Ho sentito che Ferrero si asterrà sul protocollo del welfare.MA CHE FA? FERRERO DEVE VOTARE CONTRO! Qua passiamo tutti al PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI di FERRANDO!!!
Ho sentito che Ferrero si asterrà sul protocollo del welfare.MA CHE FA? FERRERO DEVE VOTARE CONTRO! Qua passiamo tutti al PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI di FERRANDO!!!
ma x piacere...aspettiamo i dati definitivi sul referendum.
Quali dati definitivi?Tanto li dà la CGIL e saranno gli stessi. Sei un precario?Con questo protocollo lo sarai DEFINITIVAMENTE.Se non cambia il protocollo vedrai che sorpresa alle elezioni, vedremo chi farà più voti tra rifondazione e Ferrando. FERRERO SI ASTIENE!!! E il 20 ottobre?Che si fa?Si annulla tutto?
Mah, in effetti tutta questa prudenza da parte dei dirigenti, prima non dare indicazioni di voto poi astenersi in Cdm, sta diventando stucchevole e imcomprensibile.
Qualunque sia il risultato numerico definitivo, quello politico è chiaro: la grande industria ha bocciato il protocollo e promosso la linea della FIOM; il resto è massa di manovra della burocrazia sindacale e per la gran parte non conosce neanche i termini dell'accordo.
Cazzo! Lo dicano chiaramente Giordano & co. se sono organici alla maggioranza di governo e del sindacato o se si schierano con la parte più cosciente e combattiva dei lavoratori.
Lo dicano se siamo un partito di comunisti o la stampella sinistra del PD.
Da qui a passare con Ferrando ce ne vuole. Intanto uniamoci per la battaglia congressuale contro questa dirigenza imbelle e incapace di gestire la crisi da lei stessa prodotta e cerchiamo di spingere il partito fuori da questo governaccio il prima possibile. Poi si vedrà.
Il congresso?Quindi bisogna aspettare fino a marzo. AHOO!Ferrero si astiene su un protocollo che prevede la precarietà A VITA, aumenta l'età pensionabile, abbassa i coefficienti delle pensioni!!! Montezemolo è super contento
Intanto il congresso nei circoli inizierà tra poco più di due mesi. Poi non si aspetta niente, si va a Roma a manifestare CONTRO il governo, si lavora dentro il partito per far svegliare dal letargo i compagni dormienti, si mette il fiato sul collo dei dirigenti, si dà una propsettiva politica a quei tanti che purdelusi e incazzati non se ne vogliono andare.
Tu vai pure a dire "andiamo con Ferrando" e vedrai come accorreranno le masse! Non è così meccanico. Non è così facile portar fuori dal partito gente che ci sta dentro, nel bene e nel male, magari da 10 anni. Se fosse così, ci sarebbe già il partito rivoluzionario perfetto, ci sarebbe già l'alternativa a Rifondazione. Eppure non c'è, nè dalle parti di Ferrando nè altrove.
Ma il tradimento degli elettori c'è adesso, quindi è chiaro che prima non c'era motivo di uscire.Ad esempio nel 98 il partito uscì giustamente dal governo. E poi ancora con il discorso della manifestazione per spronare il governo, ma se Ferrero si astiene vuol dire che il protocollo per lui va bene.
Politica
WELFARE/ SINISTRA NON MOLLA: VERSO ASTENSIONE IN CDM
E Prodi sdrammatizza: non sempre necessaria l'unanimità
Roma, 10 ott. (Apcom) - Il risultato del referendum sindacale sul Protocollo welfare non sposta di molto i termini della contesa fra l'ala sinistra dell'Unione e il resto della coalizione: i sì vincono largamente, i no prevalgono in molte importanti realtà di fabbrica, Fiat in testa. Se da un lato i dati complessivi vengono festeggiati dal leader in pectore del Pd Walter Veltroni, che sottolinea la "giustezza delle scelte avanzate dal governo Prodi e il coraggio e la lungimiranza dei sindacati", ha buon gioco Franco Giordano, segretario di Rifondazione, a rilanciare: "Dopo questi risultati del referendum la politica deve ritrovare un suo spazio. Credo ci siano le condizioni per delle modifiche".
Sulla questione, lo stesso Fausto Bertinotti ribadisce che il voto "va letto più dal punto di vista sociale che da quello dei numeri". Insomma, per il presidente della Camera se il disagio si concentra nelle fabbriche, il centrosinistra deve trovare una risposta. In realtà, rispetto a qualche giorno fa, la zavorra in più nelle gambe dei partiti della futura sinistra unita è la polemica col sindacato sui brogli, che ha alimentato i toni aspri dei leader di Cgil Cisle Uil contro "chi aveva puntato sulla politicizzazione di questa consultazione" ed è uscito "sonoramente sconfitto".
Tuttavia, gli umori a sinistra non sono affatto quelli di una compagine sconfitta. "Vedrai, alla fine anche Mussi si asterrà in Cdm", confida un alto dirigente del Prc lontano dai taccuini. Il Pdci chiede al governo, con Pino Sgobio, di "ascoltare il lamento delle fabbriche", e intanto apprezza la sponda trovata nell'Ulivo, nel corso della riunione sulla Finanziaria al Senato: "Anna Finocchiaro - dice un dirigente dei Comunisti italiani -ha detto cose molto diverse da Veltroni".
Insomma, la partita non si chiude con il voto. E anche tra i Verdi si considera "probabile", per ora, l'astensione di Alfonso Pecoraro nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì. Se ne dovrebbe discutere domani in un vertice dei quattro leader della sinistra, che però rischia di saltare perché non si sa ancora se si terrà, se non altro per ragioni pratiche: Pecoraro è in Serbia e non si sa a che ora potrà tornare a Roma, Diliberto sarebbe impegnato nel tardo pomeriggio e in serata.
Ma il dibattito all'interno di Sinistra democratica agita le acque: si parla di riunioni nervose, della pressione dell'area più vicina alla maggioranza della Cgil perché Mussi cambi idea. E la stessa Titti Di Salvo, capogruppo alla Camera di Sd, precisa che di fronte a un eventuale impegno di Prodi in Consiglio dei ministri prima di astenersi "bisognerebbe riflettere". Al Pdci la musica è simile: Diliberto non può lasciare solo Giordano ma i suoi fedelissimi dicono a chiare lettere che "la parola di Prodi per noi vale, e se prendesse degli impegni potremmo anche suggerire all'indipendente ministro Bianchi di votare a favore in Cdm, vincolando ovviamente il voto parlamentare al rispetto di quegli impegni".
Ma a pochi giorni dalla manifestazione del 20 dicembre, che ha al centro della sua piattaforma la lotta alla precarietà, difficile immaginare che Prc e Pdci, a maggior ragione dopo il no delle fabbriche che ha rafforzato la Fiom, depotenzino la mobilitazione con un voto favorevole al Protocollo già in Consiglio dei ministri. E allora ci pensa il premier, da Bruxelles, ad allentare la tensione sull'appuntamento di venerdì prossimo: "Io cerco sempre l'unanimità nei Consigli dei ministri ma non è necessario - rassicura - che il Consiglio approvi sempre tutto all'unanimità".
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