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  1. #1
    un Re è necessario!!
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    Predefinito Clamorosamente Smentite Le Affermazioni Dei Savoia Di Ginevra!!!

    CLAMOROSAMENTE SMENTITE LE AFFERMAZIONI DEI SAVOIA DI GINEVRA!!!

    MA VI RICORDATE COSA AFFERMAVANO IL PRINCIPE DI VENEZIA E IL SUO PORTAVOCE ALL’INIZIO DELL’ANNO? (HO SOTTOLINEATO LE PARTI INCRIMINATE)

    QN Quotidiano Nazionale - 5 Febbraio 2007
    LA QUERELLE DI CASA SAVOIA
    «Amedeo? Che s’incoroni da solo». Il principe replica al cugino accusandolo di «falsità» e «sterili provocazioni».
    di EVA DESIDERIO

    «SE AMEDEO è contento così, lasciamoglielo credere che è proprio lui il capo di Casa Savoia!».
    Emanuele Filiberto non ha voglia di scherzare perché è arrivato a Catania col suo staff per rendere omaggio alla salma dell’ispettore Filippo Raciti, dal 2001 Cavaliere dell’Ordine al Merito dei Savoia.
    «Sono appena uscito dalla camera ardente e sono molto commosso - racconta il principe – ho visto la moglie e i figli. È uno strazio, parteciperò anche ai funerali e ieri sera ho anche promosso un incontro benefico in memoria per raccogliere sottoscrizioni per la famiglia. Noi stimavamo molto l’ispettore che era anche Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon: ci aveva aiutato un anno fa durante la mia prima visita a Catania, eravamo legati da reciproco rispetto. Perciò non ho proprio voglia di parlare d’altro, davanti al dolore per la morte di un servitore dello Stato. Ma se mi ci tirano per i capelli...»
    Altezza, scusi se la riportiamo alle questioni dinastiche che sono davvero poca cosa di fronte alla tragedia di Catania. Ma il cugino di suo padre, il duca Amedeo d’Aosta, ha scritto una lettera aperta a Giancarlo Mazzuca, direttore di Quotidiano Nazionale, in cui afferma di essere solo lui il capo di Casa Savoia. Non suo padre, Vittorio Emanuele. L’ha letta?
    «Sì ho letto questa ennesima falsità.»
    Bene, dunque non c’è niente di vero nei documenti di cui parla Amedeo?
    «Guardi non ritengo opportuno rispondere alle sterili provocazioni del Duca d’Aosta. Noi pochi giorni fa abbiamo prodotto un documento inedito che chiude la questione dinastica in Casa Savoia.
    Credo che gli italiani abbiano ben altri problemi e che non siano minimamente interessati alle faccende sollevate dal Duca. Scrivere una lettera aperta su cose di tale livello denota poca eleganza e una spasmodica voglia di protagonismo.»
    Eppure Amedeo sfodera fior di documenti...
    «Non ho veramente l’animo oggi di parlare di queste cose. Mi sembra tutto così inutile. Ma confesso che, leggendo quello che scrive Amedeo, mi viene perfino un po’ da ridere. Forse l’Aosta si crede già Re d’Italia anche se nella sua vita non ha fatto mai nulla per il suo Paese. Insomma, se vuole incoronarsi re da solo lo faccia! Così rideranno tutti gli italiani!»
    Dalla sua parte il Duca ha però la principessa Maria Gabriella. Come mai?
    «Questo è un altro mistero. Anche mia zia, la principessa Maria Pia, che ho incontrato solo pochi giorni fa, non riesce a capire l’atteggiamento preso da sua sorella che di fatto è contro mio padre Vittorio Emanuele. Maria Gabriella ha sempre detto di comportarsi così per un atto di pietà.»
    Solo pochi giorni fa in molti hanno detto che Lei sarebbe pronto a scendere in politica. È vero?
    «No, non è vero. Solo che è stato mal interpretato quello che ho detto durante l’ultima Convenzione Nazionale Monarchica, a Roma cinque giorni fa quando 19 associazioni monarchiche su 20, con la sola esclusione dell’UMI, mi hanno rinnovato la loro piena fiducia. E naturalmente, con me, a mio padre. Io ho detto che nel Paese c’è voglia di nuovo e che sarebbe bello se, come un tempo, le sigle monarchiche avessero voce politica.»
    Allora il suo è un progetto politico!
    «No, è il mio sogno. Realizzare un progetto politico di alto profilo, all’insegna di tradizioni e valori, che sia in grado di proporre soluzioni per i problemi quotidiani della gente. Voglio rilanciare il nome dei Savoia dentro la società civile. Perché l’ideale della monarchia costituzionale è tutt’altro che un retaggio del passato. È un valore che in molti stati del mondo ha dimostrato la sua attualità ed utilità ben al di sopra dei sistemi repubblicani. Il mio impegno è quello di costruire un’alternativa democratica per la nostra amata Patria.»
    Come si sente dopo tanti scandali, tanto clamore intorno alla sua famiglia?
    «Voglio ridare onore e lustro al mio casato. E mettere una pietra sopra gli scandali. Cominciando col venire ad abitare stabilmente in Italia.»
    Dove?
    «Ho preso casa a Roma, in Corso Italia. Mi trasferirò lì a marzo, con mia moglie Clotilde e le nostre piccole Vittoria e Luisa Agata. E nella capitale trasferirò anche la segreteria di Casa Savoia. Gli Ordini, invece, resteranno a Ginevra.»
    La principessa Clotilde dovrà lasciare la sua Parigi...
    «Sì, è felice di venire a Roma. Ma in Francia continuerà ad andare per lavoro e per ricevere, come tra pochi giorni, la massima onorificenza delle arti e dei mestieri dal Ministero della Cultura.»













    Il Giornale – 21 aprile 2007
    La posta dei lettori – Pag. 42
    Il giallo sui documenti della Real Casa
    Leggo con vivo stupore una risposta a una lettera di un lettore che riporta fatti assolutamente non corrispondenti al vero secondo i quali S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele non sarebbe l’erede al Trono d’Italia. Quanto riportato si fonda su una teoria che non ha trovato alcun fondamento né giuridico né dinastico. Le lettere del Re sono interessanti per due ragioni: innanzitutto sono subito apparse insolite essendo scritte a macchina e mai S.M. il Re scrisse nella sua vita una lettera dattiloscritta al figlio. Anche fossero vere, ed è da dimostrare, sono da considerarsi un mero avviso. Di fatto il Re non diede mai luogo agli atti che paventò nelle lettere contro il figlio. Anzi, prima di morire volle che fosse chiaro a tutti i monarchici che non vi era alcun dubbio sul ruolo del figlio e sull’assenso al suo matrimonio con Marina Doria. Nel 1978 a Beaulieu, nella sua ultima riunione pubblica con migliaia di monarchici, si presentò alla folla con accanto il figlio Vittorio Emanuele e la nuora Marina. Il Re, ben conoscendo le mire di Amedeo d’Aosta, e di qualche monarchico, decise di sostituire l’Aosta dal suo ruolo di Esecutore Testamentario nominando al suo posto Guibert d’Udekem Segretario del Duca di Genova. Nel testamento il Re non lasciò neppure una foto al Duca d’Aosta. Se non bastasse gli stessi Esecutori Testamentari diedero seguito alle volontà del Sovrano preparando un documento (allegato) nel quale gli Eredi dinnanzi la testimonianza di S.M. la Regina Maria José, riconobbero che S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele era Gran Maestro dell’Ordine della SS Annunziata e dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e depositario dei Collari dell’Annunziata in quanto Capo di Casa Savoia. Se non bastasse la stessa Repubblica ha sempre riconosciuto quali eredi al Trono d’Italia il Principe Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto obbligandoli a quasi sessant’anni di esilio. È chiaro quindi che non si può dar credito alle chiacchiere e alle pretese fantasiose di uno o dell’altro professore. La verità è semplice, il figlio del nostro quarto Re d’Italia Umberto II è Vittorio Emanuele, lui è il Capo della Casa Reale e Gran Maestro degli Ordini Dinastici.
    Filippo Bruno di Tornaforte
    Portavoce della Reale Casa d’Italia

    Via, signor Portavoce, mettere in dubbio l’autenticità dei documenti è proprio l’ultima spiaggia! Le ricordo che in calce a una delle lettere di Umberto, quella che con maggior dettagli ricordava al figlio che ove avesse sposato Marina Doria avrebbe perso titoli, diritti e rango, compare, scritta a mano: «Per presa conoscenza, Vittorio Emanuele». Un falso anche quello? Le ricordo inoltre che è agli atti uno scritto firmato da Vittorio Emanuele dove si legge: «Caro Papà, non posso non riconoscere lo scrupolo che hai messo nell’espormi tanto pazientemente e diligentemente la situazione nella quale verrei a trovarmi se decidessi di rinunciare alle mie prerogative e mi sposassi con una donna – qualunque essa fosse – non di sangue reale. (…) Ti do atto del tuo scrupolo e ti ringrazio dal profondodel cuore. Tocca ora a me riflettere, meditare e decidere». Un altro falso? Cosa intende sostenere, poi, affermando che Umberto II «non diede luogo agli atti che paventò»? L’atto era automatico: mancanza di assenso uguale perdita dei diritti. Automatico e conclusivo: nessuno, non Maria José, non i figli, non gli esecutori testamentari, poteva ovviamente revocarlo. La prossima volta, signor Portavoce, trovi argomenti più credibili a difesa delle pretese di Emanuele Filiberto. E nel frattempo dia un’occhiata al settimanale Diva e Donna. Vi troverà questa dichiarazione del suo datore di lavoro: «Io non ho vissuto la monarchia quindi non potrei sentirmi monarchico». Per un sedicente Capo della Real Casa d’Italia, mi pare il massimo.
    Paolo Granzotto


    INVECE ECCO COSA AFFERMANO VERAMENTE GLI ESECUTORI TESTAMENTARI :
    09.05.2007
    Care Ella e Titti,
    Consapevole di certe speculazioni giornalistiche al riguardo della lettera che abbiamo sottoscritto insieme, il 5 dicembre 1983, confermo che colla mia adesione non ho inteso dare alla stessa alcun valore utile alla successione dinastica della vostra Casa, tanto più che quel documento riguardava soltanto la custodia dei Grandi Collari della Santissima Annunziata.
    Vostro vecchio ed aff.mo cugino
    Simeone
    (tratta e pubblicata in originale nel sito www.realcasadisavoia.it)




    MORITZ LANDGRAF VON HESSEN
    22 maggio 2007
    Principessa Maria Gabriella di Savoia
    Cara Ella,
    La lettera in data 5 dicembre 1983, che abbiamo rilasciato dopo l’apertura
    del testamento del Re Umberto II, è stata divulgata di recente con finalità che
    non erano affatto quelle originarie. Essa in realtà serviva soltanto per consentire a Vittorio Emanuele di custodire temporaneamente i Grandi Collari della Santissima Annunziata in vista della destinazione definitiva e non intendeva fare alcun riconoscimento dinastico, tanto più che non si ricollegava in alcun modo al testamento del Re ma solo a esigenze di carattere contingente e transitorio, come Vittorio Emanuele, che si era impegnato in tal senso, ben sapeva. Del resto è ben evidente che nessuno dei firmatari aveva il potere di conferire ruoli e cariche di Casa Savoia o di cambiare le volontà del Re.
    Cordialmente,
    Maurizio

    (tratta e pubblicata in originale nel sito www.realcasadisavoia.it)


    SI PUO’ ANCORA FAR FINTA DI NULLA MA LE PERENTORIE AFFERMAZIONI DEL FIGLIO DI VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA E DEL SUO PORTAVOCE SONO MISERAMENTE STATE SMENTITE DALLE LETTERE DEGLI ESECUTORI TESTAMENATARI CHE GIOVA RAMMENTARLO AI MONARCHICI “DISTRATTI” SONO UN RE (SUA MAESTA’ SIMEONE DI BULGARIA) E UN CAPO DI UNA CASA REALE ( MAURIZIO VON HESSEN FIGLIO DI MAFALDA DI SAVOIA SORELLA DI SUA MAESTA’ RE UMBERTO II) QUINDI PERSONE AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO E DEGNE DI OGNI RISPETTO.
    CHI VUOLE CONTINUI A CHIUDERE GLI OCCHI PERO’ PER ONESTA’
    INTELLETTUALE DOVREBBE ALMENO CHIEDERSI CHI E’ CHE LO PRENDE IN GIRO!!

  2. #2
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    Chi, soprattutto se istituzionalmente monarchico, non sostiene il legittimo Capo di Casa Savoia, che é Amedeo di Savoia Aosta e suo figlio, é di fatto un traditore.
    NOI SIAMO LA VERA ITALIA !
    RICOSTRUIAMO LA NOSTRA PATRIA !

 

 

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