgregazione del tessuto sociale.

    Gruppi estremisti di sinistra e di destra, nonché frange di extracomunitari si uniranno in nome della dissidenza, per mettere a ferro e fuoco le nostre città, e di questo saranno responsabili soprattutto i nostri politici. Guardate cosa è accaduto a Roma in seguito all'uccisione di un ragazzo da parte della polizia, e cosa è accaduto in Francia con la morte di due ragazzi immigrati coinvolti in un incidente automobilistico con le forze dell'ordine. Le periferie sono andate distrutte, le caserme sono state assaltate, e le procure parlano di tentativi volti a compromettere la stabilità sociale, o ancora di "colpo di Stato". Ma ciò che ci ha trascinato in questo stato di caos e disperazione non è stata Al qaida, il terrorismo, o gli immigrati clandestini, ma l'iperinflazione che minaccia la nostra sussistenza. Teniamo inoltre presente che se sale il prezzo del petrolio, è perché è in atto una forte speculazione soprattutto da parte degli Stati Uniti che incassano miliardi di dollari sin dal momento dell'acquisto dei barili suo mercato del greggio. Non a caso, i terroristi piazzano le loro bombe sempre in modo tale da far andare in favore dell'America e delle sue lobbies, proprio come quelle dell'Italicus negli anni di piombo. Non dimentichiamo infatti che l'unico Paese ad aver buttato la bomba atomica su civili inermi è stata l'America, a cui abbiamo dato il potere di decidere del destino di ogni singolo Stato del pianeta. La storia si è ripetuta, proprio come quando gli americani vennero in Italia come liberatori e fucilarono i soldati italiani chiamandoli SPIE.

    Le banlieus di Parigi di nuovo in fiamme

    La vostra forza lavoro è il Totocalcio, il superenalotto, il vostro unico braccio armato sono i giornali che nessuno legge più, perchè vomitano ogni giorno notizie senza informazioni. Oggi lo Stato non esiste più, abbiamo Carabinieri che sono i guardaspalle del castello, che non hanno più una identità. Mentre i nostri agenti del servizio segreto restano chiusi in quelle stanze ammuffite, a ricordare le loro storie con le donne, fomentando odi tra colleghi, aggrappati alle sedie. Sono passati i bei tempi quando i servizi segreti avevano giovani ragazzi innocenti che, con la voglia di fare qualcosa nel loro paese, venivano occupati a piazzare bombe in giro, in nome e per conto della "patria". Quella dei servizi è ormai una ditta in fallimento, con tutti i suoi archivi, la sua carta straccia utile solo per ricattare parlamentari. Il loro potere investigativo si limita a trovare nelle carceri qualche criminale pronto a pentirsi, mentre continuano a vendere visti per chiudere un occhio sulla droga che passa nelle dogane, e magari, se il Console non accetta, pagheranno qualche giornalista, pronto a prostituirsi per far apparire sul giornale qualche articolo.
    Oggi "gli Atlantici" sono proprio questi personaggi, questo popolo degli inutili, che popolano i corridoi della Nato e dell'Onu, mentre le fila del potere sono rette da entità che nessuno conosce, e che decidono politiche, guerriglie, e fusioni societarie. Questo sta a significare che tutti i nostri soldati dislocati in ogni parte del mondo non operano per la pace, non sono lì a combattere per il bene del paese, ma semplicemente perché sono ben pagati, come veri e propri mercenari, per salvaguardare gli accordi delle grandi società. È ora dunque di finirla con la storia delle missioni di pace e della libertà, perché siamo noi i primi terroristi, i primi fanatici guerriglieri che hanno dimenticano la dignità umana.
    I grandi osservatore dell'OCSE, i rappresentanti della civiltà evoluta occidentale sono personaggi come Silvio Berlusconi, che, per accreditarsi dinanzi ai suoi elettori, è arrivato a mostrare le gambe di Michela Brambilla. Abbiamo creato i "partiti democratici" per far contenti i vecchi nostalgici e per scremare ancora di più i malumori e le opposizioni nei confronti del governo, mentre si parla di politica solo sui palcoscenici dei comici, tra le barzellette e la beata ingenuità del "buon Di Pietro". Forse la politica è finita proprio quando l'uomo più potente del mondo, seduto nella sua blindata sala ovale, ha dovuto "calare le braghe" dinanzi ad un donna. Per coprire lo scandalo, si decide per la guerra lampo in Iraq per fermare il regime di Saddam Hussein che "nascondeva armi di distruzione di massa", che non sono mai state trovate. Oggi mentre gli ispettori dell'Onu cercano ancora i campi di concentramento e le tombe di Srebrenica, il presidente Dick Cheney fa degli "omissions" sul dossier delle Torri Gemelle, perché è troppo difficile da spiegare alla gente perché non si trova più l'areo che crollò sul Pentagono.
    Non resta dunque da ammettere che siamo alla frutta, è finita un'epoca e ora inizierà quella del cialtrone, "che difende la patria con i rolex".

    Michele Altamura
    Fonte: www.etleboro.com

  7. #17
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    cari utenti , questo forum e' diventato un blog di rafrad6164

  8. #18
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    28.11.2007 - La verità sulla guerra in Bosnia Erzegovina
    Un film documentario realizzato dal Serbian Voice per mostrare cosa è davvero accaduto durante la guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, confutando così le bugie del film di Danis Tanovic " No Man’s land ".


    Con immagini scioccanti e forti, il Serbian Voice realizza un film-documentario per mostrare al mondo intero la verità sulla Guerra in Bosnia Erzegovina, durante la quale migliaia di serbi sono stati brutalmente trucidati e costretti a scappare dalle loro case per sfuggire al massacro. Viene così alla luce la vera storia della guerra in Bosnia che in questi anni è stata negata da una lunga campagna di disinformazione per coprire i crimini commessi dalle forze occidentali e dai mercenari delle lobbies.

    Nell'agosto del 1992, i mujaheedin entrano nella città di Rogatica, per fermare la colonna di rifugiati serbi che avevano evitato i mercenari musulmani e i terroristi di Al qaida che avevano conquistato la città di Goradze. Si consuma a Rogotica uno dei più violenti massacri sulla popolazione serba che, inerme, non ha potuto difendersi dalla ferocia e dalla brutalità dell'esercito dei mercenari. Ricordiamo, però, che su questo stesso evento Danis Tanovic realizzò un documentario, La terra di Nessun Uomo - No Man’s land -come la vendetta dei "Tchetnik sulla Bosnia", per il quale ha anche ricevuto premio negli Stati Uniti. Il documentario, a differenza del film di Tanovic, pieno di disinformazione e propaganda, rivela la verità su quanto accaduto, raccogliendo immagini inedite e testimonianze dei superstiti.

    Sulla base delle indagini raccolte, viene identificato come responsabile del massacro Nedim Alagic Peda, uomo d'affari di spicco a Goradze, che tuttavia non ha risposto dei propri crimini di guerra dinanzi alla Corte. Né lui, né altri sono stati identificati come responsabili del mostruoso massacro della popolazione di Goradze. Nelle immagini che vi mostriamo potrete vedere le azioni di addestramento e di preparazione dei Mujaheedin a Podrinje, in Bosnia, per partecipare poi alla guerra bosniaca dal 1991 al 1995, così come potrete vedere la ferocia dei mercenari che sarà la condanna più terribile per il popolo serbo dopo lo scoppio della guerra. In particolare, sono messi in evidenza i discorsi di Alja Izetbegovic a proposito con Murat Sabanovic e i suoi ufficiali per sapere come fosse possibile scatenare rapidamente una guerra civile, nonché come organizzare i fronti di Rudo, Visegrad e Foce attraverso la "zona di sicurezza" di Gorazde.

    I generali e i politici della Croazia e della Bosnia hanno commesso degli atroci crimini, e sino ad oggi non sono stati ancora condannati dinanzi al Tribunale Internazionale dell'Aja, mentre il popolo serbo, che ha agito in difesa della popolazione inerme dinanzi a dei massacratori, sono stati dipinti come dei macellai, dati in pasto alla propaganda occidentale e perseguitati sia politicamente che penalmente. Una guerra ingiusta, fondata su antichi odi e fomentata dalle lobbies occidentali, ha portato alla disgregazione di uno Stato, alla fuga e alla dispersione di un intero popolo. I "Soldati della pace" della Nato sono accorsi in aiuto dei mercenari, occultando la formazione di una organizzazione fondamentalista islamica nel cuore dell'Europa, quella che poi verrà definita "Al qaida" e combattuta da tutti i governi occidentali.


    Fonte: rinascita balcanica
    Nb. Le immagini non sono state allegate volutamente.

  9. #19
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    dove si può vedere il film ?

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da Albex Visualizza Messaggio
    dove si può vedere il film ?
    Vai su www.rinascitabalcanica.com e trovi il film. Il materiale non e' allegabile in questo sito.

 

 
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