Articolo tratto da MZ, il giornale online di Movimento Zero (www.movimentozero.org/mz):


Impronta suicida
11 ottobre 2007


6 ottobre scorso: da questo giorno fino alla fine del 2007 possiamo considerarci in debito dal punto di vista ambientale. Le risorse di cui abbiamo bisogno sono da considerarsi ecologicamente esaurite: fino al 31 dicembre qualunque cosa produciamo sarà automaticamente inquinamento, senza poter riassorbito dal pianeta.
E' il risultato a cui giunge l'annuale rapporto sull'"Impronta ecologica" della Terra, che è il "peso" che l'umanità lascia sul territorio a sua disposizione: un indicatore di sostenibilità ambientale che ha come unità di misura l'"ettaro di territorio biologicamente produttivo" (terra per il cibo e per le infrastrutture edilizie, pascoli e mare per i prodotti animali, foreste per legno, carta e per assorbire le emissioni di Co2). Tutto ciò che esce da questo "ettaro" è sfruttamento e inquinamento, e prima o poi dovrà essere smaltito in qualche modo. E se non viene smaltito, si accumulerà finchè un giorno dovremo pagarne le conseguenze, tutte insieme. In termini di riscaldamento globale, per esempio.
Ogni anno siamo fuori misura di un terzo: ci vorrebbe un terzo di pianeta in più per assorbire tutto ciò che produciamo. Da metà degli anni '80 l'uomo consuma più risorse di quante la Terra ne produca. E se tutti gli esseri umani consumassero come in Occidente, servirebbero 2,3 pianeti.
Purtroppo la Natura non è stata abbastanza previdente quando ci ha assegnato un pianeta solo. E se il dato è inquetante di per sè, ancora più imbarazzanti sono le motivazioni che ci spingono a un simile risultato: necessità di sussistenza dell'intera popolazione mondiale? raggiungimento di mirabili livelli di felicità e di serenità?
No, niente affatto. Il grosso dello sfruttamento lo pongono in atto gli abitanti dei paesi ricchi per ingrassarsi di superfluo, non certo per star bene.
Ogni anno due milioni di ettari di ecosistema amazzonico viene distrutto definitivamente, di cui solo una piccola parte per le necessità della popolazione locale (la gran parte serve a creare pascoli per i fast food dove ogni giorno milioni di frustrati tentano invano di placare le proprie insoddisfazioni, o a produrre carta per giornali e riviste che altrettanti bramano smaniosamente per tenere il cervello costantemente in una ripetitiva quanto vuota attività).
Ora: se una parte dei consumi è ormai necessaria alla nostra vita, un'altra la possiamo diminuire grazie a quel poco senso di responsabilità che ci resta. Nessuno ormai può più dirsi completamente innocente.
Massimiliano Viviani