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  1. #101
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    Citazione Originariamente Scritto da BOY74 Visualizza Messaggio
    Non facciamo come i sinistri con la Polizia.
    Ci possono essere (e senz'altro ci sono) pessimi magistrati che vanno puniti,ma non generalizziamo ad un'intera categoria.
    Allo stesso un poliziotto può essere da sbattere in galera ma ciò non vuol dire che ci si debba scagliare contro la Polizia.
    Queste generalizzazioni sono pericolose e sbagliate.

    Non si tratta di generalizzare , si tratta di applicare quello che tu hai scritto . Punire i pessimi magistrati. Dimmi quando è mai successo e in che cosa è consistita la punizione .

  2. #102
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    CSM: solo Maddalena può sospendere i processi

    Scritto da Mauro Mellini
    martedì 24 giugno 2008

    Grida altissime della magistratura organizzata e del pedissequo C.S.M.. Mancino anticipa la deliberazione del Plenum del Consiglio, che, a sua volta vuole anticipare quello della Corte Costituzionale: la norma che sospende la trattazione dei processi vecchi e di minor conto per dare la precedenza a quelli più recenti (e per i quali non è prevedibile che finiscano in prescrizione o comunque più gravi) è incostituzionale.
    E questa, oggi, è la vera sostanza del problema. E’ difficile stabilire quanto sia conforme alla Costituzione una delle misure ritenute necessarie per far fronte ad un disastro totale della giustizia, che in sé è la negazione di tutti i principi e di tutto il disegno costituzionale.
    Certo è che, l’idea di mettere sul binario morto i processi che per speciali contingenze sono destinati a non produrre risultati concludenti, non è nuova. E’ nuovo lo schiamazzo del C.S.M. di fronte alla loro adozione.
    Dopo il condono, che i magistrati si dolsero non fosse accompagnato da una amnistia che estinguesse reati e processi, Marcello Maddalena, Procuratore a Torino ed esponente di spicco di Magistratura Democratica ed ex componente del C.S.M., imparti disposizioni ai suoi Sostituti perché i processi per i quali, in caso di condanna, la pena fosse coperta dal condono, dovessero essere messi da parte per trattare gli altri.
    Il provvedimento di Maddalena, che non è un legislatore e che le leggi, in quanto Magistrato dovrebbe semplicemente applicarle, non suscitò alcuna reazione negativa da parte del C.S.M..
    Quel che apparve ragionevole se compiuto da chi non sembra che ne avesse il potere, suscita oggi le convulsioni dell’organo di autogoverno della Magistratura. Che si appresterebbe a votare un documento di sostanziale censura.
    Cominciamo col dire che il C.S.M., per legge, ha il compito di esprimere pareri su disegni di leggi a richiesta del Ministro della Giustizia. Nessuno lo autorizza a dar consigli non richiesti ed a metter becco di sua iniziativa nell’attività legislativa del Parlamento, magari intervenendo a provvedimento già approvato.
    Questo del “parere” sulle leggi senza richiesta (quello “a richiesta” del Ministro è già un’estensione della funzione corrispondente all’originario disegno costituzionale) è una delle esorbitanze con le quali il C.S.M. si è da tempo autoproposto come “parlamentino” della giustizia. Ma con evidente pretesa di diventare “superparlamento”. Di lì ad arrogarsi il diritto di censurare Ministri e Presidenti del Consiglio, come avvenne per il caso Craxi-Tortora, il passo è assai breve. Allora c’era però Cossiga, che minacciò di far intervenire i Carabinieri, se il Consiglio avesse insistito nel trattare quella eversiva proposta di censura.
    Certo è che il confronto degli atteggiamenti opposti tenuti di fronte al provvedimento legislativo odierno ed all’analogo (e, per più versi, assai più discutibile “caso Maddalena”), la dice lunga sulla effettiva funzione del C.S.M., organo di autogoverno della sostanziale deviazione istituzionale della Magistratura.

    http://www.giustiziagiusta.info/inde...=2381&Itemid=1

  3. #103
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    L’ossessione a quota mille

    di Orso Di Pietra

    Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove, venti, ventuno e via di seguito, senza mai fermarsi, fino ad arrivare a 789. Poi ricomincia da capo e trasforma ogni numero in nome e cognome, in convocazione, avviso di garanzia, udienza, ricusazione, sedute con gli avvocati. Infine riprendi i numeri ed i nomi ed i cognomi e collegali con tutte le vicende politiche che si sono susseguite dal momento della ormai lontana discesa in campo fino ad oggi. Ora nessuno dice che tutto questo possa spiegare e giustificare fin troppo ampiamente quella che gli avversari hanno deciso di definire l“ossessione giudiziaria” del Cavaliere. Ma di sicuro la faccenda pone un interrogativo che andrebbe sottoposto all’esame del Consiglio Superiore della Magistratura, dell’Associazione Nazionale Magistrati e magari di una seduta congiunta di Camera e Senato. Quando scatta “l’ossessione giudiziaria”? A quota mille?

    http://www.opinione.it/pages.php?dir...t=5247&aa=2008

  4. #104
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    Se il giudice parla il cittadino sospetta

    Scritto da Pierluigi Battista

    Luigi Pintor, che alla feroce faziosità ideologica sapeva unire una sublime maestria nell'uso della lingua, una volta sul il manifesto li descrisse come la quintessenza dei «mostri» italiani.

    I «mostri» erano gli alti papaveri della magistratura italiana, avvolti nei loro ermellini, personificazione repellente della giustizia iniqua e sottomessa agli imperativi della prepotenza politica, simboli del potere più terrorizzante: quello di disporre della vita e della libertà delle persone. Perciò l'irruzione nella magistratura delle correnti politiche «d'assalto» fu vissuta anche come una liberazione dalle rigidità di uno stile lugubre e ingessato, come un affrancamento dalle inibizioni dell'ipocrisia a favore di un modo d'essere più informale, più loquace, più comunicativo, meno prigioniero della tirannia dell'etichetta.

    Ma ora, a conti fatti, vien quasi voglia di rimpiangerli, quei «mostri» di una riservatezza che ai tempi si era troppo propensi a equiparare a una scelta di omertà.

    Può crescere la nostalgia per un mondo in cui la massima secondo la quale un giudice deve prima di tutto apparire, oltreché ovviamente essere effettivamente, imparziale, non era solo un modo di dire per omaggiare un principio in cui non si crede più, o si crede sempre meno. Se oggi un giudice rilascia su un blog giudizi sprezzanti e saturi di sentimenti ostili nei confronti di un cittadino che verrà da lui giudicato, non può poi lamentarsi del sospetto inevitabile riguardo alla sua imparzialità. Il suo diritto di espressione è un valore costituzionalmente tutelato, ma la certezza sulla sua assoluta mancanza di serenità è un diritto semplicemente dettato dal buonsenso. Se, come è apparso in una fotografia sulla prima pagina de il Giornale, un magistrato si mostra sorridente ma militante al «Vaffa day» indetto da Beppe Grillo egli esprime così il suo diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero, ma se qualcuno che si fosse tanto per dire espresso liberamente contro Beppe Grillo, il malcapitato avrebbe tutto il diritto di essere terrorizzato se il destino gli riservasse in sorte di finire sotto le grinfie di quel magistrato grillista.

    E se un giudice comunica con interviste, manifesti, cortei, petizioni i propri giudizi anche radicali, come si può onestamente esigere che altri cittadini, di opinioni opposte alle sue, non nutrano sospetti sulla mancanza di indipendenza, imparzialità, equanimità di chi istruisce indagini o giudica nei tribunali?

    Apparire imparziali, oltreché essere imparziali: magari.

    Ma se un giudice irrompe platealmente nella discussione politica, allora deve consentire che altri lo giudichino con il metro e il lessico della valutazione politica.

    Se un giudice tratta il presidente del Consiglio come un avversario politico, non può pretendere che il presidente del Consiglio tratti anche lui, e con la stessa intensità ostile, un avversario politico.

    E se tornassimo ai fondamentali, al giudice che, severamente chino sui testi di diritto, parla solo attraverso le sentenze maturate nel riserbo, oppure per mezzo di ponderosi e dotti saggi da pubblicare sulle riviste di giurisprudenza, proprio quelle ostiche, irte di tecnicismi, cariche di dottrina, così lontane dal trambusto sonoro ed effimero di un eterno girotondo?

    Daorriere.it

    http://www.legnostorto.com/index.php...=view&id=22272

  5. #105
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    Il suicidio di Raul Gardini

    23 luglio 1993



    Raul Gardini, dopo aver letto i giornali e chiesto la colazione al suo maggiordomo, estrae dal cassetto della scrivania la sua pistola a si spara alla tempia. Egli muore durante il trasporto all'ospedale.
    Questo secondo suicidio, che segue quello di Gabriele Cagliari, ha l'effetto paradossale di far ritornare le indagini della magistratura al loro corso naturale; infatti Gardini non si è ucciso in carcere, ma nella propria abitazione.
    Il giorno stesso il Procuratore Capo Borrelli tiene una conferenza stampa nella quale, dopo aver espresso sgomento per il suicidio di Gardini, dopo avere ribattuto agli attacchi che piovono dal Parlamento sulla conduzione delle indagini, dopo aver ribadito che le inchieste non subiranno alcuna pausa, afferma che «è molto inquietante che le indagini sull'affare Enimont siano segnate da un triplice marchio di morte. Dico triplice marchio di morte perché già l'inizio dell'indagine è stato segnato dalla morte di Sergio Castellari».
    Sempre in data 23 luglio, la Guardia di Finanza esegue gli arresti dei due cognati di Gardini, Sama e Giuliani Ricci (quest'ultimo viene rilasciato il giorno stesso). La decisione di Sama, rinchiuso nel carcere di Opera, è quella di collaborare con i giudici e nello spazio di pochi giorni rivelerà particolari molto importanti sia sulla vicenda Enimont, sia su altri episodi in cui è stato coinvolto il Gruppo Ferruzzi.

    http://www.tesionline.it/news/cronologia.jsp?evid=3265

 

 
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