Cuba: la vergogna del bloqueo yankee
Domenica 7 Ottobre 2007 – 168 – Enea Baldi
Dopo la riforma sanitaria condotta dal leader maximo Fidel Castro nel lontano 1959, oggi Cuba vanta uno dei sistemi sanitari nazionali più efficienti al mondo, con un tasso di mortalità infantile tra i più bassi. Malgrado l’embargo (o meglio, bloqueo) commerciale impostogli dagli Usa, che ancora oggi si ripercuote in gran parte sulla mancanza dei medicamenti di base, l’isola caraibica è riuscita con notevoli sforzi ad attuare il decentramento delle strutture ospedaliere, garantendo a tutti la possibilità dei ricoveri (a Cuba il servizio sanitario è pubblico e gratuito), a sviluppare ed ampliare la ricerca per le biotecnologie, quella per la prevenzione e la vaccinazione. Al di là delle considerazioni di carattere politico e “umano”, è comunque evidente come l’organizzazione del Sistema Sanitario Cubano possa offrire idee e suggerimenti di particolare interesse. Per comprenderne il funzionamento è necessario fare un passo indietro a prima della Rivoluzione. Prima del 1959 a Cuba non esisteva nessun sistema sanitario, né tanto meno alcuna attività di prevenzione e gli indici di mortalità infantile erano elevatissimi. Una delle maggiori difficoltà che incontrò il Governo di Fidel, insieme all’embargo Usa, fu quella di affrontare la defezione di quasi duemila medici; il programma della Rivoluzione infatti prevedeva che il popolo usufruisse gratuitamente delle prestazioni del sanitarie, bisognava perciò creare una nuova mentalità per i medici, che prima del 1959 esercitavano la professione a pagamento o in strutture private. Quei medici che invece combatterono assieme ai guerriglieri nella Serra Maestra, una volta al governo diedero un contributo importantissimo soprattutto nel settore delle malattie tropicali e infettive, poiché conoscevano la realtà sanitaria delle montagne e delle campagne. A fronte delle 2 facoltà di Medicina che esistevano a Cuba nel 1959, oggi sono 21 le facoltà su tutta l’isola. Al di là dell’arretratezza tecnologica in cui purtroppo versano alcuni settori della medicina cubana, il sistema nazionale di sanità può godere di un eccellente livello di umanizzazione. La tecnologia infatti, serve a poco se non si riesce a instaurare un buon rapporto tra paziente e personale medico e paramedico. La riduzione del prezzo dei medicinali, la costruzione di ospedali, quella di presidi medici e policlinici, furono gli obbiettivi primari del governo di Fidel. Durante gli anni ‘70 venne regolamentato il Modello di Medicina Comunitaria: l’amministrazione del servizio sanitario fu decentrata alle province e ai municipi, mentre le facoltà di medicina vennero trasferite al Ministero della Salute Pubblica e la docenza medica giunse in tutte le province del Paese. Nello stesso tempo si incrementò la produzione di medicinali e si pianificarono programmi di base riguardanti donne incinte, bambini e adulti. Cuba, appartenendo all’area socialista, in quegli anni poteva acquistare le materie prime per la produzione dei farmaci, solo dall’Unione Sovietica e dai paesi del Patto di Varsavia. Fu grazie a questi scambi commerciali infatti che l’isola riuscì ad incrementare la produzione di nuovi medicinali e nuovi vaccini, riuscendo ad esportarne gran parte anche all’estero. Partendo da un’idea dello stesso Fidel Castro, nel 1984 comincia la sperimentazione del medico di base o medico di famiglia. Medico e infermieri lavorano nel Consultorio del medico di famiglia, una struttura a disposizione di circa 120 famiglie (in media 600 persone) che consente allo stesso medico di conoscere singolarmente le patologie e i rischi di ogni malato, di avere un quadro completo della situazione sanitaria del quartiere dove opera. In tal modo si possono fornire dati precisi ai livelli superiori di sanità. Da questi dati possono partire ricerche specifiche sul perché, ad esempio, in una zona si verifichino più casi di infarto o di diabete piuttosto che in un’altra; si può anche stabilire quali medicine sono consumate in maggior misura in ogni zona del Paese e razionalizzare al meglio le forniture alle farmacie. Ogni consultorio dispone di una equipe che comprende lo psicologo, lo psichiatra, il sociologo e così via... così qualsiasi paziente che abbia bisogno di cure specialistiche non è costretto ad andare in strutture ospedaliere, poiché trova nel consultorio lo specialista che la sua patologia richiede. In sintesi si può affermare che il Sistema Sanitario cubano si basa su tre principi fondamentali: la gratuità, l’universalità e l’accessibilità a tutti. Purtroppo, dopo il crollo dell’Urss, il Pil nazionale perse addirittura il 35% e l’economia cubana si arrestò; le capacità di spesa riguardante le importazioni dei prodotti sanitari passò da 227 a 80 milioni di dollari l’anno. Gli Stati Uniti imposero a qualunque azienda con capitali statunitensi di non avere alcun rapporto commerciale con Cuba. Pur tra mille difficoltà la sanità nel Paese andò avanti, si continuò a lavorare per migliorare ancora il sistema, promuovendo la ricerca e la prevenzione e malgrado le difficoltà nel reperire le materie prime, riuscì ad incrementare nuove alternative farmacologiche, come la medicina verde e l’omeopatia. Alcune sostanze derivanti dalle piante infatti possono benissimo sostituire i medicinali chimici. La sanità cubana nell’intento di perseguire il carattere internazionalista, fondò una Scuola di Medicina Latino-Americana così da offrire ai giovani provenienti da tutto il continente la possibilità di studiare gratuitamente e di acquisire le competenze per l’esercizio della professione medica. Dal 1963 al 1999 più di 40.000 operatori sanitari cubani hanno esportato la loro esperienza in 83 nazioni; in questo momento ci sono più di 2.000 medici sparsi in tutto il mondo.
Al popolo statunitense si nega la storia delle ambizioni del sistema sanitario cubano, perché quello che rimane della guerra fredda mantiene bloccata l’informazione e la comprensione di quanto accade. Ma quella storia è ben nota fra le comunità più povere dell’America Latina, dei Caraibi, e di parte dell’Africa, dove stanno esercitando la loro professione proprio i medici che sono stati formati da Cuba.
Questo è l’elemento chiave del sistema. Nella prevenzione e nella diagnostica dei rischi per la salute, il sistema sanitario cubano spende di più, in modo da non dover spendere di più dopo, curando le malattie vere e proprie o dovendo affrontare inabilità a lungo termine. Quando si individua un pericolo per la salute come il “dengue” o il “paludismo”, scatta un lavoro coordinato a livello nazionale per sradicarlo. Infatti, i cubani non si ammalano più di difterite o poliomielite, ed hanno la percentuale più bassa di malati di AIDS nelle Americhe.
L’offerta di insegnamento della medicina a livello internazionale è solo una delle forme in cui Cuba ha steso la sua mano verso altre nazioni compresi gli Usa. Immediatamente dopo gli uragani Katrina e Rita, 1.500 medici cubani si sono offerti volontariamente a raggiungere la costa del Golfo; erano già pronti, con i loro zaini, forniture mediche e una nave appoggio. Il permesso del governo degli USA non è mai arrivato. Quando un terremoto colpì il Pakistán, poco dopo il governo di questo paese accolse calorosamente i professionisti cubani. Laggiù andarono 2.300 sanitari che portarono 32 ospedali da campagna in regioni remote e fredde dell’Himalaya, dove curarono fratture ossee, malattie, e fatto interventi chirurgici per un totale di 1,7 milioni di pazienti.
L’assistenza in caso di disastri è parte della missione di aiuto medico che Cuba ha fornito a livello internazionale, dal Perù all’Indonesia, incluso le cure per 17.000 bambini ucraini ammalatisi a causa dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, nel 1987.
In Venezuela circa 20.000 di quei professionisti hanno permesso al Presidente Hugo Chavez di portare a compimento la sua promessa di fornire cure mediche ai poveri. Nelle periferie povere dei dintorni di Caracas e dell’Amazzonia, le comunità che si organizzano e trovano un luogo in cui un medico possa vivere e lavorare possono richiedere la presenza di un medico cubano.
Immaginiamo che quest’idea si radichi. Più rivoluzionario e socialista del diritto alla salute per tutti, è l’idea d’investire nella sanità - o in acqua pulita e alimenti sufficienti -, un’idea per la sicurezza, certamente più potente e più efficace di qualsiasi bombardiere o portaerei.