GIAPPONE: APPOGGIO A NATO, SI INASPRISCE LA POLEMICA

(di Pier Luigi Zanatta) Ansa.it






TOKYO - Si è inasprita in Giappone la polemica sull'appoggio logistico fornito nel Mar arabico alle forze americane e alleate impegnate militarmente nella regione. Causa immediata delle dimissioni del premier ultraconservatore Shinzo Abe, un mese fa, la questione si è complicata con nuove denunce dell'opposizione secondo cui alcune navi da guerra americane rifornite con carburante giapponese sarebbero state illegittimamente impegnate sullo scacchiere iracheno oltre che su quello afghano.

Dopo una smentita statunitense a proposito della portaerei 'Kitty Hawk', un parlamentare di centrosinistra ha affermato che anche il cacciatorpediniere 'Paul Hamilton' avrebbe ricevuto nel febbraio 2003 carburante con cui avrebbe fatto poi rotta verso l'Iraq.

Nel contempo le controversie hanno investito gli stessi ranghi dell'opposizione, parte della quale ha accolto criticamente la proposta del leader di centrosinistra Ichiro Ozawa per trasformare l'ambiguo appoggio logistico in un impegno strategico accresciuto ma destinato esclusivamente al fronte afghano, con una partecipazione diretta all'Isaf, la Forza multinazionale coordinata dalla Nato e autorizzata dall'Onu.

Attaccato da sinistra per tale proposta, Ozawa ha così trovato ulteriori motivi di ravvicinamento con il premier Yasuo Fukuda, che a sua volta è ormai in rotta totale con la destra del partito conservatore. Entrambi moderati e pragmatici, il premier e il leader dell'opposizione si rimproverano a vicenda uno scarso rispetto dei principii pacifisti della Costituzione del dopoguerra, che vieta al Giappone qualsiasi ruolo militare non puramente difensivo. Ad aggiungere tensione allo scenario sono i tempi stretti in cui Washington si aspetta un rinnovo della legislazione sull'appoggio logistico, in scadenza il primo novembre. Ma al di là di tali urgenze, secondo gli osservatori, la scena politica appare sempre più caratterizzata dagli incentivi a un inedito ravvicinamento tra Fukuda e Ozawa, che del resto proviene dalle file dello stesso Partito liberaldemocratico di governo.

I due sono quasi coetanei e, al di là delle tattiche politiche suggerite dalle circostanze del momento, potrebbero trovare diverse altre consonanze di fondo, sottese anche dall'interessse di Washington a un rafforzamento strategico nipponico non ostacolato dalla sinistra più intransigente né ipotecato dai rigurgiti revanscisti degli ultraconservatori. Una visione del genere appare inoltre favorita dalla delicata fase che sta attraversando la politica regionale sulla scia delle nuove prospettive di una pacifica e stabile sistemazione offerte dai recenti progressi nel disarmo nucleare nordcoreano.

(pierluigi.zanatta@voila.fr).